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Autore: Chutch    05/01/2013    1 recensioni
Gale riuscirà a perdonarsi per ciò che ha fatto? Per la morte di Prim? E se Prim, prima di morire, gli avesse scritto una lettera? Gale riuscirà a tornare nel Distretto 12? O sarà per sempre perseguitato dagli incubi? Si sentirà mai libero?
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Quando tutto sarà finito, e i ribelli avranno usato le tue armi, non sentirti in colpa, non piangere per i caduti. Vivranno per sempre nei cuori di quelli che li hanno amati.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Primrose Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Perdonarsi ed essere perdonato.

 
Gale sapeva di quelle bombe. Conosceva ogni loro meccanismo. Era stato lui a costruirle, a inventarle. Era stato lui ad avere l'idea del paracadute. Sapeva che era colpa sua la morte di Prim. E non riusciva a perdonarselo. Ogni sera pensava a ciò che aveva comportato la sua invenzione.
Lui pensava di fare qualcosa di giusto. Ma quanto è giusto inventare un arma così distruttiva?
Si chiedeva ora Gale, nel distretto 2.

Così si alza dal letto e va in sala, alza il telefono e fa il numero di Katniss che Peeta gli aveva mandato qualche mese prima chiedendoli di chiamare. Ma come ogni sera riattacca appena dopo il primo squillo. Non è ancora pronto a sentire Katniss. Prima di poter provare a farsi perdonare da Katniss, doveva perdonarsi lui. E ancora non aveva trovato il coraggio per andare avanti.

Però un giorno riceve una lettera. Il mittente non è scritto, quando apre la busta però riconosce una scrittura famigliare.
 
“Caro Gale,
ti scrivo perché non so che altro fare, ora sei lontano, e non so quando potrai tornare. Noi siamo su un Hovercraft e stiamo venendo lì per poter soccorrere quelli che saranno feriti. So che stai progettando delle armi per la rivolta. So che lo fai per la causa, per la ribellione. Ma ricordati che è l’amore ciò che si deve coltivare nel proprio cuore. Non la guerra e tantomeno l’odio. Quando tutto sarà finito, e i ribelli avranno usato le tue armi, non sentirti in colpa, non piangere per i caduti. Vivranno per sempre nei cuori di quelli che li hanno amati. Non compiangerti non avere rimorsi o rimpianti, ma vivi. Vivi per quelli che non possono più. Vivi per Katniss. Vivi per te stesso e per quelli che ti amano. Vivi per la nuova Panem. Vivi perché la vita ti può salvare.”
 
Gale, che aveva riconosciuto la mano ferma di Prim in quella scrittura, inizia a camminare velocemente per la stanza. Avanti e indietro. Con una mano chiusa a pugno e una mano stretta attorno alla lettera. Piccole e fugaci lacrime gli scendono dagli angoli degli occhi. Poi si siede e mette giù quella lettera, fa per rimetterla nella busta quando vede che dentro c’è un altro biglietto e una piccola primula. Nell’altra lettera Gale riconosce una mano meno ferma e più calcata, è la scrittura di Katniss.
 
“Gale,
dove sei? Perché chiami e poi riattacchi ogni sera? So che sei tu? Perché lo fai? Io ti ho perdonato, quando ho trovato questa lettera ho capito che non è stata colpa tua. Se non fossi stato tu a inventarle sarebbe stato qualcun altro, e lei sarebbe morta comunque. Ti prego, chiama. Ho bisogno di sentirti. Ho bisogno di riavere il mio amico. Siamo entrambi cambiati, per cause diverse. Entrambi abbiamo incubi che ci perseguitano la notte. Ma, come dice(va) Prim, bisogna vivere. Ti prego vivi per Prim. Vivi per lei che non può più.

              Catnip. ”
 

Gale mette giù la lettera, che ora è bagnata dalle sue lacrime. Prende la primula, che stranamente è ancora viva e la mette in un bicchiere con un po’ di acqua. Poi si distende sul letto e inizia a meditare.
Se Prim l’aveva perdonato, poteva perdonarsi. Forse sì. Però non avrebbe smesso pensare a lei. Poteva credere alle parole di Katniss. Se non fosse stato lui sarebbe stato qualcun altro. Avrebbe davvero potuto smettere di ritenersi colpevole per la morte di Prim. Di certo non ci sarebbe riuscito da solo. E poi di colpo capì che non era mi riuscito a perdonarsi perchè ERA solo. Gli è sempre mancata Katniss e il Distretto 12, la sua casa. Però di certo non si era dimenticato la delusione negli occhi di Katniss, quel giorno, come poteva averlo veramente perdonato? Se lei aveva trovato la forza di farlo, l’avrebbe fatto anche lui. Si sarebbe perdonato. Ma non sarebbe mai più rimasto solo.

Così Gale, di scatto, si alza e va verso il telefono, questa volta lo lascia squillare fino a quando una vocina risponde -Casa Mellark, chi è?- dice un bambino sui 4 anni. -Ciao. Sono un vecchio amico di tua mamma, lei c’è?- risponde il ragazzo dall’altra parte della cornetta  -Si, aspetta che la faccio venire- dice il piccolo sempre con la stessa voce squillante.
-Si? Gale? Sei tu?- come non riconoscere quella voce -Si.- è l’unica parola che Gale riesce a pronunciare.
-Oh! Gale! Dove sei? Sei ancora nel 2? Quand’è che ritornerai a casa?- dice la voce di Katniss con un tono di felicità misto a tristezza. -Io… Io domani prendo un treno. Vengo lì, possiamo incontrarci?-
-Oh, Gale! Certo! Ti aspetto. Ora scusa, devo andare.-
 
Messa giù la cornetta del telefono, Gale inizia a preparare un borsone mettendo dentro tutto quello che gli può servire per una settimana. Il resto lo farà spedire dalla ragazza che lavora per lui. Ancora non ha idea di come sia tornato alla vita il Distretto 12, ma sa che farà tutto il possibile per andare a vivere nella casa dove tempo prima, prima dei bombardamenti, sorgeva la sua.
 
Il giorno seguente, mentre stava salendo sul treno capì che stava facendo la cosa giusta. Da troppo tempo era rimasto lontano da casa. Ne sentiva la mancanza, sentiva la mancanza della sua terra e dei suoi boschi. Così quando si sedette e il treno partì, lasciò vagare la sua mente nei miliardi di ricordi che aveva in quel luogo. Finalmente si sentì libero. Si sentì veramente libero per la prima volta in vita sua.
 
  
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