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Autore: Assasymphonie    05/01/2013    2 recensioni
Tanti, troppi cacciatori per un'aquila a due teste.
Corvi stridevano nel cielo.
{ Olanda + Danimarca + Inghilterra, Fanfiction storica. }
Genere: Guerra, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Danimarca, Inghilterra/Arthur Kirkland, Paesi Bassi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: Age of Gods
Personaggi: Olanda / Arthur Kirkland { Inghilterra } / Danimarca
Rating: Arancione
Note dell'autore: Storico / One-shot / Introspettivo
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.


.Age of Gods.


Una terra scura e ondulata, l'orizzonte vuoto e pieno di sfarfallii neri, di voli di corvo e respiri di morti, picchiettata da tante, troppe, tende.
Bianche, sporche di terra, di fango e di cenere, le costruzioni di tela utili a far dormire i soldati su qualcosa di diverso dai loro stessi morti sembravano pustole su un corpo ormai in decomposizione; i vessilli non contavano nulla, nel vento freddo dell'ora che precede l'alba.
Erano tre, diversi schieramenti votati alla medesima causa, dai colori che si fondevano nella luce del sole nato già morto; due croci su campi diversi. Croce rossa in campo bianco e croce bianca in campo rosso, le ossa e il sangue di Nazioni potenti ed orgogliose, grandi e troppo folli per poter rendersi conto del declino di tutti, e un tricolore silenzioso, la bandiera del Principe. Erano i colori di una casata acerba, così come acerbi erano gli uomini.
Oh, quanti: troppi in verità! Correvano sulla carcassa della terra di Germania come tanti piccoli insetti, pronti a prendersi la loro fetta di carcassa per poi tornare nel loro nido, per rosicchiarla. Uomini inglesi, dagli sgargianti colori e l'odore di mare e di fumo impressi nei capelli stopposi, nelle giacche, negli stivali di cuoio rovinato e mangiato dalla salsedine; uomini danesi, alti e fieri, chiusi nelle loro pellicce e nelle loro armi truculente, dai capelli chiari e gli occhi color del cielo, capaci di guardare chiunque dall'alto in basso; uomini olandesi, cannonieri, che spostavano gli affusti su grandi ruote di legno e di ferro, uomini incapaci di riconoscere la rassegnazione alla Morte neppure se essa fosse venuta a bussare loro sulla schiena.
Brulicavano, tutti affaccendati nei loro compiti prefissati e sempre uguali, attorno a quella che senza dubbio era la tenda più grande, più ricca, più sporca di tutte le altre benché fosse costruita sopra una predella di legno livellato, in modo da evitare che il fango e la morchia, sangue ed escrementi, arrivassero ad intaccarne anche solo il bordo.
Voci si agitavano nella tenda, colpi sferrati contro qualcosa di duro, improperi in una lingua secca e tagliente accompagnati dalla canzonatura di un inglese decisamente stufo della voce altrui.
Erano tre, seduti ognuno su una sedia diversa, una pergamena pesante e fresca di inchiostro nero che copriva metà del tavolo ligneo attorno a cui le sedie erano composte: nessuno dava le spalle all'entrata. Di fronte ad essa, il viso rivolto verso lo spacco che lasciava passare l'aria, sedeva il pirata, il bucaniere, il mercante Arthur Kirland. Era vestito di verde smeraldo, perle al collo e anelli d'oro alle dita; sul tricorno smussato e rovinato dalle intemperie brillavano penne di uccelli esotici, ori preziosi e odori di terre lontane. Gli stivali tenevano le gambe larghe su una sedia troppo scomoda, la mano destra ben piantata sulla cartina che occupava l'altra metà del tavolo. Una cartina del cuore dell'Europa, con la Germania nel mezzo o, almeno, quello che ne rimaneva. Non più molto.
Gli occhi verdi dell'inglese squadrarono gli altri due componenti di quel concilio assai ristretto. Biondi entrambi, ma di chiare e distinte vedute; Danimarca cercava di far prevalere la sua volontà di attaccare immediatamente, con gli occhi azzurri carichi di follia e di voglia di mettersi alla prova, il petto che si alzava e si abbassava frenetico sotto un farsetto color del sangue più rosso. L'altro, Olanda, era semplicemente seduto a gambe accavallate, una lunga giacca nera da cui pendeva un mantello grigio come la tempesta e l'espressione più neutra che vi potesse essere al momento.
Da quanto tempo discutevano, chiusi in quella tenda, refrigerati solo da boccali di vino rosso e inacidito, dal sapore di polvere? E su cosa, poi? Nessun soldato poteva immaginarlo, pochi di loro sapevano chi veramente si nascondesse tra quei teli. Non che importasse, molto più alti erano i loro obbiettivi, una luce diversa brillava nei loro occhi; un'alleanza distorta, basata sull'economia, sugli accordi stipulati alle luci delle candele in notti di sangue, dove si riunivano le maggiori potenze dell'epoca pronte a fare atto di forza contro tutto il mondo cattolico. Ma erano pronti davvero a compiere il passo oltre il confine del possibile e del consentito? Domanda infame, traditrice, terribile!
« Ci daranno addosso. »
Prima di qualsiasi intervento da parte della potenza inglese, furono le Province Unite a prendere la parola. Le labbra sottili si schiusero solo per un attimo, la voce che ne fuoriuscì era chiara, stentorea, profonda per una gola così giovane. Ma aveva ragione. Nessuno avrebbe atteso che fossero loro a fare la prima mossa, meno che meno l'Impero. Le trame ordite dall'austriaco non erano ancora giunte in superficie, perché avrebbero dovuto attendere? Non faceva veramente parte di quella guerra, lui. Una Nazione troppo giovane, ancora impelagata in una guerriglia lunga secoli contro una potenza alleata di colui che andavano combattendo; l'alleanza era stata stipulata, con l'inchiostro che andava asciugandosi sulla pergamena pesante, per un futuro di speranza il più prossimo possibile. Spartirsi il mondo, gettare la mano sull'Oriente al fianco della maggior potenza navale del mondo, essere protetto, poter crescere e infine schiacciare quegli alleati di un minuto. E per far sì che ciò avvenisse, quell'alleanza doveva funzionare. Lesse la medesima cosa negli occhi verdi dell'inglese, così radicato nella propria potenza, così fiero, così forte. Così antico.
Ma i suoi non erano gli unici occhi a bramare ciò che la sconfitta dell'Impero avrebbe portato, perché due immoti e lugubri stagni verdi riuscivano a vedere quello che Olanda aveva già immagazzinato e immaginato, spaziando su vedute che lo avrebbero portato sulla cima del mondo. Le dita inanellate si uniscono all'altezza del naso, impegnato a fiutare come un cane tutto ciò che gli è davanti alla stregua di portate di un banchetto. Riflette, Inghilterra, alla quantità di sangue da versare, a cosa ogni morto gli farà guadagnare in una guerra che pare infinita, eterna. Riderebbe, forse il suono che si ode nella tenda è proprio la sua risata, nervosa e pacata al tempo stesso. I tacchi degli alti stivali neri risuonarono contro la sedia malamente spostata, il vento lasciava mollemente agitare le piume colorate e le essenze che portava addosso quasi meglio degli abiti con cui amava coprirsi il corpo. I profumi scivolarono e avvolsero le membra degli alleati, i cui corpi nordici così massicci e così simili parevano brillare nella luce cupa di una sera che andava raggiungendoli, con mani nere e rapaci.
Li voleva, è vero, solo per sfruttarne la potenza che forse un giorno avrebbe potuto persino rivaleggiare con la propria. Pericolosi, Olanda e Danimarca, abbastanza da mettere sotto scacco il re del mare.
« Non lo vedete anche voi? »
E' arrocchita dal fumo la voce dell'inglese, ma suadente come quella di una giovane vergine. Parla di vittorie in un discorso che il danese ascolta solo per metà, gli occhi azzurri e ghiacciati già persi in una visione dell'oltre, in un regno sconfinato, nella vittoria personale prima e della propria armata poi. Il respiro del vento tra i capelli, sguardi di invidia e di ammirazione, tutti su di lui, solo per lui! Al centro della vittoria che, sì, sarebbe stata da dividere ma la gloria sarebbe appartenuta solo a lui, come la terra. Finalmente si sarebbe eretto, avrebbe vendicato affronti lontani, perdite ancora fresche come piaghe suppurate e i corvi avrebbero banchettato con i resti dell'orgoglio del Leone, sì!
Quale magnifico, inaspettato regalo; per questo forse si alza in piedi, svettando su colui che ancora siede, le tempie che bruciano e un sorriso storto, smarrito. Dovrebbe forse fare paura? I soldati nell'accampamento sanno che cosa gli aspetta eppure non ne hanno, di quella emozione strisciante e maligna, puzzolente al pari di una cloaca aperta. Intrighi politici, potevano divertirsi gli altri. Ne aveva avuto abbastanza, questo dicevano le sue dita strette nei guanti di pelle conciata, questo comunicava il suo corpo teso nell'abbandonare la pergamena che già ha perso importanza ai suoi occhi. Il drappo bianco sbatte contro le gambe, l'estremità superiore chiusa nella destra.
Guarda oltre. Oltre la linea dell'orizzonte, oltre le migliaia di uomini pronti ad insudiciare la terra di morti ancora, e vede. Vede un'illusione di grandezza così destabilizzante da farlo ridere, gli stivali ora nella morchia del campo. Non si preoccupa di sporcarsi, troppo sangue dovrà bere e trapassare la sua pelle prima che lo sporco attecchisca sulla pelle diafana.
Improbabili alleati, con visioni diverse del mondo e diverse armate pronte a conquistare questa terra. Navi possenti, galee temibili, pirati e corsari sanguinari; cannoni come mai la terra ne ha visti, fanti disciplinati, armi pesanti e guerrieri leggeri come ombre; cavalleria, picchieri, rosso del sangue e bianco delle ossa.
Tanti, troppi cacciatori per un'aquila a due teste.
Corvi stridevano nel cielo.
« Vedo la morte. » Il più giovane alzò il mento forte verso il cielo, nuvole stracciate e stelle flebili come respiri dell'agonia. In cosa stavano andando ad infilarsi, quale sarebbe stato il loro futuro, ora?
Un rombo di cannone, due, tre, una batteria.
« Arrivano. »
 

.Fine.

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Questa storia è stato un vero parto.

Note storiche: il periodo è quello della fase danese della Guerra dei Trent'anni, in cui Province Unite, Inghilterra e Danimarca si alleano
al fine di distruggere gli Asburgo di Spagna -con cui Paesi Bassi e Inghilterra sono sempre stati nemici-
e gli Asburgo di Austria - di cui la Danimarca desiderava la Germania-; vi è stata anche un'alleanza di tipo commerciale e politico
tra i Paesi Bassi e l'Inghilterra, che sfocerà poi nel dominio congiunto delle rotte commerciali di mezzo globo.
   
 
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