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Autore: Jaccquelyn    05/01/2013    12 recensioni
Missing Moment della storia 'Another World'.
'Dai Zayn, non succederà niente.' D’accordo, abbasso la maniglia e la apro di scatto, come a voler incastrare qualcuno. Ma non c’è nessuno da incastrare, la casa è vuota. Finalmente la fortuna gira dalla nostra parte! Mi guardo intorno, ma non c’è bisogno di perlustrare il luogo. La cartellina è proprio sul tavolino al centro della stanza, in bella vista. Perché Eveleen avrebbe dovuto metterla lì?, mi chiedo mentre Harry va a prenderla. Lei non stava mai al centro della stanza, sempre in un angolo con me e ha sempre avuto la cartella con sé. Forse con le pulizie qualcuno di noi l’ha spostata.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Io… non la ho.- dice Eveleen, imbarazzata. Non ha la cartella, l’unica cosa che doveva assicurarsi di prendere, visto che l’ha portata lei fin dall’inizio. Mi cresce un moto di rabbia e rancore nel petto, appena mi accorgo che dovremmo tornare in quella casa, riaffrontare Jody e Willy, sicuramente più capaci di noi.

Sento distrattamente gli altri conversare e zittisco Eveleen quando si propone per andare. Figurati se lascio che vada lei, è troppo pericoloso.

Comunico senza emettere suono con gli altri, evitando accuratamente Eveleen.

‘Dobbiamo andare noi, vero?’ mi dice Niall con le labbra.

‘No, tu resti con lei.’ rispondo io.

‘Che hai detto? Loro due sono i migliori, se non viene Leena deve farlo lui’ dice Harry velocemente, quasi non facendomi capire. Menomale che sono bravo a leggere le labbra. Niall deve restare e proteggere Eveleen, nel caso che Russel o qualcun altro cerchi di fare il cretino. Sicuramente non la lascio sola, o con Harry. Anche me e Louis siamo fuori discussione, in quanto non siamo abbastanza bravi. Però non posso dire tutto questo ai ragazzi perché è una cosa troppo egoistica e non mi appoggerebbero, anche se credo che abbiano già capito.

‘Andiamo io, te e Louis’ dico io rivolto a Harry, mentre Louis al mio fianco annuisce. Se c’è qualcuno che ha capito tutto quello che ho rimurginato fin’ora, sicuramente è lui e sapeva che sarebbe andata così.

‘Come?’  ribatte Niall, muovendo freneticamente le labbra. ‘Non voglio fare il polemico, ma sono più bravo di voi e posso affrontare Jody e Willy con meno riscontri di quanti ne avreste’. E ora che faccio? Non posso parlare… l’unico modo è mostrarmi offeso.

‘Eh? Che hai detto? Quindi ci stai dando degli incapaci? Solo perché ci siamo da meno tempo di te non significa che non siamo bravi quanto te.’ enorme bugia. L’ho visto all’azione anche con Alexander e non credo che né io, né Louis, né Harry avremmo avuto la prontezza di riflessi che ha avuto Niall.

‘Ma smettila! Pensi che non abbiamo capito cosa stai cercando di fare?’ dice Niall. ‘D’accordo, vuoi proteggerla, ma ti dico solo che è un grande errore. Sa badare a se stessa meglio di voi tre messi insieme.’ Stavolta non sembra tanto arrabbiato, quanto più rassegnato a una cosa che sa che succederà.

-So che è insolito e che siamo inglesi- dice Niall, voltandosi verso Russel e parlando con voce glaciale. – Ma avremo la prova che siamo stati mandati da Liam e Buck, se ci dà la possibilità di andarla a prendere.-

Inaspettatamente, Russel ride ma poi mi guarda e diventa serio. Mantengo il contatto visivo, quasi sfidandolo con gli occhi. Andiamo bello, voglio vedere che fine fai se dici di no. Cerco di comunicargli e spero che il messaggio gli arrivi.

-Va bene, ma vi concedo al massimo fino alle ventitrè e trentra.- dice infine Russel, mi sfugge un sorriso strafottente.

-Grazie.- continua Niall, glaciale come gli occhi di Russel. –Ragazzi, andate.-

Mi giro immediatamente verso la porta e cerco di andarmene subito, per non dover fare i conti con Eveleen, per non doverla guardare, perché mi distruggerebbe.

-E io?- la voce di Eveleen mi ferma, ma non mi giro.

Prontamente risponde Niall, salvandomi davvero. -Tu rimani qua con me.- dice, probabilmente sforzandosi di essere meno freddo di prima. Ora protesterà e di sicuro si sta chiedendo perché è Niall a rimanere e non qualcun altro, tipo me.

Qualche secondo di silenzio, faccio un altro passo in avanti.

-Zayn…- la sua voce è quasi implorante, mi giro piano e faccio del mio viso una maschera. Ha le lacrime agli occhi, le guance arrossate, vorrei tanto prenderla e abbracciarla forte, dirle che la amo tantissimo, che non vorrei fare questo. Vorrei tanto che capisse che lo faccio solo per proteggerla meglio.

Io non posso proteggerti come vorrei, vorrei urlarle.

-Tu rimani qua.- ripeto, come Niall. Quasi tradisco la mia maschera fredda sul viso, per la sorpresa della voce che mi esce. Non la sento mia, non è mia. Una lacrima sfugge all’occhio di Eveleen, dall’occhio sinistro. Avevo letto da qualche parte che se la prima lacrima cade dall’occhio sinistro è segno di dolore, è ovviamente una cazzata, mi sono detto, ma ora quasi ci credo. E non ce la faccio a vederla in questo stato, così fragile, così esposta come non lo è mai stata.

Mi avvicino piano a lei e stampo un dolce bacio sulle sue labbra, sperando che capisca tutto quello che c’è dietro, poi mi giro ed esco dalla porta, seguito dagli altri.

Aspetto qualche secondo fuori dalla porta, abbandonando la maschera adottata finora. Sento le lacrime pungere nei miei occhi, ricordando quelle di Eveleen, ma non è tempo per cose come questa, dobbiamo muoverci.

-Tranquillo amico, sfogati pure.- mi dice Harry, dandomi ripetuti colpetti sulla spalla.

-No, non c’è tempo, sto bene. Andiamo.- tiro su con il naso e mi affretto ad andarmene da questo luogo.

Salutiamo con un cenno la signorina alla porta, che per qualche motivo scatta di sopra, come una molla. Non ci do molto peso e continuo per la mia strada, uscendo dall’edificio. No, questa costruzione viola di certo non corrisponde a quello che c’è dentro. Mi domando perché l’abbiano fatta in questo modo.

Ora la strada è tutta dritta, quindi non dovremmo preoccuparci per un po’ e parliamo –meglio, parlano- abbastanza tranquilli. Io non seguo la conversazione, ripensando a Eveleen. Così fragile, per quanto cerchi di nasconderlo. Stava per cedere alle lacrime quando eravamo sotto bombardamento, era distrutta quando ha saputo di Holmes Chapel, ha pianto ora, sapendo che si doveva separare da me. Perché non gli ho detto che l’amavo, quando quella potrebbe essere stata l’ultima volta in cui l’ho vista? No, mi devo calmare. Sto enormizzando la cosa. Finora non abbiamo avuto neanche un briciolo di fortuna, deve arrivare ora, no? Probabilmente Jody e Willy non avendo visto tornare Alexander sono andati a cercarlo, quindi avremo campo libero nella casa.

È proprio perché la fortuna non è stata dalla vostra parte finora che non lo sarà adesso, mi sussurra una stupida voce nella mia testa, ma la zittisco subito.

-Zayn?- mi chiama Louis, quando siamo davanti il famoso albero. –Andrà tutto bene.-

Gli sorrido in risposta e ci dirigiamo insieme verso il vicolo.

-Potevamo farci dare una torcia.- sbuffo. L’oscurità non mi è mai piaciuta. Non che ne abbia paura, perché sono cose da bambini… solo non mi piace non sapere cosa ho davanti. O dietro. O di lato. Insomma, non mi piace il buio.

-Sì, l’avrebbero fatto sicuramente.- dice Harry ironico. Sbuffo di nuovo, ha ragione.

-Allora, andiamo in modo veloce o lento?- chiede Louis.

-Meglio non fare rumore.- ribatto velocemente e m’inoltro per primo in quest’orribile buio, camminando piano. I ragazzi mi seguono, ma dopo poco non li vedo più. Sono quasi intenzionato a mettermi a correre, ma se ho mantenuto la calma quando c’era Eveleen, devo farlo anche ora. Certo, lei mi teneva la mano ed era quasi più rassicurane per me che per lei, ma devo superarlo lo stesso. Non sono un codardo. Non ho paura di niente, punto. Sono in uno stato di allerta in cui sento ogni minimo rumore, da Harry che tira su con il naso –probabilmente si è beccato il raffreddore-, al passo felpato di Louis.

-Ragazzi, ci siamo.- sussurro dopo un bel po’ di tempo. Comincio a vedere la luce e aumento il ritmo per uscire prima. Questo vicolo sta iniziando davvero a diventare un incubo. Appena uscito, guardo Harry e Louis entrambi un po’ spossati ma tranquilli. Poi mi rigiro e continuo ad avanzare per primo, perché ho bisogno di stare solo. Se non posso stare con Eveleen, devo stare solo.

Guardando il paesaggio, mi accorgo di odiare la Russia in tutto e per tutto.

Odio i colori sgargianti da un lato della città e quelli tetri dall’altro; odio i suoi cittadini che siano gentili o meno; odio le sue terre; odio che abbia accettato di fare una cosa tanto squilibrata; odio che sia in guerra con noi. Odio la guerra. Non capisco perché una ragazza come Eveleen si sia trovata coinvolta in questi affarri, quando metà della nostra città non sa neanche dello stato di allerta in cui si trova l’Inghilterra.

Buck, ovvio. È stato lui a sceglierla, quando erano solo dei bambini. Provo un moto di odio anche verso anche se si è pentito e ci ha aiutato. E mi provoca un fastidio assurdo anche pensare a come l’ha fatta soffrire, insieme a quella canaglia di Liam.

Anche se l’aggettivo canaglia starebbe meglio a Buck, considerando il nome.

-Zayn?- sbuffo per la millesima volta e mi giro per guardare Harry e Louis, che si sono fermati parecchi metri dietro di me.

-Si?- chiedo, col tono più gentile che riesco a ottenere, essendo stato interrotto mentre pensavo.

-L’hai superata.- mi avverte Louis, cercando di moderare la voce, poiché mi conosce.

-Oh.- sbuffo ancora. –Sì, certo.- e corro velocemente verso di loro, fin quando non ci troviamo tutti e tre a qualche metro dalla porta.

-Potrebbero essersene andati.- azzarda Harry, alzando un braccio e facendo un’espressione abbastanza buffa.

-Già, a cercare Alexander.- gli va incontro Louis, imitandolo in tutto.

Trattengo un sorriso e mi avvicino alla finestra, la casa non sembra abbandonata, ma non vedo neanche qualcuno dentro. Sì, potrebbero essere andati a cercare Alexander, avrebbe senso e del resto non avevano motivo per rimanere qua.

E non abbiamo motivo noi per indugiare ancora. Guardo la porta alla mia destra. Dai Zayn, non succederà niente. D’accordo, abbasso la maniglia e la apro di scatto, come a voler incastrare qualcuno. Ma non c’è nessuno da incastrare, la casa è vuota. Finalmente la fortuna gira dalla nostra parte! Mi guardo intorno, ma non c’è bisogno di perlustrare il luogo. La cartellina è proprio sul tavolino al centro della stanza, in bella vista. Perché Eveleen avrebbe dovuto metterla lì?, mi chiedo mentre Harry va a prenderla. Lei non stava mai al centro della stanza, sempre in un angolo con me e ha sempre avuto la cartella con sé. Forse con le pulizie qualcuno di noi l’ha spostata.

-Bene, muoviamoci a tornare!- esclama Harry. O forse non siamo stati noi a spostarla.

-Aspetta, dammi la cartella.- gli dico, porgendo la mano.

-Cos’è, pensi che io non sappia tenerla?- ribatte lui infastidito.

-No, devo vedere una cosa, amico.- me la lancia e la afferro al volo.

Sbuffiamo entrambi.

Sfoglio le pagine –che sono davvero troppe- eppure non mi sembra di vedere il simbolo, nonostante dovesse essere tra i primi fogli. Quando mi trovo davanti al viso di Alexander, leggo una cosa, che prima non c’era. Accanto al ‘NON FIDARTI ASSOLUTAMENTE’, scritta a penna c’è una nuova parola.

‘Perdenti.’

Perdenti, vi ho rubato il foglio. Perdenti, sono un cadavere. Perdenti, siete fottuti. Quasi sento la voce di Alexander mentre dice tutto questo.

-Dannazione!- esclamo, gettando con foga la cartella per terra e tirando un calcio a una sedia. –Cazzo, cazzo, cazzo!- continuo, tirando pugni ai muri, senza interessarmi del dolore alla mano.

Però Louis mi blocca, tirandomi una spalla. –Che cosa c’è?- urla infastidito e strabiliato dal mio strano –e improvviso- comportamento.

-Che cosa non c’è, dovresti chiedere!- urlo di nuovo. –Quel maledettissimo foglio l’ha Alexander!- Louis si gira verso Harry, io continuo a lanciare pugni al muro con la mia sonora dose d’imprecazioni, non prestando attenzione alla conversazione.

-Andiamo.- dice Louis tetro. E non ha bisogno di urlare per farsi sentire, perché il suo tono mi trapassa i timpani più di qualunque altra cosa. E dire che sono stato io a coinvolgerlo in tutto questo, a dire a Buck di osservarlo. ‘Sono sicuro che gli piacerà’, avevo pensato. Non che si sia mai lamentato, ma se dovessi tornare indietro, non avrei mai chiesto quelle cose a Buck. Anche se così ci sarebbero state più possibilità che morisse, in caso noi fallissimo. Basta, ogni cosa ha i suoi lati negativi, non serve piangere sull’acqua caduta… o qualcosa del genere.

Muovo qualche passo in avanti, poi mi ricordo che quello che conosceva la strada era Niall. –Come?- chiedo.

-Cosa?- domanda Louis a sua volta.

-Come ci arriviamo.- spiego, accorgendomi di non essere stato chiaro.

-Tutti gli irlandesi hanno buona memoria!- esclama Harry, Louis sorride e gli scompiglia i ricci. Harry scuote la testa come un cane e li ‘accarezza’ con una mano, rimettendoli –secondo lui- a posto. Sorrido anch’io.

Così stavolta è Harry in testa, affiancato di nuovo da Louis. Io, dietro, godo nella mia solitudine. So che potrei andare da loro in qualunque momento, così come so che Harry ha chiesto a Louis molte volte di non isolarmi. Louis però mi conosce ed è consapevole che ho –come li chiama lui- ‘i miei momenti Zayniani’, ovvero quando voglio stare solo con Zayn, quindi solo con me.

Louis è abbastanza strano, ma un grande amico.

 

Dopo aver camminato per un bel po’ –non ho il senso del tempo e non saprei definire quanto- inizio a sentire la gola raschiare. Fa freddo e ormai è già buio, ma non bevo acqua da moltissimo tempo e ora inizio a risentirne. Non credo che Harry o Louis abbiano soldi russi, in qualunque modo si chiamino, quindi sto zitto. Anche solo prendere un bicchiere d’acqua andrebbe bene, ma come si dice ‘acqua’ in russo? Meglio stare zitti e sopportare. E sopporto anche il dolore alle gambe, oggi ho camminato abbastanza per tutta la vita e –ne vado fiero- non sono inciampato neanche una volta. Chissà come sta il braccio di Eveleen. Aumento il passo, prima arriviamo e prima ce ne andiamo, così lei può farsi curare la ferita. Devo ammettere che quella maglietta era abbastanza calda e, unita alla mia felpa, non mi faceva sentire per niente il freddo, ma preferisco che l’abbia lei. Che cosa può essere una ventata d’aria? Tiro su il cappuccio della felpa, sistemandolo in modo che non appiattisca il ciuffo, e cammino a passo più veloce, raggiungendo Louis e Harry.

-Siamo quasi arrivati.- mi annuncia Harry sorridendomi, io ricambio, non l’ho trattato molto bene finora, a essere sinceri. Non è un cattivo ragazzo, non si merita questo.

-Felice?- mi chiede Louis accarezzandomi una spalla, comprensivo. È così bello avere qualcuno che ti capisce senza neanche dover parlare. Annuisco alla sua domanda e sorrido anche a lui.

Mi accorgo che siamo arrivati perché localizzo subito il corpo di Alexander, ancora steso dove l’avevamo lasciato. Di Jody e Willy, nessuna traccia. Ci guardiamo più volte intorno, ma non sembra esserci nessuno. Eppure, l’idea di frugare nel corpo di un morto non piace a nessuno di noi, per questo prendiamo tempo.

Stiamo solo perdendo tempo prezioso, ammetto a me stesso alla fine, non possiamo più rimandare. Mi avvicino al corpo, notando che a malapena riesco a distinguere la giacca dalla pelle, per la mancanza di luce. Decido di portarlo dentro la casa, dopo cercherò il foglio. Lo trascino e vedendo le mie intenzioni, i ragazzi mi aiutano; così in pochissimo tempo siamo tutti e tre dentro, con il corpo di Alexander rimasto solo nelle mie mani. Lo porto più al centro della stanza, per non affiancare quello dell’uomo con la pallottola di Eveleen sul viso. Appena Louis e Harry si accorgono di quest’altro cadavere –che prima per la fretta di uscire non avevano notato- decidono che è veramente troppo e mi girano le spalle, aspettando sulla soglia. Spero che nessuno dei due si metta a vomitare, è l’ultima cosa che ci serve.

Piano piano, cercando di non guardare il viso, apro la tasca della giacca di Alexander, trovandola vuota. Continuo a cercare attraverso gli indumenti e trovo il foglio, accartocciato, nella tasca dei pantaloni. Sto per esultare, ma qualcuno mi copre la bocca. Mordo la mano che mi tiene.

-Louis, prendi!- urlo, lanciadogli il foglio che lui prontamente afferra. –Andate via!-

Adesso sono entrambi girati verso di me, posso leggere il panico crescere nei loro occhi. Sia Jody, sia Willy mi stanno tenendo e probabilmente ho anche un fucile puntato alla testa. Capisco che i ragazzi vorrebbero sparare, dal modo in cui stringono la pistola. Guardano spaventati Jody e Willy e comprendo che non spareranno mai, perché non hanno mai ucciso nessuno.

-Muovete il culo e andatevene, cretini!- urlo di nuovo. –Ci vediamo a Holmes Chapel, correte!-

-No, Zayn! Noi…- inizia Louis.

-Se dovesse finire male, dite a Eveleen che la amavo.- lo interrompo io e capisce che la questione è finita. Esitano ancora sulla soglia della porta, gli lancio un’occhiata eloquente. Louis inizia a piangere e Harry lo trascina fuori. Corrono entrambi, ora sono solo. Sento che Jody e Willy allentano la presa su di me, sicuramente non si aspettavano che i ragazzi sarebbero andati via. Da un lato, forse, anch’io speravo che sarebbero rimasti. Avrò io il coraggio che è mancato a loro? Riuscirò a uccidere due persone? Ne avrò la possibilità?

Se c’è una cosa che ho imparato da mio padre, è che le occasioni bisogna crearsele da soli, così approfitto del momento di distrazione e tiro una gomitata a entrambi, liberandomi dalla presa. Affero velocemente la pistola da sotto la felpa e sparo -prima di poterci ripensare- a uno dei due, senza neanche capire chi. Ora, mi trovo faccia a faccia con Willy, entrambi abbiamo le pistole puntate l’uno verso l’altro e stiamo valutando la situazione. Mentre mi sfugge una lacrima amara per Jody, la mia prima vittima, mi concentro sulla pistola di Willy. Se anche dovessi sparare prima io, lui avrebbe il tempo di premere il grilletto, e moriremmo entrambi. Forse lui sta pensando lo stesso, per questo esita. Non mi sono mai trovato così vicino alla morte come ora.

Alla fine, premo il grilletto e mi lancio letteralmente di lato, atterrando su un fianco. Vedo Willy cadere a terra e il suo proiettile distruggere una finestra. Ce l’ho fatta. Ho superato Jody e Willy e ho dato il simbolo ai ragazzi. Non mi resta che tornare a Holmes Chapel e aspettare lì.

 

La strada è più lunga, il vicolo più buio, se percorsi da soli. Però supero entrambi, supero l’ostacolo di Bradford e arrivo finalmente a Holmes Chapel. Quasi iniziavo a convincermi che questa città non fosse mai esistita, tanto sono stato lontano da lei. Appena metto piede nel comando tiro un sospiro di sollievo. Quando entro nella sala principale, Phillips mi guarda sbalordito.

-Sei vivo?- mi chiede, senza nascondere lo stupore. –E gli altri?-

-Arriveranno tra poco.- rispondo.

Ci raggiungono Liam e Buck, quest’ultimo sorridendo. –Allora, ce l’avete fatta?- mi chiede Buck.

-Penso di sì… spero di sì.- Liam aggrotta le sopracciglia, ma non fanno domande.

-Non vedo l’ora di rivedere Leena.- sussurrano sia Liam che Buck, quasi nello stesso momento. Mi pervade un moto di gelosia, ma lo ricaccio nello stomaco.

-Così… ora anche tu ti sei pentito?- chiedo a Liam.

-Così pare.- sussurra lui stringendo i denti. Non si è pentito per niente e di sicuro se la sarà presa molto con Buck.

-Avrete tutto il tempo di parlare dopo, ora vai dal sindaco e leggigli questo foglietto, è il tuo alibi.- mi dice Phillips porgendomi un foglio. Lo prendo, lo metto nella tasca della felpa ed esco velocemente dal comando, perché voglio esserci quando Eveleen tornerà e abbracciarla forte forte.

Mi arrampico su e lancio uno sguardo alla mia città, esattamente come la ricordavo. E dire che era qua che Eveleen veniva, la prima volta che l’ho vista uscire di notte. Devo ammettere che è da quel momento che ho saputo che sarebbe stato un danno conoscerla, eppure l’ho fatto. E lei continua ad essere il danno migliore che possa esistere. Mi prende di nuovo la voglia di stringerla forte a me, così mi muovo a dirigermi verso il municipio.

A qualche passo dall’edificio in cui dovrei entrare, mi fermo. I gufi hanno smesso di cantare, tutto è silenzioso. Sopra di me, ci sono degli aerei. Prima ancora di capire per bene quello che sta succedendo, inizio a correre. Ma sono troppo lontano, non arriverò mai al comando in tempo.

Sento un urlo e grido a mia volta. Sono sicuro che era Eveleen. Il suo grido rimbomba nella mia testa e mi funge da antidolorifico mentre la pelle va in fiamme.

Sapevo che eri un danno, Eveleen, ma ti ho amato lo stesso. Ti amo Eveleen, addio.

 

   
 
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