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Autore: Hebony    05/01/2013    5 recensioni
Mi hanno incolpata per degli orrendi omicidi commessi sulla via Redrum, ma sono convinta di non essere stata io...Ne ho le prove...
P.S. è la mia prima storia, perfavore siate buoni (:
Genere: Suspence, Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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L'unica cosa che mi ricordo è che stavo scappando, non ricordo perchè nè da chi. Stava diluviando, le mie mani erano sporche... Mi chiamo Felicity e sono in manicomio da 9 anni, i miei genitori e i poliziotti mi ritenevano pazza, questo, quando successe l'evento che sto per raccontarvi. Era il 1973, a quell'epoca avevo 18 anni, ero in una casa abbandonata insieme ai miei amici, attorno ad un fuoco fumando sigarette e parlando, quando improvvisamente arrivò Alan, il mio ex, rivolgendosi a me, minacciandomi che se non tornavo con lui, sarebbero successe cose orribili, ma io gli dissi di tornarsene a casa e che con lui non volevo più stare. Stranamente Alan se ne andò senza dire una parola. Tornata a casa, stanca com'ero decisi di buttarmi letteralmente sul letto, rimasi lì fino a che i sensi di colpa per aver liquidato in quel modo Alan, mi spinsero a chiamarlo col cellulare per invitarlo a fare un giro per chiarirci, ma non mi rispose; a quel punto, dopo essermi rassegnata mi misi a dormire. Feci un incubo: ero in via Redrum, pioveva, era notte, vidi Alan con una pistola in mano, io lo chiamai, si girò, mi sorrise e mi sparò. Mi svegliai di colpo, ero sudata ma avevo freddo, mi girai verso il comodino e presi il mio cellulare per vedere che ore fossero, ma con mia sorpresa vidi che Alan mi aveva mandato un messaggio mezz'ora prima che io mi fossi addormentata. C'era scritto: "Non imparerai mai". Io non capii cosa volesse dire, quindi mi decisi a mandargli un sms invitandolo vicino alla casa abbandonata, mi rispose positivamente. Ci ritrovammo in prossimità di quell'edificio. Gli annunciai che ormai era inutile continuare a dirmi di rimettermi con lui, perchè non lo avrei mai fatto. Il motivo era la sua eccessiva gelosia, e glielo riferii. Alan rispose di essere cambiato, di non essere più lo stesso di un tempo. Mi disse che avrebbe ucciso i miei amici pur di riavermi, e lo fece. Mi portò dentro alla casa disabitata e me li mostrò, seduti per terra legati insieme da una corda molto spessa. Mi fece di nuovo la stessa richiesta, ma io scossi il capo, negando. Alan, dopo quel mio rifiuto, impazzì e uccise i miei amici a mani nude. Io non volli credere a quello che stavo vedendo, non riuscivo a muovermi, ero come pietrificata dalla paura. L'unica cosa che riuscivo a fare era urlare ad Alan di smetterla di colpirli; lui, però, smise solo quando li ebbe uccisi tutti. Si girò verso di me dicendomi: "Felicity, proprio non ti ricordi? Io non esisto, sono il tuo amico/ex che hai creato con la tua mente quando andavi alle elementari! Non ricordi che a quei tempi eri emarginata per via delle tue continue urla in classe?" Di colpo ricordai tutto: i miei genitori erano separati da quando avevo 5 anni e questo perchè continuavano a litigare, ed io, a scuola, ogni volta che la maestra urlava, mi spaventavo e lo facevo a mia volta. Rifiutavo qualunque tipo di contatto umano, a parte quello dei miei genitori, e mi creai Alan, il mio amico, che mi capiva sempre, nonostante tutti i miei errori. Smisi di parlare con il mio amico immaginario quando conobbi coloro che lui stesso aveva appena ucciso. Tornata in me volli rispondere ad Alan, ma lui non c'era più, era svanito nel nulla. Sentii le sirene della polizia arrivare alla casa abbandonata. Io, presa dallo spavento, uscii da quell'edificio e cominciai a correre, "corri... corri" pensavo solo a fuggire il più lontano possibile... Non so per quale motivo ma mi guardai le mani, erano sporche di sangue, quello dei miei amici, li avevo uccisi io... Non riuscivo a crederci, mi fermai e mi misi a piangere. Un poliziotto mi prese e mi portò in questura, mi chiese il cognome, glielo dissi e lui chiamò i miei, comunicò loro che avevo commesso un omicidio su cinque ragazzi della mia età. Io, però, lo interruppi, dicendo che era stato Alan. A quel punto i miei genitori dissero all'uomo che egli era un amico immaginario. Dopo quell'episodio in questura mi mandarono al manicomio dove sono tutt'ora, ho ucciso delle persone e non lo rifarei mai. Mi chiamo Felicity Jiks e questa è la mia storia.
  
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