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Autore: Pisquin    04/01/2013    2 recensioni
Era da troppo tempo che Zayn non si perdeva nei suoi occhi, neri e così particolari. La ragazza, dal canto suo, si sentiva al settimo cielo, tutto le sembrò andare meglio non appena sentì le sue braccia dietro la schiena, che la stringevano.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Love Story

L'inverno nel Somerset era sempre stato rigido, ma quell'anno fu particolarmente freddo. Fiocchi di neve cadevano dal cielo ininterrottamente da oramai tre giorni e la campagna circostante era rimasta isolata da poco più di ventiquattro ore. Qualche raggio di sole al tramonto illuminò la vallata mentre Valery si accinse a guardare fuori dalla finestra sorseggiando un po' di thè caldo. Quanto amava l'inverno. Soprattutto l'inverno in Somerset, con la neve candida e le vallate che sembravano distese di chissà quale genere di piante dai fiori biancastri. Nei suoi due anni lontano da casa le erano mancate quelle nevicate, il freddo costante e il camino sempre acceso. Londra era fin troppo per lei, che amava da sempre la campagna, i prati, gli spazi aperti. Quella pausa dal college sembrò averle fatto più bene del solito. L'abete addobbato riflettè strani giochi di luci, accompagnati da qualche melodia natalizia. Al Natale infatti mancavano poco meno di tre giorni e tutto era gia pronto per la festa. A proposito di questo le balenò in mente l'idea di fare un giro per il quartiere, giusto per vedere se era cambiata più di qualcosa o se era rimasto come prima. Finì gli ultimi sorsi di thè e, indossato cappellino, sciarpa e giaccone, aprì la porta uscendo subito dopo. La raggiunse un'ondata di freddo che la fece rabrividire. Iniziò a camminare fuori dal vialetto di casa, osservando qua e là il paesaggio. Di questo non era cambiato proprio nulla. Gli alberi si stagliavano lungo la strada in una riga perfetta a ridosso del marciapiede. I lampioni illuminavano di luce fioca il passaggio e qua e là mucchietti di neve rifinivano il tutto. Tra un lampione e l'altro c'erano lucine natalizie ad intermittenza e qua e là abeti addobbati con luci rosse o dorate. 'Classico Natale nella periferia di Bradford' pensò, accingendosi a camminare sul marciapiede. Esaminò a lungo le insegne dei pochi negozi che incrociava e si soffermò davanti al 'Bar Maurice'. Quanti bei ricordi nascosti tra quelle sedie.
 
« Ehi, ridammelo. Zayn dai, ridammi il cellulare. » 
« Oh, no no. Devo sapere quello che fa la mia Valery.» 
« Dai Zayn, smettila. » 
« Messaggio da Larry Davidson, mmh, interessante. » 
« Se lo leggi ti taglio le palle. » 
« Non oseresti mai. » 
« Ah, no? Poi sei tu quello che rimarrà fregato. » 
« Giusto. Non troverò mai una ragazza che mi amerà senza palle. »
« Certo che la troverai, solo che non potrai riprodurti. »
« E di anche solo. »
« Comunque non ho nulla di importante con Larry Davidson. »
« E allora perchè mi hai detto che non devo leggere il messaggio? »
« Per privacy. »
« Ma a chi vuoi farla? Non ti è mai importato della privacy con me, Valery. »
A braccia conserte scruto la sua espressione indagatrice mentre armeggia con il cellulare. Il solito che non accetta che sto cambiando.
« Allora? »
« Zayn, ho quindici anni e mezzo. Non sono più una bambinetta. Sto cambiando. »
« E io allora non posso più sapere nulla? Il tuo povero migliore amico. »
« Già, migliore amico. »
« Cosa vuoi dire, Val? »
« Oh, nulla. »
« No, ora me lo dici. »
Si sporge sul tavolino, alzandosi dalla sedia e iniziando a scrutarmi. Continuo a torturarmi le mani insistendo sul fatto di non doverglielo dire.
« Perchè? »
« Perchè lo devo sapere, in quanto mi hai nominato. »
No che non può saperlo. Sarebbe strano qui, come da qualunque altra parte.
Da troppo tempo capita che trovi il momento per dirglielo ma non ho mai il coraggio necessario. E ora mi ha messo alle strette. Cavolo, non trovo una via d'uscita, forse devo davvero dirglielo.
« Bhè, ecco. Io... »
« Tu? Forza Val, ti ascolto. »
« Ecco, tu da molto tempo non sei più il mio migliore amico. »
Alza un sopracciglio interrogativo. Forse non ci sta capendo niente.
« Che? »
« No, ecco. Non ti vedo più come il mio migliore amico. »
« E come mi vedi? »
Ma che è ritardato? Come lo dovrei vedere? Per niente perspicace.
« Su, Zayn. Ancora non l'hai capito? »
« Capito cosa? Valery non ho afferrato. »
« Secondo te perchè il mese scorso alla festa di Julie mentre baciavi la Melbow me ne sono andata? Oppure due settimane fa quando Christine Richards ti ammiccava in mensa ho trascinato Melanie al tavolo affianco? Mi piaci, Zayn. E che cavolo, ci voleva così tanto? »
Sbuffo, mettendomi una ciocca dietro i capelli e torturando insistantemente le mie povere mani. Fa una faccia abbastanza sbigottita, tornando a sedersi.
« Oh. Io, io non lo sapevo. »
« Scusa se ti ho annoiato. Ora basta, tanto me ne sono fatta una ragione. »
Prendo la borsa e il cellulare dal tavolo e mi alzo, trattenendo le lacrime che riverserò sicuramente durante il tragitto verso casa. Sto per abbandonare il tavolo quando mi afferra il polso e mi tira verso di lui. Sbatto contro il suo petto e la borsa cade a terra. Ma non mi importa affatto di quell'affare. Mi importa solo dei suoi occhi, fissi ai miei, e del suo sorriso non appena sostengo il suo sguardo. Quasi con impazienza sposta la presa dal polso intorno alla mia mano, stringendola forte. D'istinto abbasso lo sguardo notando come la tiene stretta delicatamente. Al suo tocco così gentile tremo come una foglia e mi sembra tutto così dannatamente nuovo. Mi alza il viso con un dito e dopo una manciata di secondi, in cui non faccio altro che perdermi nei suoi pozzi d'ambra, poggia le sue labbra sulle mie in un tanto atteso quanto sperato primo bacio.
 
 
Questo è solo uno dei tanti che popolano la mente di Valery. I ricordi delle sue giornate a scuola, delle feste in gruppo e di tutto ciò che si può fare a sedici e diciassette anni. E soprattutto Zayn. Quanto avrebbe dato per rivederlo una sola volta. Emily, sorella di Valery, le aveva detto che si era trasferito a Manchester per un'azienda e lei non ci voleva credere. Come se Zayn avesse avuto voglia di lavorare, pigro com'era. Fatto sta che a vent'anni aveva già un'occupazione e uno stipendio, cosa che lei avrebbe avuto si e no tra una manciata di anni. Il college la impegnava in uno modo spropositato e solo l'idea di aggiungere il lavoro ai suoi mille impegni la mandava in stato confusionale. Tornando al suo 'migliore amico', chissà se era rimasto pressapoco uguale a prima o se era cambiato del tutto. Magari lo avrebbe ritrovato in qualche bar in città o addirittura a casa sua. Dopotutto è pur sempre Natale e il Natale si passa in famiglia. Continuò a vagare tre le case addobbate e le luci della strada pensando a quanto Londra fosse caotica, a differenza del Somerset. Lì le vie erano popolate di persone, auto, bus, tram e mezzi vari. Il vociare della gente, i telefonini che squillano, i piagnucolii dei bambini, le urla dei venditori ambulanti. Invece i sobborghi di Bradford avevano l'aria di essere rimasti fuori dai confini temporali. Le strade poco trafficate, una manciata di persone sui marciapiedi e tre o quattro negozi su una via. Nulla che possa dare fastidio e tanta sana tranquillità. Decise di incamminarsi verso casa Malik per salutare i vicini che non vedeva da oramai troppo tempo. E per sperare, in un piccolo angolo del suo cuore, di rivedere il sorriso mozzafiato del suo tanto caro amico, che troppo amico non fu.
 
 
« Bello, vero? »
Annuisce, puntando gli occhi verso l'orizzonte e tenendo stretta la sigaretta tra le labbra. Appoggiati al balcone della mia camera godiamo del tramonto sulle vallate che costeggiano la città, spendendo ogni tanto qualche parola sullo spettacolo che abbiamo davanti agli occhi. Con un braccio mi circonda la vita, mentre nell'altra mano tiene salda la sigaretta da cui poco prima ha fatto un tiro. 
« Promettimi una cosa Valery. »
« Cosa? »
Stringe ancora più forte la presa sulla mia vita, girandomi verso di lui.
« Promettimi che in qualunque college andremo, qualunque strada prenderemo
dopo il liceo, noi dovremo rivederci, dovremo sentirci e dovremo ricordarci. » 
Mi guarda fisso negli occhi, come per farmi ricordare il suo sguardo venato d'ambra. Non dimenticherò mai il colore dei suoi occhi alla luce del sole. Come a quella della luna, o del tramonto, o di quando mi bacia, o di quando ride. Mai. 
« Te lo prometto Zayn. »
« Grazie. »
« Grazie a te per tutto ciò che hai fatto. »
« Lo sai che l'ho sempre fatto col cuore, è strano dirci 'Arrivederci, ci vediamo tra due anni o tre. Stammi bene.' E' troppo strano. »
« Ma sappiamo che non sarà mai un addio, ma sempre un arrivederci. »
« Già. »
Si para tra la ringhiera e me, aderendo perfettamente con il suo corpo al mio. Butta la sigaretta per terra e la pesta, poi torna a guardarmi, stringendomi la vita con la sua solita delicatezza. Come se avesse paura di rompermi. Mi sposta una ciocca dietro all'orecchio continuando a puntare il suo sguardo contro di me, come a catturare la mia faccia, la mia espressione. 
« Mi mancherai troppo Val. »
« Anche tu. Ma com'era? Sempre arrivederci. »
Mi sorride, chiudendo gli occhi per un secondo. Il mancato contatto con i suoi occhi non può distruggermi così tanto. Poggia la mano destra sul mio collo, accarezzandolo e avvicinandomi verso lui. Aderisce la sua bocca alla mia, iniziando un bacio che difficilmente dimenticherò. Probabilmente sarà uno degli ultimi e anche uno dei più importanti. Lui: amico, confidente, ragazzo, parte di vita.
 
 
Percorse il vialetto impaziente, notando sulla facciata dell'abitazione le solite decorazioni natalizie dei Malik. L'abete nel mezzo del giardino, comperto di una candida coltre bianca, era illuminato da tante piccole lucine rosse. Un nastro dorato avvolgeva la chioma, definendo l'atmosfera di festa sul monumentale albero. La facciata era disseminata di tante luci dorate: sulla ringhiera del balcone di Safaa e della camera degli ospiti, intorno alle colonne che incorniciano l'entrata e circondando le finestre della cucina e del salotto. Una grande ghirlanda di foglie di pino e ghiande, addobbata anche con nastri rossi, pigne e lucine, era appesa sulla porta d'ingresso in legno. Una splendente e luminosa stella cometa di luci intermittenti era posizionata tra i due balconi al primo piano, catturando subito l'attenzione. Dalla finestra si intravedeva l'abete vicino al camino, addobbato con palline e fiocchi dorati e Safaa intenta a sistemare qualche pacchetto sotto. Valery si illuminò non appena le venne in mente la settimana natalizia di tre anni fa, intorno all'abete in giardino.
 
 
« Passami le lucine rosse. »
Intorno all'abete davanti casa Malik sono intenta ad apporre lucine qua e là, mentre Zayn non fa altro che fischiettare motivetti natalizi seduto sul muretto del portico, osservandomi.
Sempre il solito pigro. Ascoltata la mia richiesta, afferra il rotolo di lampadine al suo fianco e con un rumoroso sbuffo mi raggiunge.
« Dio, come sei pigro. »
Mi fa il verso iniziando a srotolare il filo verdognolo. Ne prendo un capo e inizio ad arrotolarlo intorno all'abete, girando in senso orario la chioma. Lui mi segue srotolando piano il filo con le luci non appena ne appongo una fila sulle foglie verdi e umidicce dell'albero.
« Così mi piaci. »
« Pigro no? Sono così carino quando dormo. »
« Ne sei così sicuro? »
Annuisce mentre continuiamo a camminare intorno all'abete.
« Hai ragione. » ammetto sconfitta, lanciandogli un'occhiata rassegnata « Ma ricorda, solo perchè quando dormi sei tenero. »
Mi rivolge uno sguardo carico di dolcezza, forse imitando il Gatto con gli Stivali di Shrek e riuscendoci a pieno. Poi gli occhi color ambra lo aiutano a dargli un'aria dolce e coccolosa.
« Ora non sono tenero? »
« No, solo quando dormi. » mento spregiudicatamente.
« Ah, è così allora? »
Annuisco girando l'albero e continuando a sistemare il filo. Solo dopo un paio di minuti mi accorgo delle luci che non si srotolano più. Ma dove cavolo è andato? Continuo ad addobbare da sola, non curandomi affatto di dove sia andato a cacciarsi.
« Ammetti che sono tenero. »
Sento una botta dietro la schiena e poi qualcosa di congelato. Mi sta tirando palle di neve. Ancora un'altra botta. Lascio il rotolo per terra, piegandomi e raccogliendo un po' di neve. L'appallottolo e gliela lancio. La schiva ridendo e continua a lanciare. Ne prendo un'altra manciata e la compatto per poi iniziare a lanciargliene una raffica. Tutte lo colpiscono, impedendogli di tirarmene a sua volta. La più grande lo prende dritto sullo stomaco. Mette le mani sul punto colpito e poi cade all'indietro, sul giardino.
« Alzati, dai. »
Non accenna segni di ripresa, così inizio a camminare verso di lui. Quando lo scorgo, è per terra con le mani sullo stomaco ed un' espressione dolorante. Mi schiarisco la voce e apre gli occhi, tendendomi poi una mano.
« Aiutami assassina. »
Ridacchio divertita afferrando la sua mano. Con uno movimento veloce la tira verso di lui, facendomi piombare sul suo corpo. Sorrido rassegnata.
« Bastardo. »
« Dì che sono tenero. »
Mi circonda la vita con le braccia, aderendo il mio corpo al suo.
« No. » gli faccio una linguaccia, mentre lui scuote la testa.
« L'hai voluto tu. » inizia a farmi solletico sulla pancia, mentre io prendo a ridere a crepapelle. Si catapulta su di me, spostando le mani a solleticarmi i fianchi. Continuo a dimenarmi sotto di lui ridendo e respirando irregolarmente. A volte articolo a fatica dei flebili 'Basta'.
« Dì che sono carino e tenero. »
« Va bene, va bene, ma basta. »
Continua a sorridere e farmi solletico, finchè dopo poco non smette, forse anche lui stufo delle mie imprecazioni. Riprendo a respirare regolarmente, anche se a fatica.
« Sì, sei carino e tenero. »
« Grazie Val. »
« Grazie? Ma se mi hai costretto! »
Gli rifilo uno spintone ridendo e scuotendo la testa.
« Ma se è vero! Io ti dovevo solo far ammettere l'evidenza. »
« Ma smettila. »
Prende a sorridermi rassegnato. Mi stringe ancora di più la vita, fino a che i nostri corpi non aderiscono perfettamente. Mi perdo, come ogni volta, nei suoi occhi. Noto le più diverse sfumature, dal rosso ramato al nero pece. Sono da mozzare il fiato in confronto ai miei semplici occhi neri. Si avvicina lentamente al mio viso, posizionando la sua mano destra, ricoperta da un guanto azzurro, sul mio collo. 
« Ti amo Valery. » soffia sul mio viso, a pochi centimetri dalla mia bocca. La prima volta che pronuncia quelle parole e già le sento completamente mie. 
« Anch'io ti amo. »
Apre il suo viso in un grosso sorriso, riducendo gli occhi a due fessure. Mette in mostra i suoi denti bianchissimi e perfetti, come ogni tratto del suo viso. E del suo corpo. Quanto mi sembra strano che si sia innamorato di una come me. Dopo un lungo gioco di sguardi unisce le nostre labbra in un vortice intricato chiamato bacio. Come al solito un miscuglio di emozioni si apre nel mio stomaco al tocco delle sue morbide labbra con le mie. Ogni volta è così.
 
 
Arrivata davanti la porta Valery attese un attimo, prima di bussare sulla superficie di legno. Di solito era sempre impaziente di entrare in quella casa, ma stavolta era diverso. Non varcava quella soglia da più di due anni. Contorse le mani, finchè si decise e diede due sonori colpi sul portone. Qualcuno urlò un « Vado io. » e poco dopo un filo di luce filtrò dall'apertura. La porta venne spalancata da una Safaa in tuta, forse intenta a guardare la tv. Appena vide Valery sulla soglia le gettò le braccia al collo, urlando un « Finalmente. ». Dopo una manciata di minuti le lasciò libero il passaggio, accompagnandola in soggiorno. La casa dei Malik non era cambiata di una virgola. Stesse pareti giallo ocra, stesso divano blu notte e stessi addobbi sull'albero di Natale all'angolo della tv. Tolto cappello, sciarpa e cappotto, l'ospite li appoggiò sulla spalliera del divano in pelle, che troneggiava davanti al plasma nero. 
« Mamma, c'è Valery. »
« Valery chi? » urlò qualcuno dalla cucina. 
Probabilmente Trisha preparava la cena.
« Mamma! Valery. Valery Blake. » urlò Safaa, all'indirizzo della donna chiusa in cucina.
Ormai nei suoi undici anni Safaa diventava una bellissima ragazzina. I capelli scurissimi erano sciolti sulle spalle e gli occhi azzurri erano contornati da un sottile filo di matita. Era cresciuta la bambina di nove anni che pasticciava sempre. Un'ondata di vapore si sprigionò in soggiorno, non appena Trisha venne fuori dalla cucina. Alla vista della ragazza spalancò la bocca in una grossa 'o', in segno di sorpresa. Poco dopo aprìle braccia e la circondò in un lungo abbraccio. Le erano mancate le risate della giovane, le volte in cui si era confidata, le spie a lei e suo figlio e le lacrime versate per il padre che l'aveva lasciata troppo presto. Sciolse l'abbraccio e la fece accomodare sul divano, sedendosi al suo fianco.
« Da quanto tempo Val, come stai? »
« Già. Mi era mancato il Somerset. Bene, voi? »
« Oh, anche noi andiamo bene. Decisamente. Ora dove sei? »
« Al college. Londra è così caotica. »
« Ma deve essere spettacolare. » esordì Safaa, cambiando canale. Era seduta sul divano, a gambe incrociate.
« Oh, certo. Soprattutto di notte. E' bellissima. »
A Safaa si illuminarono gli occhi mentre guardava con interesse l'ultimo video di Justin Bieber.
« Doniya e Waliyha? » domandò la giovane osservando Trisha che la guardava dolcemente.
« Doniya è da Tristan, ormai abita lì. E' all'ottavo mese di gravdanza. Una femminuccia »
Tutta felice increspò le labbra in un sorriso, osservando la faccia sorpresa si Valery.
« Davvero? Sono così felice per lei. » continuò la ragazza, aprendosi in un sorriso. « E Waliyha?»
Sentite le sue parole, Trisha gettò un urlo, chiamando la figlia a scendere dalla sua stanza.
Alcuni passi pesanti sulle scale segnalarono l'arrivo della sorella di mezzo.
« Mamma, che vuoi? »
Non appena intravide Valery seduta sul divano le si illuminò il viso. Le corse incontro buttandosi letteralmente addosso all'amica. la stritolò in un caloroso abbraccio, lasciandola un paio di minuti dopo. La sedicenne di casa Malik era diventata molto più alta e bella di come la ricordava la giovane Blake. I capelli castani erano raccolti in una cipolla sulla testa e gli occhi simili a quelli della madre erano contornati da un abbondante strato di mascara. Una linea di eyeliner le definiva la forma degli occhi e le labbra erano incurvate in un caloroso sorriso. 
« Che accoglienza Wal. »
« Mi sei mancata troppo. Quando sei tornata? »
« Ieri. Ma era tardi e non pensavo di disturbare. »
« Ah, tu non disturbi mai. Com'è Londra? Bella, vero? »
« Caotica aggiungerei. »
« Rimani a cena qui? Non puoi dire di no. » Trisha si sistemò il grembiule e si alzò dal divano. 
« Va bene. »
« Ora vi lascio sole, avrete un sacco di cose da dirvi. »
Valery le sorrise e la donna tornò in cucina, chiudendo la porta dietro di lei.
« So a cosa stai pensando. » Waliyha guardò negli occhi l'amica e capì al volo ciò che le passava per mente. « Zayn è di sopra. »
A Valery si illuminarono gli occhi mentre il viso le si aprì in un sorriso luminoso.
« Posso andare? »
« Aspetta. Gli facciamo una sorpresa. Seguimi. »
La sedicenne iniziò a salire le scale, seguita a ruota da Val. Le tremavano le mani all'idea di rivederlo. I suoi occhi che la squadravano. Dall'altra parte aveva paura di essere di troppo. Forse per lui non vale va più tanto come prima. Era una paura assurda e puramente infondata, ma pure sempre una paura. Arrivate al piano superiore, Waliyha si avvicinò lentamente alla porta della camera del fratello, lasciando Valery all'angolo, mentre si torturava le mani. La sorella bussò con forza.
« Zayn posso entrare? »
« No. »
« Dai, devo dirti una cosa. »
« D'accordo, ma muoviti. »
Waliyha fece segno alla compagna di avanzare e, quando questa fu davanti alla porta, lei andò nella camera affianco, nonchè la sua, lasciando Valery tutta sola.
« Ti muovi? »
La ragazza sorrise inconsciamente mentre appoggiò la mano sulla maniglia della porta bianca. Fece un respiro profondo e l'abbassò. Zayn era di spalle, seduto davanti la scrivania di legno, armeggiando con il pc. Valery prese coraggio, ignorando ciò che succedeva nel suo stomaco non appena aveva visto sulla porta la figura del moro.
« Posso? »
Zayn, sentita una voce diversa da quella della sorella, ma anche una voce stranamente familiare, si voltò immediatamente. Non appena incontrò gli occhi della giovane la sua espressione cambiò in modo assolutamente sconcertante: da stranamente infastidita, a sorpresa, poi stupita e infine felice. Aprì il suo viso in un grosso sorriso e si alzò dalla sedia, aggiustandosi il maglione che indossava. Valery fece un sorriso timido e, presa da una strana voglia di sentirlo vicino, gli corse in contro e gli allacciò le braccia al collo, appoggiando la testa sulla sua spalla. Zayn rimase sorpreso dalla reazione della sua tanto amata Val, restando immobile. Poco dopo però, la strinse a sè, circondandola con le braccia e accarezzandole la schiena. Il suo profumo gli riportava alla mente tanti, troppi ricordi.
 
 
« Mi piace quando mi accarezzi la schiena. »
Allungata sul mio letto gioca con la collanina d'argento che ho al collo, mentre steso accanto a lei, la stringo e le accarezzo la schiena, dalla colonna vertebrale fino alle spalle. La mano destra sul suo fianco. Questi momenti sono così belli che a volte vorrei non finissero mai. E' così tenera quando l'accarezzo. Sembra faccia le fusa.
« Allora devo farlo più spesso. »
Mi sorride e prendo il telecomando dal comodino, accendendo la TV. Sbuffa, lasciandomi libero il collo.
« Che bastardo che sei. » 
« Non ricordi? Chelsea, United?
Appena sentita la parola Chelsea si alza dal letto, sedendosi a gambe incrociate e inzia a dondolarsi ripetendo « Vinceranno i Blues, vinceranno i Blues. »
Scuoto la tesa, sorridendo. 
« Non credo proprio. »
Mi siedo sulla sponda del letto. Prendo la lattina di Pepsi e ne passo una anche a lei.
« Grazie. »
La partita è iniziata da poco meno di cinque minuti e Valery già comincia ad inveire contro i calciatori della sua squadra, dettando i passaggi e imprecando appena perdono palla. Io molto più tranquillo di lei mi limito a lanciare qualche urlo di disperazione alle palle perse. La mia squadra inizia a giocare proprio male.
« I Reds stanno facendo veramente schifo. »
« Lo so. Ma ci riprenderemo, vedrai. »
« Non ne sarei così sicura, fossi in te. »
- Torres prende palla a centro campo. Corre a falcate sulla fascia sinistra. Un contropiede davvero sconcertante da parte dei Blues. Arriva al limite, cross, Mata, ed è gooool. -
Valery si alza immediatamente, con le mani al cielo ed un'espressione vittoriosa.
« Gooooool. »
Inizia a ballare un'improbabile conga mentre le rivolgo uno sguardo infastidito. Dopo buoni due minuti, esausta si accascia sul letto. 
« Mata è troppo forte. »
« Maddai, è stato tutto merito di Torres che si salta mezza difesa della mia squadra. »
« Mata però ha fatto gol. » 
Scuoto la testa e prendo a sorseggiare un po' di Pepsi dalla lattina. Inveisco contro i terzini dello United che non corrono. 
« Correte. Muovetevi. Solo un quarto d'ora e già siete stanchi. Ma che giocatori siete? »
Sento il materasso sotto di me muoversi e ad un tratto due braccia allacciate al collo. Sorrido sconsolato e volto il viso verso di lei. Mi sorride con la frangetta mora sugli occhi. Le copre quei pozzi neri e non posso tollerarlo. Le sposto le ciocche dietro l'orecchio destro e ora posso bearmi di tutta la bellezza del suo sguardo.
« Ehi. »
« Ehi. » incalza lei sorridendo.
« Mmh, se vince il Chelsea ti faccio una sorpresa. »
« E se perde? »
« Se perde no. » fa una faccia abbastanza ovvia.
« Se pareggiano? »
« Mmh, se pareggiano forse. »
Soddisfatto mi giro verso la TV e continuo a guardare la partita con lei che impreca su una spalla. E non mi pesa affatto. Anzi, quando comincia ad inveire contro le telecamere per l'inquadratura mancata degli addominali di Torres, ridacchio anche.
« Ma qui hai addominali migliori. »
« Io volevo quelli di Torres. »
« Quindi i miei non ti piacciono? »
« Non ho detto questo. »
« Ma l'hai fatto capire, e io mi offendo. »
Incrocio le braccia e metto su un finto broncio. Scuote la testa e mi accarezza le spalle. 
« Non volevo, honey. » mi sussurra all'orecchio.
Il suo fiato è così caldo che mi fa rabbrividire. E anche eccitare, per la verità. La afferro per la vita, stringendola prepotentemente a me. Al contatto sussulta e si apre in un sorriso radioso. E' così bella.
« Fa niente, piccola. »
Voglioso poggio le mie labbra sulle sue, accarezzandole la schiena lungo la colonna vertebrale. E' così leggera e fragile che a volte ho paura di romperla mentre la stringo a me. I suoi capelli mi solleticano il mento, mentre le nostre lingue danzano insieme. E' così morbida la sua pelle, al contatto con le mie mani. Per non parlare delle sue labbra.
- Rooney ruba palla da centrocampo e avanza deciso supportato da Hernandez. Scambio uno due con Van Persie, davanti la porta, Hernandez, Rooney... ed è goool. -
Sentito l'ulrlo del telecronista mi stacco da Valery e alzo le braccia al cielo, esultando.
« Goool, gol. Sì, Rooney ti amo. »
Valery incrocia le braccia con una smorfia, evidentemente scocciata.
« Che vuoi, ora? Tu prima hai esultato. »
« Sì, ma non ero nel bel mezzo di un bacio. »
« E' solo uno dei tanti. »
La afferro per i fianchi, chinandomi a baciarle l'incavo del collo. Sospira sotto il mio tocco.
« Sai che se fai così non mi arrabbio, vero? »
« Lo faccio apposta, infatti. »
Arrivo alla mascella continuando a lasciarle piccoli baci umidi e succhiotti qua e là, fino alle sue labbra. Interrompo i suoi fragorosi sospiri, poggiando la mia bocca sulla sua. Inizia un gioco di lingue, mentre le mie mani si insinuano sotto la sua maglietta, delineando i fianchi e la schiena. Allaccia le sue braccia intorno al mio collo e affonda le mani nei miei capelli; in questo momento non mi importa affatto del mio ciuffo.
« Che sorpresa era? » le soffio sul viso, riprendendo subito dopo a baciarla. Quando le nostre labbra si incontrano è sempre qualcosa di bello, con quel sapore di vaniglia che mi inebria la mente. Vorrei baciarla per tutta la vita. Il suo corpo aderisce al mio perfettamente: sembra siano fatti per stare insieme. 
« Mmh, ora sono impegnata a fare altro. » soffia delicata sul mio viso, mordendo subito dopo il mio labbro inferiore. Sorrido nel bacio e le circondo i fianchi con le braccia, portandola ad aderire ancora di più al mio corpo. Inizia a baciarmi il collo, risalendo sul profilo della mia mascella. Lascia piccoli baci, alternandoli ogni tanto a qualche succhiotto. La mia eccitazione continua a pulsare nei boxer, che stanno per diventare esageratamente stretti. Succhia il lobo del mio orecchio, scendendo ancora a baciarmi verso le spalle. Le mie mani sotto la sua maglia continuano ad accarezzare la pelle morbida del suo bacino, poi della pancia, della schiena, risalgo verso il seno, che poco dopo palpo da sopra il reggiseno. Caccia un copioso sospiro, mentre scende all'incavo del mio collo, lasciando scie di baci bollenti. Afferro il bordo del suo top rosso, alzandoglielo lentamente e accarezzando ogni centimetro scoperto dalla stoffa. Le nostre bocche continuano ad incontrarsi vogliose e si staccano solo per sfilarle la sua maglietta ingombrante. Toglie di mezzo velocemente anche la mia t-shirt, lasciando scoperti gli addominali tanto agoniati. Inizia ad accarezzarli, delineandone tutti i contorni. Spinge il suo bacino contro il mio, forse per farmi capire che vuole andare oltre. Velocemente la stendo sul letto, posizionandomi sopra di lei, sorreggendomi sui gomiti. La guardo negli occhi, sempre coperti da quella maledetta frangetta. La sposto piano con la mano, tornando a bearmi della bellezza del suo sguardo. 
« Cosa dovevi dirmi? »
Le accarezzo un fianco, ancora coperto per metà dagli shorts di jeans. Cerco di metterla a suo agio, voglio scoprire quale sia la sua sorpresa. Sorride impacciata, facendo colorare le sue guance. E' bellissima. 
« Sono pronta. »
Alzo un sopracciglio, alquanto confuso. Continuo comunque ad accarezzarla, passando dai fianchi alla schiena.
« Pronta per cosa? »
Sorride ancora e afferra il mio viso con le sue mani delicate. Lo avvicina al suo, facendo sfiorare i nostri nasi.
« Pronta per te. »
Poggia le sue soffici labbra sulle mie, in modo dolce e puro. Sorrido nel bacio, trasformandolo con foga in molto di più. Lei sarà mia, io sarò suo. La amo e voglio farglielo capire.
 
 
Era da troppo tempo che Zayn non si perdeva nei suoi occhi, neri e così particolari. La ragazza, dal canto suo, si sentiva al settimo cielo, tutto le sembrò andare meglio non appena sentì le sue braccia dietro la schiena, che la stringevano. Pensò che finalmente lo aveva ritrovato, ma si sentiva anche un po' in colpa perchè non aveva potuto rincontrare prima quel profumo, quel corpo, quegli occhi da capogiro. Zayn si spostò davanti a Valery, tornando a guardarla profondamente. Si sentiva stranamente sollevato di averla rivista. I capelli le erano cresciuti e ora erano anche di un castano più scuro. Ma la frangetta che lui tanto odiava era rimasta a coprirle gran parte di quei pozzi scuri. Lui come al solito non lo poteva tollerare.
« Questa sempre qua sta, eh? » le disse portando una mano alle poche ciocche sul viso della ragazza. Con delicatezza gliele spostò dietro l'orecchio sorridendo spontaneamente. Valery tirò il viso in un piccolo sorriso, notando come il ciuffo di Zayn si era arricchito di alcune ciocche bionde ed era diventato più lungo e folto. Erano passati i vecchi tempi in cui lei glielo scompigliava e lui la rincorreva per tutta la casa, minacciandola con il tubetto di gelatina. 
« Bhè, ho deciso di lasciarle così dato che non avevo nessuno che me le spostasse. » A quelle parole Zayn allargò il sorriso, scuotendo piano la testa.
« Ah, quanto mi sei mancata Val. »
« Ehi, anche a me sei mancato. Non credere che tu sia l'unico che sia rimasto fregato da tutto questo. » 
« Ora sì che sei proprio tu, quasi non ti riconoscevo. »
La ragazza sorrise, andando a sedersi sul grande letto che sporgeva sulla destra. Zayn la seguì e si sedette al suo fianco, prendendo a mordersi convulsamente il labbro inferiore, segno di evidente nervosismo. 
« Come va al College? »
« Oh, già. Sì, è okkey. E' stancante, ma tutto bene. E invece tu, a Manchester come te la passi? » disse quest ultima, con un velo di nostalgia nella voce. Le era mancato tutto questo.
« Sì, bene. Mi hanno preso da sei mesi e per ora va tutto alla grande, anche se ho un appartamento piuttosto piccolo. »
« Su questo ci avrei giurato. La casetta a Londra in cui vivo io è minuscola e la condivido con altre due ragazze. E non si può dire di stare tranquilli lì dentro. »
Zayn alzò un sopracciglio, mettendo su un'espressione inquisitoria.
« Perchè? Cosa fate? »
« Il giorno niente di che. Ma la notte lì dentro puoi star sicuro di non dormire. A meno che non compri un paio di tappi. »
Il ragazzo ridacchiò, scuotendo la testa.
« Si danno da fare le tue coinquiline, eh? »
La ragazza annuì, continuando a torturarsi le mani, un segno di nervosismo abbastanza esplicito.
« E tu? »
A quella domanda la ragazza quasi sobbalzò. Sì, dopo di lui aveva avuto qualche 'notte di fuoco', ma finiva tutto lì. Un ragazzo non lo aveva mai avuto. Ad un tratto le balenò in mente l'idea che forse lui avesse avuto una ragazza, o ancora peggio, che ancora l' abbia, magari lì a Manchester. Scosse la testa, cercando di cacciare via quegli assurdi pensieri.
« Qualche notte brava. Tutto qui. E di te che mi dici? »
Zayn rimase interdetto. Si morse il labbro inferiore, articolando una risposta.
« Ehm, più o meno come te, ehm, si. »
Si sentì stranamente a disagio a parlarne con lei. Era stata la prima, rimarrà sempre unica.
« Credevo te la fossi spassata a Manchester. »
« Anch'io. Ma poi ho realizzato che mi mancava qualcuno a cui togliere la frangetta per essere felice. »
La ragazza aprì il suo viso in un timido sorriso, arrossendo sulle guance. 
« E a me mancava qualcuno a cui scompigliare il ciuffo e che mi corresse dietro per tutta la casa. »
« Questo tizio deve essere davvero affascinante. »
« Certo che lo è. » La ragazza si avvicinò con la sua mano destra a quella sinistra di Zayn. Provò ad accarezzarla con un dito, delicatamente.
« Ma la ragazza della frangetta non è da meno. »
Zayn strinse la mano di Valery, come fosse una cosa che potesse rompersi da un momento all'altro. Accarezzò il dorso con il pollice, facendo movimenti circolari.
« Quindi mi hai pensato? » disse la ragazza, avvicinandosi sempre di più al moro.
« Ogni singolo giorno. » precisò quest'ultimo, incatenando i suoi occhi a quelli della giovane che tanto le era mancata. Questa si avvicinò lentamente al suo viso, ammirando come al solito i suoi occhi ambrati, più scuri all'interno e quasi dorati intorno. Le erano mancati così tanto.
« Sei ancora più bella. » le soffiò sul viso, a pochi centimetri dalle sue labbra. La ragazza sorrise, arrossendo ancora. Non sapeva che quello assurdamente bello era lui. Successe tutto molto velocemente. Le labbra di Zayn si posarono su quelle di Valery, in un tanto agoniato bacio. Non aspettavano altro.
 
 
Tre anni dopo...
 
 
« Posy, da brava, mangia tutta la pasta, su. » tentò Valery, come ultima chance per far mangiare alla piccola gli spaghetti nel suo piatto. « Se mangi tutto, poi ti do una caramella. »
« Sì, la caramella. » rispose la bambina felice, afferrando la forchetta.
Valery si asciugò la fronte e tornò in cucina. A quanto pare era diventata una buona mamma.
Due anni fa nacque Posy, ma lei aveva solo ventun'anni e non sapeva che pesci prendere. Menomale che ad aiutarla c'era Zayn, che con le sue sorelle piccole ne aveva passate di cotte e di crude. Era un papà così dolce e attento che lei non potè far a meno di sorridere non appena Posy lo salutò sorridendo e urlando « Papà, papà. ». Zayn le lasciò un bacino in fronte e poggiò la ventiquattrore e il giaccone sul divano, avvicinandosi poi alla ragazza. Non era cambiato di una virgola, tranne che per la barba appena accennata e il ciuffo completamente moro. Valery lisciò il suo grembiule bianco, sorridendogli. 
« Staccato presto oggi, eh? » gli domandò, non appena le circondò i fianchi e le sorrise a sua volta.
« Ma oggi è un giorno importante. » disse, scostando dagli occhi della mora la frangetta onnipresente da oramai ventun'anni. « Credevi non me ne fossi ricordato? »
« Sì, di solito non ricordi mai nulla. » le ricordò appunto lei, aggiustandogli il nodo della cravatta.
« Ma in questo caso è diverso. Non potrò mai dimenticare il giorno in cui ci siamo rincontrati. » le sorrise, ricordando come fosse bella allora e come lo sia ancora di più oggi.
« Quello è anche il giorno in cui abbiamo concepito Posy, dato che dimentichi sempre tutto. »
Lui si lasciò andare in una calda risata, che coinvolse anche Valery. La piccola intanto mangiava tutta la pasta, per avere poi la tanto agoniata caramella.
« Soffrirò di alzehimer. » incalzò Zayn, avvcinandosi al viso della fresca mogliettina. Erano, più o meno, quattro mesi da quando avevano detto 'sì' sull'altare della St. George's Cathedral, nei sobborghi di Manchester, e non potevano essere più felici di così. 
Valery sorrise, non appena sentì il respiro del ragazzo sul suo viso. Chiuse gli occhi e unirono le loro labbra, in un bacio che sapeva di ricordi.
 
- Fine -


 
La Pisquin è qui bella gente.
Alurs, torno con una One Shot dopo non so quanto tempo, comunque tanto, quindi se fa schifo prendetevela con il tempo.
Ya. Non ho molto da dire, se vi va recensite e ditemi cosa ne pensate di questo obrobrio e se io ci penso veramente a queste schifezze prima di scriverle.
Un grosso bacione,

Pisquin.xx
  
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