Osservo
il pc senza
interesse. Numeri, conti, preventivi, inventari, questa è la
mia vigilia di
Natale.
In
un moto di rabbia scaravento tutto a terra, chi se ne frega del lavoro.
Mi
alzo di scatto dalla mia comoda poltrona di pelle e mi affaccio
all’enorme
vetrata del mio lussuoso ufficio, del mio lussuoso edificio.
Edward
Cullen, io, un uomo di circa 34 anni, fottutamente ricco, affascinante,
estremamente
bastardo, corteggiato, ma follemente innamorato dell’unica
donna che non lo
degna di uno sguardo.
Sbuffo,
mentre penso di me in terza persona.
Perché
diamine mi sono innamorato di lei? Io non volevo innamorarmi, stavo
bene, avevo
tutto, donne, amiche, amanti. Tutte mi cadono ai piedi, chi per i
soldi, chi
pensando di incastrarmi facendosi mettere incinta, chi per il mio
aspetto
fisico, ma lei niente.
È
stata la mia rovina sin dalla prima volta che l’ho vista 2
anni fa.
Isabella
Marie Swan. Bella per gli amici. Miss Swan per me, l’unico
coglione che deve
chiamarla così sono io, il suo capo.
Ricordo
il primo giorno che la incontrai. Voleva fregarmi il parcheggio e
c’è anche
riuscita, sono stato infinocchiato da un paio occhi da cerbiatta oltre
che da
un vocabolario degno di uno scaricatore di porto e accuse sul mio
essere
sessista, maschilista, stronzo e, la più deliziosa di tutte,
rosso pomposo e
impomatato con un nido di vespe al posto dei capelli.
Sono
rimasto fermo come un baccalà mentre, soddisfatta della sua
performance e
dell’avermi fregato il parcheggio, mi è passata di
fianco ancheggiando e
soffiandomi un bacio con le sue perfette unghia laccate di un rosso
intenso.
Rosso
come il fuoco che ha acceso in me, un misto di rabbia ed eccitazione.
Tanta
rabbia e tanta eccitazione, la prima l’ho sfogata sui miei
dipendenti, la
seconda sull’oca di turno.
Credevo
di essermi calmato ma dopo tre ore James, il mio migliore amico e
socio, è
entrato come un tornado nel mio ufficio. Voleva parlarmi della strafiga
che
aveva iniziato a lavorare quel giorno presso di noi. Il nuovo ingegnere
informatico, Isabella Marie Swan.
“Non
me ne frega un cazzo James, oggi
sono nero, una stronza mi ha fregato il parcheggio, mi ha insultato con
parolacce che non avevo mai sentito in vita mia, mi ha dato del
damerino
impomatato, mi ha soffiato un bacio dopo la sua performance e ha anche
sculettato come una diva. In ultimo, oltre l’enorme
incazzatura, mi ha arrapato
come un animale e ho dovuto sfogare su una contabile capitata a
caso.” Scoppia
a ridere lo stronzo.
“Questa…questa…ahahah…questa
ragazza io
me la sposo. Sento già di essermi innamorato di lei, voglio
conoscerla. Voglio
conoscere la donna che ha fatto incazzare in questo modo il grande
Edward
Cullen. L’uomo sempre composto, sempre integro,
l’uomo che si scopa tutte ma
non si scopa le sue dipendenti che sbavano per lui. Secondo me hai
rallegrato
la giornata, se non la vita, di quella povera contabile. Coooomunque
quando me
la presenti?” Lo guardo stralunato, siamo amici da una vita,
ma spesso non lo
capisco.
“Chi?”
“Come
chi? Ma la dea! La donna della tua
vita. La futura signora Cullen. La first lady. La…”
“Ok,
ok, ok, dacci un taglio James, non
c’è nessuna dea, nessuna donna della mia vita,
nessuna futura signora Cullen, nessuna
first lady, hai capito? Anzi spero proprio di non rivederla
più altrimenti
potrei seriamente dimenticare che è una donna.” Se
ripenso a lei il sangue mi
ribollisce nelle vene, la rabbia torna prepotente e
l’erezione preme contro i
pantaloni. Cazzo.
“Oh
sì, noto cosa intendi con il
dimenticare che è una donna. Il tuo uccello la pensa come
te, ma guardati sei
una vergogna per noi uomini, credo di non aver mai avuto una
protuberanza del
genere anche nelle mie sessioni di sesso a tre. Sono geloso fratello.
Sono
molto invidioso.”
Mi lascia senza parole
e scoppio a ridere, come mi rallegra lui, non ci è mai
riuscito nessuno.
“Fammi
capire bene, tu, James Smith,
sogno erotico di adolescenti, ragazze, donne di qualsiasi
età, ed anche uomini,
puttaniere sin da quando portavi il pannolino, sei
geloso del mio uccello?” Io mi diverto
molto con le donne, mi piacciono e sono chiaro con tutte, niente
legami, ma
James è un’altra storia. James si scopa tutte, in
ufficio, fuori l’ufficio,
ovunque, credo che si sia fatto anche la sua donna delle pulizie e non
si è mai
legato a nessuna.
“Non
lo direi proprio così, però in
sostanza sì, sono geloso della portata della tua erezione.
Amico pensa, se c
l’hai così solo a causa di un battibecco immagina
come sarebbe se l’avessi nuda
dentro il tuo letto!” Esclama facendomi quasi cadere dalla
sedia. Lascio
correre i miei pensieri e credo proprio…no, no, no, non
credo proprio nulla.
“James
nessuna donna è entrata, entra o
entrerà nel mio letto. Mai.” Come si dice? Ah
sì, le ultime parole famose…
Ripenso
a quel giorno e un sorriso mi appare sul viso. Che grande, enorme,
affascinante
stronza.
Guardo
le luci della città. È bella New York durante il
periodo di Natale, in realtà è
bella sempre, ma in questi giorni assume un’aria diversa,
particolare. Le luci,
i canti, i vari addobbi, la neve, è tutto magico.
L’albero di Natale del
Rockfeller center, i vari Babbo Natale piazzati ad ogni angolo delle
strade e
in tutti i centri commerciali, i cori natalizi. Sono uno stronzo ma il
Natale
l’ho sempre adorato. Mia madre preparava sempre tutti i miei
dolci preferiti ed
anche quelli di mio padre. Eravamo un trio perfetto. Eravamo una
famiglia
perfetta. Edward senior Masen, Elisabeth Cullen in Masen ed Edward
junior
Masen. Eravamo felici, troppo felici e qualcuno ha deciso per noi e la
nostra
felicità. Un pirata della strada me li ha portati via quando
avevo 8 anni. Sono
stato adottato dai miei zii Carlisle ed Esme Cullen, ho preso il
cognome di mio
zio, di mia madre, ma sono e sarò sempre un Masen.
Questo
è il motivo per cui non ho mai voluto innamorarmi di
nessuno, non ho mai voluto
legarmi a nessuno, i miei zii e James sono le uniche eccezioni, gli
altri sono
solo persone che incontro nel percorso chiamato vita.
Se
amo qualcuno questo mi viene portato via e non voglio soffrire di
nuovo.
Peccato
non aver tenuto conto di un paio di occhi da cerbiatta, due gambe
chilometriche, un sedere che parla da solo, due tette che sono delle
calamite
per le mie mani, una bocca peccaminosa e una lingua biforcuta, oltre
che un
cervello senza pari. Ebbene sì, la donna che amo non solo
è estremamente sexy e
tagliente, ma ha un quoziente intellettivo pari a 190, sono quasi
caduto dalla
sedia quando l’ho saputo, mentre James mi ha sputato il
caffè in faccia.
Lui
mi ha sempre rinfacciato la mia enorme intelligenza, il mio q.i.
è pari a 170, ma
a lei stava innalzando un altare.
Ecco
fatto, ed anche questo contratto è
andato a buon fine.
Sono
passati un paio di giorni dallo
scontro con la vipera sexy e sono tornato me stesso anche quando
ripenso a lei
mi ribollisce il sangue nelle vene.
“Eddy
amico, ho una sorpresa per te.”
Non alzo neanche lo sguardo per vedere chi è entrato senza
bussare. James è
l’unico che fa quello che gli pare.
“Chiamami
di nuovo Eddy e ti licenzio in
tronco.”
“Siamo
soci al cinquanta per cento e non
puoi licenziarmi. Comunque erezione man, sto per presentarti la donna
della mia
vita.” Alzo gli occhi al cielo, è un caso perso.
“Chi
è questa volta? Non eri tu che
dicevi che non ti saresti mai concesso ad una sola donna per non fare
un enorme
torto al mondo?” Sono un puttaniere anche io, ma non ai
livelli di James, io
almeno ricordo i nomi delle donne con cui sono stato, certo li
dimentico
nell’esatto momento in cui l’amante di turno esce
dalla camera dell’albergo, ma
almeno faccio la mia porca figura.
“No
posso fare un’eccezione per la sexy
ingegnera!” Ecco che ricomincia con quella ragazza, ma che
avrà di speciale?
“Sono
proprio curioso di conoscere la
sexy ingegnera.”
“Ed
è qui che entra in scena la tua
sorpresa. Tra pochi minuti sarà qui, vuole sottoporci alcune
modifiche, che io
reputo sensazionali, per riproporre vecchi sistemi software.”
“Queste
modifiche sensazionali derivano
da un parere di parte o dal parere di un professionista?”
“Dal
professionista, sai che quando si
tratta di affari non guardo in faccia nessuno. Comunque, ancora mi
chiedo come
abbiamo fatto a non pensarci, ha alleggerito in un certo senso i vecchi
software, li ha ammodernati, li ha velocizzati, e mi ha spiegato che in
tal modo
ci sarà un risparmio di costi per noi, perché
così non dovremo investire in
nuovi programmi e un aumento dei profitti. È un genio.
Inoltre non sarà
possibile scaricare dei semplici aggiornamenti di programma, come
farebbe chi è
in possesso del vecchio software, ma sarà necessario
acquistare la nuova ma
vecchia versione. Potremo
venderlo ad un
prezzo più basso e sbaragliare la concorrenza, risultando
ancora una volta i
numeri uno.” Ascolto interessato e vengo contagiato dal suo
ottimismo. Un
leggero bussare alla porta ci fa capire che la futura moglie del mio
migliore
amico è arrivata.
“Non
fare lo stronzo, è troppo
intelligente per farla scappare.” Mi ammonisce come fa una
madre con il suo
bambino e gli rispondo con uno sbuffo.
“Entra
Bella, stavo giusto parlando
della tua idea ad Edward, ne siamo entusiasti.” Diciamo che
non mi ha fatto
dire neanche una parola.
“TU!”
Alzo lo sguardo di scatto e mi
ritrovo la vipera sexy di fronte.
“Vi
conoscente?” James ci fissa confusi
alternando lo sguardo da me alla meravigliosa donna che ho di fronte. I
miei
ricordi non le rendono giustizia, ed anche la mia erezione se
n’è resa conto.
Mi
tornano in mente le dolci e amorevoli
parole che mi ha rivolto l’altro giorno e mi infurio.
“Cosa
ci fa la scaricatrice di porto nel
mio ufficio James?”
“Io
una scaricatrice di porto? Ma ti
guardi allo specchio pinguino?” Ho un tic nervoso
all’occhio destro. Pinguino?
Io?
“Mi
spiegate per favore?”
“Certo.
Questo damerino l’altro giorno
ha preteso che gli lasciassi il posto auto, anzi me l’ha
ordinato, come se
fosse il re del mondo.”
“Tecnicamente
l’azienda è mia, di
conseguenza anche il parcheggio mi appartiene e quello è
sempre stato il mio
posto. Ma non ti preoccupare, ho risolto tutto facendo mettere un
cartello con
su scritto RISERVATO. Ah e non sono un pinguino, questo è un
completo Gucci che
costa più di un anno del tuo stipendio.”
“Pomposo,
arrogante, presuntuoso,
stronzo. Sai a quanto ammonta lo stipendio che mi spetta in un anno? Mi
avete
chiamata, mi avete supplicata di venire a lavorare per voi, qualsiasi
fosse
stato il compenso richiesto da me. Ho avuto carta bianca e grazie ai
tuoi soldi
sguazzerò nell’oro, quindi tu e il tuo Gucci
potere andare a farvi fot…” Una
mano di James copre quelle labbra di fuoco e quella lingua tagliente.
Ma chi si
crede di essere?
“Bella,
forse è meglio calmare i toni.
Non è vero Edward?” Fisso il mio amico con astio.
Lei
prende un enorme respiro e annuisce
mentre io sono ancora fermo nella mia posizione. In piedi, con i
capelli
sparati in tutte le direzioni, la vena del collo che sta per esplodere,
il tic
all’occhio destro e le mani sulla scrivania.
“Bene,
dopo i vostri amorevoli saluti è
bene passare alle presentazioni. Isabella, ti presento Edward Cullen,
l’altro
proprietario della baracca. Edward, ti presento Isabella Marie Swan, il
nostro
ingegnere, il nostro gioiello, il cervello che in molti hanno
corteggiato ma
che solo noi siamo riusciti ad accaparrarci.”
“Dacci
un taglio James. Allora
Isabella...”
“Miss
Swan.”
“Prego?”
La guardo confuso.
“Devi
chiamarmi miss Swan, non voglio
confidenze.” Stringo i denti. Ricorda Edward quella donna
è un fenomeno, serve
alla tua azienda, non puoi licenziarla.
“Bene.
Miss Swan benvenuta alla
Cullen&Smith Corporation. Siamo onorati di averla nella nostra
equipe.”
Dico il tutto digrignando i denti mentre lei sorride perfida, perfida e
sexy.
“Oh
signor Cullen anche io sono lieta di
esser qui, credo che mi divertirò molto.” Sto
iniziando a sudare.
“James
mi stava sottoponendo la sua idea
e devo dire che la troviamo estremamente interessante.”
“Ovvio.”
Supplico James con lo sguardo,
posso ucciderla? Lui nega questo mio desiderio e la vena sul collo
torna a
pulsare. Ho bisogno del mio sacco, devo dare due cazzotti, altrimenti
li do a
James.
“Modesta.”
Sussurro ma la strega mi ha
sentito e assottiglia gli occhi mentre James cerca di uccidermi con la
forza
del pensiero.
“Realista
direi.” Un ultimo sforzo
Edward e poi ci sarà la pausa pranzo e potrai rilassarti
scolandoti una bella
bottiglia di pregiato vino rosso.
“Bene,
vorrei che esponesse nel
dettaglio la sua idea…”
“A
pranzo. Bella è quasi ora di pranzo,
io ed Edward stavamo per andare via, vuoi unirti a noi? Ovviamente paga
Edward.” Ma è stronzo o cosa? Oltretutto oggi
tocca a lui pagare e poi perché
ha invitato l’arpia? Vuole che la mia erezione prema dolorosa
per tutto il
pranzo? Io volevo rilassarmi e magari anche parlar male di lei con il
mio
migliore amico.
“Certo,ti
ringrazio, voglio
proprio vedere dove, cosa e come
mangiano uomini come voi.”
“Uomini
come noi?”
“Intelligenti,
ricchi e imbellettati
come pinguini.”
Arriviamo
al ristorante e sento uno
sbuffo, ovviamente non può che essere la principessa sul
pisello.
“Siete
monotoni, credevo veramente che
mi avreste stupito pranzando in una tavola calda ed invece pranzate,
come tutti
i ricchi, al Plaza.”
“Se
vuole, miss Swan, può pranzare
qualche isolato più avanti, se non sbaglio
c’è quel famoso fast-food, il
McDonald’s, o meglio all’angolo sicuramente
troverà un carretto che vende hot
dog, non vorrei che si sentisse fuori luogo qui al Plaza.”
Una gomitata alle
costole da parte di James mi mozza il respiro ma nulla trapela dal mio
viso.
“Oh
la ringrazio per la cortesia Mr
Cullen e credo proprio che ne approfitterò nei prossimi
giorni, ma non si
preoccupi riesco a adeguarmi a tutto.” Ma ha sempre la
risposta pronta?
Ci
avviciniamo al maitre di sala e
faccio aggiungere un posto al nostro solito tavolo.
“Per
scusarci dell’attesa saremo lieti
si accettaste un aperitivo al bar.” Annuiamo e ci dirigiamo
verso il bar.
“Prima
le signore. Cosa prendi Bella?
Del vino o qualcosa di più forte?” James cerca di
stuzzicarla e ci sta provando
spudoratamente anche se credo abbia trovato un osso duro. Sinceramente
mi
infastidisce un po’ il fatto che lui ci provi, ma sono sicuro
che è tutta colpa
dell’irritazione che mi provoca, anche se noto che James
spesso lancia
occhiatine al mio basso ventre e ridacchia come un cretino. Vorrei
strozzarlo.
“No
grazie, prendo un analcolico, non so
tu ma io nel pomeriggio lavoro e voglio avere la mente
lucida.” Ecco questo mi
piace molto. È professionale e attenta. Un punto a tuo
favore miss Swan.
Consumiamo
il nostro aperitivo parlando
del più e del meno, almeno loro parlano io rispondo a
monosillabi alla domande
di James.
Finalmente
il tavolo è pronto e posso
nascondere la mia…ehm…protuberanza con la
tovaglia.
Faccio
l’enorme errore di far passare
prima lei e incollo lo sguardo al suo sedere.
Cazzo
mi sta chiamando. Lo fisso
spudoratamente e credo anche che mi coli un po’ di bava.
Una
gomitata tra le costole mi fa
riprendere. Mi ricompongo e ringrazio mentalmente James anche se
probabilmente
avrò un livido, ecchecazzo non può fare
più piano.
“Sembri
un sambernardo con l’erezione di
un cavallo.” Fine come un camionista, ma ha reso
l’idea del mio stato.
“Sii
più partecipe, altrimenti penserà
che sei uno scemo e come te la sposi?” Per poco non mi
strozzo con la saliva.
“Non
dovevi sposartela tu?” Gli chiedo
inarcando un sopracciglio.
“Questo
prima di sapere che lei è la
first lady.” Sbuffo alzando gli occhi al cielo e ci avviamo
al tavolo di gran
fretta proprio mentre un cameriere l’aiuta a sedere e ricevo
l’ennesima
gomitata alle costole.
“Sbrigati
ammoscia palle, fai il
galantuomo.” Ma che posti frequenta per avere la
proprietà di linguaggio degna di
un re delle cantine?
Faccio
cenno al cameriere e si allontana
mentre prendo il suo posto.
Vedere
come quella gonna aderisce
perfettamente ai suoi fianchi e al suo sedere mi sta mandando in pappa
il
cervello, ho bisogno di bere.
“Grazie.”
Mi ringrazia con un sorriso
che è a metà tra il grato e il diabolico, ma
questa è la figlia del diavolo?
“Gradite
del vino?”
“Cosa
ci consiglia?”
“Io
consiglierei un Merlot italiano, il
migliore, è il Masseto, prodotto nelle Tenute
dell’Ornallaia presso Bolgheri.
Si apre con sentore di frutti di bosco, mirto e…”
“Timo,
è un ottimo vino, credo uno dei
migliori. Adoro quel vino. Semplice ed elegante. Ottimo in qualsiasi
circostanza.”
“Miss
Swan lei resta una delle migliori
intenditrici di vino che io conosca.” L’adula il
somelier mentre io e James la
fissiamo sbalorditi e annuiamo alla scelta del vino.
“Perché
mi guardate in quel modo?”
“S
intende di vini?”
“Conosci
il somelier?”
“Sì
e sì. Adoro il vino e sono
un’intenditrice accreditata, ho una cantina fornita dei
più pregiati e
introvabili vini esistenti. Conosco il somelier perché sono
spesso ospite del
Plaza, sin da bambina.”
“Allora
non siamo solo noi i monotoni.”
Sono stupito e anche curioso, voglio sapere tutto di lei.
“Infatti
non ho mai detto che non sono
monotona come voi.”
“Quale
è il tuo vino preferito?” Per
soddisfare la mia curiosità non mi sono reso conto di esser
passato al tu.
“Il
Romanèe Conti del 1990, nella
classifica dei top ten è al settimo posto come vino
più costoso.” Deglutisco a
vuoto, io e James sappiamo quanto costano quelle bottiglie. Volevamo
accaparrarcene un paio ma non ci siamo riusciti. Una leggenda
metropolitana
sostiene che nel 1996, ad un’asta londinese sono state
vendute otto bottiglie
al costo di circa 225.000 £. Deglutisco mentre lei sorride
sorniona*.
“Se
pensate che l’asta del 1996 sia solo
una leggenda credo proprio che sarete delusi. C’è
stata veramente quell’asta e
le bottiglie sono state veramente vendute a quel prezzo.”
“Come
fai ad esserne sicura? Anche io e
Ed volevamo un paio di quelle bottiglie ma sembrano
introvabili.”
“Più
che introvabili vi servirebbero le
giuste conoscenze. Comunque ne sono sicura perché conosco il
compratore di
quelle bottiglie e prima che me lo chiediate non sono io.”
Durante
il pranzo mi lascia di stucco quasi
sempre.
“Sta
dicendo di avere un alto q.i.?” La
fisso sfrontato. Ho un q.i. di 170, sono consapevole che al mondo ci
sono dei
geni più geniali di me, ma non abbiamo mai conosciuto
qualcuno che anche solo
si avvicinasse al mio livello. Mi fissa sadica.
“Mister
Cullen il mio q.i. è di 190
perciò sì mi reputo un genio. Riesce a fare
meglio di me?” Non riesco a
fermarmi e mi esibisco in un poco elegante verso spalancando la bocca
dalla
sorpresa mentre James mi sputacchia il suo caffè in faccia
balbettando qualcosa
di incoerente su come si trovi circondato da fottuti geni.
Ho
sbagliato tutto con te, sin dal principio, ma tornando indietro rifarei
tutto
nello stesso identico modo, anzi cambierei qualcosa. Ti salterei
addosso già al
nostro primo incontro nel parcheggio, ti corteggerei come ho fatto fino
a che
non sei caduta tra le mie braccia, ma non ti rivelerei i miei
sentimenti.
Sono
sette mesi che l’ingegnera sexy
lavora per noi ed io sono al limite. Non riesco più ad
andare con nessuna
perché vedo lei ovunque e se le prime volte mi serviva per
eccitarmi al
massimo, poi ho capito che non sono così bastardo da
comportarmi in modo così
vile con le mie amanti. Non potevo più fingere, la ladra di
parcheggi mi era
entrata sotto la pelle.
Ogni
giorno cerco una scusa per
incontrarla e anche se ogni nostro incontro finisce con furiose
litigate, ne
esco sempre soddisfatto.
Lo vedo
che non ti sono indifferente.
Credi che non mi accorga di come fissi le mie spalle, di come incolli
lo
sguardo sul mio sedere o sulla mia schiena? Sento i tuoi occhi su di me
e mi
piace, mi piace da morire.
Oggi
è un giorno no. James è a Los
Angeles per un convegno, è da una settimana che io e la sexy
cervellona non
facciamo altro che litigare e sono arrivato al limite. Sono incazzato a
morte
ed eccitato fino all’inverosimile, per colpa tua non faccio
sesso da circa 3
mesi.
“CULLEN!”
Tuoni entrando nel mio studio
e sbattendo la porta alle tue spalle.
“Non
sa più come si fa a bussare miss
Swan?” Chiedo ironico mentre il suo viso assume strane
tonalità rosse.
“Il
suo quoziente intellettivo sta
regredendo e tornando alla prima infanzia?” Arriva come un
missile e pensavo
che si sarebbe fermata alla mia scrivania, invece l’aggira,
sposta la mia sedia
indietro e appoggia le mani ai braccioli piegandosi verso di me. Cazzo
ha
annullato la distanza di sicurezza. Il mio cervello grida al pericolo.
Non deve
avvicinarsi in questo modo se vuole avere tutti i vestiti addosso.
“Che
diamine sta facendo?” Le respiro
praticamente sul viso. Respira il mio stesso respiro, la vedo
leggermente
stordita mentre passa la lingua sulle labbra e allora non ce la faccio
più.
Scatto
in piedi e la spingo contro il
muro addossandomi a lei. Le faccio sentire tutta la potenza della mia
erezione
e le mie labbra, come fossero un predatore, sono sulle sue. Non
c’è dolcezza,
non c’è romanticismo, neanche tenerezza, ma
irruenza, passione, desiderio. Le
tue labbra sono morbide, ma non ho il tempo per saggiarne la
consistenza, devo
entrare con la lingua nella tua bocca e sentire il tuo sapore.
Mi
schiaccio di più sul suo corpo fino
ad intrappolarla completamente, la stringo per la vita mentre le sue
braccia
stringono le mie spalle ed è magia. La sua lingua danza con
la mia, il suo
corpo aderisce perfettamente al mio, i suoi gemiti sono eco dei miei,
le sue…
SPLASH
“Ma
che diavolo stai facendo?” Porto una
mano sulla guancia. Cazzo mena forte la bambina. La guardo allucinato
mentre
cerco di capire perché mi ha schiaffeggiato, eppure lo
voleva anche lei.
“Provaci
di nuovo Cullen e ti farò
cantare in un coro di voci bianche, se hai capito cosa
intendo.” Mi allontano
di un altro passo, ho frainteso tutto, lei non mi voleva come la voglio
io. I
suoi sguardi non erano ciò che credevo.
“Mi
dispiace miss Swan, non so cosa mi
sia preso ma le posso assicurare che non ricapiterà
più.” Mi volto per non
farle notare il mio turbamento, non riuscirei a tenere una maschera di
gelida
cortesia ora.
Sento i
suoi passi avvicinarsi alla
porta e il mio cuore andare via con lei.
Si
ferma prima di uscire.
“Certo
se mi corteggiasse come farebbe
qualsiasi altro uomo, sarebbe più apprezzato di questi
assalti, non che mi sia
dispiaciuto si intende.” Non faccio in tempo a voltarmi
stupito e con un
sorriso enorme che lei è andata già via.
Il
piano corteggiamo l’ingegnera sexy
per renderla la first lady è la mia priorità oggi.
Sarai
mia miss Swan.
Ripenso
a quei sei mesi di corteggiamento con un enorme sorriso. Mi ha fatto
sudare
sette camice, forse otto però rifare tutto nello stesso
identico modo. Ricordo
come fu sorpresa di vedermi appoggiato alla sua macchina con un
sorrisino
irriverente in viso.
“Mister
Cullen è qui per qualche
dritta?”
“Simpatica
ma no, so come muovermi e
come giocare le mie carte.” Aggrotta le sopracciglia e si
morde il labbro,
cazzo quanto vorrei passarci la lingua sopra ma devo darmi un contegno.
“Non
è a suo vantaggio sottintendere che
è un latin lover, lo so da me.” Oh no, non volevo
intendere questo.
“Io…non…non…non
sei come le altre Bella,
te lo dimostrerò e ti conquisterò. Si aspetti di
tutto miss Swan.” Scappo prima
di ricevere un’altra cinquina in viso dato che le ho rubato
un veloce bacio a
fior di labbra.
“Ehi,
non vale, non è onesto.” Mi urla
dietro.
“Non
ho detto che sarei stato onesto e
poi è il risarcimento per lo schiaffo.”
Il
giorno successivo fu sorpresa di vedermi fuori il cancello della sua
villa
mentre l’aspettavo per accompagnarla al lavoro. Eh
sì, la cervellona sexy è la
figlia del magnate Charlie Swan e della scrittrice Renèe
Dwight. Il grande capo
della catena di alberghi famosi in tutto il mondo, Plaza hotel, e
l’intramontabile scrittrice di thriller a sfondo erotico, ci
credo che da una
coppia di intelligentoni è uscita un genio, con i geni che
si ritrova.
Sono
stati i mesi più duri, più belli e più
movimentati della mia vita. James ha
detto che neanche nel mio lavoro ho mai messo tanta passione.
Ho
lavorato sodo, ho avuto un sacco di rifiuti da parte sua, ma
altrettanti
ringraziamenti sempre più focosi e inaspettati, fino ad
averla completamente
tra le mie braccia.
L’ho
stupita con sorprese inaspettate, regali insoliti, gesti romantici che
credevo
non avrei mai fatto e alla fine sono stato premiato.
“Bella
io non so più che fare per te.
Probabilmente in questi mesi ti sei resa conto che da parte tua non ci
potrà
mai essere nulla e non sai come liquidarmi, ma non preoccuparti, sono
io che
alzo la bandiera bianca e mi faccio da parte.” Fisso
tristemente il mio volto
riflesso nello specchio del bagno del mio ufficio. Sono passati sette
mesi e a
parte qualche bacio, focoso e meno focoso, da parte sua non
c’è stato alcun
passo verso di me e questo fa capire solo una cosa, non mi vuole. Ho
cercato di
rimandare il più possibile questo triste giorno, ma devo
guardare in faccia la
realtà, non mi reputa degno di essere al suo fianco. Stringo
i bordi del
lavandino mentre sento la porta aprirsi. È James, solo lui
entra senza bussare
e sicuramente non vedendomi è venuto direttamente nel mio
bagno privato.
“Parla
da solo Mister Cullen?” Mi volto
di scatto, non è James. Il momento dell’addio
è arrivato, non pensavo che
sarebbe arrivato tanto presto, credo che avrei tirato per un altro
mesetto
cercando sempre di rimandare, ma forse è meglio
così.
Non
riesco a guardarla negli occhi
mentre sento i suoi passi che si avvicinano. Le sue mani scorrono sulle
mie
braccia. Non fare così, renderai il mio addio ancora
più doloroso.
“Cosa
succede Edward? Perché non mi
guardi?” Perché non voglio dirti addio,
perché sono innamorato di te, perché ti
voglio nella mia vita per sempre, perché tu non mi vuoi.
“Bella
io…io credo di aver capito. Non
devo sforzarti ulteriormente.” Mi lascia andare di scatto,
già mi lasci? Non
vuoi stringermi un altro po’? Ti faccio così
ribrezzo?
“Cosa
avresti capito Edward? Hai capito
che non riesco più a resisterti? Hai capito che ti voglio al
mio fianco? Hai
capito che ho occhi solo per te? Hai capito che occupi tutti i miei
pensieri
tanto da non riuscire a concentrarmi sul mio lavoro? Hai capito che
stasera
volevo andare a cena con il mio compagno e non con il mio
corteggiatore? Se non
hai capito tutto questo Edward, allora terrò bene a mente le
parole che hai
rivolto prima allo specchio e la chiudiamo qui.” Alzo la
testa di scatto, il
tempo di vedere il suo sguardo ferito mentre cerca di andare via.
Chiudo
la porta del bagno con un tonfo
sordo bloccando la sua fuga. L’abbraccio da dietro.
“Sono
un idiota.”
“Sì
lo sei.” Ridacchio divertito.
“Non
dovresti dirmi il contrario?”
“Non
riesco a mentire, almeno non con
te.” È vero.
“Scusa.”
Mormoro tra i suoi capelli
mentre il suo odore di fresia mi invade e la stringo di più
a me.
“Solo
se mi baci.” La volto velocemente
verso di me e mi incanto a guardare i suoi splendidi occhi.
“Ciao
Miss Swan.”
“Ciao
Mister Cullen.” Non c’è spazio per
altre parole. Le mie labbra sono sulle sue e il nostro abbraccio
è più serrato.
Le nostre mani sono ovunque, l’erezione preme sul suo ventre
e lei si struscia
su di me come una gatta in calore.
“Ti
prego Edward, ti voglio…”
“Non
così Bella, non in uno squallido
bagno…”
“Edward,
stasera saremo romantici, saremo
perfetti, ma ora ti pretendo, ti voglio da quel primo giorno nel
parcheggio,
non mi rifiutare.” La sua è una supplica, una
preghiera e io non resisto più.
“Stasera
ti prometto che sarà diverso,
ma ora anche io ti desidero e non ho alcuna intenzione di
resisterti.” La
sbatto contro il muro, le apro la camicetta senza toglierla, sposto
malamente
il reggiseno e afferro quelle dolci colline. Strappa tutti i bottoni
della mia
camicia, poco male, ho un cambio, accarezza lentamente ma con passione
ogni
muscolo del mio torace e delle spalle. Una sua gamba mi cinge il bacino
e
finalmente posso accarezzare quelle cosce su cui ho tanto sognato. Una
mia mano
arriva dritta al suo centro scostando gli slip madidi di umori e
alzandole così
la gonna fino in vita.
Mi
slaccia malamente i pantaloni e li
abbassa insieme ai boxer.
“Edward,
per favore.” Impugna la mia
erezione causandomi una forte scarica elettrica e pompo come un pazzo
dentro di
lei con le dita.
Scosto
le dita poco prima che il suo
orgasmo esploda, lecco con avidità i suoi umori dalle mie
dita, la prendo
malamente in braccio mentre allaccia le gambe al mio bacino, la sbatto
contro
il muro probabilmente facendole male, ma dalle sua labbra escono solo
gemiti.
Devo averla, devo entrare dentro di lei, non ce la faccio
più.
“Non
ho un preservativo.” No, non posso
bloccarmi ora.
“Prendo
la pillola.” Sentite le parole
magiche entro in lei con un’unica, poderosa spinta. Entrambi
gemiamo. È
bellissimo essere dentro di lei, meglio, molto, molto meglio di come ho
sempre
immaginato.
“Cristo
Bella, sei…sei favolosa…”
“Spingi
Edward…spingimelo più dentro,
voglio sentirti tutto…”
“Oh
cazzo…non durerò molto…non puoi
dirmi così…”
“Anche
io non…ahhhh
sìììì…non
durerò…così
Edward…spingi…” Altre poche e poderose
spinte e sento le sue pareti
contrarsi mentre i miei addominali si contraggono ad ogni spinta e le
sue
labbra mi baciano violentemente.
“Edward…”
Urla il mio nome mentre
l’orgasmo la travolge in pieno ed io la seguo urlando il suo.
“Bella…”
Le mie gambe non ci reggono più
e scivoliamo sul pavimento mentre lei affonda la testa sul mio petto ed
io tra
i suoi capelli.
“Avete
finito?” Sento la voce di James
dall’altra parte della porta e mi imbarazzo mentre lei
ridacchia sommessamente.
Alza lo sguardo verso di me ed è bellissima.
“Abbiamo
appena iniziato.” E non si
riferiva al sesso ma a noi.
La
nostra storia ha conosciuto alti e bassi, non ho mai creduto
nell’amore
perfetto, ma l’amore imperfetto è quello che ti fa
sentire vivo, amato,
desiderato. Abbiamo litigato, ci siamo ignorati, ci siamo urlati
addosso, ma la
sera eravamo sempre uniti. Abbiamo sempre fatto pace, nel letto, fuori
dal
letto, con un cioccolatino, con un fiore, con una carezza, ma io sono
sempre
tornato da lei e lei è sempre tornata da me. Mai nessuno ha
intralciato il
nostro rapporto, che siano ex o spasimanti. Lei si è sempre
fidata di me pur
conoscendo il mio passato di latin lover, ed io mi sono sempre fidato
di lei
pur sapendo che ha avuto molti partner ed è morto
corteggiata, certo alcuni
oggetti di valore ne hanno risentito visto la brutta fine che hanno
fatto, ma
in genere sono sempre stato in grado di tenere a bada la mia gelosia e
il senso
di possessione che sento verso di lei. Non pensavo sarei mai stato
tanto
geloso, anzi non pensavo proprio che sarei stato geloso, per una donna
poi.
Non
vivevamo insieme ma in pratica era come se lo facessimo, passava
più tempo nel
mio attico che nella sua villa. Come erano le mie ultime parole famose?
“Mai una donna entrerà
nel mio letto.” Lei
non solo ci è entrata, ma ci sta davvero bene nel mio letto
e ne è diventata la
padrona incontrastata. La padrona del mio letto, della mia casa, del
mio
cervello, del mio cuore.
La
stessa cosa non si può dire per me.
Non
abbiamo mai parlato di amore in quasi un anno di relazione, ma ho fatto
l’errore di espormi e l’ho persa, però
non avrei resistito un altro giorno
senza dirle di amarla follemente.
Siamo
sul divano, non abbiamo fatto
l’amore, per quanto ci piaccia non siamo dei ninfomani.
Abbiamo passato una
serata all’insegna del relax. Lei ha cucinato prelibatezze e
ovviamente James
ha scroccato la cena prima di cercare una donzella da far cadere nella
sua rete
da seduttore incallito. Abbiamo visto un film demenziale sorseggiando
una
deliziosa bottiglia di vino rosso. Da quando c’è
lei apprezzo di più il vino
rispetto ai super alcolici. È stretta al mio corpo mentre le
accarezzo
dolcemente i capelli, dal suo respiro calmo e regolare capisco che si
è
addormentata. Piccola mia, in questi giorni è stata male, ha
avuto diverse nausee,
spesso era pallida, aveva giramenti di testa continui e sembra anche
dimagrita.
Probabilmente l’influenza dello scorso mese deve aver
lasciato strascichi.
Spengo la tv e la porto a letto, è un fruscello. La copro
per non farle
prendere freddo, la casa è sempre calda, ma è
dicembre, fuori c’è la neve e lei
sta male.
“Ed…il
film…” Mi avvicino a lei e
l’abbraccio.
“Tu
sei più importante di uno stupido
film.” Le si mozza il respiro, ha capito che ho qualcosa di
importante da dire.
Dai Edward fuori le palle e parla.
“Io
ti amo Isabella. Ti amo di un amore
profondo, puro, tenero. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di
te. Mi
sei entrata nel sangue, nella testa e nel cuore. Sei tutto per
me.” L’aria
intorno a noi si è cristallizzata.
“Edward…io…”
L’abbraccio stretta a me,
non ricambia, non è importante, semplicemente ancora non si
è accorta di
amarmi.
“Sshh
amore, non devi dire nulla.” Si
scosta da me e sento il gelo tra le mie braccia.
“Sarà
meglio che vada a dormire nella
camera degli ospiti.” Non riesco a parlare, non riesco a
muovere un muscolo,
sono congelato.
Che
cazzo ho fatto? La sto perdendo?
Perché diavolo dovevo parlare dei miei sentimenti?
Lei non
mi ama.
La
verità mi piove addosso come un
secchio di acqua gelata.
Non
chiudo occhio per tutta la notte.
Sento anche lei agitarsi, sento dei passi per il corridoio, sento che
è dietro
la porta della mia, credo non più nostra, camera da letto,
un sospiro e i passi
si allontanano. La porta dell’ingresso si apre e si richiude.
L’ho
persa.
Alzo
lo sguardo verso la città, forse ha ragione James, devo
prendermi una vacanza,
domani è Natale e magari potrei andare da qualche parte fino
dopo Capodanno.
Dopo
quel giorno mi sono gettato anima e corpo nel lavoro. Lei non si
è più
presentata, ha chiesto delle ferie, almeno non si è
licenziata. Sono tornato
poco e niente a casa. Lì tutto mi ricorda lei, ovunque
c’è il suo odore,
ovunque c’è lei.
James
ha lasciato perdere tutto e mi è stato vicino ogni momento
della giornata. Ha
capito che non volevo tornare a casa ed era lui che andava a recuperare
i miei
cambi. È un grande amico, non mi ha proposto serate a tutto
alcool e a tutte
donne, no è stato semplicemente al mio fianco e non ha
neanche cercato di farmi
ridere, è semplicemente stato al mio fianco e mi ha
sostenuto, ha fatto in modo
che non cadessi nel baratro della disperazione. Lui crede che
tornerà.
“Edward
voi siete anime gemelle, lei ti
ama. Dovresti guardarti con i suoi occhi. Ti guarda come se fossi il
suo tesoro
più prezioso.”
“Non
sarebbe andata via.”
“Secondo
me è stata presa in contro
piede e si è spaventata.”
“Dovevo
mandarle un avviso per dirle che
le avrei parlato dei miei sentimenti? Non raccontiamoci stronzate
James, siamo
adulti, non mi ama, mi vuole bene, te lo concedo, ma non mi
ama.”
Torno
a casa, è la vigilia di Natale e James mi ha costretto ad
andare a cena dai
miei zii insieme a lui, poi ci spariamo una notte di play station,
salatini e
birra, la serata ideale di ogni giovane uomo.
Sistemo
la scrivania e mi avvio verso il parcheggio.
In
pochi minuti sono a casa mia e devo anche sbrigarmi se non voglio una
strigliata da parte di mia zia.
Arrivo
alla porta del mio attico con una strana sensazione. Scrollo le spalle,
sicuramente è dato dal fatto che sono tre giorni che non ci
torno.
Entro
e vengo avvolto dal suo odore di fresie, fresco, intenso, come se fosse
ancora
qui.
Accendo
la luce e mi blocco all’ingresso. Lei è veramente
qui, è rannicchiata sul
divano in posizione fetale e sta dormendo. È bellissima,
senza trucco, con la
tuta che aveva comprato per venire a fare jogging con me ma che non ha
mai
visto la luce del sole, con una coda scomposta e con i capelli raccolti
in una
coda disordinata. Noto il suo pallore, le sue occhiaie e il volto
scavato. Sei
stata male anche tu come me?
Mi
avvicino lentamente abbassandomi. Non posso avercela con te se non mi
ami amore
mio, al cuor non si comanda.
Sei
bellissima mio piccolo fiore. Lascio una carezza leggera sulla tua
guancia, non
voglio svegliarti, non voglio che l’incanto finisca e tu vada
nuovamente via da
me.
Non
so perché sei qui, forse per recuperare qualcosa di tuo, ma
non importa, voglio
godere di questi pochi attimi che mi restano.
Non
sono stato delicato come credevo e infatti i tuoi occhi si aprono.
Resto senza
parola davanti i tuoi splendidi occhi da cerbiatta. Ci fissiamo senza
parlare.
Ti
amo mio piccolo fiore.
Un
sorriso spunta sul mio viso.
“Ciao.”
Ti dico dolcemente mentre tu abbozzi un sorriso e ricambi il saluto. La
tua
mano si posa delicata sulla mia guancia e io sono di nuovo a casa.
“Ciao.”
“Sei
dimagrita ancora.” Il tuo sorriso diventa più
luminoso.
“Anche
tu sei dimagrito e sembri un barbone.”
“Non
ho passato molto tempo a casa ultimamente.” Il suo volto si
scurisce.
“Lo
so, sono qui da due giorni e non sei mai comparso.” La fisso
stupito e
stralunato.
“Hai
dimenticato qualcosa?”
“Sì,
te.” Ora sono senza parole.
“Perdona
il mio comportamento, sono stata una sciocca, ma ho avuto paura.
C’è una cosa
che non ti ho mai raccontato. Mia madre e mio padre, loro sono la causa
in un
certo senso. Sin da bambina li ho sempre visti affiatati ed innamorati,
uniti e
sinceri. Mi hanno sempre decantato l’amore, la dolcezza, la
tenerezza, credevo
che fossero la coppia perfetta. Lei ha sempre urlato il suo amore per
lui e lui
ha sempre fatto gesti romantici per lei. Credevo che fosse questo
l’amore, ma
ho capito che era solo l’amore per i media, per il gossip,
per gli affari,
davano al mondo ciò che volevano vedere. Certo si vogliono
molto bene, però
sono una coppia aperta se così possiamo dire. L’ho
scoperto prima a sedici
anni, mio padre si stava furiosamente scopando la cameriera sulla
scrivania del
suo studio, la prendeva da dietro e diceva un sacco di porcate. Sono
stata
malissimo, ho cercato di dirlo a mia madre, ma non ci sono riuscita. Un
giorno
però stato per svuotare il sacco, avevo quasi diciassette
anni e l’avevo
nuovamente sorpreso con un’altra donna sempre nel suo studio,
questa volta
contro la libreria. Mi ha fatto schifo e continua a farmi schifo, anzi
detesto
entrambi. Sono corsa da mia madre, stava facendo un idromassaggio nel
bagno
della sua camera, c’era musica di sottofondo, non mi aveva
sentito, la porta
del bagno era socchiusa e dei gemiti mi hanno bloccata. Stata facendo
un servizietto
di bocca al mio ex migliore amico, Jacob Black, sì il noto
avvocato. Tutto il
mondo mi è crollato addosso.” Le asciugo le
lacrime e la prendo tra le braccia.
Piccolo angelo cosa hai dovuto subire.
“Ne
ho parlato con entrambi e mi hanno risposto che l’amore dei
principi e delle
principesse non esiste e bisogna scendere a compromessi per essere
sempre sulla
cresta dell’onda. Da allora non parlo più con
loro, però nelle occasioni di
gala sono costretta, sono l’erede
dell’impero.” Prende un enorme respiro.
“Quando
hai detto di amarmi ho subito pensato a loro. Ho pensato che anche io
sarei
diventata come mia madre, anche io avrei dato ai media ciò
che volevano vedere,
sono figlia loro infondo.”
“No
Bella, non ti permetto di dire una scempiaggine del genere. Tu sei
migliore di
loro, tu non sei Charlie o Renèe, tu sei Isabella,
l’ingegnera sexy, la
cervellona con due gambe chilometriche e sei solo mia. Io so che tu sei
mia e
non potrai mai essere di nessun altro. Non è presunzione,
è una cosa che sento
a pelle. Tu sei la mia anima gemella. Perché sei scappata
amore? Perché non mi
hai parlato subito?”
“Avevo
paura di vedere il disgusto sul tuo viso.”
“Sciocca,
tutto provo per te tranne che disgusto, puoi esserne certa.
Perché non sei
venuta prima?”
“Io…non
mi hai mai cercata, pensavo non volessi più vedermi e avevo
paura che mi
avresti scacciata, se così fosse stato preferivo avere come
ultimo ricordo te
che dici di amarmi invece che la rabbia sul tuo viso. Io ti amo Edward.
Non credevo
fosse possibile amare in tal modo qualcuno, ma mi sono ricreduta. Il
nostro non
sarà l’amore dei principi e delle principesse,
sicuramente è l’amore meno
perfetto che esista viste le volte che ci scontriamo e che litighiamo,
ma è un
amore puro, un amore vero, un amore indelebile, che entra nel cuore e
non esce
più. Noi siamo anime gemelle.” Emozionato poggio
le mie labbra sulle sue. Ciò che
provo è un caleidoscopio di emozioni e sento anche le
campane suonare.
“Ed
il tuo telefono.” Mi sussurra ansante. Non erano le campane, peccato.
È James,
rifiuto la chiamata e gli mando un messaggio.
Avevi
ragione, è tornata da me e mi ama.
Spengo
il telefono per non essere interrotto.
“Avevi
impegni per questa sera?”
“Oh
si, impegni degni di un re con quello scroccone di migliore amico che
mi
ritrovo. Era in programma una cena a casa Cullen e una nottata di
bagordi alla
play station con tanto di salatini e birra.”
“Oh
i tuoi zii ti aspettano, devi andare, io ti aspetto qui.”
“Miss
Swan non hai capito che non farò mai più un passo
senza te? I miei zii saranno
felici di questo mio cambio di programma e anche lo scroccone, non
immagini poi
quanto sia felice io, vieni qui amore. Mi sei mancata e ti amo da
morire.” Mi blocco
come se mi si fosse illuminata la lampadina.
“Bella
vuoi passare il resto della vita con me?” Strabuzza gli occhi
e scoppia a
ridere.
“Mi
stai chiedendo di vivere con te o di sposarti? Non è chiara
la richiesta.”
“Diciamo
che la seconda include per forza la prima, inoltre praticamente viviamo
insieme…Isabella
Marie Swan…”
“Aspetta.”
Il mio memorabile discorso per la richiesta di matrimonio è
interrotto da una
sua mano.
“Edward
Cullen, so di essere praticamente perfetta e più
intelligente di te e non mi
trucidare con lo sguardo, so che litighiamo praticamente sempre
però è anche
vero che il muso non ti dura più di una giornata, io non
metto il muso perciò
questa è rivolta a te, e tutte le sere andiamo a dormire con
il sorriso sulle
labbra e uno fra le braccia dell’altro. Ogni mattina ci
risvegliamo abbracciati
e sorridenti. Adoro prendermi cura di te e adoro che tu ti prenda cura
di me. Io
voglio passare il resto della mia vita con te. Edward Cullen, vuoi
sposasrmi?
Non ho un anello ma ho questi, spero ti piacciano.” Dalla
tasca della sua tuta
compare una scatola di Tiffany, io sono ancora senza parole. La apre ed
escono
due gemelli in oro rosso. Sono bellissimi.
Alzo
lo sguardo su di lei che aspetta. Sorrido anzi scoppio a ridere. LEI ha
chiesto
a ME di sposarla? L’abbraccio prima che i suoi occhi lancino
saette.
“Aspetta
un attimo, arrivo subito.” Vado nel mio studio, sposto
l’enorme ritratto della
mia amata, inserisco la combinazione e la cassa forte si apre. Non
c’è nulla
oltre che una scatolina di velluto blu. È il mio unico
gioiello ma credo che
presto altri verranno a fargli compagnia, è
l’anello di mia madre, me l’ha dato
mio zio quando ho compiuto 21 anni.
Torno
da lei tutto contento.
“Accetto
di sposarti ad una condizione.” Mi guarda curiosa.
“Isabella
Marie Swan, io ho un anello, e sono in ginocchio davanti a te. Ti sto
donando
il mio cuore, prenditene cura come io mi prenderò cura del
tuo cuore. Vuoi farmi
l’onore di diventare mia moglie?” Non guarda
neanche l’anello che mi salta
addosso urlando ripetutamente di volermi sposare.
Rotoliamo
sul pavimento ridendo come due bambini.
“Non
vedo l’ora di sposarti ingegnera, voglio una famiglia
numerosa.” Si blocca di
scatto, forse non vuole bambini.
“Li
vuoi in questo ordine?” La guardo confuso, può
essere un genio ma a volte non
la capisco.
“Non
capisco.”
“Matrimonio
e figli, li vuoi in questo ordine o va bene se invertiamo?”
Aguzzo l’olfatto.
“Devi
dirmi qualcosa?” Un sorriso luminoso compare sul suo viso. Il
sorriso di una
madre.
“Un
figlio in cantiere già c’è, quindi ci
resta solo il matrimonio, io vorrei
sposarmi dopo il parto, non per la linea, ma voglio il frutto del
nostro amore
con noi quel giorno.”
“Aspettiamo
un bambino. Aspettiamo un bambino. Aspettiamo
un…ahio…ma perché devi sempre
picchiarmi?” Massaggio la guancia indolenzita.
“Sembravi
un disco rotto. Sì aspettiamo un bambino.
L’influenza del mese scorso ha fatto
perdere l’efficacia della pillola e i malori di qualche
giorno fa erano i primi
sentori della gravidanza.”
“Quando…quando…l’hai
saputo?” Sono emozionato, no sono al settimo cielo.
“Poco
prima che tu rientrassi, il test è ancora in
bagno.” Mi tuffo tra le sue labbra
senza ascoltare altro. Lentamente riprendiamo confidenza con i nostri
corpi. Ci
spogliamo a vicenda ma non ci ritroveremo su questo tappeto. La alzo e
sotto le
sue proteste la porto in camera da letto.
“Ora
c’è anche il nostro bambino a cui
pensare.” Mi guarda emozionata.
“Ti
amo Edward e amo nostro figlio.”
“Vi
amo Bella. Vi amo immensamente.”
Torno
su di lei e con una dolcezza e una tenerezza che credevo non mi
appartenessero
l’amo, l’amo per tutta la notte, l’amo
fin dopo l’alba, l’amerò per tutta la
vita.
“Buon
Natale Mister Cullen.”
“Buon
Natale Mrs Cullen e anche a te baby Cullen.”
Il
telefono di casa squilla facendoci sobbalzare.
Afferro
il cordless che è sul comodino mentre il mio piccolo fiore
si sistema meglio
sul mio petto nudo.
“Pronto?”
“Ah
sei ancora vivo Cullen.”
“James…”
Sospiro, sapevo che era lui.
“Metto
il viva voce.”
“Ciao
James.” Esclama la mia dolce compagna.
“Oh
come siamo allegri e soddisfatti stamattina,
porcellini. Comunque ho chiamato da parte di Esme, ci sarai a
pranzo?” Oh non sarò solo, ma la
mia famiglia verrà con me.
“Ovvio
che ci saremo James.” L’osservo mentre il suo
anello di fidanzamento crea
giochi di luce per la stanza. Mi sorride dolcemente, è
bellissima.
“Saremo?
Vuol dire che finalmente l’igegnera
sexy diventerà la fist lady?”
Scoppiamo a ridere come pazzi.
“Sì
James, l’ingegnera sexy diventerà la first lady e
ti dico di più…” Faccio una
pausa per aumentare la sua curiosità.
“Parla
stronzo o vengo lì e me ne fotto
delle vostre nudità.” Che linguaggio
forbito e invidiante.
“Puoi
dire a mia zia che saremo in tre, oltre alla first lady ci
sarà anche il first
baby.”
“Oh
cazzo, divento zio? Divento
ziooooo!!!” Le sue urla ci spaccano i
timpani.
“Non
posso credere che un piscione come
te diventa padre, in quinta elementare ti facevi ancora la
pipì nel letto perché
avevi paura dei mostri.” Imbarazzato elimino
il viva voce.
“Sei
uno stronzo James, ora chiudo.”
“Divento
zio. Divento zio. Divento zio.”
Mentre
chiudo la conversazione un urlo mi ferma.
“Cosa
c’è ancora?”
“Buon
Natale scemotto.” È uno stronzo ma non lo
cambierei con nessuno.
“Buon
Natale anche a te scroccone.” Chiudo il telefono e la mia
futura moglie mi
scoppia a ridere in faccia.
Sarà
un lungo matrimonio, ma credo che non mi annoierò mai.
Ciao
ragazze è da un po’ che non ci vediamo, o meglio
scriviamo,
vero? Ho scritto questa os tra ieri e oggi, in un momento di noia dallo
studio.
Nella mia mente si era delineata diversamente, mi piaceva di
più ad esser
onesti, ma sono riuscita a sfornare questo. Allora tanti auguri anche
se in
ritardo, la scopa vi ha dato problemi questa notte? Ma vi siete
dimenticate di
me? Ora vi lascio e spero che la storia vi piaccia. Non posso
rispondere subito
alle recensioni perché ho problemi con il modem e fino a che
non vengono a
cambiarlo non ho la rete internet, ora posto da casa di una mia amica
ma non mi
posso accampare qui, anche perché ho da studiare. Prometto
che appena mi
sistemano il modem rispondo. A presto, bacio Mary.
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