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Autore: LadyBlake    25/07/2007    7 recensioni
Hogwarts. La vita procede come al solito. Studenti, professori e Preside si preparano alla fine di un altro anno. Sì, ma cosa c'è di diverso? Tutto.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Neville Paciock
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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É un bel problema il mio.

Perché davvero non so da dove mi sia venuta l’idea per questa fanfiction.

Non sto scherzando…

Forse l’attesa del settimo libro sta facendo impazzire i miei neuroni.

^___-

Spero vi piaccia!

Buona lettura!

 

Tess

 

p.s.: esisteva un ‘Prologo’ una volta. Il prologo di un’altra mia storia, che finalmente ha trovato il suo posto nel mondo…

 

 

A long, long time ago

Miseriaccia.

I suoi compagni avevano fatto l’ennesimo danno.

E, al solito, toccava a lui sorbirsi la paternale. Il dovere di un Prefetto.

Certo, anche lui aveva le sue responsabilità in merito. Non si poteva negare.

Se il mercoledì precedente non avesse saltato Divinazione, non avrebbe mai deciso di esplorare quel passaggio segreto dietro alla Strega Orba. E di conseguenza non avrebbe mai trovato quel misterioso bauletto all’entrata del tunnel sotterraneo.

La scritta incisa sul coperchio era stata promettente: Cari studenti, vi lasciamo in eredità i nostri più preziosi tesori. Fatene buon uso e divertitevi! F&G.

Portarlo in Sala Comune nei sotterranei e analizzarne il contenuto coi suoi migliori amici era sembrata una buona idea.

Poi, disgraziatamente, era successo il patatrac.

Ma chi poteva immaginare un simile trambusto?

Erano sembrate cianfrusaglie innocue.

Già.

Innocue e divertenti. Giusto quel tanto da infastidire gli studenti delle altre Case.

Finchè un dannato frisbee, lanciato nel cortile, non aveva deciso di fare lo scalpo all’insegnante di Trasfigurazione. Che, più acida del solito, aveva cominciato a inveire contro non si sa bene quali maledetti ragazzacci, e l’aveva spedito di corsa dal Preside.

Lo stesso che ora lo stava rimproverando bonariamente, fissandolo con i suoi limpidi occhi chiari.

Intendiamoci, la prof. sapeva benissimo che il Preside non l’avrebbe mai punito.

Ma sapeva anche che nel frattempo lui si sarebbe perso la Torta di Melassa, servita a merenda.

Miseriaccia.

 

***

 

Ne avevano combinata un’altra.

Quell’anno era stato tremendo, sotto il punto di vista disciplinare. Aveva rischiato più volte di perdere la pazienza. Avrebbe anche potuto finire peggio, quella volta.

Ma il ragazzo che gli stava di fronte era indiscutibilmente uno dei suoi allievi prediletti, quindi lo congedò in fretta, dandogli la possibilità di correre in Sala Grande a festeggiare con gli altri la fine dell’anno scolastico.

 

***

 

Una volta rimasto solo, poi, si concesse una piccola pausa. Appoggiato allo schienale della poltrona, accarezzò distrattamente la scritta incisa sul legno.

Gli occhi socchiusi e la mente proiettata anni addietro.

Durante l’ultima settimana non aveva fatto altro che ripensare al passato…e ora quel bauletto…

F&G’.

Che persecuzione, pensò sbuffando e immergendosi nei ricordi.

-Ehm ehm- tossicchiò a un tratto uno dei ritratti appesi alla parete, nel tentativo di attirare la sua attenzione.

-Che c’è?- rispose quello, riportato bruscamente alla realtà e al presente.

-Sbaglio o accusavi me di favoritismi plateali? – chiese l’uomo del ritratto, con il mezzo sorriso a malapena nascosto tra i baffi e la barba.

-A quanto pare è privilegio del preside usare due pesi e due misure – borbottò l’altro punto sul vivo, decidendosi infine ad aprire il bauletto incriminato.

-Vediamo cosa c’è qua…mmm…Caccabombe, una collezione più che fornita di yo-yo ululanti, qualche Boomerang Rimbalzatutto….oh…ed ecco qua l’incriminato frisbee zannuto che ha tentato di decapitare la nostra cara insegnante di Trasfigurazione.

-Oh, andiamo…ancora quel tono? Dopo tutto questo tempo…?

Il bauletto si chiuse di scatto e l’uomo si alzò velocemente, con le guance imporporate.

-Non osi farmi la paternale – tenne a precisare, puntando il dito verso il ritratto -… vorrei ricordarle che non sono più uno dei suoi studenti!

Nessuno si scandalizzò per quell’apparente mancanza di rispetto: scaramucce del genere erano infatti all’ordine del giorno.

Certo, sette anni prima, quando l’ attuale preside si era installato in quell’ufficio, la situazione era ben diversa.

I suoi predecessori lo avevano visto passare nottate intere a piangere davanti al ritratto del vecchio mago con i lunghi capelli argentei e la barba fluente. Lo stesso mago che, da dietro gli occhiali a mezza luna, aveva sempre accarezzato quel suo vecchio allievo con lo sguardo, consolandolo con voce pacata, non potendo fare di più.

-E ora lasciatemi lavorare…devo preparare il discorso per il banchetto di questa sera! – esclamò poi, tornando a sedersi e afferrando piuma e pergamena, agitato più che mai.

-Il banchetto di fine anno!

-Già!

-Quest’anno ricorre il…

-Sì, certo!

-Lo ricordo come fosse ieri...

-Dovrà essere un bel discorso! Un’occasione così particolare….

-Silenzio!! – sbottò infine il Preside di Hogwarts, zittendo definitivamente i suoi predecessori.

-Un giorno o l’altro troverò il modo di schiodarvi da queste pareti! – minacciò poi… come faceva da sette anni a quella parte.

Niente affatto intimoriti, quelli decisero comunque di lasciarlo lavorare in pace.

Il Preside era, a ragione,  già abbastanza nervoso.

E loro ne avrebbero approfittato per un schiacciare un pisolino.

L’ufficio in cima alla torre più alta di Hogwarts divenne stranamente silenzioso, mentre il Preside, giovane rispetto all’età media dei suoi predecessori – 57 anni appena – cominciò a scrivere il discorso con cui avrebbe concluso l’anno scolastico appena trascorso.

 

***

 

La Sala Grande era gremita di gente e tutti aspettavano trepidanti di potersi buttare sul cibo. Prima, però, dovevano sorbirsi il solito discorsetto del ‘vecchio’. Il solito, sterile discorso, pieno di rimproveri e di minacce per l’anno seguente.

Anche i professori erano presenti: il prof. di Erbologia, quello di Incantesimi, la prof. di Trasfigurazione con un nuovo taglio di capelli e via dicendo. La sedia  al suo fianco, quella del custode di Hogwarts, era vuota, ma non era una novità. Quello passava la maggior parte del tempo a prendersi cura delle strane creature che popolavano la Foresta Proibita e gli incubi di tutti gli studenti.

Il Preside decise infine di alzarsi e, con il solito discorso scritto su pergamena,  si accinse ad annoiare tutti per i successivi cinque minuti.

L’uomo aveva uno strano sguardo quella sera, più brillante del solito. Gli occhi chiari passarono a rassegna tutti i volti dei suoi studenti.

L’ombra di un sorriso fugace passò sulle sue labbra e, senza preavviso, bruciò i fogli su cui aveva scritto il suo discorso.

-Quarant’anni sono passati – disse poi con gli occhi velati da quella che sembrava  commozione.

Il brusìo annoiato si spense.

Pareva infatti che il ‘vecchio’ Preside, l’uomo sempre vestito di scuro e con lo sguardo severo che teneva a distanza i suoi studenti, quell’anno avesse deciso di soprendere tutti.

-Quarant’anni. E me lo ricordo come fosse ieri.

Un brivido percorse la Sala.

Eccitazione. Curiosità.

Tutti sapevano ciò che era successo quarant’anni prima. Lo avevano sentito raccontare da nonni e genitori, lo avevano letto nei libri di Storia.

Ma il Preside non aveva mai voluto parlare di quel periodo. E anche parecchi Insegnanti preferivano evitare l’argomento.

Chissà perché.

- L’estate era appena agli inizi, ma l’azzurro del cielo, quel giorno, aveva ceduto il suo trono a una grigia coltre di nubi, sospinte dalle correnti d’aria fredda che arrivavano dal nord. Nell’aria, però, si avvertiva qualcosa di diverso. Una strana fibrillazione scuoteva gli animi, da un capo all’altro del mondo.

Il Preside sembrava un’altra persona ora.

-Oggi, quarant’anni fa, l’incubo che aveva perseguitato generazioni di maghi e streghe giungeva al termine. Era in corso un cambiamento. In meglio? In peggio? Soltanto il tempo, giudice supremo degli eventi, avrebbe deciso. Per il momento, noi tutti, pedine nella scacchiera del Destino, ci saremmo accontentati di raccogliere i cocci di una Vita distrutta, ricercando la serenità perduta. La paura, l’angoscia, il senso di vendetta…tutti sentimenti da riporre in un cassetto polveroso. Potevamo finalmente ricominciare a vivere. La guerra era finita. Iniziava una nuova era.

Il silenzio era carico di elettricità.

-Ogni fine anno, seduto su quelle panche esattamente come voi, anche io aspettavo che il preside finisse di annoiarmi a morte, solo per buttarmi sul pasticcio di Yorkshire….Io non vi piaccio, cari studenti. So che mi reputate un ‘vecchio’ acido e burbero. Bè, a me non piaceva lui. Così accomodante, con tutti. Eppure anche oggi sono costretto a sorbirmi le sue paternali. Già. Tutti i santissimi giorni ha qualche consiglio da sussurrarmi o qualche raccomandazione da farmi. Esattamente come allora. Il mio Preside. Albus Dumbledore.

Nonostante le sue parole, tutti riuscirono ad avvertire il rispetto con cui pronunciò quel nome.

-Ancora oggi non riesco a dargli del ‘tu’. Ci credereste? Dopo tutto quello che è successo…Chi l’avrebbe mai detto che mi sarei trovato a ricoprire il suo stesso ruolo? Preside di Hogwarts. Ebbene, cari studenti, sono arrivato oggi al termine della mia prima generazione di diplomati…da sette anni mi sono infatti insediato nella torre più alta della scuola. Chi l’avrebbe mai detto? – ripetè.

Si voltò a fissare gli insegnanti seduti dietro di lui. Una volta tanto non si avvertiva astio, né rancore, né indifferenza.

Solo una comprensione reciproca.

Tutti ricordavano, esattamente come lui.

Tornò a fronteggiare i ragazzi.

-Quarant’anni fa non ci fu il banchetto di fine anno, non ci furono festeggiamenti per la fine della scuola.

Una pausa.

Un sospiro.

Un ricordo.

-Quarant’anni fa gli studenti di allora vincevano una guerra. La professoressa Granger c’era. Il professor Longbottom anche. E molti, moltissimi altri. Compreso me.

I ragazzi passarono in rassegna gli insegnanti appena menzionati.

-E proprio oggi, in occasione di questa ricorrenza, ripeterò a voi le parole che Harry Potter, il vincitore della guerra, pronunciò quel giorno, prima di sparire per sempre dal mondo magico.

Con un veloce movimento della bacchetta fece apparire un bicchiere dinanzi a ogni persona presente nella Sala Grande.

-“Innalziamo i calici al cielo, maghi e streghe di tutto il mondo, brindiamo ai vincitori, e lasciamo i vinti al loro triste destino.  Piangiamo per coloro che oggi non sono qui con noi e abbracciamo quelli che, nonostante tutto, sono rimasti in piedi”.

 

***

 

Le carrozze procedevano spedite, lungo il sentiero che collegava la scuola alla stazione. Gli studenti tornavano a casa e i professori se ne erano già andati quasi tutti.

Il Preside aveva voglia di una tazza di tè al mirtillo, così, passo dopo passo, si diresse verso la capanna del Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Howgarts.

Gli sfuggì un ghigno, quando vide il comignolo fumare, segno che l’acqua era già a bollire sul fuoco del camino.

Senza bussare, l’uomo entrò nello spazio angusto che per tanti anni era stata la dimora del mezzo gigante e si sedette su una delle poltrone, mentre il padrone di casa faceva apparire tazze e biscotti.

-Ti piace vivere nel sudiciume.

-A quanto pare.

-Non cambierai mai.

-Nemmeno tu.

Rimasero seduti l’uno di fronte all’altro, sorseggiando la bevanda calda, in silenzio.

-Carino il discorso di ieri sera.

Il Preside non diede segno di essere sorpreso.

-Dove te ne stavi nascosto?

-Ma come? Ero seduto al mio posto. Non mi hai visto? Vicino a Hermione.

Si sfidarono con lo sguardo ancora una volta, come sempre.

Come tanto, tanto tempo prima.

-Un giorno o l’altro te lo brucerò quel mantello, Potter.

-Provaci, Malfoy.

 

 

 

 

   
 
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