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Autore: ducky    06/01/2013    6 recensioni
Sono Damon ed Elena. Si trovano, si rincorrono, si perdono per poi ritrovarsi e rincorrersi ancora.
AU tutti umani.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2. BLUE EYES



Sono inquieta.

Spiaccicata quasi al finestrino di quest’auto fantastica mi tengo a distanza da quell’ammasso di testosterone al volante, per quanto ne so il tizio potrebbe davvero essere un maniaco e se lo fosse, sarebbe comunque il più figo della storia.
Il suo profilo è perfetto, di tanto in tanto serra la mascella cambiando le marce di questo bolide con quel fare sexy e deciso allo stesso tempo, i suoi avambracci protesi verso lo sterzo si tendono rivelando delle belle spalle e un busto da fare invidia ai migliori modelli.
E’ tanto bello quanto antipatico e sicuro di se.
Non una parola da quando ho accettato mio malgrado il suo ‘gentile’ invito per un passaggio, di tanto in tanto si gira verso di me increspando le labbra nel suo ghigno malefico per poi incollare di nuovo gli occhi alla strada.
Accidenti, non ricordavo che questa maledetta statale fosse così lunga!
"Devo fare benzina, ci fermiamo qualche minuto così magari puoi darti una rinfrescata nel bagno della stazione di servizio. Non profumi certo di rosa, ragazzina"
Brutto cafone maleducato, ma chi si crede di essere questo tipo?
Accostiamo alla piccola stazione deserta e prima che abbia il tempo di replicare mister presunzione scende dall’auto rivelando il suo splendido fisico, accidenti…è simile ad un dio greco.
Apro e chiudo la bocca più volte prima di decidermi a scendere per sentirmi meno idiota ed imbarazzata, continuo a fissarlo mentre è intento a fare self service alla pompa di benzina.
Estraggo il cellulare dalla tasca con la vana speranza di accenderlo ma nulla. Batteria morta.
"Hai fame?"
Mi domanda strofinando le mani sui jeans dopo aver finito di rifornire l’auto.
"No" rispondo senza neanche guardarlo controllando convulsamente l’orologio.
"E’ stimolante parlare con te" -continua a sfottere, il padrone dell’universo- "vado a prendermi qualcosa da mangiare, non dare fuoco alla macchina"
Mi odia e la cosa è reciproca.

Poggiata all’auto nel silenzio di questa vecchia stazione fantasma il mio stomaco brontola per la fame, la tentazione di entrare e comprare un panino è forte ma non la darò vinta al bell’imbusto, mi sporgo per controllare che sia ancora dentro la piccola e rustica tavola calda dell’autogrill per infilarmi a metà all’interno dell’auto e sfilare una sigaretta dal pacco che il tizio tiene nel piccolo cruscotto vicino alla radio.
Ho desiderato una sigaretta per tutto il tempo che ho dovuto condividere con il superuomo e poi mi aiuterà sicuramente a sentire meno fame.
Tiro fuori il mio accendino newyorkese dalla borsa, accendo e mi godo a pieni polmoni la prima boccata.
Chiudo gli occhi. E' il paradiso.
"Ehi!"
Osservo a bocca aperta la sigaretta toccare terra per poi essere soffocata da uno stivalone nero con fibbia che la sfracella letteralmente al suolo.
La mia faccia è simile a quella di una bimba a cui hanno rotto il gioccattolo preferito la mattina di Natale.
"Non ti hanno mai detto che il fumo uccide, ragazzina? L’immagine è davvero triste, torna in macchina"
Fa un versetto con le labbra e si allontana da me per raggiungere la portiera dell’auto.
Frustrata ed arrabbiata scatto avvampando in un moto d’ira represso.
"Sei  impazzito, per caso? O forse sei solo la persona più maleducata ed irrispettosa del pianeta?"
"Che cosa avrò mai fatto? Il fumo uccide, specie se le adolescenti come te ne fanno un uso eccessivo…"
Sorride e continua a sfottermi quasi fosse la cosa più naturale del mondo.
"Ti sembro un adolescente? Ho vent’anni e bado a me stessa già da un po’, figurati se prendo ordini da un semi pupazzo gonfiabile che conosco da due ore!"
"Venti? Strano. Non te avrei dati più di 15"
"Sei uno stronzo, lo sai?"
"Si, poco originale. E’ il mio marchio di fabbrica, dolcezza. Sali in macchina"
"E smettila di ordinarmi di salire su questa stupida macchina!"
Sembro una zitella in preda ad una crisi ormonale, i capelli mi si appiccicano al viso e mentre urlo li tiro goffamente di lato risultando meno minacciosa di quanto vorrei in realtà.
La sua inutile e fastidiosa risata è la prova di questo.
 
"Tu abiti qui?"
"Che c’è, hai da ridire anche sulla mia casa adesso?"
Scuoto la testa ormai esasperata da lui e mi precipito fuori sfidando le leggi della fisica per percorrere in breve tempo possibile il tragitto auto-porta di casa.
"Ehi ragazzina"
Un piccolo colpo di clacson e la sua fastidiosa voce mi costringono a voltarmi di nuovo verso di lui.
"Magari un ‘grazie’ o ‘sei stato gentile Damon’ sarebbero apprezzati, sai?"
Sorrido dolcemente e mi avvicino al suo viso che sporge dal finestrino.
"Grazie, sei stato gentile Damon, buon viaggio verso l’inferno"
Ricaccio indietro il sorriso falso stampato sul viso e mi volto con la speranza di non rivederlo mai più mentre la sua sonora risata mi accompagna alla porta.
"E’ stato un piacere, Elena"
Mi blocco sull’uscio guardandolo ripartire, il cavernicolo ha memorizzato il mio nome.
 
"Che significa polverizzata?"
Caroline mi prepara un caffè in pigiama, l’ho letteralmente buttata giù dal letto senza nessuna remora.
"L’ha sciacciata proprio davanti i miei occhi con la scusa che il fumo uccide e stronzate varie, un saccente presuntuoso, arrogante, figlio di…"
"E gli hai detto di abitare qui?"
"Non potevo mica fargli vedere davvero casa mia, quel tipo è un folle!"
"Adesso si che sono felice di averti come amica"
Caroline fa una smorfia che si trasforma in un sonoro sbadiglio mentre mi versa una generosa tazza di caffè accopagnato da biscotti.
Amo questa donna.
"Almeno così sono sicura di non rivederlo più, quel tipo è irreale"
La mia amica mi ascolta a malapena, penso stia per fare del piano cucina il suo nuovo letto.
"Care, va a dormire. Faccio una doccia al volo se non ti dispiace e prendo qualche vestito tuo prima di tornare a casa, ok? E ringrazia tua mamma da parte mia per aver mandato l’agente Harley a recuperare l’auto a noleggio e le mie valigie"
"Mh. Mh"
E’ andata. L’accompagno su per mano e la riporto a letto, trattenendomi in camera sua solo per raccattare un jeans e una maglietta.
"Elena?"
"Cosa?"
"Non mi hai detto come si chiama il tipo irreale, folle e presuntuoso" sbiascica la frase masticando parole.
"Si chiama Damon. E’ irreale, folle, presuntuoso ed ha gli occhi blu"
  
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