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Autore: anthropocene    05/01/2013    2 recensioni
Posso sopportare i baci dati con foga, con passione, con desiderio, ma quelli dolci di Peeta non riesco a reggerli fisicamente. Mi danno una felicità tale che solo la caccia mi dava prima. Per quanto mi possano piacere però cerco di rimanere il più impassibile lo stesso. Peeta sa che faccio così, sa che sono così. Sorride e si accascia lentamente accanto a me, accarezzandomi con una mano il ventre e con l’altra giocherellando con i miei capelli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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«Katniss Everdeen non si lascia sfuggire una preda, mai» 



«che la fortuna possa sempre essere a vostro favore! » ripete Peeta imitando buffamente Effie Trinket. Haymitch sorride, e manda giù forse il dodicesimo bicchiere di Brandy brindando alle pessime imitazioni di Peeta, che nonostante tutto è sempre convinto che facciano ridere quanto ha fatto ridere la sua intervista pre-giochi al popolo di Capitol City.
Resto convinta che fosse la migliore intervista di tutti gli Hunger Games che io sia mai riuscita a vedere.  Guardo trova i suoi occhi azzurri mentre borbotta di quanto fossero assurdi gli outfit di Effie durante ogni sua apparizione e non riesco a fare a meno di pensare a quanto sono più belli quando guardano i miei, forse è davvero innamorato di me.
Credo sia la prima volta che prendo davvero in considerazione di valutare i miei sentimenti per una persona. E probabilmente sarà anche una delle ultime.
Questo piccolo momento di intimità con me stessa mi fa sorgere una marea di domande che come argomento principale hanno l’uomo del pane che in questo preciso momento sta impastando l’ennesima pagnotta mentre Haymitch gli racconta quanto sia stata bella quella notte di fuoco assieme ad Effie, e qui mi scrollo un attimo. Il pensiero di Effie ed Haymitch insieme, in un letto, nudi… beh non è proprio una cosa a cui penso tutti i giorni senza sosta.
Cos’è per me Peeta Mellark? Non so se sono pronta a chiamarlo “vita”, o “amore”. Non nel senso di correre per la casa urlacchiando “amoremio! Ho cacciato due conigli stasera!”, ma nel senso di “dannazione, Peeta Mellark è l’amore. Il mio. Sono innamorata dell’uomo del pane”. Ma non sono sicura di avere abbastanza coraggio per rendermene anche solo conto io. Anche solo il “Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme è innamorata” suona male.
Convinta di poter arrivare ad una soluzione c’è Haymitch che borbotta qualcosa su quanto potrebbe essere buono uno stufato arricchito da un po’ di vino. E con “un po’ “ lui intende almeno tre bottiglioni da 3 litri l’uno. 
«oggi non cacci, dolcezza?» dice sorseggiando il brandy nel bicchiere.
Sorrido tenendo bassa la testa, ma so perfettamente che Haymitch percepisce il mio sorriso beffardo stampato sul viso «ho cacciato stamattina presto, ed ho preso due scoiattoli ed un coniglio» dico stando seduta sulla mia sedia mentre sento gli occhi di Peeta che si sono poggiati su di me, anche per un secondo; e questo mi scalda immensamente.  
«complimenti dolcezza» dice mentre si versa un altro bicchiere.
Ho ancora la testa bassa e quasi non mi rendo conto che Peeta è passato dall’impestare una pagnotta al abbracciarmi dolcemente. Alzo il collo fino a incontrare nuovamente il mare nei suoi occhi e teneramente mi bacia la testa.
«piccioncini, io ho un certo languorino» sentenza Haymitch indicandoci con la mano che tiene il bicchiere mezzo vuoto. Peeta molla le mie spalle per tornare al lavoro e in venti minuti ha già infornato il coniglio aggiungendoci un goccio di brandy per la gioia di Haymitch.  Sorridiamo e nei venti minuti nei quali il coniglio cuoce parliamo del più e del meno.
Siamo una famiglia. Ecco, Haymitch sta diventando più nostro “zio” che un nostro ex mentore. Ogni giorno è a casa nostra, dorme a casa sua, ma vive da noi. E io e Peeta siamo ben lieti di ospitarlo.
L’odore di  buono pervade la casa ogni volta che Peeta apre il forno e dopo altre due o tre sguardi al coniglio annuncia che la cena è pronta.
Impiatta tre porzioni pressochè uguali e le consegna a noi tre, brinda e come ogni sera ci abbuffiamo a quella deliziosa cenetta che il mio uomo del pane ha preparato.  Mangiamo con le mani e ripenso fugacemente alla faccia che farebbe Effie se solo sapesse le condizioni delle mie dita e alzo lo sguardo. Sia Peeta che Haymitch stanno già ridendo. Evidentemente hanno pensato alla stessa cosa che stavo pensando io.
Mangiamo in meno di tre minuti una porzione, e quel poco di sugo che era rimasto lo spazzoliamo via subito.
Peeta sorride e mentre mette via i piatti parlotta sul fatto che domani andrà al Prato per dipingere un po’, sperando che gli venga un po’ di ispirazione, che a quanto sta dicendo gli manca da qualche giorno.
Dopo altre varie discussioni sul più e il meno Haymitch si alza.
«mi raccomando, domani puntuali» saluta e apre la porta «notte!» urla poi prima di chiuderla.
Io e Peeta ci guardiamo con sguardi persi.
Domani c’è la mietitura e io e Peeta saremo ancora una volta mentori di quei poveri ragazzi che verranno sorteggiati domattina dalle mani ben curate di Effie.
Il solo pensiero di dover vedere nelle facce di due poveri ragazzi la morte stampata in fronte mi atterra, e Peeta deve averlo capito, tanto che mi prende in braccio e mi porta fino in camera.
Mi stende dolcemente sul letto e mi scocca un bacio sulla fronte. Si allontana e inizia a spogliarsi, ed inizio a farlo anche io. Al distretto 12 di questi tempi è difficile dormire con qualcosa addosso, c’è un caldo atroce.
Io finisco in fretta mentre Peeta, con la gamba finta, richiede un po’ più di tempo.
Mentre sono seduta sul letto mi fermo ad osservare la perfezione della sua schiena. Fasci di muscoli che si sovrappongono ad altri e creano una muscolatura perfetta, per non parlare del fondoschiena che è a dir poco statuario.
Mi alzo senza nemmeno accorgermene e mi avvicino silenziosamente a lui, che ancora girato non si accorge della mia presenza dietro di lui. Lo avvolgo in un abbraccio caldo che raramente faccio e inizio ad accarezzargli le spalle e dolcemente gli lascio dei baci sul collo. Peeta si irrigidisce un attimo e poco dopo si è già girato, avvolgendomi nelle sue grosse braccia. Mi solleva un poco e mi stende nuovamente sul letto, questa volta però avanzando sopra di me a carponi e non appena arrivato ad altezza labbra mi bacia con dolcezza.
Posso sopportare i baci dati con foga, con passione, con desiderio, ma quelli dolci di Peeta non riesco a reggerli fisicamente. Mi danno una felicità tale che solo la caccia mi dava prima. Per quanto mi possano piacere però cerco di rimanere il più impassibile lo stesso.  Peeta sa che faccio così, sa che sono così. Sorride e si accascia lentamente accanto a me, accarezzandomi con una mano il ventre e con l’altra giocherellando con i miei capelli.
«domani» dico piano «chi credi venga sorteggiato?»
«Katniss, avresti mai pensato di andare agli Hunger Games?»
«sì, avevo così tanti bigliettini col mio nome, la dentro…»
«ci hai mai pensato seriamente?» dice alzando leggermente la voce.
«no, penso di no»
«quello che se lo aspetta di meno verrà probabilmente sorteggiato, lo sai, la fortuna non è mai a favore di nessuno.» dice poi baciandomi la guancia.
Sorrido e mi lascio avvolgere ancora una volta da un suo caldo abbraccio.
Si allontana da me e con la mano destra mi solleva il mento e mi da un altro dei suoi baci, e questa volta non credo di essere riuscita a trattenere la mia faccia da impavida cacciatrice e di sprofondare in un infantile e felice sorriso da ebete. 
Credo che Peeta se ne sia accorto, perché piano piano cerca di farne di sempre più dolci, e io mi sciolgo sempre di più contro la mia volontà. Sento l’orgoglio scivolarmi via, e al suo posto comparire uno strato di dolcezza che non vesto mai. Sono rare le volte in cui Katniss Everdeen si immedesima in una dolce ragazza dall’animo gentile. Cioè, in tal caso Katniss Everdeen non sarebbe Katniss Everdeen.
Mi lascio travolgere dall’amore di Peeta che massaggia dolcemente tutto il mio corpo. Evidentemente gli anni passati al panificio sembrano rivelarsi utili anche al di fuori del campo culinario.
Andiamo avanti così un’altra mezz’ora fino a quando non ci rendiamo conto che forse è un po’ troppo tardi, ed è ora di andare a dormire.
Mi poggio sul cuscino, dando le spalle a Peeta.
«non so te, ma io non ho sonno» esordisce lui.
Sorrido beffardamente, so che cosa intende. Domani è il giorno della mietitura ed avremmo a che fare con due poveri tributi per un po’, ed in quel po’ il nostro tempo per stare insieme a coccolarci è ridotto al minimo, ed io, per quanto fredda e gelida posso apparire, nel profondo del cuore, preferisco di gran lunga stare su un letto a farmi accarezzare i capelli dall’uomo del pane, piuttosto che vedere il terrore negli occhi di due ragazzi e forse non rivederlo nemmeno più.
Mi volto, tornando faccia a faccia con Peeta.
«sapevo ti saresti girata» disse dolcemente, accarezzandomi una guancia.
«Katniss Everdeen non si lascia sfuggire mai una preda, mai» dissi maliziosa.
Sorrise e  stringendomi ancora una volta a se, mi baciò teneramente per un’intera notte.



questa è la prima shot che scrivo su The Hunger Games, fate tutte le critiche necessarie, vi prego :)
spero davvero vi piaccia, anche perchè ci ho messo 3 giorni per finirla ! :)

per chi volesse cercarmi su twitter sono: @anthropocenexx

hope u enjoy! 


cat xx PS: HO LETTO SOLO IL PRIMO LIBRO, QUINDI PROBABILMENTE CI SONO DELLE DISCORDANZE CHE SONO PRESENTI NEI LIBRI SUCCESSIVI, scusate çç
   
 
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