S. dixit - seconda
pubblicazione.
Un haker del cazzo ce
l'ha con me a morte e mi sta brutalmente cancellando tutti i sacrosanti
archivi.
Colgo l'occasione per
ripubblicare tutto e punto, correggendo l'html e seguendo l'ordine
dettato da zuccheroAmaro.
Siete così
gentili da recensirmi ancora una volta? Ne sarei compiaciuta fino allo
spasimo.
Merci a tutti tranne
all'haker. Ti odio.
S. dixit.
Il merito o la colpa per tutto ciò non
può che andare a Camilla. L'ho scritta anzicché
occuparmi dell'ultima parte di In the meanwhile, ma bisogna che mi
perdoniate: era un'idea troppo romantica per perdersi nei meandri della
mia testaccia.
Ma comunque.
La citazione iniziale è una poesia divina di Pedro Salinas.
Eccovi la traduzione di questi versi:
Perché tu hai capovolto/i misteri. E i tuoi
enigmi,/ciò che mai potrai capire,/son le cose
più chiare.
Sono già mortalmente affezionata a questa storia. Voglio un
mondo di bene a Sirius Fumatore Filosofo.
Let's have fun.
del revés. Y tus enigmas,
lo que nunca entenderás,
son esas cosas tan claras.
Dal letto, Sirius continua a parlare.
Disteso.
- E' il tangibile, capisci? E'questo ciò a cui dobbiamo
pensare. Ciò a cui dovrebbero pensare i filosofi del tempo,
almeno. Anche se, come sai, il tutto non quadrerà mai
veramente nella mia testa, soprattutto.
- Sì.
- Sì, la mia testolina bacata non può assimilare
tante informazioni tutte insieme, ti pare?
Remus resta in silenzio.
- Remus, credi che i miei neuroni possano reggere una faccenda simile?
- Certo, Sirius.
Sirius guarda il soffitto come fosse realmente molto interessato.
- Insomma, voglio dire, ci sono delle cose, degli oggetti, delle
parole, ma anche semplicemente dei colori, o piuttosto dei suoni che -
che mi sconvolgono, quasi mi commuovono - sì, mi riempiono
di uno stupore così doloroso da somigliare tragicamente al
piacere.
- Certo, Sirius, sì.
Sirius aggrotta la fronte bianca come neve e per un attimo ancora
continua a fissare il soffitto, poi tenta di sollevarsi un po'dalla
posizione distesa che il suo corpo continua mantenere.
Fatica sprecata: dopo un numero incommensurabile di inqualificabili
sforzi, resta comunque completamente supino, riuscendo appena ad alzare
lievemente la testa per vedere Remus chino sulla scrivania, con gli
occhi di giada spalancati ed assorti.
- Remus.
- Certo.
- Tu non mi stai ascoltando.
- Sì, Sirius.
- Remus.
Remus solleva per un attimo lo sguardo su Sirius.
Ritorna immediatamente alla sua lettura.
- Remus.
Remus solleva per un secondo attimo lo sguardo su Sirius, persuaso che
almeno questa volta abbia una motivazione valida per distrarlo
così indelicatamente.
Presunzione infondata ed inutile.
Ritorna immediatamente alle sue letture.
- Ti prego, puoi smetterla per due minuti di passarmi i messaggi
preregistrati? Puoi abbandonare questo libro due minuti?
Sirius riesce finalmente a sedersi al centro del letto. Sente di
meritarsi almeno un applauso.
- Hai vinto, Sirius. Su, dimmi. Ma due minuti.
Remus adagia la schiena alla spalliera della sedia di legno scuro e
nota un'espressione sinceramente gaudiente dipinta sul volto di Sirius.
- Remus, promettimi che non penserai io sia matto.
- Ho paura sia inevitabile.
- Remus, promettimi che non me lo dirai, quando penserai io sia matto.
- Ciò non può accadere - sta per dire, ma Sirius
lo interrompe.
- Va bene, Remus, va bene. Mi hai fatto dimenticare ciò che
volevo dirti, bravissimo.
Remus ride, incrociando le braccia intorno al busto.
Sirius resta in silenzio.
Pensa.
Pensa.
Continua a restare in silenzio.
Pensa.
Pensa.
Poi alza un dito in alto e sfoggia un sorriso enorme, immenso e
bianchissimo.
- Allora.
- No, Sirius: se cominci così non la finiamo più.
Abbiamo già persa mezz'ora. Per favore, vai avanti, sorpassa
la fase degli allora, dei bene
e dei praticamente ed andiamo al sodo: il tempo a
tua disposizione si sta esaurendo.
Sirius si accarezza i capelli lentamente.
- Bene, in effetti.
- Ti ho chiesto di tralasciare questi preamboli inutili, Sirius. Ti
prego.
- La tua esplicita richiesta non diceva nulla a proposito di in
effetti.
- Sirius, in effetti è esattamente
come praticamente ed è una di quelle
espressioni che solitamente si usano per - ma perché ti sto
dicendo queste cose? Io non voglio dirti queste cose!
Sirius vede Remus portarsi le mani alla testa e mutare completamente
espressione.
Gli scappa da ridere, tanto che ricade ancora supino,
completamente disteso, come per fare gli angeli nella neve bianca di
quel letto completamente disfatto.
- Ho capito, ho capito: andrò dritto al sodo. Per farti
comprendere per benino la faccenda ti farò un esempio,
così eviti di sprecare le tue capacità sovraumane
per le mie sciocchezze.
Remus annuisce.
- Per le mie sciocchezze.
Remus continua ad annuire.
- Così eviti di sprecare le tue
capacità sovraumane sulle mie sciocchezze. Quale
punto di questa frase autodistruttiva non ti è chiara, Remus?
- Ho afferrato il concetto perfettamente, non c'è bisogno
che tu mi ripeta questo passaggio all'infinito.
- Ti ho appena detto che ti farò un esempio
cosicché tu possa dedicarti a ciò che desideri
fare anzicché ascoltarmi.
Sirius si è seduto nuovamente al centro del letto ed ha
lievemente inclinato il busto in avanti, come per avvicinarsi di
più a Remus ed alla sua scrivania.
- Sirius, ti scongiuro, dimmi cosa stai cercando di comunicare.
- Avrsti dovuto dire: ma Sirius, amore, le tue non sono
sciocchezze! Dici sempre cose così interessanti!
Sei una frana.
Remus spalanca la bocca come per dire qualcosa. La richiude. Poi
sospira profondamente, come per reprimere un qualche segreto istinto.
- Sirius, io non ti chiamo amore. E
ciò che devi dirmi può anche essere estremamente
interessante, ma come avrai notato stavo facendo dell'altro. Quindi, ti
prego per l'ennesima volta: ti dispiacerebbe passare direttamente alla
fase nella quale mi spieghi il succo della cosa per poi lasciarmi
finire almeno questo capitolo?
Sirius abbassa gli angoli della bocca, in un'espressione
triste ed infantile.
- Sirius, ti prego.
Sirius si tira i lenzuoli candidi e leggerissimi addosso e ricade sul
letto.
- Ieri sono andato da James, quando sei andato via.
- La cosa dovrebbe sconvolgermi? Non sono geloso di James.
Sirius guarda dinuovo il soffitto. E sorride.
- No, stupido, il fatto che sono andato da James non c'entra niente con
ciò che devo dirti - anche se in realtà non mi
dispiacerebbe se tu fossi almeno un po'geloso: sarebbe romantico.
Già - e perché non mi chiami mai amore?
Remus scuote la testa, picchiettando ritmicamente un dito sulla
copertina rigida del libro che stava leggendo.
- Sirius, ti stai incamminando un'altra volta in questioni non
pertinenti. Ti prego.
Sirius alza un braccio e comincia a muovere la mano portata in alto
come per afferrare qualcosa. Accarezza l'aria lentamente.
- Va bene. E comunque è una questione sufficientemente
semplice, non ci metterò molto a spiegartela.
Remus, lo guarda.
Aspetta.
Ma Sirius continua a far svolazzare quella mano in aria, come fosse una
farfalla.
Ed a tacere.
- Sirius.
La farfalla si allarga e precipita. Poi riemerge piano, ondeggiando
lentamente.
- Sirius.
Poi si sposta completamente a sinistra - valutando il punto di vista di
Remus - per poi riprendere a svolazzare verso destra con lenta e
sinuosa dolcezza.
- Sirius!
- Cosa?
- Sirius, basta.
Remus riapre il libro e prova a leggere la prima riga della pagina.
- Ah, sì! - sbraita allora Sirius, percuotendosi la fronte
col palmo della farfalla. No, col palmo della mano.
- Eh! - sospira Remus, distrutto.
Allora Sirius riassume una posizione seduta ma pur sempre biascicata.
Remus incrocia le dita sotto la scrivania e spera vivamente che Sirius
arrivi finalmente dove vuole arrivare.
- Ero in camera di James e stavo aspettando che fosse pronto per andare
a fare una gara con le scope.
Remus spalanca gli occhi.
- Ma siete completamente usciti di senno? E se vi fosse successo
qualcosa? Siete due incoscienti, io non posso crederci!
Remus ha urlato. Remus sta urlando.
Sirius si tappa la bocca, intuendo finalmente di aver detto qualcosa di
troppo.
- Ma no, no. Non era esattamente una gara di scope, no.
Remus scuote la testa.
- E cos'era? Sentiamo.
Continua a scuotere la testa.
- Ma sì, era una gara. Però era una gara piccola.
Ci siamo alzati in volo appena appena. E non siamo andati tanto
velocemente, lo giuro.
Remus sospira e rannicchia la testa sulle braccia incrociate sulla
scrivania. Poi volta lievemente la testa, per rivolgere lo sguardo su
Sirius.
- Assodato che tu e Prongs siete dei suicidi, masochisti, spericolati
fino all'estremo e che ieri notte mentre io studiavo voi stavate
attentando alle vostre stesse giovani vite privando me
di te, possiamo andare avanti?
- Tanto per la cronaca: ti dedico la vittoria, sappilo.
Remus torna ad infilare il naso tra le braccia incrociate.
- Sirius - mormora incomprensibilmente.
Ma Sirius riesce ad afferrare il suono del suo nome e fa uscire una
gamba dal bordo del letto.
Stringe tra le dita del piede un astuccio e porta dinuovo la gamba sul
letto.
Fa ricadere il pacchetto di sigarette sul letto, lo afferra con una
mano e con l'altra lo apre.
Accende la prima sigaretta del mattino con un accendino venuto fuori
dal nulla.
- Mentre lo stavo aspettando, mi sono seduto su quel divano che gli
hanno regalato i suoi, quello bruttissimo che chissà
perché continua a tenere.
Sirius fuma sorridendo e parla tra una boccata e l'altra, stringendo la
sigaretta tra pollice ed indice e guardando di tanto in tanto la brace
sull'estremità, come per controllare che sia ancora accesa.
Remus adora guardare Sirius fumare.
- I miei genitori non mi regalerebbero mai un divano tanto brutto.
Di tanto in tanto la sigaretta di Sirius passa da una mano all'altra,
per appoggiare la sigaretta ad una ceneriera di coccio e far
precipitare piano la cenere grigiastra, come fosse neve, sul fondo
arancio.
- I miei genitori non mi regalerebbero mai un divano. No, aspetta. I
miei genitori non mi regalerebbero mai nulla che non siano cifre
numeriche seguite dalla parola sterline. Mi hai
fatto perdere il filo un'altra volta. Sei pessimo, Remus.
- Sei tu che stai fumando e mi distrai.
Sirius aspira piano, poi dischiude la bocca e fa venire fuori del fumo
azzurrognolo e leggero.
Sorride.
- Sei eccitato?
- No. Sì. Ma adesso non importa.
- A me importa.
Remus adora guardare Sirius fumare.
- Sirius, ti prego. Spiegami cos'è successo mentre aspettavi
James per andare a fare questa piccola gara di scope e fammi continuare
a leggere. Mi basta che mi lasci finire anche soltanto questa pagina.
- Hai detto che sei eccitato.
- Hai detto che vuoi dirmi qualcosa e mi hai fatto smettere di leggere
per ascoltarti.
Sirius non può controbattere, anche perché la
sigaretta si è ridotta a zero ed è costretto a
spegnerla nel posacenere appoggiato sul comodino pieno di libri.
- Mentre me ne stavo su quel divano, pensavo a te.
Remus scuote ancora una volta la testa.
- E'inutile, Sirius!
Sirius solleva la testa per guardarlo bene negli occhi.
- Sei un maniaco sessuale, Remus: io non penso sempre e solo a quello
come fai tu. Posso pensare a mille altre cose di te. A mille altre cose
che non siano il tuo sederino pallido.
Remus ride, deliziato.
- Non sono un maniaco.
Sirius gli restituisce un sorriso altrettanto radioso.
- Infatti ci ho aggiunto quel sessuale che ti
qualifica l'appellativo e gli conferisce un significato del tutto
differente.
- Quando ti ci metti sai essere molto chiaro, nonostante le tue
argomentazioni siano fin troppo contorte. Comunque, la
chiarezza con la quale spieghi le tue follie mi stupisce.
- Non dovrebbe.
- Siamo finiti un'altra volta fuori traccia, però.
- Oh, già.
Sirius sul letto allunga il busto verso il basso e finisce a pancia in
giù, ancora una volta supino, col mento appoggiato sul bordo
del letto.
- Continua, Sirius.
- Ero lì che pensavo al modo in cui pronunci la parola veleno,
quando mi sono accorto di stringere un cuscino in grembo con forza
convulsa ed ho analizzata minuziosamente la cosa, trovandomi lievemente
scosso dalla faccenda.
Remus aggrotta la fronte, confuso.
- Mentre stavi pensando al modo in cui pronuncio la parola veleno,
ti sei reso conto del fatto che stavi abbracciando un cuscino e ti sei
sconvolto.
Sirius annuisce vistosamente.
- Bravo, è andata così.
Remus poggia le braccia sulla scrivania e il mento sui pungni stretti.
- Spiegati.
Sirius sorride ancora in quel modo totalmente redioso e pacato.
- Solo se mi chiami amore.
Remus scuote la testa, ridendo.
- Anche una volta soltanto.
- No.
- Solo una volta.
- Neanche mezza.
Sirius si morde le labbra.
Remus si morde le labbra.
Si mordono le labbra contemporaneamente.
- Dài - sussurra Sirius.
- Spiegati, amore - concede Remus.
Sirius schiude la bocca in un sorriso di puro gaudio e si rotola sul
letto come un cucciolo, poi torna al centro del letto, ma messo a
pancia all'aria.
Da quella prospettiva vede Remus seduto su una sedia al contrario
adagiata sul soffitto.
- Quello era un cuscino, capisci? Io stavo
stringendo un cuscino.
Remus non capisce.
- Non capisco.
- Non c'è niente da capire. Ero io che stavo capendo. Quello
era un cuscino ed era reale ed io lo stavo
stringendo tra le braccia e quella sua consistenza morbidosa era
propria del suo essere un cuscino.
- Consistenza morbidosa?
Sirius muove le braccia in aria per tracciare all'uomo seduto a testa
in giù sul soffitto la forma di un cuscino.
- Consistenza morbidosa.
Remus scuote la testa e guarda Sirius interdetto.
Sirius capisce che perché Remus capisca deve essere
più dettagliato.
- Seguimi, Remus. Ascolta.
Remus annuisce, consapevole di essere in procinto di assecondare
un'altra follia indescrivibile.
- Ci rapportiamo alle cose inconsapevolmente. Non siamo coscienti nel
momento in cui noi poggiamo la testa su un cuscino o mangiamo una mela
o premiamo il pulsante dell'ascensore, ma in quel momento noi stiamo interagendo
con quella cosa.
Sirius ammicca. Aggrotta le sopracciglia come per cercare consenso.
Remus resta con gli occhi spalancati.
- Non è un fatto eccezionale?
- Sirius.
- Non dirmi che sono pazzo. Sai che sono troppo sensibile a questo
genere di cose. Ed io so che prima o poi un ragionamento del genere mi
farà diventare ricco e famoso.
- Certo: Sirius Black, colui che svelò le
ovvietà! Sarai ricordato nei secoli, Sirius!
Remus ride, ride, ride.
- L'Enigma è qui sotto i nostri occhi, Remus! I babbani
hanno svelati con la scienza i misteri dell'invisibile e noi maghi con
la magia quelli dell'incantevole, ma chi si occupa dei misteri del
visibile, del tangibile, del terreno?
Remus ride, ride, ride e ride ancora.
- Io ti amo.
- Non capisci, non sono pazzo, la realtà è che
tutto ciò che ci circonda - eh? Che hai detto? Ripeti.
Remus ride ancora.
- Ti amo.
Sirius si inginocchia sul letto ed inclina la testa.
Si sporge lievemente per raggiungere col mento il bordo della scrivania.
- Ma adesso basta pensare, Sirius. E basta parlare. Tanto non me lo
lascerai finire mai, quel periodo.
Si alza dalla sedia che è recentemente stata sul soffitto,
raggiunge il bordo del letto e fa ricadere Sirius supino per l'ennesima
volta.
Sirius sorride e si copre il viso con un cuscino.
- I misteri del tangibile - sussurra
piano Remus, ride ancora e lo bacia.