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Autore: Thebrightsideofthemoon    04/01/2013    2 recensioni
Un fluffosissimo crossover in cui i Klaine sono i protagonisti del film UP! della Pixar; ispirata dalla trama di quel capolavoro, mi sono permessa di far conoscere Kurt e Blaine da bambini, seguendo le modalità e i tempi del film, ma con alcuni importanti accorgimenti e le dovute apposite modifiche. Che dire, enjoy it!
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Kurt aveva sette anni e tutti i suoi sogni di bambino intrappolati fra le ciglia chiare quando vide per la prima volta la loro casa.
Era un villino a due piani messo piuttosto male, da ristrutturare a partire dalle fondamenta: le mura scrostate e l’intonaco caduto a pezzi non lasciavano presagire nulla di buono dall’esterno, eppure, dopo aver sostato un paio di minuti nel cortile trascurato e lasciato all’incuria, vi aveva fatto ingresso senza troppi indugi - vuoi lo spirito d’avventura o la mera curiosità. Sapeva fin troppo bene, nonostante la tenera età, quanto fosse sbagliato e stupido giudicare qualsiasi cosa dalle apparenze.
Quanto fosse ingiusto, soprattutto.

Stupido flash numero uno: Kurt gioca nel cortile della scuola. Prepara il tè delle cinque per i suoi invitati, numerosi fra peluche e Barbie. Continua a rimestare un infuso di erbe raccolte qua e là, dall’odore raccapricciante e dal colore parimenti improbabile. I bambini, fermano il gioco e lo guardano di sottecchi, con una nota di disappunto: tutto quello non fa che avvalorare la loro convinzione che Kurt Elizabeth Hummel sia un bambino fuori dal comune, dal quale è meglio tenersi alla larga sempre e comunque, onde evitare di contrarre malattie strane. Il pallone, del tutto casualmente, segue la sua traiettoria a tutta velocità verso il servizio di porcellana.

Stupido flash numero due: Kurt è nella camera dei suoi genitori. La mamma è a fare compere mentre il papà schiaccia un pisolino sulla poltrona in salotto, con la partita in sottofondo: via libera! Spalanca le ante della scarpiera e, dopo aver passato una buona manciata di secondi in contemplazione, indossa le scarpe col tacco color carta da zucchero della mamma e osserva, incuriosito, la sua immagine nello specchio. Burt Hummel guarda suo figlio, dopo aver fatto silenziosamente capolino dalla porta. Kurt se ne accorge e sguscia via dal tacco dodici con finta nonchalance, sfrecciando sui piedini scalzi, veloci sul linoleum.


La casa era disabitata. Come poteva essere altrimenti? Si trattava di un vero e proprio rudere, nessuno sano di mente avrebbe potuto metterci piede volontariamente, figuriamoci abitarci.

Il piccolo Kurt mosse qualche passo e si fermò al centro della stanza, del tutto priva di mobilio. Quel posto era davvero desolante! Si avvicinò alla finestra, dai cui vetri era pressoché impossibile scorgere qualcosa, se non con l’ausilio della fantasia. Non poté fare a meno di pensare – piccola deformazione professionale – al fatto che una tenda di broccato rosso sarebbe stata benissimo in quel salotto, accostata alle tonalità calde dei legni del parquet, variamente accostati e ormai sollevati per via delle infiltrazioni d’acqua. Si ritrovò a tracciare disegni con le dita sulla superficie polverosa del vetro, tossicchiando silenziosamente ogniqualvolta la nuvoletta di pulviscolo sollevata si insinuava nelle sue piccole narici.

Improvvisamente sentì un fruscio proveniente dal piano superiore e si riebbe dalla sua imprevedibile manifestazione di vena artistica. Vinto l’impulso di scappare che si era insinuato nella sua mente, decise di andare a controllare, in accordo con la sua indole di esploratore.  Si diresse a passo di carica verso la rampa di scale a chiocciola che portavano al piano superiore. I gradini scricchiolavano in maniera sinistra in risposta al suo peso e ad ogni passo il suo cuore martellava nel petto sempre più forte.

La vista che ebbe una volta giunto in cima alle scale lo lasciò senza parole. C’era un bambino, nell’angolo in fondo alla stanza: da lontano, della sua figura riusciva a distinguere soltanto la massa informe di capelli ricci di un nero corvino, che gli sovrastava in maniera caotica il capo.

“Avanti tutta, giovani esploratori! Solchiamo i cieli, i mari e tutto il solcabile! Yeeeepeeeeh!”

Kurt era incantato. Non riusciva a muovere un solo passo, né a distogliere lo sguardo da quella figura tanto curiosa quanto singolare, la cui unica occupazione era, al momento, quella di blaterare cose senza senso, probabilmente perso in chissà quale fantasia.

“Corri cavallo, corri! Heeee, Yaaaa! A tutta birra, verso l’infinito ed oltre, perbaccolina!”

Il suo linguaggio era quantomeno originale. Prendeva ora a correre e a contorcersi, ora a spiegare le braccia come fossero vere e proprie ali e si trovasse sul punto di spiccare il volo da un momento all’altro.

In alto, verso il sole, perdindirindina!Tutta a babordo!”

Il piccolo Kurt non riuscì a soffocare le risate. Quel bambino era fin troppo esilarante nel suo strano gioco: utilizzava chiaramente termini di cui non conosceva nella maniera più assoluta il significato e pretendeva di sembrare un esperto esploratore intento a fare fronte alla più pericolosa delle avventure mai affrontate. Era così buffo! Cercò di avvicinarsi senza far rumore, per poterlo guardare meglio in viso; dalla postazione in cui si era relegato, dietro ad alcuni mobili accatastati in un angolino buio, non riusciva a scorgerne i lineamenti e a distinguere di che colore fossero i suoi occhi. E se c’era qualcosa per cui Kurt andava davvero matto erano gli occhi: così diversi di individuo in individuo, specchio delle anime e delle aspirazioni più intime delle menti umane. Verdi, azzurri, grandi, piccoli, a mandorla, sporgenti, all’ingiù: quelle minuscole corolle di ciglia racchiudevano mondi impenetrabili sottoforma di miscele variegate e, talvolta, persino azzardate, di cromie. Nello spostamento, urtò involontariamente la carcassa di un comodino, determinandone la rovinosa caduta dalla catasta di mobilio.

Il bambino alzò lo sguardo e si guardò intorno, alla ricerca della fonte del rumore molesto che lo aveva distolto dal proseguimento beato del suo gioco. Si schiarì la voce, atteggiandosi per darsi forza, e parlò al nulla, cercando disperatamente di dare un volto al suo interlocutore:

“Chi va là? Chi è costui che ha da ridere? Fatti avanti se hai il coraggio, vegliardo!”

Kurt sbiancò, sentendosi scoperto, e, poiché l’altro sembrava non essersi accorto della sua presenza, retrocesse nella speranza di fare ritorno a casa nell’incognito, ma rovinando giù per le scale in un tonfo sordo, contro ogni piano. Una volta giunto ai piedi della scalinata batté forte la schiena e, solo dopo alcuni minuti, riuscì a rialzarsi a fatica, massaggiandosi il dorso dolorante; giusto in tempo per trovarsi faccia a faccia con il ragazzino strambo. 



L'angolo dello sclero:

Lo so, lo so, sto impazzendo. Nel caso in cui voleste assecondare questo mio nuovo svarione (ci saranno dei capitoli successivi a questo, uomo avvisato..) e recensire mi fareste una fangirl davvero felice! Spero che la storia vi abbia incuriosito almeno un pochino, ho grandi idee (?) in serbo (purtroppo ho finito quelle in croato) per un eventuale sviluppo C:

Thebrightsideofthemoon.
   
 
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