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Autore: Antilla    05/01/2013    1 recensioni
Solo quando sai chi sei, quando sai qual è il tuo punto di partenza, puoi vedere dove puoi arrivare, puoi focalizzare la tua meta; ed è così anche per Kurt e Blaine: ora che sanno cosa hanno sbagliato, in cosa sono stati deboli, possono chiaramente intravedere qual è il loro possibile futuro.
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Missing moment 4x10 - possibile spoiler.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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We missed out on autumn


Burt si era congedato da poco, dicendo di essere parecchio stanco e di sentire il bisogno di una lunga dormita.
Sia Kurt che Blaine sapevano perfettamente che era solo una scusa per lasciarli da soli affinché potessero finalmente guardarsi negli occhi e parlare come non avevano avuto il coraggio di fare fino a quel momento.
La cucina era stata già messa in ordine e il padrone di casa non faceva altro che fingere di rimettere a posto qualcosa per prendere tempo. Blaine lo aveva capito subito, lo conosceva fin troppo bene per non accorgersi di quanto fosse nervoso e di quanto intensamente stesse cercando nasconderlo; dal suo canto, il riccio, non aveva alcuna voglia di farglielo presente: sarebbe stata l’ennesima occasione per ricordagli quanto perfetti fossero l’un per l’altro e quanto stupidamente avesse buttato tutto all’aria.
Si butto sul divano e finse a sua volta di fare qualcosa: i commenti della partita vinta dai Celticserano solo un sottofondo al battito del cuore che si sentiva in gola.
Quando Kurt aggiustò per la quarta volta la composizione floreale che fungeva da centrotavola, capì che fosse davvero giunto il momento di prendere la parola.
“È già perfetto così.” disse, pigiando il tasto rosso del telecomando.
L’altro annuì, fissando i fiori finti che mai gli erano sembrati tanto tristi, e decise di accomodarsi accanto a Blaine: era convinto di essere pronto a parlare fino a quando non avvertì il calore di Blaine e il suo profumo.
Il mensile di Vogue era giusto davanti a lui e sembrava che il titolo di copertina fosse “Prendimi, non hai altra scelta!”.
Lo stagista lo afferrò al volo e lo aprì distrattamente, cercando di coprirsi il viso.
“Èdalle sette che sei a pagina tredici, Kurt.”mormorò Blaine, fissando la pagina lucida della rivista, in attesa che da lì dietro uscissero gli occhi del ragazzo. Questi, colto in fragrante, abbassò il giornale e incontrò lo sguardo dell’altro.
Non sapeva cosa aspettarsi da quell’incontro di iridi.
Fino a qualche tempo prima il suo cuore si sarebbe sciolto alla vista di quel color caramello, ora sembrava a malapena ammorbidirsi.
“Mi avevi promesso una chiacchierata cuore a cuore.”Continuò il liceale. “So che è una cosa dolorosa, o almeno per me lo è terribilmente,  ma abbiamo sempre detto che parlare è l’unico modo per capire e, se lo si vuole, affrontare le cose.”
Kurt sorrise, ascoltando le sue stesse parole uscire dalla bocca di Blaine: era sorprendente il fatto che le ricordasse così nitidamente.
“Hai, anzi, avevo, perfettamente ragione; è solo che non so cosa chieder-”
“Siamo in questa situazione per colpa mia, quindi lascia che sia io a parlare.”disse Blaine, tenendo il capo chino e la fronte con una mano; senti una risata isterica provenire dall’altro capo del divano.
“Smettila di darti la colpa, okay? Non so bene cosa ho fatto, purtroppo non l’ho ancora capito, ma sono sicuro che abbia anch’io le mie responsabilità.”
Blaine alzò la testa: erano passati anni e ancora non riusciva a non annegare in quel blu.
“Comunque, sì, preferisco sia tu a parlare.”
Il riccio annuì debolmente e inspirò a fondo. Si ammonì mentalmente di non essere preparato una sorta di discorso: anche se in realtà era solito non seguirli mai, almeno così si sentiva sicuro, con una sorta di paracadute.
“Non è Sebastian, te l’ho già detto, si chiama Eli e ci siamo visti solo una volta, era un mio amico su Facebook.”
Una prima pausa fu necessaria: non era per ricordare come avesse conosciuto quel ragazzo , ma solo per ricacciare indietro l’immagine di Kurt che davanti a un computer con la schermata blu e bianca afferma di odiare i social network per il loro assurdo modo di spersonalizzare e raffreddare qualsiasi cosa.
Gli viene da ridere all’idea di un Kurt sedicenne, con la giacca rosso blu e i capelli che gli cadono sulla fronte; quello che ha di fronte sembra essere un’altra persona, se non fosse per gli oceani che si ritrova al posto delle pupille.
Agli occhi di chiunque, Kurt potrebbe sembrare ancora tranquillo e impassibile.
Agli occhi di Blaine, invece, il suo modo di stringere i pugni denota già uno stato di ansia e impazienza.
“Non significava nulla per me, Kurt, te lo giuro. Lui era solo un corpo vuoto e non mi ha dato nulla. Non ricordo nemmen-”
“Ti prego, basta.”
La voce rotta di Kurt spezza il moro come un cazzotto sui denti, come uno schiaffo a pieno viso a mano aperta.
Anzi, no, molto di più.
Fa male come sentirsi rispondere dalla segreteria otto volte di seguito, fa male quanto non essere ascoltati, fa male quanto un ti amo non ricambiato.
“Puoi solo rispondere alla mie domande?”chiede il castano con un filo di voce: non crede di aver mai raggiunto un tono così alto.
Blaine annuisce appena e improvvisamente la trama del copri divano diventa la cosa più interessante del mondo; la prima domanda lo spiazza, lasciandolo senza parole.
“Lo avete fatto nel tuo letto?” si sente chiedere; immediatamente scuote il capo, lo fa tanto forte che potrebbe spezzarsi il collo. Il ragazzo di fronte a lui sospira sollevato.
“Non avrei mai potuto, Kurt. Io non volevo ferire te o distruggere noi, non era questo il mio folle intento.”
Il padrone di casa stringe ancor più forte i pugni e Blaine può vedere nitidamente le nocche farsi ancora più bianche della già chiara carnagione del ragazzo.
“Quindi questo tipo ti piaceva davvero?”
L’ex usignolo sente un pezzo del suo cuore staccarsi: non si capacita di come Kurt possa pensare una cosa del genere, di come fosse sfiorarlo l’idea che possa aver desiderato qualcuno più di quanto desidera lui.
La sua reazione è quella di scattare in piedi e di camminare freneticamente per la stanza.
“No, Dio mio, no. Lui non significa nulla, è già tanto che mi ricordi il suo indirizzo. Lui non è nessuno per me. Nessuno sarà mai più qualcuno per me, se non tu.”
Le sue parole sono saette impazzite che riempiono il salone, che rimbalzano contro le mura e colpiscono in pieno Kurt con ancor più forza.
“Èassurdo per me da credere, Blaine. Tu sei stato nel suo letto, sei stato con lui. Lui ti ha toccato, probabilmente è stato dentro di te, ti ha dato tutto ciò che avrei dovuto darti solo io.”
Le parole di Kurt invece sono saette che entrano dentro, che gli ammaccano l’anima in modo diretto, senza rimbalzi.
“Importanza, io cercavo da lui importanza. Volevo sentire di esistere per qualcuno, perché per te non esistevo più. “
“Questo non è affatto vero.”risponde a tono Kurt, alzandosi a suo volta e fronteggiandolo. Sono a un metro di distanza l’uno dall’altro eppure i loro cuori sembrano essere su pianeti diversi.
Le lacrime iniziano a scorrere sul viso di Blaine e, notandolo, Kurt lo imita.
“Ricordi cosa ti ho detto prima che tu salissi sull’aereo che ti avrebbe portato qui?”chiede, mentre una mano corre al volto con l’intendo di asciugargli il volto.
“Ti amo?”domanda quasi ironico Kurt e il riccio non sa come gli vengano certe cose in momenti così poco opportuni; poi si ricorda che è anche per quello che lo ama, per il suo essere sopra le righe, per il suo non essere mai quello che gli altri si aspettano, ma restando sempre quello che è.
Per un attimo l’atmosfera sembra smorzarsi, ma è solo un secondo, perché poi Blaine dice quello che nessun ragazzo al mondo vorrebbe dire. A chi, in questo mondo, piace parlare delle cose che ci fanno soffrire?
“Ti ho chiesto di non lasciarmi indietro, Kurt. Ti ho chiesto di portarmi con te, anche se fossi rimasto a migliaia di chilometri lontano. Ti ho chiesto di non lasciarmi solo.”
Blaine si sente morire a parlare così, a confessare cosa per giorni e giorni lo ha fatto penare, cosa è stato a spegnergli il sorriso.
“Sono stato impegnato.”cerca di giustificarsi lo stagista. “Il trasferimento, Vogue, il make-ov-”
“Non avevi tempo per me, mi sembra ovvio.”
Kurt spalanca la bocca,  tra il turbato e il sorpreso: non hai mai sentito una tale rabbia uscire da quelle labbra carnose.
“Smettila di dirlo, smettila.”
Le dita affusolate gli tremano mentre si risiede piano sul morbido sofà. Non sa dove guardare, né cosa vuole sentirsi rispondere.
“Non lo hai mai fatto volontariamente, Kurt, mai, ma non sai quanto mi sia sentito trascurato e solo. Ho sentito come se tu stessi andando avanti con la tua vita e che non avessi più bisogno di me, che io non significassi nulla. Ero solo uno stupido ragazzino rimasto a casa di cui non t’importava più nulla.”
Quelle parole ferirono Kurt più di quanto avesse fatto il tradimento stesso: finalmente davanti agli occhi aveva lampanti le sue colpe, le sue responsabilità, i suoi sbagli; e faceva male, male da morire, sapere di aver causato dolore all’unica persona avesse mai davvero amato. Blaine si era sentito solo e questo lo faceva sentire squarciato. Aveva sentito la solitudine sulla sua stessa pelle e sapeva quanto fosse devastante.
La risposa che da mesi cercava gli illuminò la mente come una folgorazione.
“Tu sei stato con lui perché avevi bisogno di sentire che importassi qualcosa per qualcuno, volevi che qualcuno ti desse ascolto anche se per poco.”
Blaine non ebbe la forza di parlare e si accomodò accanto a lui, i maglioni si incontrarono creando una sottile tensione  elettrica.
“Ma questo non mi giustifica affatto. Ho sbagliato terribilmente. Io av-avrei dovuto parlartene, ma non l’ho fatto. Mi sentivo insulso davanti alla tua esperienza, al tuo nuovo stile di vita e avevo paura che i miei discorsi non avrebbero fatto altro che annoiarti e allora ti saresti sbarazzato di me.”
Furono le ultime parole che Blaine riuscì a pronunciare prima che le braccia di Kurt lo stringessero così forte da mozzargli il fiato. Si abbracciarono per minuti interi e non ci fu bisogno di aggiungere altro.
Sapevano tutto quello che c’era bisogno di sapere adesso.
Erano certi che nulla si sarebbe risolto nel giro di poche ore, ma che una speranza, anche se minima, per loro ancora bruciava.
 

***

 
Solo quando sai chi sei, quando sai qual è il tuo punto di partenza, puoi vedere dove puoi arrivare, puoi focalizzare la tua meta; ed è così anche per Kurt e Blaine: ora che sanno cosa hanno sbagliato, in cosa sono stati deboli, possono chiaramente intravedere qual è il loro possibile futuro.
 

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Blaine avrebbe dormito nella camera di Rachel quella notte, mentre Kurt avrebbe condiviso il letto con suo padre.
“Sono che non stai dormendo, papà. Dimentichi che i muri qui sono davvero pochi e avrei dovuto sentire il tuo russare più di un’ora fa.”mormorò il castano, alzando il  piumone e infilandosi piano tra le coperte.
Erano mesi che non si coricava con quella sensazione di calma interiore: i problemi c’erano ancora, era ovvio, ma le cose sembravano essere sulla strada per tornare al loro posto. Probabilmente nulla sarebbe stato più come prima, perché sia lui che Blaine erano profondamente cambiati, ma la possibilità che si potessero innamorare di nuovo l’uno dell’altro non faceva che riempigli il cuore e svuotargli la testa.
Sospirò a fondo prima di allungarsi a spegnere l’abatjour e di rimboccarsi le coperte. Poco dopo sentì suo padre muoversi e una mano grande stringere la sua.
“Andrà tutto bene, Kurt.”



Angoletto di Pè
Here we are again. 
Vi spiego il perché di questa os, anche se è parecchio intuibile. Quando c'è stata la chiamata Klaine nella puntata del ringraziamento sono stata molto contenta per questa 'chiacchierata cuore a cuore' che i due avrebbero dovuto fare; chiacchierata che poi non c'è realmente stata e che mi è rimasta in gola. Mi fermo qui col parlare altrimenti va a finire che che mi metto a sclerare sul fatto che non diano ai Klaine lo stesso spazio che danno agli altri.
Spero vi sia piaciuta e vi ringrazio per aver letto.
Un abbraccio.
Petronilla. 
  
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