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Autore: xlouisjuliet    06/01/2013    8 recensioni
Ero stavo invaso, inondato da una rabbia ceca che aveva fatto diventare la mia visuale rossa. Rosso sangue. Come quello che era fuoriuscito dal suo corpo, inesorabilmente, portandosi con se la sua vita. La sua gioia, la sua voglia di vivere, il suo amore. Ma che non gli aveva strappato il sorriso dalle labbra. Quel sorriso. Il sorriso che mi aveva fatto innamorare, quello che era diventato la mia droga quotidiana.
Ma mai più l’avrei rivisto. Mai più niente di lui sarebbe ritornato.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Suicide.

Il freddo invernale di Londra entrava attraverso le finestre aperte, le tende bianche si gonfiavano e sgonfiavano con ritmo regolare, simulando l’ondeggiare di opachi ed inesistenti fantasmi nel buio della stanza. Tutto era avvolto nell’ombra, tutto giaceva abbandonato e senza vita. Niente colori, niente suoni, niente vita. Tutto morto.
Guardai la stanza, una volta ordinata e vivace, colorata. Ora era vuota, triste, schegge di vetro e cocci di ceramica sparsi per il pavimento. Le piume di quelli che una volta erano i cuscini cospargevano il pavimento accanto al divano, imbiancandolo come una coltre di neve. Lo stesso divano era ormai distrutto, vittima della rabbia che aveva attraversato le mie vene poche ore prime. Ero stavo invaso, inondato da una rabbia ceca che aveva fatto diventare la mia visuale rossa. Rosso sangue. Come quello che era fuoriuscito dal suo corpo, inesorabilmente, portandosi con se la sua vita. La sua gioia, la sua voglia di vivere, il suo amore. Ma che non gli aveva strappato il sorriso dalle labbra. Quel sorriso. Il sorriso che mi aveva fatto innamorare, quello che era diventato la mia droga quotidiana.
Ma mai più l’avrei rivisto. Mai più niente di lui sarebbe ritornato.
Le sue braccia non mi avrebbero più abbracciato come solo lui sapeva fare.

«Louis. Louis, mi abbracci? Ho paura»
Le sue braccia forti si avvolsero attorno al mio corpo, stringendomi al suo petto.
Affondai il visto nell’incavo del suo collo ed inspirai profondamente.


Il suo profumo non mi avrebbe più riempito le narici, trasportandomi in un altro mondo.

Mi beai del suo odore. Così puro, non artificiale. Semplicemente suo.
Menta, mare, dentifricio, muschio, rugiada, mattina.
Conoscevo ormai a memoria ogni minima essenza del profumo che trasudava dalla sua pelle.


Non avrei più potuto toccargli i capelli morbidi e di quel colore che amavo con tutto me stesso.

Passai le mani dietro il suo collo sino a raggiungere i ciuffi di capelli leggermente più lunghi sulla base.
Le affondai tra loro, tirandoli leggermente, e pensando che si, erano solo miei.
Solo io potevo bearmi di quel contatto così intimo.


Le sue labbra non mi avrebbero più donato mille emozioni.

Alzai leggermente il viso per far scontrare le nostre labbra, così diverse le une dalle altre ma destinate a stare insieme.
Lo baciai, piano, con delicatezza, come se fossero la cosa più fragile al mondo.
Ed in un certo senso era così.


E la sua voce non avrebbe più dato sollievo alle mie orecchie.

«Tranquillo Harry. Ci sono qua io per te, finché sarai con me non potrà succederti nulla di male. Perché io ti proteggerò, perfino a costo della mia stessa vita»
L’aveva appena sussurrato, lieve come una farfalla, al mio orecchio.
Ma io l’avevo sentito, come se l’avesse impresso a fuoco nel mio cuore.


Così era stato. Louis aveva mantenuto la parola data. Mi aveva protetto, a costo della propria vita. Vita che avevo visto passarmi davanti senza poter far niente. Avrei voluto prenderla, afferrarla, con entrambe le mani e risoffiarla dentro lui. E invece no, tutto ciò che avevo potuto fare era stato stringergli la mano per l’ultima volta e sorridergli, nascondergli lo scenario orribile che altrimenti avrebbe avuto per la sua morte.

«Tieni duro Louis. Tra poco l’ambulanza sarà qui. Guarirai, vedrai, e torneremo insieme a casa nostra. Forza Louis, non puoi abbandonarmi proprio adesso. Io ti amo»
Intorno a noi regnava il caos. Urla, pianti, grida, ordini gridati che mai verranno eseguiti.
Gente che tentava di limitare la ferita di Louis. Ma il sangue era troppo, usciva a fiotti creando una pozza sotto noi. Aveva imbevuto i suoi ed i miei vestiti.
Gente che chiamava e richiamava l’ambulanza per incitarla ad arrivare dicendo che c’era Louis Tomlinson dei One Direction in una pozza di sangue. Ma fuori pioveva ed era l’ora di punta, il traffico intasava le strade di Londra.
Gente che piangeva guardandolo mentre esalava i suoi ultimi respiri.
Gente che si abbracciava disperata.
«Ehi, Cuppycake –la sua voce era solo un sussurro accennato, mi avvicinai il più possibile a lui per sentirlo- ti ricordi quando ti avevo detto che avrei messo la tua vita davanti alla mia? Potrò dire di essere morto nel migliore dei modi»
«No, tu non morirai Louis. Resta con me»
«Ti amo»
Le sue ultime due parole. E un sorriso, quel sorriso.


Mi alzai, in uno scatto di rabbia. Iniziai a prendere a pugni il muro, rovinando la pittura che da poco avevamo applicato sui muri. Insieme.
Mi ferii le nocche delle mani, ma non mi fermai. Non mi fermai nemmeno quando vidi le tracce di sangue scuro macchiare il muro. Nemmeno quando sentii che le forze mi stavano abbandonando. Perché era tutta colpa mia.
Era colpa mia se la mia unica ragione di vita era morta.
Era colpa mia se il migliore amico di Liam, Niall e Zayn era morto.
Era colpa mia se la sua famiglia ora piangeva la perdita di un figlio, fratello, nipote.
Era colpa mia se l’amico di molti ragazzi era morto.
Era colpa mia se l’idolo di molte ragazzine era morto.
Era tutta colpa mia.
Perché un pazzo armato fino ai denti era venuto quel giorno per uccidere me, non Louis. Aveva puntato me, tutti l’abbiamo visto. E anche Louis se n’era accorto. Si era messo in mezzo, tra me ed i colpi sparati dall’uomo. Nessuno aveva fatto nulla per fermarlo. Nessuno.
Urlai, urlai finché non ebbi fiato.
E allora decisi. Non avevo più motivo di rimanere sulla terra, non se lui non era con me.

Entrai in camera nostra, l’unica stanza che ancora non era stata devastata dalla mia furia, e venni investito da una carica di ricordi. In quella camera erano avvenute così tante, troppe cose tra di noi che vacillai un attimo. Il nostro odore era dappertutto, il letto ancora sfatto in un tacito invito ad unirci a lui, l’anta dell’armadio aperta, i vestiti usati sparsi per il pavimento in quello che Liam avrebbe definito “disordine”.
Cercai i suoi vestiti, quelli ancora impregnati del suo profumo che così tanto mi mancava, e li indossai. Presi una sua foto, sfilandola da una delle cornici che stavano poggiate sul mobiletto. Louis sorrideva, il nostro cappello grigio a nascondergli il ciuffo di capelli, una maglietta a righe ed un sorriso che sembrava illuminare il mondo. La ripiegai con cura infilandola nella tasca della felpa ed uscii nel gelo notturno.
Camminai con calma, beandomi quei attimi di tranquillità dovuti all’ora tarda. Niente fans, niente paparazzi. Solo io, il profumo di Louis e le stelle. Le strade erano deserte. Un gatto mi passò davanti, guardandomi con i suoi occhioni. Erano azzurri, come quelli di Louis. Trattenni a stento un singhiozzo mentre mi tiravo più su la cerniera del giaccone e passando oltre a quel gatto che continuava a fissarmi. Sembrava dicesse “non farlo Harry”.
Scossi la testa e mi guardai intorno, cercando di scacciare quel ridicolo pensiero. Fu così che il mio sguardo andò ad incrociarsi con quello di una vecchia, seduta su una seggiola traballante dall’altro lato della strada. Avvolta in strati di coperte sporche mi fissava. Anche lei aveva gli occhi azzurri, così tremendamente simili a quelli di Louis. Feci per continuare sulla mia strada, quando quasi senza accorgermene mi voltai andando verso la vecchietta. Le posai in una mano gelata tutte le banconote che avevo.
«Non farlo Harry» alzai lo sguardo su quello di lei mentre un pensiero andava man mano formulandosi nella mia mente.
Le feci un cenno con la testa e continuai, i ricci premuti sotto il cappello di lana che condividevo con Louis a scaldarmi le orecchie. Le strade erano silenziose, anche troppo nonostante l’ora notturna. Di nuovo, come attratto da una forza superiore, alzai lo sguardo non sapendo però che aspettarmi. Trovai due occhi azzurri, così limpidi da far male. Gli occhi di Louis questa volta risplendevano in quelli di un gufo. Non avevo mai visto un gufo con gli occhi azzurri. Mi fermai e lo fissai, senza pensare realmente a qualcosa. Poi questo con un suono acuto, ma non spiacevole, si alzò in volo scomparendo nel buio della notte.
Ero ormai arrivato dove volevo, un palazzo. O meglio il palazzo. La sua particolarità era una scala che lo affiancava e che permetteva di raggiungerne il tetto, tetto dal quale io e Louis avevamo osservato i fuochi d’artificio a capodanno. Eravamo così felici quel giorno, stretti l’uno nell’altro dentro al piumone, stesi sul cemento freddo e grigio. I fuochi scoppiavano sopra noi, illuminandoci di mille e mille colori diversi. Avevamo fatto così tanti progetti per l’anno nuovo.

«Ma Boo Bear, non ti sembra esagerato pensare a così tante cose? Intendo dire, stiamo parlando solo di un anno, come faremo a fare tutto quanto?»
«Cuppycake, chissà cosa ci riserverà la vita. Meglio prevedere no? E poi ci sono così tante cose da fare che nemmeno una vita intera basterebbe»
Aveva concluso dandomi un bacio leggero sul naso mentre io mi stringevo a lui.


«Avevi ragione Louis. Ma non abbiamo avuto tempo nemmeno per una di quelle cose che avevamo deciso insieme. Mi sarebbe piaciuto tantissimo andare a Venezia con te, su una gondola, un Italiano panciuto con la maglia a righe che, mentre intonava una canzone d’amore in veneziano, ci portava in giro per i canali»
«Puoi ancora farlo Haz, nulla è del tutto perduto per te»
Mi girai di scatto, il cuore in gola, la mente che mi diceva di stare calmo.
Davanti a me c’era proprio lui, i vestiti dell’ultima volta addosso ma puliti, non inzuppati del suo stesso sangue, i capelli alzati in un ciuffo che si muovevano con il leggero vento.
«Louis?»
La voce mi si incrinò leggermente sull’ultima nota, un singhiozzo trattenuto troppo a lungo si fece largo tra le mie membra.
«Si amore, sono proprio io»
Lo vidi aprirsi in un timido sorriso, una mano a scompigliarsi i capelli.
E come d’istinto presi la rincorsa e mi buttai tra le sue braccia. Braccia che però non mi presero ed io passai oltre. Passai attraverso Louis. Mi girai a guardarlo, le lacrime che premevano per uscire. Lo sapevo che era troppo bello per essere vero. Louis era morto, non mi avrebbe mai più abbracciato.
«Sei un fantasma?»
Lo vidi annuire, debolmente, gli occhi azzurri che pizzicavano per le lacrime che non potevano uscire. E ancora una volta nella mia mente si formulò il pensiero che era colpa mia, solo mia, se lui non era là. Se non poteva vivere, crescere, invecchiare, vivere tutte le gioie della vita.
Mi avvicinai quindi al parapetto e vi salii sopra, in piedi, pronto a spiccare il volo.
«Non farlo, mio piccolo cuppycake»
«Tranquillo Louis, ora vengo da te. Staremo per sempre insieme. Per sempre»
E mi gettai nel vuoto, un sorriso sulle labbra.
Ancora poso e sarei tornato con il mio Louis.

 



LOL

Che ‘lol’ deprimente cwc.
Ho pianto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto a scrivere questa one shot. Ma tanto tanto tanto tanto, t a n t o. Sorratemi, ero depressa ieri sera, ho aperto word, messo ‘The scientist’ dei Coldplay nelle cuffiette ed ho scritto questa cosa. Direi che il tiolo e’ appropriato, no? E’ un vero e proprio suicidio questa one shot cwc.
Quindi fate di me quello che volete, prendetemi, imbavagliatemi e torturatemi. Anzi no, impeditemi di deprimermi la sera, meglio. Che poi io ho anche un’altra os da pubblicare, decisamente meno deprimente. Vabbueno, quando ho voglia la metto.
Bene vi lascio, vado a piangere nell’angolino cwc.
Addio cwc.
Twitter: @lousgoodness || Tumblr: http://xperfectboobear.tumblr.com/

 
  
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