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Autore: Angie    24/07/2007    0 recensioni
I fatti si svolgono un mese prima del fatidico salvataggio al Crashdown. Come era la vita di Max prima dell'incontro con il suo destino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Incredibile

Incredibile...ma  pur amando la fantascienza ed il fantastico in generale,  mi  persi  ROSWELL,  quando fu trasmesso la prima volta in Italia nel lontano 1999 (  o 2000 ) .

Ma... la mia dimenticanza,    è stata  ( per fortuna ) annullata,    quando  - quasi per caso qualche mese fa -  mi ci sono imbattuta mentre era in programmazione su   MTV.

 Inutile dire che me ne sono innamorata follemente, sin dalla prima puntata!

Adoro tutti i protagonisti, dall'irruente Michael alla mitica Maria,  dalla sofisticata Isabel al tenerissimo Alex, ma come non amare più di  ogni altro  Max e Liz...    rappresentano   l'essenza stessa dell'amore,  e nelle scene "romantiche" ho trovato i due attori semplicemente insuperabili;  difficilmente ho visto altre coppie sullo schermo così ben affiatate e  vere  ( ma come è possibile - mi chiedo -  che non si siano veramente innamorati..boh...!!!!---)

Beh, dopo avervi abbastanza annoiato con questa mi prefazione, passo alla storia,  una mia piccola variante sul tema, diciamo che è una sorta di prequel   ai fatti che poi si svolgono sin dalla prima puntata del mitico telefilm---

 

Buona lettura ed a presto!

 

(p.s.: prometto che non mi dilungherò in molte puntate,  ok?)

 

 

Il mio destino.

 

Racconto di Angie

 

 

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E se un diario lo avesse tenuto anche Max?  E i giorni prima del fatidico “salvataggio” al Crashdown come li aveva passati?  Com’era la sua vita prima dell’incontro con il suo... destino?

 

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1.  Il ritorno.

 

 

 

18 agosto 1999

 

E’ notte.

 

Notte fonda e fuori il vento ulula forte.

E’ strano,  in questa stagione…

In verità non c’è quasi mai vento qui a Roswell.

 

Ma da un po’ di tempo,   tutto mi sembra più  strano...

Forse più del solito.

 

Ah, beh… se poi sono proprio io a dire strano… beh, a questo punto Michael direbbe… che c’è proprio da ridere!

 

 

Max Evans ripose il piccolo notes  nello scomparto segreto  ricavato nel comodino di fianco al letto.

 

Ne aveva una cura estrema ed una riservatezza totale.

Neppure Isabel sospettava l’esistenza di quel quadernetto,  dall’anonima copertina nera  fermato  con un elastico  rosso, dove di tanto in tanto annottava pensieri e dolori… le poche gioie e le tante tristezze della sua esistenza.  

 

Chissà,  forse la riteneva una debolezza,  forse  inconsciamente se ne vergognava…  e del resto  non era  strano che  un ragazzo  tenesse  una sorta di diario segreto ?

 

Di nuovo quella parola ad intrufolarsi  i suoi pensieri:  strano…

 

Se tutti gli altri,  a parte  Isabel e Michael,  avessero   in realtà saputo quanto lui  fosse  veramente strano…

 

Chiuse gli occhi e si assestò più comodamente nel letto,  ben sapendo  che non si sarebbe addormentato.

 

Erano giorni e giorni che non riusciva a dormire una notte filata e proprio non se lo spiegava,  ma era un dettaglio,  quasi un segnale... guai in vista sicuramente…

 

L’ultima volta che aveva passato  più di una settimana insonne,  era successo nello scorso semestre scolastico.

E puntuale  "l'inghippo"  era arrivato…

 

Una mattina all’improvviso il professore di scienze,  un ometto meticoloso e pedante,  aveva deciso che  ogni compagno doveva esaminare   " materiale biologico" del proprio vicino di banco al microscopio, che so da un campione di saliva o da una goccia di sangue.

 

Un brivido freddo lo aveva percorso,  al pensiero di quel  che avrebbe comportato un tale esperimento,   ma…

niente di tutto ciò  sarebbe stato paragonabile alla folle capriola che aveva fatto il suo cuore  quando,  voltandosi aveva incrociato lo sguardo un po’ perplesso della creatura più stupefacente,  più meravigliosa e perfetta che avesse mai messo piede sulla faccia della terra.

 

No,  nessuno poteva elevarsi alla sua perfezione,  e neppure   lontanamente,   raggiungere i suoi livelli di avvenenza ed intelligenza.

Nessuno  come lei...  possedeva  quegli occhi  intensi,  brillanti e sinceri,  che parevano bucargli l’anima ogni qual  volta incrociavano i suoi,  o quei capelli scurissimi lisci e lucenti,   che  sembravano attirare inesorabilmente  le sue mani… anche se non li aveva mai toccati,  se non ne suoi sogni più segreti.

 

O no,   nessuna ragazza allo sguardo  di Max,  sarebbe mai apparsa come appariva… lei,  Elisabeth Parker.

 

O meglio,  Li z.

 

Probabilmente,  nel suo lontano mondo d’origine,  qualcuno gli aveva impresso nei geni l’amore viscerale per quella ragazza.

Ma anche questo era un ragionamento assurdo e senza senso… Liz non era neppure nata quando loro erano stati catapultati sulla Terra.

 

Inutile scervellarsi,  ogni ragionamento logico cessava,  la volontà stessa scompariva al cospetto di lei…

Lei  era praticamente la sua ossessione dall’età di otto anni…

 

Max sorrise nel buio della sua stanza,  e nel disperato tentativo di deviare la mente dal pensiero di quella ragazza,  rievocò ancora quel giorno,  e come era riuscito a scamparla  anche in quella occasione.

 

Con una scusa banale bofonchiata a mezza voce era sgattaiolato al fianco di quella calamita di guai che rispondeva la nome di Michael Guerin, il suo migliore amico, salvando così entrambe da tutta una serie di incresciose domande a cui c’era una sola plausibile risposta...

 

Il professore manco se ne era accorto, gli altri compagni neppure, dato che non aveva stretto amicizie praticamente con nessuno.

 

Ma lo sguardo perplesso e leggermente imbronciato  con cui l’aveva seguito Liz, quello non lo avrebbe dimenticato mai!

 

Chissà che cosa aveva pensato di lui,  in quella occasione.  Sicuramente che era   strano…  Uno che non  andava,  di certo,   preso  in considerazione.

 

Il pensiero gli fece per l’ennesima volta stringere il cuore.  Ma lo sapeva bene  che il suo destino era quello di  vivere il più  classico degli amori impossibili,  e non solo perché… era un alieno.

 

Con un sbuffo si girò su un fianco cercando disperatamente il sonno che non  voleva arrivare.

L’indomani sarebbe stata una giornata difficile.

Molto difficile.

 

Se lo sentiva!

 

                                                                                                                                      °°°

 

- Svegliati,  Max!

 

La testa bionda e perfettamente acconciata  di  Isabel, fece capolino dalla porta appena socchiusa.

 

- Allora?  Non hai dormito abbastanza? Guarda che fra poco ricomincia la scuola,   come diavolo farai ...pigrone!!!

 

 -Fatti gli  affari tuoi !

 

Max si sollevò su  un gomito,  cercando affannosamente di mettere a fuoco il volto dall'aria indispettita di sua  sorella,   attraverso lo sguardo annebbiato dalla stanchezza.

 

Gli sembrava di essersi appena addormentato,  ed avrebbe potuto  scommetterci:  non  ne era passato troppo di  tempo!

 

Si sentiva  stanco, spossato  e con il morale sotto i  piedi.   Cosa che a parte l’insonnia,  assai spesso gli accadeva in  quei giorni di fine agosto, e di fine estate.

 

Le vacanze erano ormai un lontano ricordo;   con il padre sempre perennemente impegnato nello Studio Legale,  erano riusciti a fare solo qualche giorno  sulla costa in California.

 

Erano tornati in fretta e furia a  Roswell ed ora, senza neanche la scuola,   la cittadina gli sembrava vuota,  anche se in  verità mai come in quel periodo  era affollata di turisti impiccioni e curiosi.

 

Ma ciò che in realtà gli mancava di più era...  quell'atmosfera  particolare che si respirava in un  bar del  centro:  il Crashdown Cafè.

 

Atmosfera?  O forse meglio dire ... ragazza che ci lavorava come cameriera ?

Solo che nell'ultimo mese, la ragazza in questione era lontana... e tutto perdeva il suo fascino..

 

Nello spazio di quei pochi  secondi,  in cui con il pensiero era tornato ancora su  Liz Parker -   Isabel era entrata nella stanza,  fissandolo apertamente con un misto di preoccupazione e incredulità.

- Ma dico... hai capito  o cosa?  Ti ho detto che la mamma ti  sta aspettando  in cucina!  

 

- Uhm....ehm... cosa? No,  non ho capito.  - Bofonchiò il giovane di rimando,  come se improvvisamente qualcuno gli avesse sbattuto un secchio d'acqua in faccia e lui fosse ancora incerto su dove si trovasse o chi fosse.

 

- Ehi! Mi prendi in giro? -  Sbottò  Isabel,  allungando lesta una mano sul cuscino e sfilandolo  in maniera secca da sotto la testa del fratello.

 

Quindi, brandendo il cuscino a mo' di bastone,  iniziò a tempestarlo di colpi.

Max, colto di sorpresa e con i riflessi ovviamente rallentati dalla stanchezza  non poté far altro che  alzare la braccia,  a riparo dall'attacco furioso ed inaspettato di Isabel.

 

I colpi del cuscino,  ben assestati da quella serpe della sorella,   lo sballottarono  confondendogli ancor più la mente e le immagini sfuocate che percepiva a causa della stanchezza...  Proprio un bel modo di svegliarsi!

 

Doveva reagire...

 

Attese l'ulteriore colpo sferrato con sapiente maestria da Isabel, quindi con destrezza afferrò il cuscino  strappandoglielo di mano e passò al contrattacco. 

 

La giovane presa in contropiede dall'improvvisa reazione del fratello,  fece qualche passo indietro e franò sulla sedia della scrivania,  trascinandosi nella caduta una pila di libri di biologia e matematica  con un gran fracasso.

 

" Ecco questo è  un bel modo di svegliarsi !"    - Pensò ironicamente Max, mentre l'ombra di un sorriso perfido gli  sfiorava le labbra.

 

Quando si sentiva giù, sua sorella Isabel poteva essere un bel toccasana,  o il peggiore delle disgrazie!

 

Per sua fortuna, quella mattina pareva essere fonte di  risate e dall’allegria,  mentre la osservava,  con la faccia paonazza di rabbia,  tentare di alzarsi e togliersi di dosso il "peso della scienza "

 

- Ah aha,  Isabel... Ti sta bene! Ma se entro un nanosecondo non metti a posto tutto, vengo a darti il resto... – Sbiascicò Max con le lacrime agli occhi.

 

- Tu... tu... brutto antipatico! Non sai con chi hai a che fare, evidentemente! Adesso ti sistemo io,  altro che sistemarti la stanza!

 

Max trasalì  al pensiero che sua sorella stesse per usare qualche strano  "potere " contro di lui. Non era proprio il caso di sfoderarlo  in casa, con il pericolo incombente dei genitori.

 

E  manco a farlo apposta  la porta si spalancò  in quel preciso istante,  rivelando il volto, perplesso e corrucciato della madre  che li squadrava come fossero due bimbetti colpevoli di chissà quale birichinata.

- Ragazzi  ma che  state  combinando?  E'  mai possibile che dobbiate litigare come due bambini?

 

Isabel si sollevò di scatto dal pavimento, lisciandosi la gonna in maniera esperta ed efficace. 

- Oh... mamma è tutta colpa di Max, è sempre il solito inacidito, di prima mattina! Guarda cosa mi ha fatto combinare.

 

- Che bugiarda!  -  Sbottò Max , lasciando cadere il cuscino ai piedi del letto ed  infilandosi in tutta fretta una maglietta scura, pescata a caso dal primo cassetto del comò.

 

- Basta ragazzi,  su Isabel, ormai dovresti conoscere tuo fratello.  E tu, Max, non fare sempre tante storie la mattina!  E mettiti qualche cosa di diverso che non sia quella solita maglietta verde, santo cielo!  Adesso seguitemi, devo parlarvi e subito!

 

La donna si allontanò in fretta dalla stanza,  lasciandoli  perplessi e dubbiosi a fissarsi in cagnesco.

 

-  Max, ma che hai combinato? Ti spiacerebbe dirmelo?  - Sussurrò la giovane affiancandolo con aria accigliata.

 

- Un bel niente! Ma perché pensi sempre che abbia fatto qualcosa ? - La sfidò Max di rimando,  lanciandole  a sua volta uno sguardo di fuoco.

 

- Beh, perché ti conosco! Comunque fra qualche minuto lo sapremo…  e la mamma ha ragione:  cambiati quella dannata maglietta!

 

Con il suo passo felpato e sexy,  Isabel  s'apprestò a seguire sua madre in cucina,  mentre Max  si sfilava innervosito la sua t-shirt preferita e con un sospiro tuffava la testa nell'armadio alla ricerca di qualcosa che potesse incontrare i diabolici  gusti di quelle due donne!

 

- Uff... - Sbuffò irritato.  -  Non c'è prezzo con quelle due lì...

 

 

********

 

L’autobus che dall’aeroporto percorreva la  Statale  Sud 285  fino a Las Cruses ,   era praticamente vuoto.

Mancava poco - per fortuna -  alla fermata di Roswell,  ma  tutto ciò non la liberava dall'agitazione che stava provando,    pertanto si  ritrovò a  pregare  in cuor suo,  che l'autista mandasse al diavolo il suo buon senso accelerando senza ritegno sul rettilineo polveroso.

 

Ovviamente il suo desiderio non si verificò  e dal suo posto  a circa metà della vettura,  per l'ennesima volta Liz Parker si guardò attorno con circospezione.

 

Era l’unica donna e  sebbene ne avesse viste di tutti i colori,  come cameriera  presso la tavola calda dei suoi genitori,  la cosa le metteva addosso una certa ansia,   anche perché i tre  passeggeri oltre lei sul mezzo,  erano   tipi  alquanto... stravaganti.

 

Posizionato alcuni sedili  davanti,  c'era un ragazzo di colore;  vestito a mo’ di rapper del Bronx  con pantaloni extra-large,  catenoni al collo, cappellino di ordinanza e felpa con cappuccio,  non aveva smesso di canticchiare e dimenarsi neanche per un secondo;  ascoltava musica da un  cd portatile  a livelli così  intollerabili,  che persino lei  da quella distanza  poteva udirne  flebilmente le  note.

 

Qualche posto indietro,  un uomo grassoccio sulla sessantina,  sudato  malgrado l’aria condizionata del bus,   continuava a passarsi  nervosamente  un minuscolo fazzoletto stropicciato sulla fronte con aria  sofferente. 

Pareva innocuo, all'apparenza,  ma  a Liz  non erano di certo sfuggite le occhiate intense e bramose che gli  aveva lanciato, fin da quando l’aveva vista salire sul bus.

Era  rabbrividita al solo pensiero  che quel tipo potesse improvvisamente alzarsi ed affiancarla.

 

Ed a condire - quel già inquietante quadretto -  l’ ultimo passeggero…  probabilmente il più innocuo,  ma proprio per questo motivo,  quello che di più le metteva addosso uno strano senso di disagio.

 

Si trattava di un ragazzo…  all’incirca della sua età,  dall'aria spavalda ed  arrogante. 

Allenata dal suo lavoro di cameriera,  l’aveva inquadrato con  poche occhiate:      

Abbronzato,   fisico notevole,   capelli  scurissimi che cadevano  scomposti sulla fronte,   jeans e   t-shirt candida ad evidenziare lo splendido colorito,   scarpe e zaino griffato,  occhiali da sole scuri a nascondere l’espressione del viso;    ma dalla piega insolente della bocca,  morbida e piena,   Liz aveva intuito con facilità che razza di sfrontato c’era dietro quell’aria da impenitente ribelle.

Un bel tipo... accidenti!

 

Sospirò per l'ennesima volta,  mordendosi le labbra ed imprecando contro se stessa e contro la sua assurda ossessione di volersela cavare sempre da sola!

Alex,  il suo più caro amico,  si era offerto di andarla a prendere con  l'adorata  moto scassata e scoppiettante,  ma lei si era categoricamente rifiutata... Cielo come  avrebbe voluto cambiare le cose... adesso!

 

All’improvviso uno scossone terribile,  dovuto alla solita buca disseminata sulla strada,  fece crollare  a terra il suo  zaino dall'alloggiamento in cui,   con notevole fatica,  l'aveva posizionato.

 

Il rumore secco  ebbe l'effetto di una bomba nelle sue orecchie,  e l'idea che qualcuno dei suoi strampalati compagni di viaggio potessero scattare ad aiutarla,  peggiorò ulteriormente la situazione.   

 

Con apprensione si guardò intorno.  Nessuno pareva voler fare qualcosa.

 

Il rapper probabilmente non aveva sentito nulla… con quella musica sparata  nelle orecchie, sarebbe stato impossibile;  l'uomo sudaticcio la fissava inebetito, forse in attesa di qualche suo cenno e l'altro ragazzo pareva scrutare ignaro  fuori dal finestrino,  con l'aria strafottente ed incurante  che aveva stampata in faccia fin da quando era salito sul pullman.

 

Liz si alzò in piedi con circospezione  e mentre l’autista,  per ironia della sorte,  aveva improvvisamente accelerato l’andatura,  si ritrovò nella precaria posizione di dover afferrare il pesante zaino caduto a terra.

 

Pensò di non perdere tempo e fatica a rimetterlo nel suo posto in alto,  ma di appoggiarlo sul sedile di fianco a lei.

Si piegò ma proprio mentre  stava per afferrarlo,  il pullman imboccò una delle poche salite del percorso  e lo zaino scivolò nel corridoio fra i sedili, lontano da lei.

 

Si fermò proprio in corrispondenza del posto del grassoccio...

Liz  ebbe un sussulto, quando lo vide scattare in piedi  e piegarsi verso il suo zaino. L’idea che quelle mani sudaticce e molli potessero entrare in contatto con la stoffa della sua borsa preferita,   la fece trasalire.

 

Affrettò il passo,  cercando di  prevenire l’azione dell’uomo.  - Oh…lasci stare, la prego ci penso io!   - Esordì  impacciata.

 

Ma questi pareva intenzionato a tutti i costi ad aiutarla.  Si piegò con fatica, impedito anche dall’enorme pancia che debordava dalla cintura dei pantaloni,  ma ancora - come guidato da una mano birichina -  la borsa scivolò all’indietro,  sfuggendogli di mano.

 

Liz si bloccò incrociano le braccia  con fare indispettito.

Ecco... ora doveva pure  oltrepassare la mole ingombrante di quell’uomo per recuperare il suo zaino e l’idea le faceva accapponare la pelle!

Doveva sbrigarsi agire con prontezza e soprattutto... evitare le grinfie schifose di quel ciccione !

 

- Ops, mi scusi signorina,  volevo aiutarla… mi spiace. Ma prego passi pure.  – Sbiascicò lui con tono  mellifluo.

 

Liz,  gli  lanciò un debole sorriso. 

Peccato che questi non si era spostato di un solo millimetro dai sedili che davano sul corridoio centrale.

Per passare oltre, lei avrebbe di certo  dovuto “strusciarsi” contro  le sue braccia pelose e la sua  pancia sporgente…  Cielo perché era così  sfigata…?

 

Prese fiato cercando le parole giuste, per  farlo gentilmente scansare… ma un movimento improvviso al limite del suo campo visivo cambiò di nuovo tutte le carte in tavola…

 

Il ragazzo belloccio sul fondo aveva afferrato lo zaino praticamente al volo,  caricandoselo con  noncuranza sulla spalla sinistra manco fosse stato vuoto.

 

Con movimenti felini, perfettamente coordinati,  balzò  giù dal suo sedile dirigendosi  spedito  verso di loro.

 

Era alto più di una spanna del ciccione e  molto  più di lei,   che all’improvviso si sentì piccola ed indifesa al cospetto di quel gigante.

 

- Togliti di mezzo,  amico  o non ce la farò a passare… grazie… -  Esordì in faccia all’uomo sudaticcio, che senza farselo ripetere due volte si scansò in tutta fretta per cedergli il passo.

 

Liz  arretrò intimorita,  trovandoselo  davanti all’improvviso;  dovette convenire che visto da vicino era ancora più affascinante.

 

- Tieni  bellezza…  e la prossima volta sistemalo  meglio,  se beccava in testa qualcuno di certo lo faceva fuori!  Ma che c’hai messo dentro…  sassi???

 

Liz lo fissò a bocca aperta, incerta se ringraziarlo oppure  mandarlo beatamente al diavolo! Ma che razza di arrogante!

 

- Oh..beh…ecco io… io…  -  Biascicò mentre allungava le mani verso borsa che il ragazzo le porgeva.

 

-  Non  sprecarti  in convenevoli,  magari  se vuoi scendere con me alla prossima,  possiamo prenderci da bere qualcosa insieme…

 

Liz si assestò lo zaino sulle spalle  ragionando freneticamente su quanto aveva appena udito.

Quel tipo aveva davvero invitato lei a bere qualcosa ed a scendere proprio a Roswell???

 

- Uhm… che gentile!  Ma allora lei va a Roswell? -  Replicò,   iniziando a dirigersi verso la parte anteriore del bus.

 

Il ragazzo la seguì prontamente.

- Non mi piace chi risponde con una domanda ad una domanda… ma per te,  baby, farò un’eccezione. E dammi pure del tu.  -  Un sorriso sfrontato gli sfiorò le labbra,  dove all’improvviso era comparsa una sigaretta.

 

Liz lo scrutò arrossendo.  Era proprio un bel tipo... ma lei non era certo ragazza che dava facili confidenze... inoltre  usciva da qualche tempo con  Kyle, il figlio dello sceriffo...   così gentile,  ben educato  e carino…anche se a dirla tutta...

 

La voce dello sconosciuto interruppe il corso dei suoi pensieri.

 

-  Comunque sì, baby,  sono diretto a Roswell e giuro che se ci stai andando anche tu,  credo che sia la coincidenza più fortunata della mia vita…

 

Certo che sapeva come adulare una ragazza!   Pensò Liz  sorridendogli ancora.

Era pericoloso… un tizio maledettamente pericoloso  e  “ stargli alla larga “  era un imperativo che non avrebbe dovuto dimenticare.  

Chissà che ridere quando avrebbe raccontato tutto a Maria!  Già si pregustava le sue espressioni ironiche e le sue battute sagaci.

 

- Sì,  mi fermo da alcuni miei amici,  ma solo per questa notte… comunque.  - Mentì con destrezza,  malgrado non fosse assolutamente abituata a farlo.

 

- Wow… davvero?  Te l’ho detto!  E’ il mio giorno fortunato! Allora, dove si va?

 

Liz  gli voltò le spalle, avvicinandosi alla porta d'uscita. -  Ho già degli impegni, mi spiace... sarà per un altra volta.

 

- Già,   come no... E quanto mi ricapita la fortuna di incontrare uno schianto... come te? Devo prendere l'occasione al balzo...

 

Sorridendo sotto i baffi,  la giovane  scrutò indifferente oltre l'enorme parabrezza del bus,  e finalmente - con notevole sollievo -  intravide le prime case di Roswell.

 

Il ragazzo  nel frattempo gli si era avvicinato,  tanto da farla temere che l'avrebbe abbracciata. 

 

Con la punta del piede,  lei si ritrovò a sfiorare il bordo dei  profondi scalini che  permettevano la discesa dal mezzo.  Se quel tipo si fosse avvicinato ancor più,  sarebbe  di certo caduta !

 

- Dai... dimmi almeno come ti chiami,  non vorrai lasciare un cuore infranto in giro per questo posto sperduto!  Se poi un alieno deciderà di rapirmi, mi poterò dietro un pensiero dolcissimo...

 

Lei  sorrise ancora,  voltandosi  a scrutare quel ragazzo incredibile.

Non aveva mai conosciuto uno come lui.  Insistente eppure tremendamente gentile...persino simpatico!

 

- Senti, lo sai che tu sei proprio...  

 

Ma quel che voleva dirgli non riuscì a pronunciarlo!

 

Il bus era giunto alla stazione di servizio ed aveva inchiodato in maniera perentoria, facendole perdere l'equilibrio!  Il pesante zaino la fece traballare e lei sentì il baratro aprirsi sotto i suoi piedi.

 

Ma due mani salde  e forti l'afferrarono con decisione  stringendosi attorno ai suoi fianchi.

 

La corta magliettina che portava si era sollevata e le mani di lui l'avevano stretta,  entrando in contatto con  la pelle delicata dei fianchi.  Liz rabbrividì a quel tocco morbido e fermo, ma al tempo stesso desiderò scappare il più lontano possibile da quel ragazzo.

 

Era pericoloso!

 

C'era qualcosa di magnetico in lui.

Qualcosa di indefinibile che sfuggiva ad ogni classificazione.

 

O forse semplicemente... a Roswell i ragazzi non erano così   sfrontati,  spavaldi e sicuri.

 I pochi che conosceva lei,  compreso Kyle,  erano molto  più timidi e assai poco intraprendenti...

 

- Ehi, bellezza non  vorrai mica ammazzarti! Fa attenzione a dove metti i piedi... -   Gli sussurrò in un orecchio,  mentre con un rapido balzo scavalcava  i profondi scalini dell'autobus,   atterrando sotto la pensilina della fermata senza apparente difficoltà.

 

Liz  sentiva il cuore pulsargli in gola all'impazzata,  mentre  la solidità della terra sotto i piedi la tranquillizzava,  le braccia di lui strette attorno al suo corpo gli  davano uno strano senso di euforia.

- Gr...grazie -  Riuscì a farfugliare,  liberandosi  con decisione  dall'abbraccio inopportunamente prolungato dello sconosciuto. - Allora... ci si vede! Ciao!

 

Il giovane   rimase immobile a fissarla mentre lei si allontanava,  quasi interdetto da quella inaspettata liquidazione.  Forse era abituato diversamente.  Forse le ragazze non lo piantavano così in asso... 

Ma di  certo,  lui  non si era mai imbattuto in una come... Liz Parker.

 

- Ehi!  Aspetta,  dolcezza! – Con un balzo gli fu accanto e ponendogli una mano sul braccio, la costrinse a girarsi. -  Dimmi almeno il tuo nome,  per favore!

 

Liz lo fissò con i grandi occhi scuri da cerbiatta.

- Beh, ma senti... che differenza fa saperlo o no ?

 

Lui  abbassò timidamente lo sguardo,  forse perché quegli occhi sinceri erano davvero ipnotici e     per la prima volta sentì di non dover insistere con una ragazza.
Ma poi qualcosa  attirò la sua attenzione:  un braccialetto sul  suo polso delicato :   un sottile  filo di cuoio e tre brillanti lettere che parevano sbandierargli in faccia  proprio quello che cercava.

 

...Liz...

 

Sotto gli occhi perplessi di lei,  gli afferrò la mano portandosela vicino alle labbra.

Quindi vi pose un bacio leggero e delicato,  un gesto da vero gentiluomo.

 

- E' stato un piacere conoscerti, Liz. Sono certo che ci ritroveremo...

 

 

Senza dire altro s'allontanò,  lasciando perplessa e stupita la giovane nel bel mezzo della fermata dell’autobus.

 

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