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Autore: Kilaren    04/01/2013    4 recensioni
{Hizaki x Kamijo - semplicemente, amore fluffoso tra bambini }
“Eh?! Sei sicuro, Kami-chan?!”
“Ovviamente! Ti dico che la signora anziana che abita qui all’angolo è in realtà un’aliena! E inoltre ho visto che in casa sua ci sono tante palle bianche con foglie verdi che usa per cucinare!”
“...Ma quelle palle non si chiamano cavolfiori, Kami-chan?”
“Shhh! Assolutamente no! E poi lo sanno tutti che ci costringono a mangiare le verdure perché vogliono farci diventare zombie!”
[...]
“Macchan... promettimi che ci rivedremo un giorno... e che mi darai un altro bacio, però uno come quelli dei grandi!” esclamò Kamijou strofinandosi gli occhi – non voleva che la sua principessa lo vedesse piangere, assolutamente no.
Tornerai? Per me, tornerai?
“Te lo prometto.” affermò tentando di trattenere le lacrime;  il suo principe se ne stava andando, e forse non sarebbe tornato mai più.
 
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lose you.
[Ricordi infantili di un tempo in cui eravamo felici - tu eri diverso]
 





Masaya Kawamura era sempre stato un bambino diverso dagli altri, preferiva andare a fare compere con la mamma invece che giocare con le macchinine insieme ai suoi compagni, e per questo molto spesso veniva escluso, ritenuto strambo e talvolta era vittima di insulti. Sua madre voleva vederlo sorridere, ma se suo figlio non amava giocare a calcio come gli altri bambini, non poteva farci nulla... purtroppo però suo marito non era dello stesso parere.

“Questo bambino ha qualche problema mentale, Kimiko!”


E pure Masaya era una persona normale, non aveva nessun handicap. Andava bene a scuola, era sempre educato, aiutava la mamma e il papà con le loro commissioni... il suo unico problema era che amava la solitudine.
No, non è corretto dire che l’amava,  lui viveva per la solitudine. Quando gli chiedevano perché si comportasse così, rimaneva sempre in silenzio o, in quei rari casi in cui rispondeva, affermava che le persone non gli piacevano.

“A me la gente non piace, sono tutti uguali.”


Parole che pronunciate da un bimbo di appena cinque anni potevano sembrare assurde, ma non per chi conosceva Masaya: da lui ci si poteva aspettare di tutto. E pure, quando nell’abitazione di fianco la sua si trasferì una nuova famiglia, ammise con ingenuità che non vedeva l’ora di conoscere i neo-vicini.

“Mamma, posso portare io i biscotti alla signora vicina?”


Una richiesta tanto banale, ma che per Kimiko era un grande passo: suo figlio voleva conoscere nuove persone.
Il piccolo corse allegramente verso la casa dei vicini, bussando ripetutamente il campanello con aria impaziente. Quando la porta si aprì e si ritrovò davanti un bambino poco più grande di lui, non poté non sorridere

E quel bimbo non poté non pensare “che bel sorriso”


Quell’incontro diede il via ad un appuntamento fisso che si ripeteva ogni giorno alla stessa ora dinanzi l’uscio della mansione del più grande. Fu “amicizia a prima vista”, la loro.
 Kamijou, si chiamava, ma per il suo Macchan era semplicemente Kami, il ragazzino pestifero proveniente da Hiratsuka, quello che gli raccontava tante cose che lui, all’epoca piccino e indifeso, non poteva ancora conoscere.

“Eh?! Sei sicuro, Kami-chan?!”
“Ovviamente! Ti dico che la signora anziana che abita qui all’angolo è in realtà un’aliena! E inoltre ho visto che in casa sua ci sono tante palle bianche con foglie verdi che usa per cucinare!”
“...Ma quelle palle non si chiamano cavolfiori, Kami-chan?”
“Shhh! Assolutamente no! E poi lo sanno tutti che ci costringono a mangiare le verdure perché vogliono farci diventare zombie!” blaterava gesticolando, il piccolo Kamijou.


Si sentiva grande al fianco di Masaya, pensava di essere l’idolo di quest’ultimo, e forse era così, forse Macchan lo considerava sul serio un idolo, un mito, una persona da ammirare. Si intuiva dal modo in cui lo guardava, quei suoi occhietti vivaci puntati sempre su di lui.


“Senti, Macchan” chiese all’improvviso il maggiore, osservando con poco interesse il tramonto. Ogni giorno si incontravano, parlavano insieme tutto il tempo e poi si sedevano sul muretto che li divideva dal parco-giochi per scrutare insieme il lento decadere del sole.
“Sì, Kami-chan?” domandò a sua volta il più piccolo rivolgendogli tutta la sua attenzione. Kamijou arrossì violentemente, pareva in tutto e per tutto un pomodoro
“Ma tu... sai quando i grandi dicono ‘ti amo’?”
Hizaki scosse il capo come per dire “no, non lo so”, per poi chiedere ingenuamente il perché di quella domanda.
“La mia mamma mi ha detto che il ‘ti amo’ si dice alle persone a cui vogliamo molto bene... ma tanto tanto! – Il ragazzino allargò le braccia per mostrare ‘la quantità’ di quel tanto tanto - ...Quindi io... ti amo, Macchan!” concluse puntando le iridi scure verso il suolo, quasi a voler sfuggire dalle parole dell’altro.
“Anch’io ti amo, Kami-chan” affermò Masaya socchiudendo le palpebre per poi sorridere dolcemente.
“...Masaya, vuoi essere la mia... la mia principessa?” chiese, lasciando stupito il minore
“...M-ma sono un maschio, non posso essere una... una...!” balbettò stringendo i pugni, incredulo
“E’ che... volevo essere il tuo principe...” mormorò deluso Kamijou, scendendo dal muretto e iniziando a percorrere il sentiero verso la propria abitazione.
“A-aspetta, Kami-chan! – Quest’ultimo si bloccò, senza però voltarsi – ...sì, voglio essere la tua principe...principessa!”
Kamijou sorrise, una di quelle risate di cuore che da adulto avrebbe tanto sofferto la mancanza.
“Dammi un bacio, Masaya!” esclamò il bambino voltandosi e correndogli incontro.
“C-cos--?!” nemmeno il tempo di replicare che le morbide labbra al sapore di cioccolatino al liquore di Kami-chan si posarono sulle sue. Fu una sensazione stupenda.


Quando, mesi dopo quel loro scambio reciproco d’affetto, Kamijou fu costretto a trasferirsi di nuovo a causa del lavoro del padre, Masaya sentì una parte del suo cuoricino volare via da lui. Da allora sorrise più raramente di prima.

“Qualcosa non va, tesoro? Perché non esci fuori a giocare con gli altri bambini?” chiese Kimiko carezzando la testa del figlio, realmente preoccupata dallo stato in cui si trovava la sua creatura.
“Perché la gente non mi piace” rispose, fissando con aria disinteressata il vaso contenente rose bianche – “bianche come la luna”, pensò – dinanzi a lui.
“Ma amore, credevo che grazie a Kamijou la gente cominciasse a piace--"
“Kami-chan non è come gli altri, lui è l’unica eccezione. Lui è il mio principe.” la interruppe il piccolo Masaya alzandosi dal proprio posto e correndo verso la sua cameretta.
Ne era certo, un giorno lo avrebbe rivisto il suo principe, perché glielo aveva promesso.


 
“Macchan... promettimi che ci rivedremo un giorno... e che mi darai un altro bacio, però uno come quelli dei grandi!” esclamò Kamijou strofinandosi gli occhi – non voleva che la sua principessa lo vedesse piangere, assolutamente no.
Tornerai? Per me, tornerai?
“Te lo prometto.” affermò tentando di trattenere le lacrime;  il suo principe se ne stava andando, e forse non sarebbe tornato mai più.

[Tornerai? Per me, tornerai?
O lascerai la tua principessa da sola?
Tornerai?
Ci sono cose che noi semplici umani non possiamo sapere,
solo gli dei sono a conoscenza del nostro futuro.
Vi prego, dei, permettetemi di stare al suo fianco ancora una volta
Tornerai per me, eh?]

 

Ciò che Masaya Kawamura non poteva immaginare, però, era che quel bambino sarebbe tornato a riprendersi il suo bacio, se pur dopo vent’anni.
Aveva mantenuto la sua promessa, era ritornato.

“Ti amo, mia principessa”
“Ti amo anch’io, Kami-chan”








































 



Non ci posso far niente, a me 'sti due ispirano Fluff, tanto Fluff, vagonate di Fluff, quintali di Flu-- okay, avete capito, no? 
Credo che i ricordi siano una cosa meravigliosa, per questo ho preferito incentrare il tutto in un'ipotetica infanzia problematica di Hizaki - ovviamente questa è solo una FanFiction, con questo scritto non intendo affermare che Hizaki e Kamijou siano amicizi fin da bambini, né che il chitarrista abbia avuto una vita complicata, eh x°
Un grazie a voi che avete letto, alla mia cara moglie che l'ha letta per seconda e mi ha incoraggiato a pubblicarla (?) e ad Elle che l'ha letta per prima anche se il Fluff le fa venire le emorroidi. 

Ah, e buon 2013!



Kila.
   
 
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