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Autore: alynoihara    04/01/2013    0 recensioni
Allora, questa ff è nata da una role che ho fatto con una dolce pulzella di cui non dirò il nome ( Cristina ) e il suo dolce 2P Polonia. I personaggi che ci sono nella storia sono i personaggi con cui ruolo quasi quotidianamente e quindi ho cercato di ricalcare i caratteri al meglio.
Infine, questa fic è una dedica a un crack pairing nato dal nulla e che tutt'ora shippo moltissimo.
Attenzione: la mia mente malata ha deciso di descrivere una Natalia incinta, vi prego non mandatemi a quel paese perchè in questa ff c'è tanto di quel fluff che mi personerete, ne sono certa.
Il 2P Polonia/Jan appartiene alla mente di Cristina, io ne riporto solo ( e al meglio) le veci.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Estonia/Eduard von Bock, Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz, Russia/Ivan Braginski
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Da dietro quelle porte provenivano urla, le solite mattutine urla.
‘’Perché l’hai fatto?!’’ una voce roca tuonò di punto in bianco.
‘’T-Ti prego..io non sapevo..’’ rispose una voce più candida.
‘’Perché?!’’
‘’T-Tu lo sai che mi piace..’’
’’Non centra niente!’’ di nuovo la voce roca.
Natalia tese la mano ai pomelli dorati del portone e piano aprì le porte, facendo calare il silenzio nella stanza. Tutti gli occhi su di lei. Il lituano deglutì rumorosamente quando incontrò lo sguardo della slava che intanto si stava avvicinando ai due.
‘’Natalia..’’ il biondo apostrofò.
‘’Jan..’’ rispose lei spostando lo sguardo dal polacco al lituano. Quest’ultimo prese a fissarla con troppa attenzione perché subito Jan ringhiò involontariamente, facendo tremare il moro.
‘’Smettila’’, la voce bassa della bielorussa si rivolse al polacco, stringendogli la manica, ‘’Ti devo dire una cosa’’.
I due si avviarono all’uscita, uno di fianco all’altra, ma senza guardarsi. Il lituano rimase immobile a osservarli, grato di essere vivo anche quel giorno. Solo lui sapeva della loro pseudo relazione e non ne aveva fatto parola a Ivan per ovvi motivi. Al russo non andava molto a genio quel polacco e alla bielorussa non piacevano le spie.
La loro relazione era nata tre mesi prima e per puro caso, davanti al caminetto e con un bicchiere di vodka in mano. Il lituano non si ricordava di aver visto la slava sorridere più che in quel periodo. Durante le prime settimane riusciva persino a prenderla per mano e bearsi del privilegio di avere le dita ancora tutte intere. A quanto sapeva, nessuno dei due si era mai dichiarato ( e nessuno l’avrebbe mai fatto, conoscendoli ) e in pubblico tendevano ad ignorarsi quasi completamente. Natalia non era certo il tipo da mettere in pericolo qualcuno con Ivan, nonostante Jan non fosse uno che si tirava indietro dalle sfide.
Però in privato erano tutt’altro che lontani. Il loro era un amore violento e passionale e al lituano faceva male il cuore ogni volta che un giardiniere gli riferiva di averli avvistati contro un muro a scambiarsi effusioni. Lo riferivano a lui perché così non lo veniva a sapere Ivan, questo era stato deciso da Toris la prima volta che aveva fermato una domestica esattamente prima che aprisse la porta dello studio del russo.
Cominciò a sorseggiare un tea che si era appena fatto fare, rigorosamente senza vodka perché in quella casa erano solo in tre a non essere alcolizzati ed erano i Baltici. Raivis non sospettava nulla di quella storia e per fortuna, perché il lettone non era capace di controllare le parole che gli uscivano dalla bocca, il che avrebbe portato a orribile conseguenze. Eduard, che stupido assolutamente non era, qualcosa aveva sospettato, ma Toris aveva sempre negato tutto. Sarebbe stato un bel problema anche per il lituano se Ivan fosse venuto a sapere che lui era a conoscenza della storia e non gli aveva detto niente, quindi meno persone lo sapevano e meglio era. Come già accordato , i domestici dovevano mantenere il segreto e così avrebbe fatto lui.
Si aprì un libro davanti al naso e cominciò a leggere sorseggiando il tea.
 
I due entrarono nell’imponente camera da letto di lei, uno abbracciato all’altra. Le labbra del polacco le toccavano il collo in molteplici punti mentre una mano la premeva a lui e l’altra le palpava le natiche, dapprima da sopra la gonna, ma finendo per alzarla e giocare con gli slip. La bielorussa si agitò tra le sue braccia e ripetè ‘niet’ più volte.
‘’Eddai tesoro, non puoi dire che non ti piace ~’’ le sussurrò all’orecchio con fare sensuale.
‘’Non sto dicendo questo, ma solo che non voglio’’, rispose lei fredda, cercando di liberarsi. La mano del polacco tornò sopra il vestito e le labbra pallide della ragazza vennero zittite.
‘’Dai..sarà veloce e indolore’’, il polacco insistè.
‘’Ho detto di no Jan’’, di nuovo fu costretta a declinare, ma questo non bastò per fermare il biondo che mentre continuava a percorrerle il collo con le labbra, lasciando di tanto in tanto un succhiotto, con una mano le disfava il fiocco sulla schiena. Erano poche le volte in cui potevano fare sesso, perché poche erano le volte in cui Ivan era fuori casa. Fortunatamente quella mattina doveva vedere Julchen e quindi avevano tutto il tempo di fare un lavoro coi fiocchi. La spinse sul letto e le si piantò sopra, torturandola e tentandola con sensuali baci.
‘’Perché stavate litigando tu e Toris?’’ riuscì a chiedere non appena ebbe le labbra libere.
‘’Per via di quel bacio..’’ il polacco ringhiò al solo ricordo, ‘’La domanda migliore è perché ti sei fatta baciare?’’
‘’Mh, devo dire che non ha un sapore così orribile quel ragazzo~’’, la slava ghignò provocando il biondo che fermò i baci  e le lanciò un’occhiataccia.
‘’Scommetto che tu ne hai uno migliore, Natalia’’, avvicinò di nuovo le labbra al suo collo, mordendolo con forza e provocando la sua risata.
‘’F-Fermo con quelle mani!’’ alzò la voce senza problemi data l’assenza del fratello e questa volta fu lei a fulminarlo con lo sguardo.
‘’Okok, ho capito. La gattina oggi graffia..’’, sospirò allontanando le mani dai suoi fianchi,’’ Allora, cosa dovevi dirmi se non questo?’’
‘’Uhm, per un po’ credo che non potremmo più fare sesso’’, la sua voce era un sussurro, ma i suoi occhi erano fissi su quelli azzurri del ragazzo.
‘’E per quale arcano motivo? Le tue cose dureranno mesi’’, ridacchiò alla battuta, sbuffando sonoramente subito dopo.
‘’Niet..’’
‘’E allora? Natalia se devi dirmi qualcosa, fallo senza problemi’’, l’apostrofò lui velocemente. La bionda trasse un’ampia boccata d’aria e guardò il soffitto del suo letto a baldacchino, ‘’Sono incinta’’.
Lo stupore negli occhi del polacco brillò già da subito, facendolo cadere di lato sul letto, ‘’Tu cosa?!’’
‘’Da, dovevano venirmi una settimana fa e sono sempre puntuali’’, continuò lei.
‘’Ma allora è solo una supposizione, non realtà’’, sospirò di sollievo.
‘’Niet, ho fatto anche il test..’’
Il polacco si tirò a sedere e si maledisse per aver rischiato più di qualche volta senza protezione. Una mano gli nascose il viso mentre la bielorussa lo abbracciava dolcemente, ‘’ Non ho intenzione di tenerlo, Jan’’.
Il polacco si girò verso di lei con fare poco amichevole, ‘’Tu lo terrai invece, è sempre e comunque anche mio figlio’’.
L’averlo detto costrinse gli occhi di entrambi a sgranarsi e i loro sguardi si incontrarono praticamente subito.
‘’Non ci penso nemmeno, io abortirò’’.
‘’Tu non lo farai donna’’, di nuovo la spinse schiena contro materasso, guardandola con occhi cupi che la intimorivano.
‘’Non puoi dirmi cosa fare’’, anche il suo sguardo si incupì d’un tratto, portandola a scansarlo e alzarsi dal letto, ‘’E non sarei una buona madre’’.
‘’E invece ti sbagli, saresti un’ottima madre, Natalia’’, le afferrò il polso e sa la tirò vicino, abbracciandola e appoggiando una guancia sul suo grembo.
‘’Dobbiamo dirlo agli altri’’, il tono della sua voce era piatto e lo sguardo fisso sulla finestra, ‘’ Voglio che anche Ivan lo sappia.’’
‘’Mi ucciderà’’, il tono preoccupato del ragazzo sorprese la slava.
‘’No, non lo farà’’, rispose semplicemente lei, conscia del fatto che quel risvolto sarebbe stato probabile.
‘’Allora aspetteremo che torni. Nel frattempo distenditi che ti coccolo..’’ il biondo non era mai stato così chiaro sulle sue azioni, ma probabilmente questo era il contraccolpo della notizia.
‘’Niet, voglio stare sola’’, di nuovo una risposta secca. Jan fu costretto a lasciarla sola e quando la bionda rifiutò un suo bacio, capì che era meglio fare altro fino all’arrivo di Ivan.
Quando fu sola, la prima cosa che fece fu scagliare un coltello davanti al lei sul pavimento di legno, cadendo in ginocchio accanto all’arma e scoppiando a piangere.
Quando il polacco raggiunse di nuovo il salone, doveva avere il colorito tipico dei nordici perché Toris scattò in piedi, pronto a chiedergli cosa fosse successo, ma quando vide Jan prendere una bottiglia di vodka dall’armadietto e lasciare il bicchiere al posto, preferì il silenzio e risedersi.
‘’A che ora dovrebbe tornare Ivan?’’ domandò il polacco.
‘’Tra meno di dieci minuti’’, rispose il lituano. Il biondo sbiancò ancora di più e si portò la bottiglia alle labbra mentre l’altra mano si strinse di più sul pomello.
‘’Bene, mandami a chiamare quando arriva e chiedigli di stare in salone. Ah sì, chiama anche gli altri due lì..’’, detto questo uscì dalla stanza sotto lo sguardo scettico di Toris.
Che fosse successo qualcosa? Che avessero deciso di uscire allo scoperto? No, Natalia non era così poco attenta e nemmeno Jan. E allora cosa era successo? Il lituano preferì non pensarci e distrarsi finchè il russo non entrò nella stanza.
‘’Priviet Toris! <3 ‘’ il biondo tuonò con un sorriso mentre strinse il moro in un abbraccio e gli diede un bacio sulla guancia.
‘’I-Ivan smettila per favore..’’ la voce tremante di Toris stonava nettamente con quella dolce e soave del biondo che allentò la presa su di lui, posandolo si nuovo a terra.
‘’Aspetta, vado a prendere il tuo vestitino ~’’, un sorriso inquietante gli spuntò sulle labbra.
‘’N-No, Ivan stai qui!’’
‘’Oh, ma allora vuoi stare con me. <3 ‘’, il sorriso si allargò.
‘’Ehhhh?! No, mi..mi hanno chiesto di farti stare qui. D-Devo andare a chiamare Eduard e Raivis’’, così detto, il lituano si dileguò, camminando nei corridoi a passo spedito, non voleva mica far attendere molto il russo!
Bussò alla porta dell’estone, ‘’Eduard? Puoi uscire?’’ sussurrò appena.
‘’Cosa c’è Toris?’’ un paio di occhi azzurri spuntarono da dietro alla porta.
‘’Devi venire in salone, Jan mi ha chiesto così.’’
‘’Mh, quel polacco non mi piace, cosa deve dire? Brutte storie con Natalia? ~’’ il suo ghigno fece trasalire il lituano.
‘’N-N-Non lo so..vado a chiamare Raivis.’’
‘’No, lo faccio io’’, l’estone uscì dalla stanza e si diresse verso quella del lettone mentre il lituano camminava per quella del polacco. Vi fu di fronte praticamente subito nonostante la stanza di Eduard fosse dalla parte opposta del palazzo. E se il polacco era ubriaco? Non era così insolito poi, oppure se fosse morto dopo una dose troppo forte di droga? Bussò esitante ed entrò nella stanza,’’Jan..è arrivato..’’
‘’Mh, grazie’’, si alzò dalla poltrona e uscì dalla stanza, diretto verso quella della bielorussa e, non soffermandosi nemmeno a bussare, entrò e la raggiunse sul pavimento. Si chinò ad abbracciarla, baciandole il collo e prendendole la mano, ‘’è arrivato’’, le sussurrò all’orecchio. Lei annuì e si tirò in piedi, lanciando una breve occhiata al polacco uscendo dalla stanza aspettandolo. Gli tese la mano e, una volta stretta, si appoggiò al suo petto con occhi spenti,’’ Ho paura..’’
Il polacco rimase interdetto da quelle parole; la bielorussa non aveva mai paura, nemmeno quando rischiava di morire e allora perché proprio ora? Perché una gravidanza la disabilitava così?
‘’Non ne devi avere’’, le posò un leggero bacio sulle labbra e la condusse mano nella mano verso il salone dove fu lei però ad aprire le porte.
‘’Natalia!’’ Ivan quasi urlò vedendola per mano con il polacco. Lei non rispose, stringendo la mano al ragazzo e andando verso il caminetto.
‘’Come mai ci hai chiesto di venire?’’ il lituano chiese titubante.
‘’Avrà fatto qualche cavolata e ora chiede il nostro aiuto ~’’, l’estone ribattè a Toris.
‘’Per esempio cosa?’’ questo era Raivis.
‘’Silenzio! E tu tappati quella bocca se la vuoi ancora avere!’’ la bielorussa sbattè il pugno sulla mensola del fuoco, ringhiando verso l’estone.
‘’Allora Natalia? Perché mi hai chiesto di venire, sorellina?’’ chiese Ivan evidentemente preoccupato per aver visto la sorella accanto al polacco.
‘’Voglio rendervi partecipi di una cosa importante’’, rispose brevemente.
‘’La tua relazione con quel coso?!’’ il russo si stava irritando.
‘’Anche..e ha un nome ed è Jan. Siediti Ivan’’, gli indicò il divano e chiamò il polacco ancora più vicino a lei per allontanarlo dal fratello prima di affermare con voce ferma, ‘’Sono incinta’’.
Nella stanza calò il silenzio e la slava osservò tutti con occhi freddi. Sul viso dell’estone si dipinse un ghigno, su quello del lettone stupore e su quello del lituano, dolore. Il russo saltò in piedi e si lanciò sul polacco, sbattendolo sul muro con una mano stretta attorno al suo collo e alzò il rubinetto accanto al suo viso, ‘’Tu..hai reso impura la mia sorellina’’, attorno al russo si formò un’aura viola intenso mentre anche gli occhi divennero cupi.
‘’Non mi pare che lei si sia ribellata~’’, un ghigno si allargò sulle labbra del polacco causandogli un ematoma sulla guancia dovuto allo scontro con il rubinetto.
‘’Niet! Ivan, lascialo!’’ Natalia riuscì a dividere i due puntando una lama alla gola del fratello, intimandogli di allontanarsi con solo uno sguardo, ‘’ Io ero consenziente’’.
Il russo indietreggiò e si sedette sulla poltrona, orservandoli con sguardo perso, ‘’E lo terrai?’’
‘’No’’,‘’Si’’ risposero all’unisono.
Si guardarono a lungo finchè la bielorussa non si allontanò dal polacco, riaffermando la sua idea, ‘’Niet, non ho intenzione di tenerlo’’. Lo sguardo e l’espressione di Ivan si ammorbidirono, portandolo a rilassarsi sulla poltrona, ‘’Andremo da un dottore, Natalia’’.
‘’Tu lo terrai’’, il polacco tuonò cupo. Ivan scattò in piedi e fasciò la sorella in un abbraccio, ‘’Stalle lontano’’.
‘’Perché dovrei? Lei è anche /mia/’’, affermò il polacco con un ghigno beffardo.
‘’Ivan..non è pericoloso, ti prego di non fare storie’’, richiese la bielorussa.
‘’Ma non vuole rispettare il tuo volere..’’, piagnucolò il russo.
‘’Lo rispetterà, non sono pronta per un figlio e non lo avrò’’, rispose lei ferma.
‘’Puoi dire quello che vuoi di me, ma non ti farò uccidere un bambino’’, il polacco intervenne sibilando verso i due fratelli. Ivan di riflesso strinse di più la sorella, costruendole attorno un muro di protezione, ‘’Jan, vattene subito’’.
Toris si avvicinò a Natalia che nel frattempo era sbiancata e la prese per mano, ancora indeciso sul da farsi, portandosela dietro.
‘’Cosa stai facendo?!’’, Jan scattò in avanti, ma fu fermato da Ivan facendo ringhiare la slava, ‘’Ivan, non toccarlo!’’.
Il lituano le strinse la mano e le sussurrò all’orecchio che tutto sarebbe andato per il meglio e la condusse fuori dalla stanza, camminando fino a raggiungere la camera della bionda. Le urla si sentivano da dietro le spesse porte, seguite subito dal rumore di oggetti scaraventati a terra o rotti irrimediabilmente. Nessuno dei due ragazzi disse nulla, limitandosi a stare una nelle braccia dell’altro, che la stringeva mentre i singhiozzi la raggiungevano.
‘’Non lo voglio..’’, asserì la slava premendo la testa contro il suo petto.
‘’Se non lo vuoi non lo avrai, però è necessario che ne parli con calma anche a Jan’’, sorrise accarezzandole la testa.
‘’Ma lui mi disconoscerà e io non voglio che accada..’’, ribattè lei.
‘’Se non lo permetterai non succederà, sei intelligente e forte, ne uscirai come sempre’’, le diede un casto bacio sulla fronte, facendole alzare il viso e asciugandole le lacrime. Era particolarmente bella così indifesa tra le sue braccia, tanto che il ragazzo dovette trattenersi con tutte le forze per non toccarle le labbra. Deglutì e distolse lo sguardo, continuando a stringerla.
‘’Toris..ho bisogno di averti vicino’’.
Il lituano abbassò lo sguardo sui suoi occhi chiari e gonfi. Erano sinceri, lei gli aveva chiesto di starle vicino e sostenerla, lei lo voleva al suo fianco. Il suo cuore perse un battito e il sorriso sulle sue labbra si allargò, ‘’Certo che ti starò vicino, sai che ci sono sempre stato per te’’.
‘’Spasibo’’, si stropicciò gli occhi e, alzandosi in piedi, si svestì noncurante della presenza del ragazzo nella camera , indossando una maglia lunga e appoggiando il fiocco sul comodino per poi infilarsi sotto le coperte, ‘’Voglio dormire ora, chiudi le porte quando esci’’, e detto questo gli girò le spalle.
Lui, non contento, andò a chiudere le pesanti tende e sussurrò un ‘buona notte’ appena prima di uscire dalla stanza.
Una porta si socchiuse dopo un po’ e il polacco entrò nella camera buia in estremo silenzio, svestendosi e infilandosi sotto le coperte accanto a lei. La slava non era riuscita a prendere sonno, ma non si mosse né aprì gli occhi, ancora troppo arrabbiata. Lui fece scorrere una mano sul suo fianco e poi giù sulla gamba, risalendo sotto la maglia. Con l’altra mano le spostò una ciocca di capelli da volto, baciandole delicatamente la guancia e facendola girare verso di lui per cingerla con un braccio e baciarle il collo.
‘’Ti amo, lo sai?’’, sussurrò piano, ma non ottenne risposta. La slava rabbrividì alle parole, cercando tuttavia di mantenersi rilassata, ‘’è sempre stato così, non pensare che lo dica solo per la situazione in cui siamo’’, continuò ad accarezzarle la fronte, guardandola con occhi socchiusi, ‘’Grazie a Dio stai dormendo, altrimenti me lo rinfacceresti a vita’’, ridacchiò respirandole nei capelli, inebriandosi del suo profumo. Sprofondò nel sonno stringendola con più vigore e la slava si costrinse a prendere sonno, sprofondando nell’oscurità quasi subito.
 
Una domestica la mattina aprì le tende, svegliando la slava di malumore e venendo cacciata dalla sua stanza. Rimanere a letto era inutile quindi la bionda scivolò via dal torpore e si mise addosso il suo solito vestito, ragionando su tutta quell’orribile situazione. La colpa era prettamente sua dato che aveva acconsentito ad avere rapporti la settimana prima delle mestruazioni e, notando il loro ritardo, si era subito preoccupata. La pillola quella volta aveva fallito e l’aveva lasciata in quello stato di confusione in cui era in quel momento. Quinto giorno di gravidanza. Evitò di chiedere aiuto a qualcuno per la preparazione e casualmente volse lo sguardo verso il letto vuoto. Chissà a che ora se n’era andato. Sospirando si spazzolò i capelli, ripetendosi le parole del polacco nella mente. Era probabile che si fosse sentito impotente e le avesse dichiarato il suo amore così per fare. No, il polacco non era tipo da agire senza pensare . Alzando gli occhi verso lo specchio vide il rossore sulle sue guance e sorrise dolcemente, appoggiando la spazzola sul mobiletto e uscendo.
Raggiunta la sala da pranzo, si sedette accanto alla finestra, chiedendo un solo bicchiere di vodka che le fu negato senza ripensamenti. Questo causò solo la sua irritazione, facendola scattare in piedi e abbandonare la stanza per dirigersi in biblioteca, il suo secondo luogo preferito in quella casa cupa.
Percorse lentamente la scalinata e, scorrendo con le dita i vari tomi, si sedette a terra sotto la colonna Tolstoj, gambe strette al petto e il viso nascosto. Non pianse, non fece altro che pensare a come sarebbe stato da lì in poi, l’atmosfera che avrebbe avvolto quella casa e la compassione che tutti avrebbero provato per lei. Improvvisamente desiderò essere come l’eroina del suo romanzo preferito: Anna Karenina. L’aveva sempre ammirata per la sua forza d’animo e ogni volta che rileggeva il libro desiderava con tutta se stessa conoscerla. Sapeva bene come si viveva nella società  del tempo. Una volta finì per caso nella biblioteca dello zar Alessandro II  che portò avanti la politica del padre di proibire il bielorusso nell’uso parlato o scritto. Appena il romanzo uscì, nel 1878, fu fatta fare una copia rilegata in oro e scritta in russo per la nobiltà. Natalia aveva di nuovo litigato con lo zar per la faccenda della lingua, ma il russo lo sapeva masticare alla pari del bielorusso e Ivan cercò di placarla in qualsiasi modo, ma fallì. Camminando nella biblioteca fu colpita dalla scritta dorata su un libro praticamente nuovo, recante il titolo: Anna Karenina. Senza indugio lo tirò fuori e cominciò a leggerlo con così tanto animo che in un solo pomeriggio ne lesse metà. Alla sua tenera età pensò che Anna fosse veramente una nobildonna russa e ad ogni ballo organizzato dallo zar cercava una donna che le somigliasse, ma mai la trovò. Lesse tutto il libro in tre giorni, leggendo di notte per non essere scoperta, ma una mattina mentre piangeva nascosta in una delle innumerevoli sale di ricevimento, Toris la trovò.
”Perché piangi, Natalia”, chiese con il suo solito sorriso.
“Non sto piangendo!”, negò l’evidenza strofinandosi gli occhi.
”E allora cosa fai rannicchiata lì dietro?”
”Niente”, rispose secca.
“Allora esci”, le allungò una mano.
”Sto bene qui”, abbassò lo sguardo.
Il lituano le si sedette accanto e non disse nulla, giocando con i suoi piedi e aspettando che fosse la bambina a parlare.
”Volevo incontrare una persona, ma lei non c’è mai a nessun ballo”, asserì la slava.
”Forse se domandi allo zar lui te la farà conoscere”, sorrise lui.
Lei scosse la testa, “Non mi piace quell’uomo e poi lei..lei è morta”. Detto questo, si appoggiò alla spalla del baltico e ripiombò nel silenzio. La mattina dopo, sul suo comodino c’era una copia di Anna Karenina impacchettata. Sul momento pensò che fosse un regalo di Ivan e si sbrigò a ringraziarlo, non accorgendosi del dolore negli occhi del lituano.
Ora, a distanza di anni, era quasi sicura che fosse stato Toris a farle quello splendido regalo che ancora conservava in un cassetto. Tirò giù il libro dallo scaffale e lo aprì ai suoi piedi, leggendo la parte che preferiva di più: il ballo.
”Ti piace proprio quel libro”, la slava alzò il capo e notò il sorriso del lituano accanto a lei.
”Cosa te lo fa pensare?”, domandò lei.
”Supposizione, o semplicemente il fatto che quelle pagine sono le più rovinate, insieme alle ultime”, si sedette accanto a lei e alzò gli occhi al cielo.
lei chiuse il libro, imbarazzata di essere stata scoperta, “Come sapevi dov’ero?”
“La biblioteca ti è sempre piaciuta e non sei la sola che ci viene spesso o di notte, sai?”, le fece l’occhiolino, sorridendo dolcemente.
La bionda appoggiò la schiena allo scafale e sussurrò a occhi chiusi, “Non credevo che anche tu preferissi la notte per leggere”.
”Oh no, io ci vengo di notte perché è un buon rifugio da Ivan2, la ragazza lo guardò con la coda dell’occhio.
”Capisco..”, calò di nuovo il silenzio, “E cosa sei venuto a fare?”
“A vedere come stavi. Ho sentito che non eri di buon umore stamattina”, ammise il moro un po’ titubante.
”Mi hanno tolto la vodka”, sbuffò seccata lei.
”Ma Natalia, non puoi bere ora che sei..”, il suo sguardo cadde sulla pancia fasciata dal nastro di lei.
”Cosa? Incinta? Credi che mi piaccia?”, guardò velocemente altrove.
“Però lo sei e non berrai vodka per un bel periodo”, affermò lui.
”Non credevo che gli stati potessero rimanere..”
“Ho letto in alcuni libri che succede quando l’indipendenza è vicina”.
”Quindi avrei in grembo la mia Capitale? Ma io non voglio lasciare Ivan..”, alzò gli occhi sul ragazzo, guardandolo seria.
Preferì stare zitto e chiudere gli occhi per poi sentire un leggero peso sulla sua spalla e notare che la ragazza era appoggiata a lui.
”Toooooooris <3”, una voce profonda si sentì risuonare in tutta la sala, anche se proveniva da fuori.
”Credo che qualcuno mi cerchi, meglio se cambio posto”, il ragazzo si alzò e salutò la bionda, che però lo trattenne tirandogli il pantalone.
”Uhm..tanti anni fa..sei stato tu a regalarmi quel libro?”, lo guardò speranzosamente.
”Quale libro?”, rispose lui con un sorriso. La presa su di lui sparì e il ragazzo potè proseguire.
”Toris..grazie”, la slava accennò un sorriso e ne ottenne uno come risposta, prima di sentire il lituano uscire dalla stanza. A sua volta la bionda uscì, chiudendo piano le porte e percorrendo il corridoio verso i sotterranei dove c’era la cantina. D’un tratto qualcuno la spinse contro il muro, affondando le labbra nelle sue nonostante lei gli premesse una lama alla gola. Appena vide i capelli biondi e il cappello nero, l’arma fu abbassata e il bacio ricambiato. La sua mano gli accarezzò la schiena mentre quelle di lui le presero il viso dolcemente.
”Finalmente ti sei svegliata~”, disse il polacco, con tono sensuale, sulla pelle pallida di lei.
”Sono sveglia già da un po’ in realtà”, rispose lei stringendogli le mani.
”Ora non dobbiamo più nasconderci”, le lasciò un succhiotto sotto l’orecchio, mentre lei gli accarezzò la guancia.
”Guarda come sei ridotto..”, osservò attentamente il livido sulla guancia, guardando anche le occhiaie e notando varie zone più scure sul suo volto e sul collo, “Non ho intenzione di farti morire per mano di Ivan. Se devi, morirai per mano mia”, affermò la bionda fissandolo dritto negli occhi.
”Ohhh, se riuscirai ad uccidermi! Sarò /io/ a eliminarti per primo”, ghignò e la strinse a sé.
”Non ne avresti il coraggio e lo sai”, sospirò la slava.
”Perché non sai /come/ voglio ucciderti..”, di nuovo la spinse contro il muro, facendo correre una mano sotto la sua coscia e alzando la gamba sul suo fianco, riprendendo a baciarla con foga, infilandole la lingua tra le labbra per cercare la sua compagna. Anche l’altra gamba salì sul fianco del polacco, stringendosi attorno ad esso mentre il biondo la premeva al muro e la sosteneva con le mani sulle natiche, continuando ad assaporare la slava che intanto aveva stretto il suo collo in un abbraccio.
”Ammettilo che ti piace..”, la provocò sussurrandole sulle labbra poco prima di baciarle di nuovo.
”Mai”, allungò la ‘a’ quando le labbra del polacco le percorsero il collo mentre una mano cominciò a sbottonare la camicia e disfò il fiocco, scendendo con i baci fino alla clavicola e premendola di più sul muro, spostando le mani sotto alle natiche.
”Magari non lo ammetterai mai a parole, ma il tuo corpo dice ben altro. Sei bagnata, quindi apprezzi~”, ghignò sulle sue labbra venendo spinto via e guardandola soddisfatto della reazione.
”E anche se fosse?”, domandò lei irritata, tornando a sostenersi sulle sue gambe.
”Niente, potresti ammetterlo”, il polacco alzò le spalle e la vide incamminarsi nel corridoio buio. Si lanciò in avanti, fermandola fasciandole un polso e attirandola a sé in un abbraccio, “Sto scherzando su..”, le baciò dolcemente una guancia e la strinse di più.
”Lasciami che ho bisogno di bere”, si divincolò con forza.
”Nie, tu non berrai. Non puoi perché vi faresti solo del male”, affermò con fermezza.
”So cosa mi farebbe male e la vodka non è nell’elenco”, rispose secca lei, “E ora lasciami”.
”Nie!”, la prese in braccio e si allontanò dal corridoio con la ragazza che si agitava tra le sue braccia.
”Mettimi giù! E lasciami fare quello che voglio!”, continuava a ringhiargli contro, ma il polacco non le prestava la minima attenzione. Spalancò la porta del salone con un calcio, entrando nella stanza con passo deciso e sotto gli occhi di tutti. La depositò sul divano e le baciò la fronte, “Stai qui e /tu/”, rivolgendosi alla domestica, “controlla che non beva nulla di alcolico”, evitò lo sguardo di Eduard e di Raivis e uscì.
Il più piccolo dei baltici le si avvicinò e sussurrò, “Ti verranno le tette come Ucraina? Se sì..me le farai toccare vero?”, chiese allungando una mano verso il seno della ragazza.
“Cosa stai dicendo?”, il piccolo fu fulminato da uno sguardo cupo, mentre l’estone, precedentemente sbiancato, lo afferrò allontanandolo dalla sua morte.
”Raivis stava scherzando, eheh..”, si affrettò a rispondere il biondo.
”Ma non è vero, io le voglio toccare sul serio..”
Lo sguardo della slava si incupì ulteriormente e subito un pugnale le apparse in mano.
”Nono, sta scherzando, non fargli del male!”, pregò l’estone vedendo la bionda alzare l’arma, “So che Katia sta arrivando perché avvertita da Ivan..”
”Chi gli ha detto di avvertirla?!”, sbuffò alzandosi dal divano e andando alla finestra, “non volevo che sapesse..”, e aveva i suoi buoni motivi siccome l’ucraina le sarebbe stata addosso, “suppongo di non poter più fare nulla ora”.
Le porte del salone si aprirono di nuovo e da dietro di esse apparì il russo, senza il suo solito sorriso, rimpiazzato da delle labbra rigide che toccavano fin troppo spesso la bottiglia di vodka stretta in mano.
“Priviet..”, disse semplicemente, evitando Eduard e prendendo, invece, sottobraccio il lettone, stropicciandogli i capelli e si diresse verso la sorella, “Ho chiamato Katia così che ti possa stare vicino”.
”E chi ti dice che io la voglia accanto?”, chiese con tono freddo.
“È l’unica ragazza che abbia una relazione stretta con te”, ribattè il russo.
”Non che la cosa mi interessi. Dovevi consultarmi prima di pensare di fare qualcosa per me”, assottigliò lo sguardo.
”Non l’ho ritenuto necessario”, il russo cominciò a irritarsi, facendo indietreggiare i baltici che silenziosamente si dileguarono.
”E allora l’hai fatto solo per liberarti di un peso, un peso che sono sempre stata per te!”, ringhiò la bielorussa.
Il ragazzo rimase interdetto e osservò la sorella con occhi sgranati, spingendola poi contro il muro e ringhiando di rimando, “Se non avessi scelto lui, saresti ancora degna di questa casa!”
Dapprima la bionda si incattivì ancora di più, venendo presa dall’ira e gli rispose a tono, “Magari sei tu non degno di questa casa, l’hai mai pensato?”
”Certamente, ma non sono io a frequentare cani”, disse digrignando i denti, “sei inutile”.
Il volto della ragazza si contorse in una smorfia di sorpresa e poi di dolore; la sua schiena aderì meglio al muro e lo osservò con occhi lucidi. Lui le girò le spalle, guardandola con la coda dell’occhio, “Prenditi le responsabilità di quello che hai fatto”, e detto questo uscì.
La slava scivolò sul muro, cadendo a terra e urlando dietro al fratello, “Anche Julchen è indegna! Non sarà mai abbastanza per te!”, appoggiò le mani sul viso e trattenne le lacrime con forza, facendo poi dondolare la testa da destra a sinistra e cadere le braccia ai suoi lati. Non le aveva mai parlato così oltraggiosamente, ferendola con consapevolezza. La luce di mezzogiorno illuminava la stanza rendendola più magnifica di quello che già non fosse. C’era solo un gioiello che stonava con quel portagioie ed era una bionda ragazza con gli occhi fissi sul nulla.
  
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