Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: ohfreakingbambi74    05/01/2013    2 recensioni
Natale a casa Hummel-Anderson con figli al seguito.
"Ormai era tradizione a casa Hummel-Anderson svegliarsi a suon di gomitate nello sterno e calci nello stomaco, la mattina di natale. "
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A Familiar Christmas



Ormai era tradizione a casa Hummel-Anderson svegliarsi a suon di gomitate nello sterno e calci nello stomaco, la mattina di natale.
Trattenere la foga di quelle due schegge impazzite che erano Calvin e Katy era praticamente impossibile, soprattutto quando non vedevano l’ora di scendere in salotto per controllare se Babbo Natale aveva lasciato dei regali e mangiato i biscotti che gli avevano lasciato sul tavolo, la sera prima.
Calvin sembrava divertirsi particolarmente saltando sul letto e centrando involontariamente –o forse no– la pancia di Blaine coi piedi, avvolti nei caldi calzini di lana, mentre Katy, al suo fianco, cercava di svegliare il più in fretta possibile Kurt, massaggiandogli energicamente la faccia.
“Calvin…” agonizzò Anderson dopo qualche istante di agonia, “se non la smetti papà ti farà un regalo mattutino che né tu né papà Kurt apprezzerete molto.”
“Vomita sulle lenzuola e chiedo il divorzio.”
Minacciò prontamente Hummel, sottraendo il volto dalle manine della figlia cinquenne, prendendole i piccoli polsi tra le dita.
“Babbo Natale! Babbo Natale!” continuavano a urlare i bambini, richiamando l’attenzione dei genitori.
Kurt si passò una mano sulla faccia, ancora mezzo addormentato, buttando poi un occhio alla sveglia sul comodino.
Le sei.
I suoi due… adorabili pargoli, lo avevano svegliato alle sei di mattina di un giorno festivo. Volgendo lo sguardo esasperato verso la figlia, seduta a cavalcioni su di lui, non riuscì però a trattenere uno sbuffo intenerito.
La sua paperella (o topolina, pesciolina, farfallina o, in alcuni casi di estremo appiccicume sentimentale da parte della pargoletta, opossum) gli sorrideva eccitata saltellando sulle ginocchia, esibendo la piccola finestrella tra i denti e i vispi occhietti azzurri, quasi coperti dalla frangia castana scompigliata fino a farla somigliare ad un piccolo riccio.
Come poteva tenerle il muso?
Al contrario della dolcezza con cui Kurt cercava di sistemare i capelli della bambina, Blaine tentava di zittire gli sproloqui del figlio soffocandolo tra il materasso e il proprio corpo.
“Blaine, non soffocare nostro figlio per favore. Trova un modo per farlo tacere che non comporti l’omicidio o il rovinare le mie lenzuola di seta.”
“Del gas soporifero andrebbe bene?”
“Costa troppo e non sapremmo dove mettere la bombola.”
“Andiamo a vedere i regali?” domandò la piccola afferrando il volto del padre con entrambe le mani, costringendolo a guardarla negli occhi, così uguali ai suoi.
“Chi vi garantisce che Babbo Natale vi ha lasciato dei regali?” scherzò Blaine intrappolando Calvin in un abbraccio indesiderato.
“Siamo stati bravi!” si lamentò il bambino liberandosi della presa, ricambiando le attenzioni del genitore con un pizzicotto al fianco dell’uomo.
“Presuntuoso da parte tua, vero Kurt?”
“Direi che l’unico modo per scoprirlo è scendere in salotto a controllare.”
Scendendo le scale, Blaine inciampò, come al solito, nella coda del gatto che, indignato, andò ad appollaiarsi sul termosifone più vicino.
“Arriverà il giorno in cui quella bestiola capirà di non doversi mettere sugli scalini.” Borbottò l’uomo, mentre terminava la scalinata tenendo coperti gli occhi del primogenito.
Dietro di lui, Kurt sghignazzava stringendosi al collo la bambina che si copriva gli occhietti con le mani.
Dopo aver contato fino a tre, i due uomini accesero la luce della sala, permettendo ai figli di aprire gli occhi e scoprire la piccola distesa di pacchi e pacchetti che attorniava l’albero di natale ancora illuminato. 
Subito, entrambi i pargoli corsero verso i doni, Katy, però, fece subito dietrofront, per prendere la mano di Blaine e costringerlo a seguirla.
Il suo vero intento era sedersi tra le gambe del padre per aprire i regali. Era una sua piccola tradizione personale che onorava da quando aveva memoria. Le piaceva sentire il petto del proprio papà accanto e le sue braccia forti che la circondavano, quando questo si sporgeva per posare un lieve bacio sulla bocca di papà Kurt.
Calvin, al contrario, se ne fregava bellamente di chi aveva vicino al momento dello ‘spacchettamento’, era troppo preso da tutti i doni e dalla felicità che provava trovando, sotto la carta, il giocattolo che più desiderava da mesi. Come quella volta, l’anno prima, in cui aveva fatto salti di gioia aprendo il castello di Hogwarts di lego.
Quella sera non si capiva chi si divertisse di più tra lui e Blaine che, a detta sua, lo ‘aiutava nella costruzione’.
Dopo qualche minuto, mentre Calvin giocava col suo nuovo trenino elettrico e Katy pettinava la sua bambola, Blaine si avvicinò a Kurt gattonando, sedendosi accanto a lui, porgendogli una scatolina rossa di velluto.
Sorridendo innamorato, Hummel aprì il piccolo cofanetto, commuovendosi come ogni anno di fronte al suo contenuto.
Dopo il primo natale trascorso insieme, in cui il moro gli aveva donato l’imitazione in carta di caramelle di un anello di Liz Taylor, non mancava anno in cui Blaine non restasse sveglio, a insaputa del marito, per confezionargli una nuova copia ‘preziosa’ con incarti di cioccolatini e dolciumi.
Solo in un paio di occasioni le festività erano trascorse senza quella dolce ricorrenza:
La prima volta era stata per il natale del 2012, quando si erano lasciati, decidendo poi di rimanere amici. Decisione inutile dato che non riuscirono a gestire la situazione che per qualche mese. Erano fatti per stare insieme, lo sapevano entrambi. Blaine aveva commesso un errore imperdonabile in quell’orrendo momento in cui si era fatto vincere dalla debolezza e dallo sconforto, tradendo l’unica persona che valesse tutto il suo mondo; era consapevole che Kurt avrebbe potuto non perdonarlo mai e questo gli lacerava l’anima.
Tuttavia, Hummel aveva deciso di concedergli una seconda chance. 
“Solo un’altra Blaine.” gli aveva sussurrato all’orecchio, prima di tornare a baciarlo dopo mesi, “Un’ultima possibilità. Ho solo questa da darti.”
“È più di quanto sperassi.” Aveva risposto Blaine stringendosi, piangendo, contro il suo petto come un bambino.
La seconda, ed ultima, volta, invece era stata qualche anno dopo, quando, al poso dell’anello di carta e plastica, Kurt si era trovato al dito una fine fede d’oro bianco con motivi a foglie intarsiate sul di esso, accompagnato da un bigliettino scritto con mano tremolante che recitava:
 
Per sempre tuo.
Sposami (quando vuoi).
Blaine.
 
Erano sposati ormai da anni e innamorati da ancora più tempo ma, nonostante tutto, ogni volta che Kurt guardava suo marito negli occhi rivedeva quel ragazzo che aveva per caso fermato sulle scale della Dalton Academy, quello stesso giovane che lo aveva guardato con occhi rapiti quando gli aveva confidato di non capire affatto i film porno.
Allo stesso modo, a Blaine pareva di avere sempre di fronte quello strano ragazzo che cercava di nascondersi tra la folla sulla scalinata della scuola (la spia più penosa e adorabile che avesse mai visto) e quella splendida creatura che lo aveva incantato con la sua voce e le sue lacrime, dovute alla morte del proprio canarino.
 
Riportati al presente dal trillo del telefono, Hummel pose un flebile bacio sulle labbra del compagno, prima di alzarsi da terra per rispondere.
Appena sollevata la cornetta, si pentì di averla avvicinata all’orecchio: la voce squillante e a tratti stridula di sua cognata gli trapanò il timpano.
“Santissimo- Rachel vuoi darti una calmata?! Cosa c’è? Certo che veniamo ma – sbuffò– non pensi sia un po’ presto? Non è colpa mia se tua figlia da segni di incontinenza, legala ad una sedia. Sono solo le nove! O-ok, ok, senti- sta zitta cinque secondi e ascoltami!
Udendo la voce del padre farsi autoritaria, entrambi i bambini riemersero dalle loro occupazioni e Blaine si voltò di scatto con la bocca piena, dopo un morso ad uno dei biscotti appesi all’albero di natale, somigliando ad un enorme scoiattolo sconvolto.
“Ora ci prepariamo e arriviamo. Voi intanto andate con calma. Incatena Michele, dai una birra a Finn e una a papà, così se ne stanno fuori dalle scatole, e tu e Carole iniziate a preparare la tavola. Mi raccomando, respira!”
Poggiando la cornetta alla base sbuffo, passandosi una mano dietro al collo. Subito Blaine lo abbracciò dalle spalle, cingendolo per i fianchi e baciandogli la base della nuca.
“Tutto a posto?”
“Sì. –sospirò– Le solite paranoie di Rachel.”
Voltandosi verso il marito, gli baciò la punta del naso, avvicinandosi poi al figlio steso per terra.
“Che dici?” gli chiese tirandogli delicatamente un ciuffo di capelli, “Vai a farti la doccia mentre vestiamo tua sorella?”
“Lei non la fa?”
“L’ha fatta ieri sera mentre ti nascondevi nell’armadio per solo tu sai che motivo.”
Sbuffando il bambino, posò il radiocomando del treno e si chiuse in bagno.
Vestire Katy fu, come al solito, un’impresa titanica che Kurt e Blaine dovevano dividersi equamente.
Prima Hummel e la bambina sceglievano insieme i vestiti che Anderson le avrebbe fatto indossare –iperattività improvvisa permettendo– lasciandola poi nuovamente nelle mani del marito che le avrebbe sistemato i capelli con un nastrino o in un paio di adorabili codini.
Quando la loro ‘principessina’ –come la chiamava Blaine­– fu pronta, pareva di avere per casa una piccola damina. Appena Kurt aprì la porta della sua cameretta, corse incontro a Blaine, fermandosi davanti a lui e facendo una piroetta barcollante.
“Sono carina papà?”
“Sei bellissima.” Rispose l’uomo prendendola in braccio, “Sia la zia che Michele diventeranno verdi d’invidia!”
Tra le risate deliziate della piccola, Calvin marciò seccato davanti al padre.
“Io-questo-non-lo-metto.” Decretò mostrando il papillon sfatto e stropicciato in mano.
“Perché no?” chiese Blaine scioccato.
“Non lo so mettere! Non vuole legarsi e poi è stupido!”
“Farò finta di non aver sentito.” Brontolò posando la bambina sul divano e inginocchiandosi per legare il cravattino del figlio.
In quel mentre, Kurt uscì dal bagno vestito di tutto punto.
“Ti piace il papillon che ti ha regalato Babbo Natale, Calvin?” chiese legandosi la cravatta.
“Lo odi-”
“Lo adora.” Lo corresse Blaine dopo averlo zittito con una piccola spinta, finendo poi di sistemargli il farfallino, “Ora è perfetto.”
 

***

 
Proprio mentre Blaine stava per premere il campanello di casa Hudson, un improvviso fracasso di stoviglie rotte, grida e lamentele li raggiunse da dietro la porta.
“Incoraggiante, non c’è che dire.” Soppesò Kurt prima di suonare il campanello al posto del marito, rimasto momentaneamente stordito.
 La spiegazione dell’accaduto era semplice: Rachel stava portando in tutta fretta i piatti in tavola ma era inciampata nella Barbie lasciata incustodita per terra dalla figlia, finendo così lunga distesa sul pavimento, salvando solamente un terzo delle stoviglie, uno degli ultimi regali di nozze, donategli da Burt e Carole, ancora intatti. Beh, intatti fino a quel momento.
Mentre la star di Broadway in ferie compiangeva i piatti dipartiti e la signora Hudson ne raccoglieva i cocci, la famiglia Hummel-Anderson faceva il suo ingresso nel salotto, dopo che Finn ebbe aperto la porta.
“Buon Natale!” urlò loro in faccia l’uomo, abbracciando con trasporto il fratello e il cognato, facendo poi roteare in aria la nipotina che prese a ridere.
Blaine adorava il natale in casa Hummel. Da quando aveva iniziato a frequentare quella famiglia per le feste, non era più riuscito a farne a meno. Certo, gli piaceva anche passare la ricorrenza coi propri genitori ma quando stava in loro compagnia erano sempre solo loro. Sua madre era figlia unica e suo padre aveva completamente tagliato i ponti coi propri fratelli. Amava i suoi genitori ma loro non riuscivano a infondergli da anni quel particolare spirito natalizio che ti fa sentire caldo e coccolato, protetto e in perfetta serenità che sentiva semplicemente dando la mano a Kurt, cantando coi lui e Rachel carole natalizie seduti a tavola, mentre i bambini giocavano per terra e Katy prendeva le coccole sulle gambe del nonno.
Quelle erano le sensazioni che amava. Quelle erano le emozioni che lo facevano sentire parte di un qualcosa.
“Papà.” sgridò Burt Kurt, mentre questo porgeva ai nipoti un pezzo di biscotto di zenzero, “Così si rovineranno la cena.”
“Che cosa può mai fare un pezzo di zenzero? Sempre esagerato.” Ridacchiò l’uomo scompigliando i boccoli già disordinati di Calvin.
“Dopo, nonno, mi aiuti a far andare la macchina nuova?” domandò il bambino a Burt, riferendosi alla nuova Ferrari telecomandata, regalatagli dai nonni.
 
Ogni pranzo di natale era la stessa storia. Kurt e Carole tenevano costantemente sotto controllo il piatto di Burt, Rachel controllava che Finn non bevesse troppo vino, i bambini mangiavano con gusto, giocherellando di tanto in tanto col cibo, prontamente ripresi da Kurt e Rachel.
Di seguito Blaine, Finn e Burt si facevano un goccetto di grappa come digestivo mentre chiacchieravano tutti insieme e i bambini giocavano sul tappeto.
Tra una cosa e l’altra finivano sempre per prolungare i festeggiamenti fino a dopo cena, inserendo nel programma, dopo un paio di giochi di società, anche qualche canzone natalizia, tornando di conseguenza a casa a ormai notte inoltrata.
 
Mentre Kurt trascinava Calvin per le spalle, Blaine stringeva tra le braccia Katy, avvolta nel suo giaccone e in una coperta supplementare imposta da nonna Carole.
Una volta messi a dormire i bambini, Kurt e Blaine si godettero la rispettiva compagnia stesi nel letto, ancora coi vestiti addosso, troppo stanchi per cambiarsi immediatamente.
Restarono sdraiati a carezzarsi per più di un ora, prima di trovare la forza –fisica e psicologica– di alzarsi dal letto, andare in bagno, farsi una doccia insieme, tornare a letto e fare l’amore finché la stanchezza non ebbe preso il sopravvento, lasciandoli abbracciati, dolcemente avvinghiati l’uno all’altro. 
Quella notte era soltanto per loro, senza la preoccupazione che i bambini si sarebbero potuti svegliare, sorpresi dagli incubi e, quindi, avrebbero potuto voler dormire nel lettone insieme a loro.
Poterono contare sulla profonda stanchezza che aveva fatto crollare i loro tesori come sassi e la ringraziarono dal profondo del cuore.
 
Tutti i natali si somigliavano, alla fine ma di questo erano felici. Erano quelle piccole sicurezze che rendevano entrambi saldi e completi. Che li rendevano la splendida famiglia che erano.
 





NdA.:


Me lo concedete? Finalmente un qualcosa di rilassante! Nessun fastasma! Niente angst! (per capire queste deliranze, leggete "Palm to Palm Breath") 
Se questa oneshot vi è piaciuta fatemelo sapere!^^ 

Un abbraccio.

Fede


  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: ohfreakingbambi74