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Autore: DarkPenn    25/07/2007    6 recensioni
Breve One Shot incentrata sul tormento e la passione di un uomo verso una donna che nonostante ciò che prova per lui non potrà mai essere sua.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Vincent Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FUOCO E TORMENTO

 

 

“Vincent… Vincent…”
Il mio nome…
Sgorga dalle tue labbra in un crescendo di sospiri ardenti e infuocati raggiungendo il mio udito e mandando al rogo del desiderio la mia volontà, la mia anima, ogni singola fibra del mio essere.
Stai zitta… stai zitta…
Stai zitta o perderò la ragione.
Ti chiudo la bocca con le mie labbra impadronendomene possessivo esplorandone ogni angolo, ogni centimetro, con bramosia, con ardore, con furia quasi.
Gemi tra le mie labbra artigliando la mia giacca, tentando di sbottonarla con dita tremanti di febbre della passione.
Perché?
Perché?
Perché non mi respingi?
Dovresti.
Dovresti Lucrecia!
In fondo non sei forse tu la moglie dell’illustre scienziato Nicholas Hojo?
Dalla fede al tuo dito risulta così.
Sul contratto matrimoniale risulta così.
Sul mio cuore ferito risulta così.
Nella mia mente ottenebrata dalla nebbia di te risulta così.
E allora perché ti lasci sbattere come una sgualdrina contro il tavolo da lavoro di questo maledetto laboratorio dalla tua guardia del corpo??
Perchè??
Perché lui e non me??
Premo il mio corpo contro il tuo e lascio che la mia mano destra abbandoni il tuo fianco per insinuarsi tra i tuo capelli dietro la nuca.
Li stringo con decisione e li tiro indietro.
Non da farti male.
Non riuscirei a farti male.
Né fisicamente né in una qualunque altra maniera.
E’ questa la mia debolezza. Questo assoluto proteggerti da tutto e da tutti.
Tu sei la mia debolezza!
A causa tua io sono l’ombra di me stesso!
Al mio gesto ti sfugge un gemito piuttosto alto.
Non te l’aspettavi vero?
Seguendo il movimento della mia mano chini la testa all'indietro esponendomi la tua gola.
La luce delle lampade da operazione si riflettono sul candore della tua pelle.
Ti guardo socchiudendo gli occhi.
Così completamente indifesa.
Così completamente abbandonata.
Così completamente alla mia mercè che se solo volessi potrei farti di tutto.
Così completamente di un altro.
Come una pantera, come un vampiro, la mia bocca si chiude sul tuo giugulare candido succhiando avidamente.
Non mi importa se lascerò sul tuo corpo i segni della nostra colpevolezza, la prova del tuo adulterio.
Anzi... lasciarti il mio marchio è esattamente quello che voglio.
voglio che lui lo sappia.
Voglio che lui sappia che sei stata mia.
Voglio che lui sappia che sei mia!
Voglio cancellare ogni singolo istante in cui ti ha toccata. Voglio estinguerne anche il ricordo dalla tua mente!
Mi stai togliendo la ragione, Lucrecia!
Lucrecia, Lucrecia, Lucrecia...
Amore, passione, dolore, sofferenza...
Follia e Ragione.
Veleno e Antidoto.
Fuoco e Acqua.
Tempesta e Quiete.
Flagello della mia anima.
Ti amo, ti desidero, ti odio, ti allontano, ti amo ancora, ancora, ancora! E ti desidero di più, sempre di più!
Sarai tu la causa della mia morte, Lucrecia!
Mia superba, dolce, terribile, Dea!
Fiore di loto, fiore di oblio, fuoco dei sensi.
Lucrecia, Lucrecia, Lucrecia!
Si, stringimi, mia Dea, mia Signora, stringi l'ombra di quest'uomo, stringi il tuo schiavo, il tuo cane fedele.
Lucrecia... fiore meraviglioso e crudele che attiri con leggiadria una farfalla fiduciosa prima di chiudere su di lei la tua corolla in una trappola mortale.
E vorrei staccarmi da te e vorrei gridarti quanto ti odio e quanto ti amo.
Ma non ci riesco e mi sento bruciare mentre l'altra mano scivola al di sotto del camice, a sollevare la gonna cercando il bordo degli slip.
Che pena...
io non sono più me stesso.
Il tuo calore, la tua voce, il tuo profumo tutto di te annulla la mia volontà sprofondandomi in un vortice di follia e ragione.
Lucrecia... Lucrecia... Lucrecia...






...Lucrecia.
Alla fine è andata esattamente come avevo predetto.
Sono morto per te.
Ed ora non sono nulla più che un ombra immortale che vaga nel buio delle città avvolta in un manto rosso.
Un essere che non è umano ma non è una bestia.
Un essere solitario e letale.
Cupo e silenzioso.
Figlio della luna.
Figlio del dolore.
Essere senza una meta, senza uno scopo, con la tormentosa compagnia di rimorsi e rimpianti.
Ma sono stanco ora, Lucrecia.
Sono tanto stanco.
Ma la mia maledizione non mi concede nemmeno il riposo.
Persino nel sonno rivivo la nostra tragedia.
Ma questo è il mio fato.
Il mio fato per cui io devo vivere in eterno muovendomi nel buio con la sola compagnia di una pistola e dell'odore della polvere da sparo.
Con la sola compagnia della Galian e del Demone Chaos che mi dimorano dentro.
Non un uomo.
Non una bestia.
Cosa sono, mia tenue stella di ricordi?
Pallida guida che scruta dal firmamento?
Mi avvicino al cristallo in cui giaci addormentata e mi sembra che da un momento all'altro tu possa aprire gli occhi e sorridermi, con quel tuo sorriso dolce e femminile.
Ma so che non accadrà.
Non accadrà mai.
E cingo con le braccia la superficie di questo freddo cristallo nella speranza che per una qualche misericordia divina tu possa svegliarti anche solo per un istante e stringermi a te permettendomi di riposare ancora una volta tra le tue braccia, sul tuo seno, in un sonno profondo ed eterno.
 

 

 

Fine



 

  
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