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Autore: Glowen    24/07/2007    8 recensioni
Due strade diverse, due destini simili.
In una locanda di Earl’s Court, nella Londra babbana, l’ultimo saluto di un ragazzo al fratello che non rivedrà più. NO SPOILER HP7
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EARL’S COURT

EARL’S COURT

Due strade diverse, due destini simili.

In una locanda di Earl’s Court, nella Londra babbana, l’ultimo saluto di un ragazzo al fratello che non rivedrà più.

NO SPOILER HP7

ATTENZIONE:

Questa storia non contiene alcuno Spoiler su HP7, essendo che ho letto solo i primi capitoli.

Però la storia è basata su una mia (e non solo mia) teoria riguardante l’ultimo libro: RAB è Regulus Black.

Che nell’ultimo libro venga confermata o smentita, non ne ho idea. Per ora...prendetela per buona ^_-

 

 

Earl’s Court, ore 10:30

 

 

“Ciao, Sirius”

Sirius butta il giornale dietro al quale è nascosto sul tavolo della tavola calda e guarda la persona che –senza permesso- si è appena seduta di fronte a lui.

Gli basta una sola occhiata per riconoscerela e senza curarsi di essere in un locale della Londra babbana, estrae la bacchetta dai pantaloni e gliela punta addosso.

Nessuno degli altri avventori sembra fare caso a lui; a loro.

Gli occhi neri, screziati d’argento, di Sirius fiammeggiano, la presa salda intorno alla bacchetta.

“Vuoi davvero colpirmi?” chiede l’altra persona, perfettamente a suo agio, prendendo il bicchiere di succo di Sirius e bevendone qualche sorsata.

“No” dice Sirius, senza distogliere da lui gli occhi “Voglio davvero ucciderti” .

L’altro scoppia a ridere, sputacchiando nel succo.

“Allora perderesti il tuo tempo. Sto per morire lo stesso”

“Commovente, davvero” lo beffeggia Sirius, tenendolo sempre sotto tiro “Dopo questa patetica dichiarazione dovrei lasciarti andare e fare sì che tu saboti la mia –nostra- missione?” chiese scettico e sarcastico, alzando un sopracciglio.

Come fanno i Mangiamorte a sapere di quella Missione?

Ne sono a conoscenza solo lui –Sirius-, Silente, Pete ed Emmeline. E Sirius si fida di Emmeline.

“Abbassa la bacchetta, Sirius” dice l’altra figura, guardandolo con gravità “Non vorrai davvero uccidere tuo fratello?”

Un attimo di silenzio cala tra loro.

“Puoi giurarci che lo farò”

“Va bene” sbuffa Regulus Black, arrendendosi “Non ti impedirò di farlo, se ne avrai ancora voglia, quando avrò finito di parlare”

“Cosa ti fa credere che io voglia ascoltarti?” domanda Sirius, soffiandosi via dagli occhi alcune ciocche di capelli neri.

Di fronte a lui, Regulus gli somiglia come non mai.

E’ sempre stato più basso e mingherlino di lui, ma hanno sempre avuto lo stesso portamento e gli stessi capelli neri. Anche gli stessi riflessi argentei nello sguardo, con l’unica differenza che quelli di Regulus sono sempre stati su sfondo smeraldino, mentre gli occhi di Sirius sono da sempre prevalentemente neri.

Ma in quel momento –seduti sui divani rossi e bianchi della tavola calda- i due fratelli Black sembrano più simili che mai.

Dopo un po’ di silenzio, Regulus riprende a parlare e lo fa senza guardare il fratello, gli occhi verdi fissi sulle proprie mani giunte sul tavolo.

“Una volta –quando ero solo un bambino e tu eri già il principe di Grifondoro- tra noi scoppiò un litigio..”

“Quale dei mille?” sbuffa Sirius, facendo volare in aria i capelli lisci davanti al viso.

Regulus lo ignora.

“E tu mi dicesti che non agivi per dar contro ai nostri genitori, ma perché avevi scoperto degli ideali in cui credere. Per i quali dare la vita, se necessario. Qualcosa di giusto per cui combattere…per migliorare il nostro mondo e salvarlo dal buio.”

Gli occhi di Regulus fissano le mani e il tavolo senza in realtà vedere nessuno dei due.

Sirius aggrotta un po’ le sopracciglia scure, ascoltando il fratello.

Cala un attimo di silenzio, poi Regulus alza il viso con decisione ed è come se i suoi occhi brillassero.

“ Non sono qui per colpire te e nemmeno la Vance o qualcuno degli altri geni che ha pensato che una missione nel cuore della Londra babbana era pressoché inattaccabile da noi Mangiamorte” dice quasi con cattiveria .

“Chi è la spia?” chiede subito Sirius con foga. Non sa perché lo sta chiedendo proprio a Regulus, non sa perché improvvisamente si fida di lui.

Il fratello scuote piano la testa.

“Non sono qui per dirti questo. Ho poco tempo, Sirius, e tu me ne hai già fatto perdere molto” si passa la lingua sul labbro superiore “Comunque se fossi in te, mi sceglierei meglio gli amici”.

Fa un'altra pausa, Regulus Black, il genio della retorica. Il re e il guidatore di quel discorso.

“Sirius, -riprende alzando lo sguardo sul fratello- ho capito cosa intendevi, quando parlavi di quegli ideali”.

Sirius aggrotta ancora di più le sopracciglia.

“Di quando parlavi di cosa è facile e di cosa è giusto. Ho capito la differenza tra bramare il potere, e costruire un Mondo migliore. Un mondo giusto”

Rab, che cosa-….?”

Ma l’altro si è già alzato, puntano le mani sul tavolo, e tiene la testa incassata tra le spalle.

“Ti voglio bene, Sirius” dice in un sussurrò, quasi che non volesse sentirsi.

Sirius sgrana gli occhi come se fosse stato colpito da una maledizione

Rab, che razza di scherzo è questo, piccolo lurido Mangiam…?”

“Sai” lo interrompe nuovamente il minore, con l’aria innocente di chi racconta come quel giorno il sole splenda più del solito “Erano anni che non mi chiamavi così” gli rivolge un sorriso sbieco “Per te ero diventato semplicemente Black o, quando eri più di buon’umore, Regulus

Bhè…” inizia Sirius e cercando il suo odio per il fratello, improvvisamente non lo trova più.

C’è qualcosa nello sguardo dell’altro, che gli ruba le parole.

Bhè..era un nomignolo stupido che usavi quando ancora ti pisciavi nel pannolone e non sapevi pronunciare il tuo nome” dice rapido, con l’ombra di un sorriso.

Regulus lo ricambia.

Resta ancora in silenzio, poi si stacca dal tavolo e volta le spalle al fratello, mentre il mantello nero gli fruscia alle spalle.

Sulla superficie di metallo del tavolo resta l’impronta delle sue mani sudate.

“Ricordami, Sirius”

Passa in mezzo a un folto gruppo di gente, ed esce dalla locanda.

Sirius lo segue con lo sguardo, ma quando riapre gli occhi dopo uno sbattito di ciglia, il fratello è scomparso.

Assorto riabbassa gli occhi sul giornale.

“Cosa hai combinato, fratellino?” chiede con dolcezza al nulla intorno a sé.

Un camion sosta fuori dalle vetrate della locanda e oscura il sole.

  
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