Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: somewhxre    05/01/2013    1 recensioni
«Vivi la tua vita come se ogni giorno fosse l'ultimo, non si sa mai cosa possa capitare da un momento all'altro.» «Questo significa che posso abbracciarti per un po'?» «Certo, cogli le tue occasioni. Vieni qui, stringimi forte più che puoi se ti fa stare meglio.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al risveglio, Samantha, non trovò più Justin al suo fianco.
Si alzò, incuriosita da dove poteva essersi nascosto. Guardò l’orologio, erano le sette e mezza di sera, aveva dormito praticamente tutto il pomeriggio abbracciata a lui, o almeno così sperava. Si diresse in camera sua, in bagno, tornò in salotto ma non lo trovò. Così andò in cucina, e lo vide seduto al tavolo a bersi un caffè.
«Sam, ben svegliata.» rise.
«Non ti trovavo più, temevo fossi scappato..»
«Scappato? Da casa mia? Naah.» terminò di bere il caffè e posò la tazza nel lavandino. «Cosa ti andrebbe per cena? Ti avviso che non sono un asso ai fornelli.»
«Ma tua madre? –Justin indicò un biglietto sul tavolo della madre, con scritto che avrebbe passato la notte in ospedale, sorrise- Mh, non so perché ma ho voglia di patatine fritte.»
«E patatine fritte siano. Poi? Preparo per le otto e mezza, va bene?»
«Si, certo. Poi vorrei dell’insalata, se possibile. –scoppiò a ridere- Sono esigente, lo so. E’ che sto morendo di fame! Ah, infine una mela.»
Rise. «Per lei, signorina, tutto.» Justin si avvicinò alla ragazza, baciandola e stringendola a sè. «Sai, non so come ho fatto a non accorgermi di te in tutto questo tempo.»
«In effetti ci hai messo tanto, ma ora sei qui con me, ecco la ricompensa per aver aspettato a lungo. –sorrise- E mi sta bene.» ricambiò il bacio, mettendogli le mani dietro la nuca.
Rimasero a lungo avvolti in quella passione, in quell’amore che nessuno dei due aveva immaginato potesse diventare reale.
«Abbiamo una lunghissima ora da passare prima della cena.» disse con tono di furbizia, come se puntasse direttamente a qualcosa, infatti era così.
«So a cosa stai pensando, e scusami, ma avendo appena visto il cazzo di quei ragazzi, mentre mi picchiavano..preferirei non vederne altri per ancora qualche ora.» cercò di sdrammatizzare la situazione, per non ferire il ragazzo.
«Hai ragione, scusami tu. Ci avrei dovuto pensare io già da subito.» sorrise abbracciandola.
Justin aveva intenzione di dare una lezione a quei bastardi, appena li avrebbe visti. Non a tutti, non ce l’avrebbe fatta da solo e non voleva coinvolgere Ryan; ma solo con il ragazzo di cui aveva sentito la voce al telefono: Matthew Harris.
Sembrò che Samantha gli avesse letto nel pensiero. «Uhm, senti. Per quanto riguarda l’accaduto..non metterti nei guai. Ora sto bene, non devi picchiarli o robe simili, potrebbero farti del male ed io non voglio.» gli mise una mano sul viso, accarezzandolo. Justin annuì, anche se non era proprio sicuro di voler lasciare perdere quello che era successo.
«Scusa
«Scusa? E per cosa?» sorrise la ragazza.
«E’ stata tutta colpa mia, ti hanno presa per fare un dispetto a me, e ci sei andata di mezzo tu.» il ragazzo abbassò lo sguardo.
«No, no, non dire così. Ora sto bene, ok?» gli prese il viso tra le mani e lo baciò.
«Che ne dici di mangiare? Avrei fame, non voglio aspettare ancora mezz’ora.»
«Aspettavo che me lo chiedessi.» Samantha rise, sedendosi su una sedia.
Justin non aveva fame, ma voleva cambiare argomento e non pensare più a quei bastardi, oltretutto codardi. Se ci pensava, gli veniva una tale rabbia da voler spaccare tutta la casa.
«Vuoi che ti dia una mano?» esclamò la ragazza, vedendolo un pò in difficoltà a cucinare.
«No, stai li tranquilla.» rispose.
Ci mise un pò a preparare tutto, ma alla fine si rivelò una cena semplice e squisita. In quel momento sembrava di essere soli in quella casa, ma non in senso letterale; sembrava come se ci vivessero solamente loro due, una casa tutta per loro, sempre.
Non sarebbe poi così male” pensò Justin, sorridendo a quella meravigliosa creatura seduta davanti a lui.
«A cosa pensi?» esclamò la ragazza, vedendolo con la testa nelle nuvole.
«Pensavo che non sarebbbe male vivere in una casa, solo io e te.»
Samantha alzò un sopracciglio, ridendo. «Si, non sarebbe male. Penso solamente che sia troppo presto.»
«Tu dici? –il ragazzo la guardò- Forse hai ragione.»
Parlarono tutta la sera, di qualsiasi argomento, sembravano proprio felici insieme. Ma la felicità dura poco..
Squillò il telefono, Justin rispose. «Pronto?»
«Bieber, mi riconosci?»
Appena sentì la voce, fece segno alla ragazza di tacere. «Matthew.»
«Si, hai indovinato. Volevo dirti che quello che è successo oggi, è solo l’inizio.» esclamò, ubriaco.
«Ma l’inizio di cosa? Toccala ancora una volta, e sei morto.» Justin parlava seriamente,  non avrebbe esitato un secondo a pestarlo a sangue fino a ucciderlo. Non era il tipo di ragazzo che sapeva controllare la rabbia, o che si tirava indietro. Vide Samantha fare una faccia preoccupata, cercò di trattenersi solo per lei, ma non finiva qui.
«Guardati le spalle, Bieber.» riattaccò.
Justin posò il telefono sul tavolo, cercando di far finta di niente e sorridendo alla ragazza.
«Stavi scherzando, vero? Quando hai minacciato di ucciderlo.»
«No.» rispose secco. «Non deve provare a toccarti un’altra volta, io l’ho avvertito.»
«Non devi perder tempo con questi individui! Ti faranno finire nei guai. Se tu andrai in prigione, poi chi mi proteggerà?» disse la ragazza, cercando di fargli cambiare idea.
«Ryan, sono sicuro che lo farà.» si alzò di scatto posando il piatto e il bicchiere nel lavandino, andando in camera sua.
Samantha lo fece andare, aveva bisogno di calmarsi. Dopo qualche secondo si diresse nella camera di Justin, stava dormendo.«Quanto sei stupido, Bieber.» sussurrò la ragazza, sorridendo. Si coricò di fianco a lui, accarezzandogli il ciuffo dei capelli.

Si erano dati il cambio, ora toccava a lei guardarlo dormire, le piaceva. Gli mise una coperta addosso, ma invece di tornarsene a casa rimase li, si sentiva più al sicuro tra le sue braccia. A casa sarebbe stata da sola ancora per qualche giorno, fino al ritorno dei suoi. Si addormentò anche lei, non facendo caso poi alla madre che tornò dal lavoro in anticipo. Salì le scale andando dal figlio, aprì la porta e rimase immobile, ma sorrise vedendo la scena. Chiuse la porta e andò a dormire anche lei, distrutta.
Ora la casa sembrava essere deserta




Saaaaaaaaaaaaaaaalve!
Ho introdotto un altro personaggio, Matthew. Immaginatelo come il bello ed entusiasmante Andrew Garfield, sdghj.
Okay, ehm, questo capitolo è leggermente più breve degli altri, forse, ma mi è piaciuto molto.
Se volete chiarimenti sulla storia, chiedere qualsiasi cosa, mi potete trovare su twitter, il mio nick è @dobrevsrauhl.
Recensite ancora in tanti, mi fareste molto felice.
Alla prossima:)
  
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