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Autore: Passavopercaso    04/01/2013    5 recensioni
Indietro non si torna. Il passato è passato e non si può far nulla per cambiarlo, ma spesso certe persone che hanno caratterizzato alcuni momenti della nostra vita tornano, per lasciare un segno indelebile, più di prima. Tornano per non andare più via.
Alice lo sa bene, sa quanto fa male riaprire una ferita che non si è mai chiusa. Sa quanto tempo è passato prima che dimenticasse, e adesso è costretta a ricordare ancora, ma solo perché, in cuor suo, vuole ancora farlo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le giornate trascorrevano tranquillamente nella routine più assoluta: l'università, la scuola guida, lo shopping. Una vita normale per una ragazza normale, insomma. Peccato che Alice detestasse questa profonda semplicità che da troppo tempo, ormai, la rincorreva e la catturava come un astuto cacciatore fa con la sua preda, debole e indifesa.
Le giornate trascorrevano tranquillamente dietro esami difficili, acquisti dispendiosi e diete programmate ma mai iniziate, che avrebbe completato almeno due anni prima, se solo quel "domani ci penso" fosse mai arrivato davvero.
La verità è che una vita perfetta, una famiglia perfetta, una grande intelligenza e un pizzico di fortuna, non sempre riescono a soddisfare pienamente ogni proprio desiderio, quando non si ha più la speranza di un futuro migliore, quando una cittadina piccola e soffocante non ti lascia alcuna prospettiva.
Per questo, infatti, Alice era scappata tempo fa, per prendere aria, per non pensare più ai soliti fottutissimi pensieri di ogni noiosa adolescente in preda allo sviluppo.
I suoi l'avevano portata in vacanza, un'estate, via da tutto e tutti, e lei aveva accettato entusiasta, come se non aspettasse altro. La ricorda ancora quella stagione, quei due mesi di forti emozioni che, come ogni cosa bella, aveva tristemente lasciato alle sue spalle e visto finire, lasciandole dentro un vuoto, come quando finisci di leggere uno dei tuoi libri preferiti, sperando che la storia possa continuare ancora, ma nella tua mente.
E lì, Alice aveva lasciato Riccardo, il che non è affatto poco. Si sa che spesso sono gli amori più brevi, quelli che sbocciano all'improvviso, i più intensi, specie se sai di dover abbandonare quel posto e quella gente, presto, e allora cerchi di goderti tutto fino all'ultimo respiro, fino all'ultima goccia.

Erano passati tre anni da quella breve esperienza, e Alice ne portava dentro ancora tutte le cicatrici.
L'amore a sedici anni non è una cosa semplice. Non lo è mai, in effetti, per una ragazzina troppo cresciuta per la sua età, che in testa non ha solo sesso ed esperienza da compiere, ma sogni, progetti. In quegli anni, però, non era successo nulla di apparentemente interessante, niente che non facesse rimpiangere ad Alice i bei tempi andati.
Troppo selettiva, troppo cerebrale, per tutta quella stupida gente che popolava la sua scuola, prima, e la sua università, ora, anche se, forse, un barlume di speranza si era aperto per lei.
Aveva conosciuto un ragazzo del suo corso, Alberto, che poi così male non era. Diciamo che la sua più grande virtù, se così è possibile definirla, non era un bel culo o dei begli occhi, ma una spiccata genialità, la battuta sempre pronta e una sottile ironia celata dietro ogni frecciatina che lanciava a chi cercava di fare lo spaccone per mettersi in mostra.
Medicina non è facile, se non ti fai vedere potresti persino rimanere fuori corso per dieci anni, ma ad Alberto piaceva sfidare i figli di papà, convinti che le raccomandazioni avebbero spalancato loro qualsiasi porta.
E Alice lo fissava in silenzio, ogni santo giorno, fino a che, una mattina, qualcosa la fece sbloccare.
- Cos'hai da guardare? Ho qualche capello fuori posto?
Chiese Alberto, sprezzante.
- No, perdonami. È tutto ok, lascia stare.
Non era mai stata così timida, lei. O meglio, diciamo che solitamente preferiva farsi corteggiare, civettare un po', esibire la sua incredibile cultura e stendere definitivamente ogni ragazzo con uno sguardo magnetico. Faceva così, si divertiva, li illudeva segretamente, e poi il nulla. Non voleva una storia con nessuno, semplicemente le piaceva sentirsi apprezzata.
Con Alberto no, invece; sapeva che non avrebbe potuto nulla con lui. Non era uno stupido, non si sarebbe mai lasciato abbindolare, come invece, questa volta, stava facendo lei.
- Non lascio stare, un motivo ce l'avrai. C'è sempre un motivo dietro ogni cosa, niente accade per caso, ma solo perché lo vogliamo.
Ribattè lui.
- Vuoi farmi, per caso, la lezioncina di filosofia?
Alberto rimase interdetto, e per ripicca iniziò a fissarla insistentemente fino a che non finì la lezione.
Quando il professore di Anatomia lasciò l'aula, Alice sgattaiolò fuori dalla porta, con un'ampia borsa sotto il braccio e il telefono nell'altra mano.
Si fermò un attimo per rovistare all'interno della sacca e cercare le chiavi della macchina, quando Alberto la prese per un braccio e la trascinò lungo un breve tratto di corridoio, girò a destra e si fermò, sbattendola sul muro, in un angolo poco frequentato della facoltà.
Il battito di Alice accelerò.
- Stammi a sentire, signorinella, con me non ci si comporta così. Non sono tuo fratello, né un tuo lontano parente.
- Per fortuna.
Disse Alice, infastidita da un lato, ma eccitata dall'altro, per averlo finalmente a così poca distanza.
Alberto la guardò in modo molto strano, come se stesse per fare qualcosa di orribile. Poi, dopo aver borbottato qualcosa come "L'hai voluto tu" prese un respiro profondo e si avvicinò pericolosamente a lei, baciandola.
La ragazza, che non riceveva un bacio da tempo immemore, e che sicuramente non aveva mai avuto a che fare con un individuo così particolare, che nemmeno dopo due mesi di conoscenza e timidi saluti aveva avuto il coraggio di fare una cosa simile, cercò di mollare la presa, ma rimase stretta tra le sue braccia che fungevano quasi da catene.
Dopo circa quindici intensi secondi d'agonia, Alberto staccò le sue labbra da quelle di Alice, passandosi la lingua su di esse, come se volesse assaporare l'attimo.
- Era da un po' che volevo farlo, perdonami. Non ci conosciamo, lo so, e tutto ciò sembra non avere senso, però, insomma, è successo, ed è stato bello.
Alice non sapeva cosa dire. Balbettò qualcosa e poi rispose decisa.
- Avresti potuto avvertirmi, prima, stavo per avere un infarto.
Lui abbozzò un sorriso, dolce come mai nessuno era stato prima d'ora, sfoderando i suoi denti bianchissimi e perfetti, mentre continuava a guardarla profondamente con quei suoi occhioni verdi, che sembravano quasi una tavolozza di colori in confronto a quelli di Alice, scurissimi, in cui era persino impossibile scorgere ogni minima dilatazione della pupilla.

Da allora presero a frequentarsi, come due bambini, scoprendo nuove inclinazioni per i baci, nuovi luoghi raggiungibili dalle mani, nuovi sapori e sensanzioni.
Passarono i mesi e loro erano ancora lì, insieme, a tirarsi libri addosso quando non ne potevano più di ripetere materie odiose e difficili, a girare per negozi con i sacchi pieni di roba, uno con il viso più annoiato dell'altra, a ragionare su problemi esistenziali e finire sempre sotto le coperte, come fosse quasi un gesto naturale e abitudinario. Più naturale che abitudinario, però.
La vita di Alice aveva trovato una svolta, o meglio, lei aveva finalmente trovato qualcuno con cui condividere ogni suo più misero pensiero, senza aver paura di essere giudicata.

Un giorno, mentre era assorta a fare un bagno caldo, coperta di schiuma e bollicine, Alice sentì il telefono vibrare. Così, prese il primo asciugamani che le capitò a tiro e vi strofinò soprà la mano destra, che allungò oltre la vasca, intenta a prendere il cellulare e leggere il mittente, che quasi sicuramente sarebbe stato Alberto.
Un brivido freddo le attraversò la schiena, quando lesse un nome diverso sullo schermo.
Un "Rì" apparve a caratteri cubitali, e si precipitò a cliccare il tasto "leggi", per capire se fosse uno scherzo, uno sbaglio, o che altro.
- Ciao Alice, sono Riccardo. Non so se ti ricordi di me, o forse sì. Sono Riccardo di Augusta. Lo so che è passato tanto tempo, ma avevo voglia di sentirti, di dirti delle cose. Rispondimi quando puoi.
Alice rimase impassibile di fronte a quello che aveva appena letto, incredula. Si stropicciò gli occhi con la sinistra ancora bagnata, e poi si asciugò il viso con la tovaglia di prima, accorgendosi, amaramente, che non era stato affatto un sogno ad ogni aperti, né un'allucinazione.
Era lui, era Riccardo. Ma non sapeva cosa volesse.
Ci rimuginò su tutta la giornata, e dopo qualche ora, alla sera, decise di rispondere al messaggio, piuttosto fredda, però.
- Ciao Riccardo, mi ricordo bene di te. Se vuoi dirmi qualcosa, sono qui.
Lo mandò tempestivamente, e il cuore incominciò a battere, scandendo i secondi che passavano, quasi come se stesse contando, insieme a lei, il tempo che ci avrebbe messo a rispondere.
D'un tratto il telefonò squillo, e Alice prese la chiamata senza pensarci troppo.
- Pronto?
- Ehi, Alice, ciao. Come stai?
- Ehi, Riccardo, bene. Tu?
- Bene, grazie.
Riccardo sospirò per pochi secondi, e poi riprese a parlare.
- Senti, scusa se sono così diretto, se sono tornato dopo tre anni e mezzo, se tutto quello che ti sto per dire non ti sembra necessario, ma per me è importante.
- Vai tranquillo, ti ascolto.
- Ecco, vedi.. Non è stato un bell'addio, il nostro.
- Non lo è stato affatto, Riccardo. No.
- Lo so, ed è per questo che ti ho cercata. Dovevo rimediare in qualche modo.
Alice rise, quasi istericamente, urlando un "Meglio tardi che mai!" abbastanza sarcastico.
- Tu, ecco, tu sei stata la prima di cui mi sia innamorato sul serio, e non ti dimenticherò mai. Ci sarà sempre posto per te nel mio cuore. Io non ce l'ho fatta per tutti questi anni, ogni volta che ti vedevo tornare qui, con i tuoi, a dirti tutto in faccia. Non ce l'ho fatta e perdonami. Tra l'altro adesso c'è Giulia, e lei sa tutto quello che ho provato e che provo per te, e non ha mai accettato che ti rivolgessi la parola.
Alice tornava ad Augusta ogni anno, dopo quell'estate, e ogni anno Riccardo non le aveva mai rivolto la parola.
Per questo tutto faceva così male.
Per questo ogni singola parola bruciava come fosse limone sulla pelle, e a stento trattenne le lacrime.
Qualche messaggio sporadico ogni tanto, un "Quando torni", poco prima che iniziasse l'estate successiva a quella fatidica, e poi nulla più.
C'era Giulia, certo, c'era lei.
Non meritava neanche un saluto, Alice, un cenno con la mano, no. C'era Giulia, ovvio.
Tentennò prima di rispondere, per tutto questo tempo aveva pensato di essere l'unica ad aver vissuto certe emozioni, l'unica a ricordare ancora tutto come se fosse accaduto il giorno prima, ma si sbagliava.
- Non so cosa dire, Riccardo. Anche per me è lo stesso, lo sai. Lo hai sempre saputo ogni volta che il mio sguardo ha cercato il tuo, aspettando una risposta.
Passarono la serata a raccontarsi pezzi della loro vita, a portare alla memoria tutto ciò che di bello avevano, invece, fatto insieme, ricostruendo i due mesi che tanto li avevano segnati.
Alice si sentiva un po' in colpa, anche se finalmente aveva scoperto l'ultima carta che Riccardo teneva nascosta dentro sé, svelandosi finalmente, sincero com'era.
E all'improvviso la invase una voglia di rivederlo, di stringerlo ancora, di farsi dire di più.
Continuarono a sentirsi quasi ogni giorno, per altri mesi, di nascosto ad Alberto, che ignaro non sapeva neanche chi fosse, questo Riccardo.

Arrivò l'estate, come niente, e il momento di partire.
Sarebbero tornati ad Augusta anche quell'anno, avrebbe rivisto Riccardo, però più consapevole, meno sofferente.
Alice diede un dolce bacio ad Alberto, una mattina, e poi si separarono. Lei tornò a casa, fece i bagagli con i suoi e partì, per la prima volta dopo tanto tempo felice, finalmente.
Arrivarono lì e si occuparono delle faccende domestiche nella casa che avevano ereditato da un lontano parente, poi si fece sera e la ragazza si preparò a festa.
Era tremendamente spaventata, forse disgustata dal suo comportamento, dal suo interesse verso quell'incontro, come se facesse uno sgarbo ad Alberto. Ed in effetti sembrava proprio così.
Una volta pronta, varcò la porta di casa, e dopo pochi minuti si ritrovò in piazza, proprio quella dove era iniziato tutto.
Riabbracciò le sue amiche e cominciò a camminare con loro, cercando con lo sguardo quello di Riccardo.
Non lo vide per quasi tutta la serata, si sentiva morire e anche terribilmente stupida per essersi aspettata chissà cosa, quando lo vide, bello come sempre, in jeans e camicia, camminare spavaldo verso di lei. Alice deglutì faticosamente, non si sentiva abbastanza carina, pronta, non si sentiva abbastanza e basta.
Riccardo si avvicinò e la prese per mano, staccandola dalle amiche.
- Vieni con me.
- E Giulia?
- È là, dietro quel muretto, con gli altri del gruppo. Sa che sono con te, le ho detto di non rompere.
Diventò rossa in viso e lo seguì, ovunque andasse.
Lui la accompagnò in un angolino del viale che seguiva la piazza, piuttosto appartato, e lì parlarono un po', con gli occhi sgranati e lucidi, entrambi.
"Baciami, baciami, baciami. Ti prego, fallo. Baciami."
Alice non riusciva a pensare ad altro, mentre lui non alzava un dito.
Forse non lo voleva anche lui, ma poco le importava, perché voleva un ultimo bacio, un bacio d'addio, per sugellare il loro rapporto e lasciarlo per sempre confezionato in un ricordo.
Così, Alice si avvicino al suo viso, sicura, mentre Riccardo continuava a blaterare qualcosa di poco interessante.
Lei gli prese il mento con le dita e lui capì le sue intenzioni, ma si allontanò.
- N-non credo che sia una cosa giusta, Alice.
Rimase di stucco, delusa.
- Al diavolo.
Disse incredibilmente poco dopo, lui.
Riccardo si avvicinò e la baciò.
Dolcemente, passionalmente, come se non l'avesse mai fatto in vita sua.
Si strinserò e si guardarono negli occhi, mentre le loro lingue continuavano ad accarezzarsi vorticosamente, e i pensieri fuggirono altrove, sperando che la serata avesse un risvolto più spinto.
Riccardo si alzò di scatto e la prese nuovamente per mano, e lei si lasciò trasportare come fosse una marionetta nelle mani del suo burattinaio.
Fecero un paio di metri, poi scesero degli scalini di pietra che Alice non aveva mai visto in vita sua, dato che poco conosceva quella città, e arrivarono in una piccola spiaggia circolare.
Era davvero un angolo di paradiso, chissà quanto sarebbe stata bella vista di giorno, con il sole.
Il ragazzo spinse Alice sulla sabbia, e iniziò a baciarla più pericolosamente che poteva, iniziando a vagare con una mano sotto il suo abitino.
Alice non sapeva che pensare, si sentiva inerme in quell'istante.
Non poteva, né voleva muoversi, fare qualcosa, rispondere alle sue mosse, rifiutare. Stava semplicemente lì, passiva, e si lasciava coccolare da quello che era stato il suo salvatore tanti anni prima.
Riccardo, però, decise di bloccarsi sul più bello.
Alice annuì, come se avesse apprezzato quel suo gesto.
- Alice, io credo di amarti ancora, ma non devo farlo. E non è giusto andare avanti. Va bene così, torneremo alle nostre vite, tu con il tuo ragazzo, io con Giulia, come se stasera non fosse successo nulla. Verrà un giorno in cui potremo stare insieme, te lo prometto, ma tu.. tu, promettilo a me, se lo vuoi.
Lei scoppiò in lacrime, e Riccardo le baciò il viso e glielo asciugò come poteva con le sue mani, scusandosi in continuazione per quello che le aveva detto.
- Riccardo!
Diceva Alice tra i singhiozzi.
- Io ti ho amato, e ti amo ancora, ma di un amore diverso. Non è tempo per noi, ma arriverà, te lo prometto anche io.
- Sarà il nostro piccolo segreto.
Lui le sussurrò, e lei ribattè la stessa cosa.
Si scambiarono un ultimo bacio, sistemarono i vestiti che si erano riempiti di sabbia, e tutto ciò che serviva per dissimulare quello che era accaduto.

Alice passò lì quasi tre settimane, e ogni sera vedeva il suo Riccardo, ma nessuno mai cadde nella stessa tentazione della prima sera.
Poi, tornò nella sua città, da Alberto, dall'università, dalla sua vita normale, conservando dentro di sé quell'episodio tanto agognato, conservandolo come un'ostrica protegge la sua perla.
Riprese a vivere come se niente fosse ma sapeva, in cuor suo, che prima o poi sarebbe arrivato il momento giusto per amare, di nuovo, davvero, Riccardo.



Grazie per essere arrivati fino alla fine.
È la mia prima storia ed è liberamente tratta da una reale.
La storia è divisa in paragrafi, spero si vedano. In caso contrario, non siate troppo severi con me, non sono pratica di qui.
  
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