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Autore: Eridani    04/01/2013    4 recensioni
Non so bene, non so come, ma ecco che mi viene in mente la storia di "Cenerentola". E allora ho pensato: perchè non... ispirarmi? Quindi, storia che prende molto spunto da quella fiaba, anche se, come noterete, molte cose sono diverse.
Avvertimento: universo alternativo e personaggi un pò (tanto) sfasati, anche se ho cercato di mantenerli abbastanza IC. Altrimenti non riuscivo a far andare avanti la storia!
[partecipante alla challenge "D'infiniti mondi e AU" indetta da AleDic sul forum di EFP]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Amanda, James T. Kirk, Sarek, Sorpresa, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta, in un piccolo pianeta rossastro di nome Vulcano, un giovane ufficiale.
Pur essendo figlio di un importante ambasciatore, viveva in una casetta modesta: come dettato dalle loro usanze, la sua abitazione era priva di stanze o mobili con scopo ricreativo, ma ciò non implicava che essa fosse una casa cupa o povera. Era composta, come tutte le altre case del pianeta, da una decina di stanze, ognuna delle quali dedicata ad un determinato utilizzo: tra quelle che non potevano mancare mai in una casa vulcaniana vi era sicuramente la camera della meditazione, nella quale il padre spendeva la maggior parte del suo tempo, quando non doveva fare altrimenti all'ambasciata. L'intera casa, come del resto l'intero pianeta, possedeva un'aura di quiete e solennità, ma quella stanza ne era il fulcro; i drappi appesi ai muri, le candele poggiate sul pavimento e l'odore d'incenso facevano sì che l'animo di chiunque vi entrasse si calmasse all'istante, consentendo alla mente di governare ogni azione e di entrare in quello stato di meditazione tanto caro ad ogni forma di vita presente sul pianeta.
La particolarità di quella casa, e che la distingueva da qualsiasi altra nei dintorni, era la presenza di una macchia verde e rigogliosa: un piccolo giardino. Era ricchissima la varietà di piante presente, ed ancora maggiore era la cura che verso di loro si rivolgeva. La madre del nostro giovane ufficiale, unica umana presente sul pianeta, dedicava l'intera giornata a prendersi cura delle sue aiuole, trovando così modo di passare il tempo: dopo aver sposato Sarek ed essersi trasferita su questo pianeta ricoperto dal deserto, si era dovuta adattare ai suoi usi e costumi, che imponevano una rigida disciplina ed un controllo assoluto delle proprie emozioni. E per un'umana non è cosa semplice reprimere i propri sentimenti e cambiare le proprie abitudini; ma lei lo fece, per amore di suo marito. Ed in cambio lui le donò questo piccolo spazio.
Ed è proprio qui che inizia la nostra storia, all'ombra di un salice piangente.
Era, come ogni giorno, una giornata afosa e secca, illuminata dai fortissimi raggi solari. Pur seguendo solitamente le usanze del suo pianeta e gli insegnamenti e ordini dettati dal padre, Spock si permetteva, quando Sarek non era in casa, di fare compagnia alla madre nel suo spazio verde, sedendosi sulla panchina e studiando le ultime scoperte di fisica effettuate dai suoi contemporanei all'Accademia delle Scienze di Vulcano.
«Tra poco tornerà a casa tuo padre. È meglio che tu vada, ora.» gli disse Amanda, avvicinandosi a lui e sedendoglisi accanto.
«Posso rimanere ancora qualche minuto, madre. Sarek non tornerà che fra 7,85 minuti.» rispose Spock, mettendo da parte i suoi studi «Non riesco a comprendere la tua preoccupazione: la serenità presente qui è pari a quella che potrei trovare nella mia stanza. Ti assicuro che la mia concentrazione non risente affatto della tua presenza.»
«Spock, sai bene quanto a me faccia piacere averti qui, ma sappiamo anche bene entrambi quanto tuo padre sia contrario.»
«Non ne capisco il motivo.»
«Sai come è fatto: ritiene che questo luogo sia troppo... umano.» chiarì con un sorriso benevolo e comprensivo sulle labbra.
«Madre, io stesso ho scelto di seguire il mio retaggio vulcaniano, ma ciò non implica che la mia parte umana sia scomparsa: per quanto io cerchi di sopprimere questo lato della mia natura, rimarrà sempre qualcosa di “umano” in me. Anche se mio padre cerca di nasconderlo.»
«Vuole solo il tuo bene, e tu lo sai. Non lo dimostra, ma è così.» disse, mentre allungava una mano ad accarezzare dolcemente la guancia del figlio.
«Sì, lo so.» rispose brevemente, rimanendo immobile al gesto d'amore della madre, ma guardandola con un velo nascosto di dolcezza negli occhi. Dopo qualche secondo si alzò e rientrò in casa.
Proprio in quell'istante la porta principale si aprì e Sarek mise piede dentro l'abitazione.
«Padre.» lo salutò Spock alzando la mano nel segno vulcaniano di saluto.
«Spock.» rispose questi, ricambiando il gesto «Dove si trova tua madre?»
«È nel giardino.»
«Vai a chiamarla, devo farvi leggere un comunicato giuntomi oggi.»
Spock tornò, quindi, sui suoi passi ed avvisò la madre, che ancora si trovava seduta dove poco prima l'aveva lasciata.
Tutti e tre andarono nello studio paterno e, acceso il computer, lessero l'annuncio. Più o meno scriveva così:

La Flotta Stellare è lieta di comunicare la fine dei lavori: come predetto, la nuova nave stellare Enterprise della classe Constitution è stata ultimata ed è pronta ad imbarcarsi per la sua prima missione.
Per festeggiare tale evento, su richiesta del suo nuovo Capitano, invitiamo tutti i giovani ufficiali a prendere parte ad un rinfresco a bordo della suddetta nave astrale, che si svolgerà domani sera alle 19.00.
In mancanza di un ufficiale scientifico, tale evento verrà utilizzato come banco di prova: sarà il Capitano Kirk in persona a scegliere colui che lo seguirà durante la sua missione quinquennale.
P.S. Ballo in maschera.

Quando tutti ebbero finito di leggere, un silenzio gravò sulla stanza; madre e figlio aspettavano di sentire il parere del padre prima di proferir parola.
«Spock,» cominciò Sarek «come allievo della Flotta Stellare sei ufficialmente atteso a tale celebrazione. Ma, come tuo padre, ti proibisco di prendervi parte.»
«Posso chiedere il perché di tale decisione?» ribatté Spock, che nell'invito aveva intravisto la prima e unica possibilità di lasciare il suo pianeta e cominciare a saziare la sua curiosità: si sa, i libri possono insegnare, ma l'esperienza si fa sul campo.
«Tu non sei mai entrato in contatto con nessun'altra specie se non quella vulcaniana, eccezione fatta per tua madre. Io stesso ho accettato la tua iscrizione alla Flotta Stellare, ma ho fatto in modo che tu potessi conseguire gli studi in casa e sul tuo pianeta natìo. Non sei pronto per partecipare ad una festa di tale portata e tanto meno per entrare in contatto con una così vasta gamma di persone: ti troveresti a disagio e ciò comprometterebbe tutto il lavoro svolto in questi anni verso la tua formazione di vulcaniano.»
«Se posso permettermi, padre, ritengo che dovrei essere io a scegliere se partecipare o meno: sono d'accordo con il fatto che io abbia vissuto isolato su questa pianeta, ma proprio per questo ritengo che sia giunto per me il momento di cominciare a prendere contatto con ciò che c'è lì fuori, come, dopotutto, si richiede ad un ufficiale della Flotta. Inoltre, come dice l'annuncio, questa potrebbe essere una buona occasione per entrare a far par parte dell'equipaggio di una nave stellare.» rispose con voce calma il figlio, mantenendo però una postura eretta e lo sguardo fisso di chi è intenzionato a seguire la sua idea.
«Come ti ho appena detto, non ti ritengo pronto a compiere un tale passo. Se è per la possibilità di trovare un posto da ufficiale, non devi preoccuparti: appena riterrò giunto il momento, io stesso mi assicurerò che tu venga preso a bordo come ufficiale scientifico in una delle migliori navi stellari. Per ora, questa è la mia decisione.» concluse, facendo cenno ai famigliari di uscire dalla stanza.
«Sarek, non credi che...» provò a parlare Amanda, ma subito venne bloccata da Sarek.
«Moglie mia, comprendo il tuo pensiero e i tuoi dubbi, ma, credimi, questa è la decisione migliore.»
Detto ciò, si mise a lavorare al computer e Spock e la madre chiusero dietro di loro la porta.
«Non preoccuparti, caro.» disse Amanda, appoggiando una mano sulla spalla del figlio «Questa sera a cena ci parlo io e provo a farlo ragionare. È anni che lotto contro la testardaggine vulcaniana ed ho ormai capito come fronteggiare tuo padre: lascia fare a me.»
«Ti ringrazio, madre.» ripose Spock, voltandosi verso di lei e chinando lievemente la testa.
«Se una madre non lotta per il bene di suo figlio, cos'altro può fare?» rispose sorridendo.



Sarek sedeva a capotavola, con la moglie alla sua destra e il figlio alla sua sinistra. Sui piatti il fumo si innalzava dalla zuppa ancora calda, la cera della candela al centro del tavolo colava abbondante lungo l'asta rossa.
Quando Sarek mosse la mano per afferrare le posate e dare inizio alla cena, Amanda lo fermò.
«Marito mio, prima di cominciare vorrei riportare un attimo alla tua attenzione l'invito arrivato oggi.»
«Mi sembrava di aver già posto fine alla questione.» rispose questi, ritirando la mano.
«Capisco le tue motivazioni, ma per questa volta voglio schierarmi dalla parte di nostro figlio.»
Sarek rimase per un attimo interdetto, fissando la moglie con sguardo sorpreso (piccolo difetto acquisito tramite la lunga convivenza con l'umana). Poi si riscosse e parlò.
«Parla pure.» le disse, unendo le mani davanti a sé e poggiando i gomiti sopra il tavolo, in segno di ascolto.
«Ritengo che Spock abbia ormai raggiunto un'età sufficiente affinché sia lui a compiere le proprie decisioni. Dovrà cominciare a farlo, prima o poi; e questa mi sembra la volta giusta. Lascialo crescere, marito mio, lascia che segua la propria strada. Fidati di lui.»
Sarek rimase in silenzio, fissando lo sguardo davanti a sé verso un punto posto infinitamente lontano. Era convinto che la sua fosse la decisione più giusta, che un tale evento non avrebbe fatto altro che danneggiare irreparabilmente la stabilità che con tanta fatica suo figlio era riuscito a raggiungere. Si rendeva anche conto, però, di non poter ignorare né il volere della moglie, né quello di suo figlio; e non voleva fargli credere che suo padre non aveva fiducia in lui.
La questione era complicata, più di quanto all'inizio avesse calcolato.
Dopo qualche minuto di riflessione, si voltò prima verso la moglie e poi verso Spock.
«Figlio, non posso non tener conto dei vostri pareri e soprattutto del tuo; mi rendo conto solo ora che ormai sei arrivato ad un'età in cui non posso più darti ordini.» e mentre diceva queste parole diede una rapida occhiata ad Amanda «Eppure» continuò, riportando la sua attenzione verso il giovane ufficiale «non posso nemmeno cancellare il mio giudizio. Ritengo, quindi, che sia opportuno che io riceva una dimostrazione da parte tua, un segno che mi faccia capire che il tuo essere vulcaniano è abbastanza forte da poter sopportare le pressioni con cui verresti a contatto a bordo di una nave stellare.»
«Capisco e concordo.» rispose Spock, che per la prima volta durante la conversazione aveva aperto bocca «Dimmi cosa devo fare.»
«Non mi servono prove della tua preparazione culturale, né della tua forza fisica: ho bisogno di verificare la tua forza mentale. Perciò questo è ciò che ti propongo: una fusione. Se sarai abbastanza forte da sottrarti alla mia intrusione, vorrà dire che sarai anche pronto per vivere a contatto con altre razze, e rimanere immune alle tentazioni che da loro potrebbero derivare.»
Amanda sbarrò gli occhi verso una tale proposta, preoccupata per lo sforzo a cui Sarek voleva sottoporre il figlio.
«Non puoi imporgli un esame del genere. La tua mente è più controllata, e tu lo sai. Potresti addirittura danneggiarlo se non dosi bene i tuoi attacchi.»
«Moglie mia, non devi preoccuparti: la mia mente è allenata, e non rischierei mai di recare sofferenze a nostro figlio. Se la sua volontà è tanto grande, allora la sua mente lo dimostrerà.»
«Accetto.» dichiarò Spock con tono fermo «Ti chiedo solo di darmi il tempo di meditare.»
«Domani mattina ti metterò alla prova, e da lì capiremo la tua preparazione.»



La notte scura e priva di luna era stranamente silenziosa, come a voler fare da cornice e da supporto a Spock, che con altrettanto silenzio si era immerso in un profondo stato di meditazione. Il sibilo del vento che faceva danzare la sabbia era l'unico flebile suono che fendeva il paesaggio, ma nemmeno quello era abbastanza forte da scalfire la corazza in cui Spock si era rinchiuso, allontanandosi dal mondo ed immergendosi nei suoi più profondi pensieri.
Concentrato solamente su se stesso, non si accorse nemmeno del tempo che scorreva, dei raggi del sole che lentamente facevano capolino da dietro la vicina collina e con grazia entravano inosservati attraverso la finestra.
Solo quando il suo orologio interno gli fece segno che era ormai giunta l'ora di risvegliarsi dal suo stato meditativo, Spock aprì gli occhi.
Con leggera fatica si riabituò alla luce e si alzò in piedi, sgranchendosi le braccia e le gambe, facendo roteare con calma il collo prima verso destra e poi verso sinistra, lasciando che il sangue ricominciasse a circolare fluido nelle sue vene. Allacciò con forza il nastro della tunica alla vita ed uscì dalla sua stanza, diretto al suo destino.
Quando entrò nella camera della meditazione suo padre era già lì ad aspettarlo, seduto sopra il cuscino di raso che aveva ricevuto in dono dalla moglie per il loro matrimonio, e che utilizzava ogniqualvolta si accingesse a meditare. Teneva le gambe incrociate e le mani appoggiate alle ginocchia, gli occhi erano chiusi. Li aprì solo quando Spock gli si avvicinò e si sedette di fronte a lui, imitandone la posizione.
«Sei pronto?»
«Sì.»
Furono le uniche battute che si scambiarono prima di cominciare la fusione.
Amanda nel frattempo aspettava nel suo giardino, troppo preoccupata per osservare in prima persona, e convinta che la sua presenza, nello stato d'animo agitato in cui si trovava, avrebbe influito sulla concentrazione del figlio.
Le due figure erano immobili al centro della stanza, illuminate dalla fioca luce delle candele poste in cerchio attorno a loro. Sarek allungò la mano destra verso il volto del figlio ed appoggiò i polpastrelli nella posizione che già molte volte aveva utilizzato, ma per scopi del tutto diversi.
Delle leggere scosse colpirono Spock a quel contatto e all'improvviso tutto ciò che riuscì a vedere fu uno spazio infinitamente esteso, totalmente avvolto da una luce bianca; la pace regnava in quel luogo al di là del tempo. Ma d'un tratto percepì un'altra presenza al suo interno e l'aura che lo circondava, prima benevola, gli si rivoltò contro. La luce cambiò colore e divenne di un rosso scuro, così intenso che a Spock sembrava di trovarsi a galleggiare in mezzo ad un mare d'acqua. Ma, contrariamente alle onde basse e ritmate che, secondo le sue vaste letture, erano solite in una giornata d'estate in riva alle spiagge terrestri, quelle che lo investirono erano più simili a quelle di un mare in tempesta, alte e agitate, burrascose e impetuose. Spock venne colpito ripetutamente dalle onde e si ritrovò a combattere contro la loro forza e ferocia, agitando gli arti e cercando di ritornare in superficie. Ma ogni gesto serviva solamente a farlo affondare sempre di più. Il colore continuava a scurirsi, Spock andava sempre più a fondo. E quando arrivò ad un punto in cui ormai il mare era divenuto quasi totalmente nero, tanto che non riusciva più a vedere le sue stesse mani, di colpo si risvegliò.
Sarek ritirò quindi la mano e rimase ad osservare il figlio, che tentava di riportare a livello normale il suo battito cardiaco e il ritmo dei suoi respiri.
Quando Spock ebbe riacquistato il controllo, si alzò in piedi e chinò la testa.
«Non ho superato la prova.» ammise.
«No,» gli diede ragione il padre «non sei ancora pronto. Ma lo sarai presto.» lo rassicurò alzandosi egli stesso «Sei più avanti di quanto credessi. Molto presto potrai andartene da qui, ma non è ancora il momento.»
«Confido mi aiuterai a migliorare nel più breve tempo possibile.»
«Questo dipende solo da te.» concluse.
Entrambi uscirono dalla stanza e subito Amanda, sentito il rumore della porta, andò loro in contro. Non ci fu bisogno di parlare; la madre capì subito lo stato d'animo del figlio guardandolo negli occhi. E gli si avvicinò e gli accarezzò la guancia, lottando contro il desiderio di abbracciarlo e stringerlo forte a sé per consolarlo.
«Moglie mia,» si rivolse a lei Sarek, interrompendo il momento di affetto «manca poco all'ora di pranzo e noi dobbiamo prepararci: c'è una celebrazione all'ambasciata a cui dobbiamo prendere parte. Spock rimarrà a casa a riposare.»
«Certo, marito mio.» gli rispose; poi si rivolse al figlio «Dormi, ne hai bisogno; non mi piacciono queste ombre scure sotto i tuoi occhi. Mi raccomando.» gli ordinò con un sorriso sulle labbra.
«Lo farò.» la rassicurò Spock, che si sentiva debole e affaticato.
Quindi si diresse verso la sua camera e, cambiatosi la tunica, si distese sul letto; chiuse gli occhi e allontanò dalla mente i pensieri di rimpianto, e si lasciò cullare dal suono del vento.

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Piccolo appunto:
Sono, ovviamente, a conoscenza dell'esistenza di Sybok; e qualcuno potrebbe allora chiedere "Perchè non l'hai aggiunto per fare il fratellastro?" Ecco... perchè non volevo stravolgere il personaggio; e se l'avessi aggiunto mantenendo il più possibile intatto il suo carattere, avrei dovuto rendere la storia più complicata e... ecco... non sarei riuscita a gestirla. Mi scuso.
   
 
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