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Autore: PostBlue    04/01/2013    1 recensioni
Lo sai che non posso restare.
Lo sai che lo vorrei più di qualunque cosa.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti ho di nuovo sognato.
Quando succede è sempre la stessa storia. Il sogno mi si attacca addosso, entra sotto la pelle e mi accompagna per tutta la giornata. A volte temo addirittura che si possa vedere dall'esterno. A volte mi sembra che chiunque posi lo sguardo su di me possa vederti. Riflesso nei miei occhi, nei miei gesti, nelle mie parole. In quelle espressioni insignificanti che racchiudono piccoli pezzi di noi. Di quello che siamo stati.
A volte ho paura di guardarmi intorno perché dovunque mi giro vedo il tuo volto. La cosa del vedere dappertutto la persona a cui si sta pensando è un tale cliché. Dovrei sentirmi in imbarazzo anche solo a dirlo, ma la realtà e che non me ne frega niente. Se è vero che i cliché sono una poltrona sfondata io ci ho comodamente sistemato il culo già da un po'. E mi sta bene così. Se sono l'unico modo per arrivare a te, al diavolo, sarò la personificazione dei luoghi comuni. L'incarnazione del cuore infranto di uno stucchevole romanzo vittoriano. Sarò l'amante che sospira. Sarò la struggente potenza di un desiderio irrealizzabile. Sarò i testi scadenti delle canzoni estive. Le frasi mielose dei cioccolatini. Sarò le promesse di amore eterno in cui non crede nessuno, se non chi le riceve. Sarò l'amore condannato. Siamo cresciuti in una cultura che ci ha insegnato che l'amore infelice è romantico. E' una cazzata ma non importa. Sarò il più infelice degli innamorati.
Tutto. Qualunque cosa. Pur di pensare a te.
Purché i sogni non smettano.
Non riesco mai a farli arrivare a comando.
Posso bloccarli, se voglio. Quello ho dovuto imparare a farlo per forza, per troppe ragioni. Ma non riesco a chiamarli. Non consciamente. C'è un momento in cui devo allentare il pensiero. Lasciarlo andare. Lasciarti andare. A volte penso davvero che te ne sia andato. E in genere è proprio il momento in cui tornano i sogni. E con i sogni tutto il resto. Il dolore fisico della tua assenza. Le fitte come aghi dietro agli occhi che cercano di crearti dove non ci sei. Alla fermata di un autobus. In mezzo alla gente che cammina. In un cinema.
Dove sei?
Doveseidoveseidoveseidovesidovesei
Un sussurro ossessivo. Un ronzio in sottofondo. Costante. In ogni attimo della mia vita. Non c'è un solo momento in cui io ricordi di non averlo avvertito. A volte diventa più debole ma non scompare mai. A volte è assordante. Insopportabile. Come adesso. E’ il tuo modo di chiamarmi. Gli ultimi sogni sono stati sempre più potenti. C'è voluto sempre più tempo alla realtà per neutralizzarli del tutto.
Gli ultimi sogni hanno cominciato a influenzare fisicamente la realtà.
Ho cominciato a cercarti davvero.
Su internet. Ha un qualcosa di osceno il modo in cui è facile trovare le persone in rete.
Un indirizzo email. Persino un numero di cellulare. Non me lo sono scritto. L'ho ricordato subito.
E’ passato un anno da quando ho trovato quel numero e non so quante volte ho scritto il testo di un messaggio che non ho mai inviato.
Fino ad oggi.
Nel momento in cui sfioro il tasto di invio sul touch screen del telefonino la mia mente si scollega per qualche secondo. Spero che il segnale sparisca. Che il numero sia sbagliato – dopotutto è un numero trovato in rete un anno fa, potresti benissimo averlo cambiato. Ma forse sto già aspettando la tua risposta. Insieme alla realtà che stavolta dovrà lottare non poco per ristabilire la sua supremazia.
 
Lo sai che non posso restare.
Lo sai che lo vorrei più di qualunque cosa.
Lo sai che ho una casa, in cui tu non abiti. E una persona che mi aspetta. Che amo molto. Che non posso lasciare. Che non voglio lasciare. Non per te.
 
Lo sai che non posso andarmene.
Lo sai che lo vorrei più di qualunque cosa.
 
La nostra storia è sempre stata fatta di tempo rubato. Di ore spezzate. Sottratte al controllo dei nostri genitori, quando ancora nessuno sapeva niente di noi. Agli orari e ai legami di una vita coniugale, ora che sei uscito dal sogno per entrare di nuovo nella mia realtà.
Non so cosa fare ma non sono così stupido da credere che possa durare. E non credo neanche di volerlo.
Non posso fare altro che osservarmi mentre mi muovo tra le tue braccia e ti parlo con occhi che finalmente hanno smesso di farmi male. Ora che ti hanno finalmente davanti. Ospite nella vita di qualcun altro. Qualcuno che non ha mai rubato il tempo dei suoi incontri. Qualcuno che dispone del privilegio di ore intere e ininterrotte.
Non posso fare altro che aspettare che la parentesi si chiuda per lasciare di nuovo spazio ai sussurri.
Penso a quando sarai di nuovo chissà dove.
Penso a quando, di nuovo, non saprò più niente di te.
Penso a quando ricominceranno i sogni.
 
 
NOTA
Ecco. Lo so, vado sempre a finire in queste cose sentimentalmente morbose (o morbosamente sentimentali? mah). Per chi se lo stesse chiedendo, sì, le due persone coinvolte sono le stesse di Missed Call ma non c'è un legame temporale consequenziale tra le due one-shot. Sono solo gli stessi personaggi messi in due diverse potenziali situazioni.
Che dire? Leggete e recensite numerosi che se nessuno mi dice niente poi mi deprimo (e finisco con lo scrivere cose ancora più malate) :P
Grazie a tutti, a prescindere.
PB
 
 

   
 
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