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Autore: Mikayla    24/07/2007    4 recensioni
Sorrido.
Ma vorrei solo piangere.
[ Della serie Tales of True Life. ]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Hotaru/Ottavia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dondolo


Autunno… tenero amico.
Sogni profumati.


Labbra increspate.
Risata dal cuore.
Vera.


Pittore di sogni,
vividi e reali.


Osservo il dondolo vuoto.
Il mio piccolo dondolo, il mio amico.
Vuoto, ora.
Pieno, allora.

Però sei pieno anche adesso, non è forse vero?

Pieno di ricordi.
E per quanto possa aver sofferto seduta lì, sono tutti dolci.
Ricordo quando lo trovai in casa, con un bel fiocco blu sopra.
Ed un biglietto, azzurro.

Tanti auguri, Hota! Un bacio, Taka.

Il primo regalo che mi fece Takashi.
Quanto lo avevo stressato per la mia ossessione per la sedia a dondolo!
Forse anche di più che per la mia collezione di abat-jour!
Scoppiavo dalla felicità!
Con trepidazione avevo scostato il fiocco e mi ero seduta.
Con occhi chiusi ascoltavo il cigolio della sedia sul pavimento.
Ero in estasi.
Takashi mi chiuse gli occhi con le mani.
Ma rimase deluso quando non ebbe alcuna reazione da parte mia.

« Uffa, volevo sorprenderti! »

Risi.
Di gusto.
Gli buttai le braccia al collo.
E lo ringraziati.

Il primo ricordo felice. Primo di una lunga serie.

Ricordo…
Ricordo quando lavoravo a maglia, lì seduta.
Adoravo ascoltare il concerto che facevo.
Ancora più bello era quando pioveva.
Mi piaceva il suono della pioggia che picchiettava sui vetri.
Era ancora più bello quando mamma Setsuna si metteva a leggere.
E quando, poi, mamma Michiru e papà Haruka si univano a noi per ascoltare.
Quanti bei pomeriggi trascorsi così!
La mia solitudine e la mia tristezza svaniva d’incanto, quando eravamo assieme.

Makoto aveva davvero ragione: il mio è un mare di luce. Quella luce irradiata dalle persone e potenziata dall’affetto.

Perfino quando ero malata, non rinunciavo al mio dondolo.
Sonnecchiavo lì, sognando.
E i miei sogni diventavano storie.
Perché io scrivevo.
Sì, scrivevo libri per tutte le età.
Trasformavo le avventure delle guerriere Sailor e i miei sogni in storie.
Avventurose,
Romantiche,
Misteriose,
Surreali.
Con quel misto tra commedia e triste malinconia.

« Hotaru Tomoe, se ti ostini a stare su quel dondolo invece di rintanarti sotto le coperte non guarirai mai! »

Mi sembra di sentire ancora adesso il tono secco con cui Setsuna mi rimproverava.
Io mugugnavo, in risposta.
Qualcosa che doveva somigliare ad un “Ora no. Lasciami dormire ancora un po’!” che la faceva ridere.
Quelle erano le volte in cui mi si avvicinava di soppiatto.
E, approfittando del fatto che non avessi i riflessi pronti, mi faceva il solletico.
Più di una volta caddi dal dondolo ridendo.
Non riuscivo a smettere.
Ridevo e ridevo.
Mi tenevo la pancia e ridevo.

Odo ancora l’eco di quelle risa tra queste mura.

Il problema fu che Setsuna insegnò a Takashi il suo metodo infallibile.
Quella fu la mia morte!
Perché Takashi non si fermava davanti ad una supplica di smettere.
Lui continuava, a farmi ridere.
Continuava finché non mi salivano le lacrime agli occhi.
Ma le lacrime non lo fermavano.
No, imperterrito andava avanti.
Allora io rispondevo.
Occhio per occhio.
Dente per dente.
Ci fermavamo solo quando, stremati, non ci accasciavamo sul tappeto.
Adoravo posare il capo sul suo petto.
Sussultava, ansante, facendomi piacere.

Shia ci guardava come se fossimo pazzi.
Allora Takashi, abilmente, l’afferrava.
La trascinava da noi.
E la torturava.
E me con lei.

Quanto ho riso, con te, dondolo mio. Mai una volta versai una lacrima sul tuo legno. Mai.

Poi, rimembro, alleviasti il mio dolore di futura madre.
Quando non riuscivo a sedere da alcuna parte per colpa del mal di schiena, tu mi aiutasti.
Mi cullavi.
Ed io cullavo Shia.
Nove mesi, praticamente, passai lì seduta.
Carezzando il ventre dapprima piatto e poi più tonto.
Non ti abbandonai mai.
Takashi ne era diventato perfino geloso!
Mio marito era invidioso del mio dondolo!
Se lo raccontassi in giro non ci crederebbe nessuno!

Però, devo ammetterlo, io ero gelosa, di te.
Sì.
Quando Shia sedeva al mio posto.
Ti guardavo un po’ triste, malinconica.
Ma bastava un sorriso della mia bambina che subito mi rallegravo.
Mi sedevo, e posavo lei in braccio.
Ci coccolavi, entrambe.
Serene.
Spensierate.

Quanti bei ricordi, mio dondolo!

Ma sei vuoto, ora.
Così vuoto quanto eri pieno, allora.
Non c’è neppure il mio scialle a drappeggiarti.
Lo schienale è vuoto, freddo.
Il tuo legno, prima caldo, è freddo.
Sei malinconico, mio dondolo.
Ed io non posso più scaldarti.

Ti osservo da qui.
Sono in piedi, mio dondolo.
Sono vestita di un semplice tessuto che mi fascia il corpo.
Lilla.
Questo è il suo colore.
Ha un taglio semplice, sai?
È un abito come un altro.
Uno di quelli che usavo, da principessa.

E resto qui.
Impotente.

Oh, mio dondolo, mi spiace!
Ma sono morta.
E non posso più tornare.

Ti farei dondolare, se potessi.

« Mamma… »

Piccola mia.
Piccola Shia.
Mi spezza il cuore, la tua voce rotta dal pianto.
Avanzi, mio tesoro.
E ti siedi, sul dondolo.
Ti accoccoli, amore mio.
Ti stringi in un abbraccio solitario.
Vorrei cullarti, carezzarti i capelli.
Donarti ancora affetto.
Tutto quello che meriti.

« Mamma, torna da me. »

Forse ritornerò, mio fiore.
Forse, invece, morirò davvero.
Ad ogni modo, cuore mio, io ti sarò vicina, sempre.
Sarò il tuo angelo, Shia.
Perché tu eri il mio.

« Mamma, ti voglio bene. »

Non merito il tuo affetto, Shia.
Sono stata crudele, ad andarmene.
Ti ho abbandonata, bambina.
Hai solo dieci anni, stellina.
Dieci anni, e ti ho lasciata sola…
Fosse stato per me, Shia, posso giurare che non me ne sarei andata.
Ho lottato.
Ho perso.
Ma sorrido, Shia.
E sai perché?
Perché sono comunque soddisfatta, della mia vita.
Siilo anche tu.

« Shia… »

Takashi.

« Papà… »

Shia.

« … »

Dovete resistere.

« Papà! »

Gettati tra le braccia di tuo padre, brava bimba.
Consolalo con uno dei tuoi meravigliosi abbracci.
Fatevi forza, l’un l’altro.
Perché io sono con voi.
Ma lontana.

« Non ritornerà, vero? »
« No, Shia »
« … »
« I suoi libri mentono. »

Amarezza, Shia.
Non farti corrodere da lei.
Sei troppo luminosa per poter permettere che infiacchisca la tua luce.
Resisti, figlia mia.
Brilla.
Perché ho bisogno della tua luce, anche qua dove sono.

« Non mentono, Shia. »
« No? »
« No. »

Takashi, amore.
Ti chiedo di perdonarmi.
Scusa.
Di tutto.
D’averti fatto soffrire.
Di lasciarti solo.
Di tutto.

« Lei ci starà accanto, Shia. »

Piange, Takashi.
Piange, Shia.
Ho fatto piangere la mia famiglia.

« Sarà il nostro angelo. »

Sì, lo giuro.
Vi starò accanto, per sempre.
Non piangete più, ora!
Vivete!
Fatelo anche per me.

« Sì. »

Si asciuga le lacrime, Shia.
La mia bimba è forte.
E Takashi non è da meno.

« … »

Chibiusa.
Te li affido, amica mia.
Corri da loro, bambina!
Il vostro abbraccio riscalda anche me.
Sono lieta, che ci siate gli uni per gli altri.

Sorrido.
Sfioro i loro cuori.
Sorrido.

Perché l’autunno non significa sempre fine, ma anche inizio.


-FINE-



Note di fine Fan Fiction:
Sono riuscita a pubblicarla in tempo utile, però ora devo scappare. Quindi non mi dilungo e ringrazio tutti. In particolare Usagi_84. dinny, Kirby,anonimo(?) che hanno recensito l’ultimo capitolo.
Grazie.
   
 
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