Le porte dell’ascensore si aprirono dopo pochi minuti. Vi saltai dentro alla svelta e sorrisi ad un’impassibile Cristina, che ricambiò con un’occhiata gelida. Per mia fortuna scese al piano successivo, evitando ad entrambe un lungo ed imbarazzante silenzio.  Rimasta sola aspettai pazientemente che l’ascensore scendesse  gli ultimi piani. Ancora tre. Ancora due. Le porte si aprirono nuovamente per far salire... no. No.. NO NO NO NO. Non adesso, non ora, non da sola.
Okay, sta salendo.
Okay, mantieni la calma April.
Respira. Respira. E’ solo fino al piano terra. Puoi farcela.
“Jackson!”




Sorridi Jackson, sorridi.
“April!”
Probabilmente sembrava che mi avessero fatto una plastica facciale, talmente falso era il mio sorriso.
“Come... come va?”
Dai, puoi fare di meglio.
“Io sto bene, e...”
Non ebbi tempo di finire la frase che l’ascensore ebbe uno scossone.
E naturalmente, si bloccò.
“No, no, NO, NO, MALEDIZIONE!” Tirai un pugno contro la parete, esasperato.
“Ci mancava solo che l’ascensore avesse un guasto...”
“Be’, sì, insomma, capisco... capisco che dopo quello che è successo tu non voglia...”
“No, scusa April è che... ehm...”
Pensa Jackson, pensa, trova una scusa decente.
“E’ che.... devo andare da... da Joe con... ehm, con Stephanie, sai la specializzanda, e... e sono in ritardo!”
DIAMINE JACKSON, TRA TUTTE LE SCUSE POSSIBILI PROPRIO QUESTA??
“Ah, quindi... quindi vi vedete?”
“Beh, ehm...non proprio...”
Bel casino, Avery.



 
Mi sentivo come se mi avessero tirato un pugno nello stomaco. Ma quello che era successo era stato solo un errore, no? Allora perchè me ne importava così tanto?
“Ah, be’, okay, ma non sono fatti miei, quindi, assolutamente, non c’è bisogno di parlarne”
Calò uno snervante silenzio lungo cinque minuti che fu rotto solamente dalle lamentele sulla scarsa prontezza dei tecnici dell’ospedale di Jackson.
Un errore. Sì, uno stupido errore.
Cinque minuti.
Dieci minuti.
Quindici minuti. Quanto diavolo ci mettevano a tirarci fuori da lì?
Mi accasciai per terra, esasperata, chiedendo a Gesù se stesse mettendo alla prova il mio debole autocontrollo.
Jackson si sedette accanto a me.
“Tu per me non sei stata un errore.”
“Cosa?”
“A quanto pare io lo sono stato per te, dato che continui a paragonarmi ad un’automobile o ad un carrello dei dolci, ma, ehm, ecco, quello che voglio dire è che sì, insomma... OH, ANDIAMO APRIL! NON HO NESSUNO STUPIDO APPUNTAMENTO CON NESSUNA STUPIDA SPECIALIZZANDA CHE NON SA NEMMENO INFILARE UN CATETERE O PRENDERE UNA CENTRALE. MA NON CAPISCI??”
Be’, forse in realtà io non volevo capire.



Perchè non voleva capire? Era così ovvio.
Io... io l’amavo. Nella sua ingenuità, nella sua esagerata devozione a Dio. La amavo anche quando era insopportabile, quando parlava per cinque minuti senza prendere fiato, quando non faceva che ripetere che era tutto un grande errore, ma alla fine tornava da me.
“Io ti amo. Ti amo ogni secondo di ogni minuto di ogni ora di ogni giorno. Per me non è solo... sesso e basta, io ti amo. Ti amo April, ti amo.”
No, per favore, non fare quello sguardo da cuicciolo.
Lo so che non lo vuoi.
Non avvicinarti. Ecco, ora sento il tuo profumo, mi sta facendo impazzire.
Ora mi perdo nei tuoi occhi verdi. Non avvicinarti.
Mi manca l’aria. Ci stiamo per baciare.
“Ecco fatto ragazzi, problema risolto! ...oh, scusate, ho interrotto qualcosa?”
Scattammo in piedi contemporaneamente.
Il tecnico se ne andò sghignazzando.
Ci scambiammo un ultimo sguardo imbarazzato a causa di ciò che era appena successo e ognuno prese la sua strada.



ANGOLO AUTRICE
Salve a tutti, per vostra (s)fortuna sono ritornata con una OS su April e Jackson. E' da un sacco di tempo che volevo scrivere qualcosa su questa coppia, mi piacciono troppo :3 Mi scuso per eventuali errori ortografici. Vabbbe', comunque spero che vi sia piaciuta, eee... boh, alla prossima!
Clara