Titolo: Cos’è la neve?
Rating: Verde
Genere: Malinconico; Generale
Avvertimenti: FlashFic; Nonsense
Words:
419 (Word)
Beta? Nessuna
NdA: I pareri sono ben accetti, siano
essi positivi, neutrali, negativi o costruttivi.
Cos’è la neve?
Spifferi
gelidi mi carezzano la pelle nuda.
Sospiri eccitati,
presagio di sventura.
Mani
delicate mi toccano gentili, mentre ossa brutali son pronte ad afferrarmi.
Seta di
notte volteggia intorno al mio corpo, con tocchi impalpabili mi sfiora.
Leggiadra
come una farfalla, letale come il veleno.
Danza
felice in attesa del momento propizio.
Uno sguardo
di sfuggita, un’occhiata più intensa.
Occhi profondi,
puro oblio.
Sorriso di
rosa, ghigno pericoloso.
Continua ad
ondeggiare al ritmo di note a me sconosciute, alza le braccia, ruota su se
stessa – si sparpagliano i capelli –,
danza con la sua amata falce.
La lama
brilla sinistra al chiarore della luna, gocce scure cadono con un dolce plic plic mentre
Lei la carezza gioiosa.
Una nuvola
copre la luna, Lei si ferma.
Si volta
osservandomi beffarda.
Incontra il
mio sguardo, sembra quasi sorpresa.
Non legge
terrore nei miei occhi, non trova soggezione e nemmeno rassegnazione.
La guardo
intensamente.
Non ho
paura, sapevo che sarebbe arrivata anche a me.
Forse è in
anticipo, forse pensavo di avere più tempo ma – ahimé – esso è scaduto.
Si avvicina
silenziosamente, mi porge una mano vellutata in attesa della mia scelta.
«Vieni» sussurra suadente accarezzandomi
una guancia.
Mi volto un
attimo per poter dire addio. A metà azione mi fermo, non c’è nessuno da
salutare.
Sorrido
amaramente.
Le afferro
la mano.
Su una
strada della città, dove la gente passa a capo chino e silenziosa, una ragazza
giaceva appoggiata al muro di una casa grigia – una delle tante case anonime.
Una maglia
consunta a maniche corte, pantaloncini al ginocchio con qualche strappo, scarpe
rovinate dalle intemperie e dal lungo camminare.
Sembrava
che stesse dormendo, la bocca socchiusa e le palpebre abbassate, ma il petto
non si muoveva.
Pallida la
carnagione, scarno il volto.
Le braccia
abbandonate lungo i fianchi, palmi rivolti al cielo in un’ultima – disperata – preghiera, una scia
ghiacciata sulla guancia che giungeva alle labbra screpolate.
Un soffio
d’aria gelida le pettinò i capelli, mentre una mano invisibile le carezzava la
guancia.
Un fiocco
di neve si depositò su un palmo, poi un altro e un altro ancora.
Iniziò a
nevicare.
«Mamma,
mamma! Cos’è la neve?»
«La
neve sono le lacrime della Signora in Nero»
«La
Morte piange, mamma?»
«Certo,
tesoro. Lei soffre più di tutti quando deve portare via l’anima di un innocente»
«Tutti
dicono che la Morte è brutta … è davvero così?»
«No,
amore mio. La Morte ha molti aspetti: lo cambia a seconda del tipo di persona»
«Quindi
potrebbe essere un angelo, mamma?»
«Sì,
bambina mia»