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Autore: TheMyselfMind    04/01/2013    4 recensioni
Cara amica, mi mancherai veramente. Questa piccola storia è a te dedicata
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I Can’t Get You out of my head
“è impossibile che io mi dimentichi una ragazza come te. Dopo tutto quello che abbiamo combinato, dopo il tempo passato insieme, non posso proprio farlo” disse con un filo di voce, la poca rimasta dopo un giorno senza dormire per stare accanto a lei, nel suo momento più buio. “Quanto tempo, due anni. Se contiamo anche quando è iniziato tutto questo sono tre. La prima volta che non sono stata bene, quando stavamo guardando I Simpsons. All’ospedale che dicevano è solo anemia. Era bello crederci i primi tempi. Carenza del ferro nel sangue. Dopo quella visita, sembrava andare tutto bene. Nessun crollo, i pomeriggi li trascorrevamo senza intoppi. Poi, in quel fatidico 15 novembre, le cose sono iniziate a crollare. La lettera di divorzio, “quella dannata lettera” disse lei, stanca per aver passato un altro giorno a dover sopportare le cure mediche. La lettera del divorzio sembrava portare solamente notizie di un problema familiare, solo che in seguito,  quel dannato divorzio, ha dato origine a tutto ciò che stiamo vivendo. “Quella lettera non l’ho mai buttata, prima che mia madre la cestinasse, l’ho nascosta. Volevo tenere l’ultimo ricordo di una famiglia quasi perfetta. Non ha senso quello che ho fatto. Un segno che quel dannato di mio padre non voleva bene ne a me ne a Roberto. Tu c’eri al processo che ci ha divisi, forse ti ricordi anche cosa disse il bastardo: non mi interessa di chi avrò l’affidamento, l’importante è dividerli. Io con lui, a Bergamo, Roberto con mia madre a Merate. Per fortuna ci sei sempre stato tu ad aiutarci. Poi, la notizia definitiva: la leucemia. Due anni di sbattimenti per arrivare qua, in questa situazione”. Era la malattia a parlare, non lei. Lui lo sapevo bene. La ragazza che conosceva non si abbatteva facilmente, anche quando per andare al concerto di Owl City, aveva perso il biglietto d’entrata. Erano i primi biglietti venduti, quindi erano i posti sotto il palco. Arrivare lì e accorgersi che un biglietto mancava era la cosa peggiore in assoluto. Allora andarono al botteghino e comprarono un altro biglietto, solo che i posti erano distanti. “ ti ricordi cosa facesti al concerto? Ti ricordi a quante persone hai chiesto di fare cambio con i biglietti per poter rimanere vicini, per poter essere contenti. A cinque minuti dall’inizio del concerto finalmente una buona anima ha accettato di fare scambio di biglietto. Quel concerto non lo scorderò mai. Io non sono un amante della musica elettronica, però Owl city mi piaceva per l’innovazione. Dopo quella sera sono iniziati …” forse era meglio stare zitti. Lasciamo i ricordi belli e cancelliamo quelli brutti, solo che come dicono i Theory of A Deadman,

God know I tried but I can’t just forget


non è facile dimenticare completamente una situazione del genere, non avere un’amica come lei ad aiutarti nei momenti di difficoltà era una gran brutta situazione. La bocciatura, i continui rifiuti da parte delle ragazze, il campionato di basket perso per un soffio, lei c’era sempre. E sempre aveva una perla di saggezza derivata da una canzone o da un libro per sistemare tutto. “Sto pensando ad una canzone” disse lei. Quando nessuno dei due sapeva cosa dire, provava a farlo capire all’altro con il significato di alcune canzoni. “ è del 2006, degli Skillet. Cantano sia John che Korey, so che ti viene in mente un solo titolo, per favore dillo”. “No. Mi rifiuto di pensarlo. Questa non è la tua ultima notte, tu sei viva. Viva e sveglia. Non lasciarmi. Se te ne vai la vita farà schifo senza di te. Resta qui, ti supplico”. Quella non era la richiesta di un amico, quella era la richiesta di una persona innamorata. Dopo tre anni l’aveva capito troppo tardi. “ Ascoltami bene, non sto scherzando. Queste sono le ultime cose che dirò. Ti ho sempre voluto bene. L’ho sempre tenuto nascosto ma ti volevo. Non avevo il coraggio di parlarti. Voglio che fai una cosa al mio funerale: vai in camera mia, nell’armadio di fronte al letto c’è una scatola con scritto ^ i ricordi ^. Aprila, c’è un album per le foto. Quello devi tenerlo te. Non farlo vedere a nessuno. Sotto l’album ci sono dei fogli. Quelli devi darli a Roberto. Lui saprà cosa farne. Infine sotto i fogli c’è una busta. È la lettera di divorzio. Sul retro del foglio ho scritto un ricordo per tutti voi.  Voglio che sia tu a leggerla. Mi raccomando, non mi deluder…”. Fine, lei non c’era più. No, stava dormendo. Non era possibile che fosse morta. La abbracciò, ma lei non si mosse. Lui uscì dalla stanza e chiamò la madre. Mentre il telefono iniziava a suonare, lui si mise a piangere e appena la madre rispose, non c’era bisogno di parole.

Tre giorni dopo, al funerale, la chiesa era gremita di ragazzi, gli amici di lei. Andrea non li sopportava, una massa di bugiardi. Nessuno riusciva a parlare. Dopo la predica, lui si alzò e andò al pulpito per leggere quello che lei aveva scritto. Con gli occhi pieni di lacrime iniziò: “Caro Andrea, se stai leggendo questa lettera vuol dire che la mia vita qua è finita. Non essere triste, vuol dire che ho smesso di soffrire. Dì a tutti che mi mancherete. Non c’è bisogno di dire che vi voglio bene, però è opportuno dire che tra tutti, a te e Roberto voglio un bene dell’anima. Se poi è presente quel verme di mio padre, voglio che tu riferisca questo breve messaggio ^ spero che tu possa marcire all’inferno ^. Dopo questo vi saluto per l’ultima volta. Ciao Andre, ti voglio bene. P.s: durante la funzione metti Lucy degli Skillet. Non so se te l’ho mai detto ma è la mia canzone preferita”. Andrea pianse ancora di più di prima.
 
Due mesi dopo, Andrea andò al cimitero, depositò 12 rose rosse vicino alla tomba con un biglietto: “ti voglio bene, mi mancherai”. Tornato a casa decise di farsi del male. Prese l’album di fotografie e iniziò a sfogliarlo. Sulla prima pagina c’era scritto: “Al migliore amico che ho avuto”. Girò la pagina e la prima foto che vide era quella della serata al mare, quando videro una stella cadente. La seguente era una foto scattata da Andrea stesso al tatuaggio che Stella avrebbe voluto: una fenice che nasce da una stella, con la frase “Written In The Stars”. Una canzone che entrambi adoravano. La terza foto era loro due al concerto di Owl City. L’ultima foto era di Stella su un pontile,con i piedi nel vuoto e come sfondo un tramonto.
 
Dodici anni dopo, il 22 aprile, Andrea andò al cimitero: “ auguri di buon trentesimo compleanno”. “papi mi dici chi è questa persona?” disse la figlia di Andrea. “ è un’amica, mia cara Stella”. Insieme depositarono trenta rose rosse con un bigliettino vicino.

Now that it's over
I just wanna hold her
I'd give up all the world to see that little piece of heaven looking
back at me
Now that it's over
I just wanna hold her
I've gotta live with the choices i made
And I can't live with myself today 

   
 
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