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Autore: Ranessa    20/07/2004    9 recensioni
Gli inizi. Perchè per ogni cosa c'è una prima volta. Il primo bacio, il primo ballo, il primo sangue... La cerimonia di marchiatura di una donna. Il compimento del suo destino.
Genere: Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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[ Heart full of blood of the dinosaurs ]


Lei beve il sangue dei dinosauri
Per far ritornare i suoi poteri e far capire al suo ragazzo
Che le cose non sono quelle che erano
Lei non ha un piano per far comprendere al suo ragazzo
Attraverso i cancelli della pazzia ai limiti dell'umanità
Lei sta per concretizzare i propri sogni
Che lei appartiene a qualcun altro
Lei ha trovato qualcosa per cui morire
Qualcosa per cui combattere
Qualcuno che le mostri la strada
Lei ha trovato qualcuno per cui piangere, qualcuno per cui mentire
Cuore pieno di sangue di dinosauri
Adesso lei appartiene a qualcun altro

“Someone else”, The Rasmus


Siamo qui. Finalmente.
Aspettiamo da ore.
Rodolphus siede. Ha finito le sigarette. Gioca con la sua bacchetta. Non gli importa dell'attesa.
A me sì. Io non riesco a sopportarla. Voglio cominciare. Sono così eccitata da non riuscire neanche a pensare. Mi sudano le mani. Non mi era mai successo. Lucius è entrato per primo. Narcissa tremava. Poi Severus, mia sorella, tutti gli altri. Nessuno è più uscito. Siamo rimasti solo noi. Mi lascerà per ultima. Lo so. Me lo sento.
Anche Rodolphus lo sa.
Continua a giocare con la bacchetta.

La grande porta di quercia cigola, si apre. Un uomo, se davvero lo è, entra, incappucciato di nero. Fa cenno a Rodolphus. Lui si alza. Non mi guarda nemmeno. Segue l'uomo. La porta è appena socchiusa. Non riesco a vedere dentro. È spessa. Non si sente neanche.
Nessuno è più uscito.
Sono rimasta sola.

Ora sono nervosa. Mi chiedo come sarà. Non so rispondere. Non riesco neanche a immaginarlo. Sarà doloroso? Non importa. Non ho paura. È l'attesa che è straziante. Rivedo con la mente i volti di tutti i miei compagni. Tra poco saranno i miei fratelli... Mi concentro su ciò che mi circonda. Non voglio pensare ad altro. La stanza è piccola. Soffocante. All'inizio ci stavamo appena. Ognuno sui piedi dell'altro. Ognuno con il fiato di un altro sul collo. Snervante. Le finestre sono alte e strette. Si vede il mare. Si sente il mare. Le pareti sono spoglie. Le torce poche, ma la luce è forte, fa male agli oc­chi.

Quanto tempo è già passato?
La porta cigola di nuovo.
Mi invita ad entrare.
So già cosa si sono chiesti tutti quanti, prima di varcare quella soglia... il punto di non ritorno...
È davvero la scelta giusta?
Io non me lo sto chiedendo.
È davvero ciò che voglio?
Non mi sto chiedendo nemmeno questo.
Sarò ancora un uomo?
Bè, mi chiamo Bellatrix.
Non sono mai stata un uomo...

Si apre.
Mi invita ad entrare.
Questa volta nessuno ne esce. Non ci sarà nessuno ad accompagnare me. Dovrò sapere da sola cosa fare. Non è una novità.
Entro. La stanza è in penombra. I miei occhi si devono abituare. So cosa significa. Loro possono vedere me ma io non posso vedere loro. Faccio qualche passo avanti.
Ancora non vedo nessu­no, ma sento i loro respiri.
Respirano.
Dovrebbero essere contenti.
Respirano.
Sono ancora uomini...
Continuo ad avanzare, a testa alta, fiera, anche se non so dove sto andando. Ma lo sento nel cervello, lo sento nelle ossa... nel sangue...
E poi la sala mi si rivela... Piccola e imponente come non avrei mai pensato. Intorno a me non ci sono quadri antichi, arazzi e ricchezze ostentate né povertà... Intorno a me c'è soltanto ogni cosa. Ogni cosa e il suo opposto. Il suo passato, presente e futuro. L'Universo... Un Universo di possibilità per me, per la mia vita... Ci sono i miei fratelli. Sono in cerchio. Ancora pochi. Mi guardano. Alcuni si stringono un braccio. Il cappuccio tirato non riesce a nascondere una smorfia di dolore. I più deboli. Già li disprezzo...
Cerco Rodolphus con lo sguardo e intanto continuo a camminare. Voglio vederlo. Voglio sapere che anche lui è qui. Che anche lui mi sta guardando. Non lo trovo. Non riconosco nessuno.
Che siano cambiati davvero? ...
Lui è in fondo alla sala. Siede su uno scranno. Semplice. Niente inutili fronzoli o stupidi troni intarsiati, solo un normalissimo scranno. Ciò che vediamo è ciò che è. Ciò che Lui ci mostra è ciò che Lui è. Questo è tutto ciò che ci offre. Solo questo. Niente di più.
“Benvenuta, Bellatrix Black.”
E' questa la sua voce? È davvero questa la sua voce?
“Vieni.”
Ubbidisco. Me lo sento. Sono già sua. Non sarà una cerimonia a dimostrarlo o a renderlo più concreto. Anche il mio Signore lo sa.
Mi avvicino e so già cosa devo fare. Lo so senza bisogno di sentirmelo dire. È come se lo avessi sempre saputo. Fin da bambina. Fin da prima che nascessi. Perchè l'ho capito appena sono entrata, sono nata per questo. È questo che aspetto da tutta una vita. E ogni volta che sono stata emozionata (il mio primo giorno ad Hogwarts, il mio primo bacio, il mio primo ballo...) lo sono stata perchè ognuno di questi momenti mi portava sempre più vicina alla mia meta. Il mio scopo di sempre. La prima volta in cui ho visto, vedo, Lui.
Mi inchino a suoi piedi. Gli bacio la veste nera. Mi posa una mano sui capelli. Mi accarezza e poi mi prende il mento, lo solleva e i suoi occhi incontrano i miei... no. I miei incontrano i suoi. Ed io lo sento dentro di me. Lo sento nel cervello, nelle ossa, nel sangue, in qualunque parte del mio corpo, perchè io non ho più un corpo, ora Lui è il mio corpo, e Lui è ogni cosa: è gli uccelli che si librano leggeri nell'aria di giugno e il cacciatore; è il mare in tempesta e il pescatore che muore; è la madre che piange e il bambino che ghigna; è il pianoforte che continua a suo­nare e il violino che stride; è gennaio, febbraio, luglio, agosto e tutti i mesi dell'anno; è il cerbiatto che cade e si rialza e il cavallo zoppo abbattuto; è l'uomo che gode e la donna che strilla; l'anima che vive e il suo suicidio; l'incantesimo che colpisce e la bacchetta che si spezza; l'uomo immortale e il Dio peccatore è tutte queste cose e molto di più è.....
Mi prende la mano sinistra e la apre. Sul palmo c'è un pugnale. Non l'avevo mai visto prima. È bello. Ora la mia mano stringe l'impugnatura decorata con un serpente attorcigliato intorno. È nera e la mia mano è sicura. Porto la lama al suo avambraccio sinistro. Taglio la pelle candida. Il sangue comincia a colare. Nero. Mi porto il suo braccio alle labbra e bevo, bevo il suo sangue, antico più del mondo, antico come i dinosauri. Bevo come la pozione del guaritore al malato e il latte della madre alla sua crea­tura. Bevo e un dolore indescrivibile mi invade. Stringo forte il pugnale per non gridare. Il suo sangue scorre nel mio e la mia anima si lacera dentro, grida, muore, ma non si tira in­dietro. Non combatte ciò che la invade, ma lo accetta. Non si preoccupa. Sa già cosa la sta penetrando. Anche per gli altri è stato così? Anche loro non hanno combattuto? Anche loro non hanno avuto paura? Non ci credo....
Il dolore diminuisce, ma qualcosa pulsa sul mio avambraccio sinistro. Gli occhi mi lacrimano, non vedo subito. Non vedo subito il sangue nero del mio Signore, è tutto sotto la mia pelle e pulsa. Ha attraversato tutto il mio corpo ed ora lì, solo lì. Per questo il dolore sta svanendo. Per questo so già che il mio avambraccio non smetterà mai di torturarmi
Il sangue nero colora la mia pelle bianca. Disegna linee e contorni. Tutto nasce davanti ai miei occhi. Tutto è chiaro e oscuro come la luce del sole. È un teschio. E il serpente, quello attorcigliato intorno al pugnale che ancora stringo, scioglie la presa dall'impugnatura e striscia sinuoso sul mio braccio, freddo. Penetra la mia carne, entra nelle orbite vuote, esce dalla bocca e si morde la coda. La morde e sigilla il nostro patto.
E finalmente mi sento completa e quel senso di vuoto che ho sempre portato all'altezza del petto svanisce.
Forse è svanito anche il mio cuore.
No, ora anche il mio cuore è pieno.
Pieno del sangue del mio Signore.
Perchè ho trovato qualcosa per cui morire.
Ho trovato qualcosa per cui combattere.
Qualcuno che mi mostri la strada.
Ho trovato qualcuno per cui piangere.
Qualcuno per cui mentire.
Ho il cuore pieno di sangue di dinosauri.
Adesso appartengo a qualcun altro.

È davvero la scelta giusta?
Io non me lo sono chiesto.
È davvero ciò che voglio?
Non mi sono chiesta nemmeno questo.
Sarò ancora un uomo?
Io mi chiamo Bellatrix Black.
Non sono mai stata un uomo...

   
 
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