Luoghi ameni ricchi di templi e alberi d’ulivo, sfondo ideale per gli amori e le invidie degli Dei dell’Olimpo.
Terra abitata da scultori, retori, poeti, grandi comandanti, atleti e filosofi.
Filosofi
tornati in patria dalle colonie del Mediterraneo.
Filosofi che non lo sapevano, ma sarebbero stati ricordati, ammirati e
studiati
dalle generazioni future. Filosofi che decisero di trasmettere il
proprio
sapere ai giovani, per prepararli alla carriera politica o di difensori
dei
giusti. Ma, in primis, per insegnar loro a vivere seguendo la ragione,
il logos, e non accettare supinamente le verità
trasmesse dalla tradizione. Direbbe un grand’ uomo vissuto
molto tempo dopo “Fatti non foste a
viver come bruti, ma a
coltivar virtute e canoscenza”.
Tutto questo, in una sola, magica parola.
Ellade.
In questa terra nacquero così, in epoche diverse, quattro scuole di filosofi.
Da Sofista qual era, Socrate iniziò ad insegnare nonostante le aspre critiche mossegli perché, figlio di uno scalpellino, chiedeva ai suoi allievi del denaro in cambio dei suoi insegnamenti. Si spostava sempre nei vari punti dell’Ellade. Cercava i suoi allievi, viaggiava alla ricerca di giovani sempre nuovi che volessero apprendere l’arte del ben parlare e del ben ragionare. Di città in città, come sua madre, ostetrica, assisteva le giovani donne nel partorire i loro bambini, così Socrate stimolava i suoi allievi a generare le loro idee.
Il nobile Platone fondò l’Accademia, dove insegnava gratuitamente ai giovani aristocratici come lui. Cultore della bellezza, ma di quel bello che non ci è consentito vedere in terra. Quel bello che tutti abbiamo visto in un luogo uper ton uranon, oltre il cielo. Quel bello che tutti cercano invano di imitare. Per Platone e i suoi allievi la felicità coincide con la conoscenza e la conoscenza con il ricordo di quella perfezione vista in una vita migliore.
Aristotele, allievo di Platone e maestro del futuro Alessandro Magno, era a capo del Liceo. Passeggiando per i lunghi viali della sua scuola trasmetteva agli allievi avidi di conoscere, la sua dottrina. Spiegava loro come imbrigliare l’interlocutore con i sillogismi e a rendere attivo l’intelletto passivo. Per Aristotele tutti filosofano, chi deve filosofare come chi non deve filosofare. L’arrivare alla decisione di non filosofare richiede un ragionamento, e il ragionamento è filosofia.
Una delle ultime scuole a nascere fu il Giardino. Epicuro ne fu il fondatore e si distinse dagli altri. Operò dopo la morte di Alessandro Magno, nel periodo in cui la Grecia si avviava verso il declino, quando giovani non potevano far parte della vita politica. Epicuro quindi non si interessa di politica, vive nascosto, ma vuole mostrare ai suoi allievi la via per la felicità, felicità che consiste nell’assenza di dolori fisici e di turbamenti psicologici. La sua filosofia è una farmaco, che elimina le paure dell’uomo per arrivare alla gioia.
I seguaci delle varie scuole filosofiche, pur volenterosi di imparare nuove cose e propensi a scambiare le loro idee con i coetanei allievi di altri maestri, mantenevano un certo distacco, in nome delle differenze di ideologia. Questo distacco, in alcuni casi, si trasformava in vero e proprio odio.
Risaputa è l’ostilità che vi era fra Platone e i Sofisti, che si rifletteva quindi anche fra i rispettivi allievi.
E Aristotele, che preparava le nuove classi dirigenti, non poteva non essere in contrasto con Epicuro, che non si curava affatto di politica.
Aiutami, o divina Calliope, a narrare le vicende,
Di questi maghi venerande
Che per amor dei consanguinei
Riuscirono a superar i legami lignei
Del rango e dei principi.
Dona alla mia penna la forza di parar al meglio
Della forza e dell’orgoglio
Di quella fanciulla,
Che il ragazzo riuscì a conquistar non senza far nulla.
Ed ora, prima che canto il mio umile e senza pretese
Renda ingestibili le attese
L’aedo vi saluta, sperando che qualcuno prenda le sue difese.
Cantuccio Ismeniano_
Buonasera