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Autore: maryc    06/01/2013    11 recensioni
Perché diamine mi sono innamorato di lei? Io non volevo innamorarmi, stavo bene, avevo tutto, donne, amiche, amanti. Tutte mi cadono ai piedi, chi per i soldi, chi pensando di incastrarmi facendosi mettere incinta, chi per il mio aspetto fisico, ma lei niente.
È stata la mia rovina sin dalla prima volta che l’ho vista 2 anni fa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, James | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buon Natale...

Osservo il pc senza interesse. Numeri, conti, preventivi, inventari, questa è la mia vigilia di Natale.

In un moto di rabbia scaravento tutto a terra, chi se ne frega del lavoro.

Mi alzo di scatto dalla mia comoda poltrona di pelle e mi affaccio all’enorme vetrata del mio lussuoso ufficio, del mio lussuoso edificio.

La Cullen&Smith Corporation. La più grande compagnia di software americana, una delle più importanti al mondo.

Edward Cullen, io, un uomo di circa 34 anni, fottutamente ricco, affascinante, estremamente bastardo, corteggiato, ma follemente innamorato dell’unica donna che non lo degna di uno sguardo.

Sbuffo, mentre penso di me in terza persona.

Perché diamine mi sono innamorato di lei? Io non volevo innamorarmi, stavo bene, avevo tutto, donne, amiche, amanti. Tutte mi cadono ai piedi, chi per i soldi, chi pensando di incastrarmi facendosi mettere incinta, chi per il mio aspetto fisico, ma lei niente.

È stata la mia rovina sin dalla prima volta che l’ho vista 2 anni fa.

Isabella Marie Swan. Bella per gli amici. Miss Swan per me, l’unico coglione che deve chiamarla così sono io, il suo capo.

Ricordo il primo giorno che la incontrai. Voleva fregarmi il parcheggio e c’è anche riuscita, sono stato infinocchiato da un paio occhi da cerbiatta oltre che da un vocabolario degno di uno scaricatore di porto e accuse sul mio essere sessista, maschilista, stronzo e, la più deliziosa di tutte, rosso pomposo e impomatato con un nido di vespe al posto dei capelli.

Sono rimasto fermo come un baccalà mentre, soddisfatta della sua performance e dell’avermi fregato il parcheggio, mi è passata di fianco ancheggiando e soffiandomi un bacio con le sue perfette unghia laccate di un rosso intenso.

Rosso come il fuoco che ha acceso in me, un misto di rabbia ed eccitazione. Tanta rabbia e tanta eccitazione, la prima l’ho sfogata sui miei dipendenti, la seconda sull’oca di turno.

Credevo di essermi calmato ma dopo tre ore James, il mio migliore amico e socio, è entrato come un tornado nel mio ufficio. Voleva parlarmi della strafiga che aveva iniziato a lavorare quel giorno presso di noi. Il nuovo ingegnere informatico, Isabella Marie Swan.

 

“Non me ne frega un cazzo James, oggi sono nero, una stronza mi ha fregato il parcheggio, mi ha insultato con parolacce che non avevo mai sentito in vita mia, mi ha dato del damerino impomatato, mi ha soffiato un bacio dopo la sua performance e ha anche sculettato come una diva. In ultimo, oltre l’enorme incazzatura, mi ha arrapato come un animale e ho dovuto sfogare su una contabile capitata a caso.” Scoppia a ridere lo stronzo.

“Questa…questa…ahahah…questa ragazza io me la sposo. Sento già di essermi innamorato di lei, voglio conoscerla. Voglio conoscere la donna che ha fatto incazzare in questo modo il grande Edward Cullen. L’uomo sempre composto, sempre integro, l’uomo che si scopa tutte ma non si scopa le sue dipendenti che sbavano per lui. Secondo me hai rallegrato la giornata, se non la vita, di quella povera contabile. Coooomunque quando me la presenti?” Lo guardo stralunato, siamo amici da una vita, ma spesso non lo capisco.

“Chi?”

“Come chi? Ma la dea! La donna della tua vita. La futura signora Cullen. La first lady. La…”

“Ok, ok, ok, dacci un taglio James, non c’è nessuna dea, nessuna donna della mia vita, nessuna futura signora Cullen, nessuna first lady, hai capito? Anzi spero proprio di non rivederla più altrimenti potrei seriamente dimenticare che è una donna.” Se ripenso a lei il sangue mi ribollisce nelle vene, la rabbia torna prepotente e l’erezione preme contro i pantaloni. Cazzo.

“Oh sì, noto cosa intendi con il dimenticare che è una donna. Il tuo uccello la pensa come te, ma guardati sei una vergogna per noi uomini, credo di non aver mai avuto una protuberanza del genere anche nelle mie sessioni di sesso a tre. Sono geloso fratello. Sono molto  invidioso.” Mi lascia senza parole e scoppio a ridere, come mi rallegra lui, non ci è mai riuscito nessuno.

“Fammi capire bene, tu, James Smith, sogno erotico di adolescenti, ragazze, donne di qualsiasi età, ed anche uomini, puttaniere sin da quando portavi il pannolino,  sei geloso del mio uccello?” Io mi diverto molto con le donne, mi piacciono e sono chiaro con tutte, niente legami, ma James è un’altra storia. James si scopa tutte, in ufficio, fuori l’ufficio, ovunque, credo che si sia fatto anche la sua donna delle pulizie e non si è mai legato a nessuna.

“Non lo direi proprio così, però in sostanza sì, sono geloso della portata della tua erezione. Amico pensa, se c l’hai così solo a causa di un battibecco immagina come sarebbe se l’avessi nuda dentro il tuo letto!” Esclama facendomi quasi cadere dalla sedia. Lascio correre i miei pensieri e credo proprio…no, no, no, non credo proprio nulla.

“James nessuna donna è entrata, entra o entrerà nel mio letto. Mai.” Come si dice? Ah sì, le ultime parole famose…

 

Ripenso a quel giorno e un sorriso mi appare sul viso. Che grande, enorme, affascinante stronza.

Guardo le luci della città. È bella New York durante il periodo di Natale, in realtà è bella sempre, ma in questi giorni assume un’aria diversa, particolare. Le luci, i canti, i vari addobbi, la neve, è tutto magico. L’albero di Natale del Rockfeller center, i vari Babbo Natale piazzati ad ogni angolo delle strade e in tutti i centri commerciali, i cori natalizi. Sono uno stronzo ma il Natale l’ho sempre adorato. Mia madre preparava sempre tutti i miei dolci preferiti ed anche quelli di mio padre. Eravamo un trio perfetto. Eravamo una famiglia perfetta. Edward senior Masen, Elisabeth Cullen in Masen ed Edward junior Masen. Eravamo felici, troppo felici e qualcuno ha deciso per noi e la nostra felicità. Un pirata della strada me li ha portati via quando avevo 8 anni. Sono stato adottato dai miei zii Carlisle ed Esme Cullen, ho preso il cognome di mio zio, di mia madre, ma sono e sarò sempre un Masen.

Questo è il motivo per cui non ho mai voluto innamorarmi di nessuno, non ho mai voluto legarmi a nessuno, i miei zii e James sono le uniche eccezioni, gli altri sono solo persone che incontro nel percorso chiamato vita.

Se amo qualcuno questo mi viene portato via e non voglio soffrire di nuovo.

Peccato non aver tenuto conto di un paio di occhi da cerbiatta, due gambe chilometriche, un sedere che parla da solo, due tette che sono delle calamite per le mie mani, una bocca peccaminosa e una lingua biforcuta, oltre che un cervello senza pari. Ebbene sì, la donna che amo non solo è estremamente sexy e tagliente, ma ha un quoziente intellettivo pari a 190, sono quasi caduto dalla sedia quando l’ho saputo, mentre James mi ha sputato il caffè in faccia.

Lui mi ha sempre rinfacciato la mia enorme intelligenza, il mio q.i. è pari a 170, ma a lei stava innalzando un altare.

 

Ecco fatto, ed anche questo contratto è andato a buon fine.

Sono passati un paio di giorni dallo scontro con la vipera sexy e sono tornato me stesso anche quando ripenso a lei mi ribollisce il sangue nelle vene.

“Eddy amico, ho una sorpresa per te.” Non alzo neanche lo sguardo per vedere chi è entrato senza bussare. James è l’unico che fa quello che gli pare.

“Chiamami di nuovo Eddy e ti licenzio in tronco.”

“Siamo soci al cinquanta per cento e non puoi licenziarmi. Comunque erezione man, sto per presentarti la donna della mia vita.” Alzo gli occhi al cielo, è un caso perso.

“Chi è questa volta? Non eri tu che dicevi che non ti saresti mai concesso ad una sola donna per non fare un enorme torto al mondo?” Sono un puttaniere anche io, ma non ai livelli di James, io almeno ricordo i nomi delle donne con cui sono stato, certo li dimentico nell’esatto momento in cui l’amante di turno esce dalla camera dell’albergo, ma almeno faccio la mia porca figura.

“No posso fare un’eccezione per la sexy ingegnera!” Ecco che ricomincia con quella ragazza, ma che avrà di speciale?

“Sono proprio curioso di conoscere la sexy ingegnera.”

“Ed è qui che entra in scena la tua sorpresa. Tra pochi minuti sarà qui, vuole sottoporci alcune modifiche, che io reputo sensazionali, per riproporre vecchi sistemi software.”

“Queste modifiche sensazionali derivano da un parere di parte o dal parere di un professionista?”

“Dal professionista, sai che quando si tratta di affari non guardo in faccia nessuno. Comunque, ancora mi chiedo come abbiamo fatto a non pensarci, ha alleggerito in un certo senso i vecchi software, li ha ammodernati, li ha velocizzati, e mi ha spiegato che in tal modo ci sarà un risparmio di costi per noi, perché così non dovremo investire in nuovi programmi e un aumento dei profitti. È un genio. Inoltre non sarà possibile scaricare dei semplici aggiornamenti di programma, come farebbe chi è in possesso del vecchio software, ma sarà necessario acquistare la nuova ma vecchia versione.  Potremo venderlo ad un prezzo più basso e sbaragliare la concorrenza, risultando ancora una volta i numeri uno.” Ascolto interessato e vengo contagiato dal suo ottimismo. Un leggero bussare alla porta ci fa capire che la futura moglie del mio migliore amico è arrivata.

“Non fare lo stronzo, è troppo intelligente per farla scappare.” Mi ammonisce come fa una madre con il suo bambino e gli rispondo con uno sbuffo.

“Entra Bella, stavo giusto parlando della tua idea ad Edward, ne siamo entusiasti.” Diciamo che non mi ha fatto dire neanche una parola.

“TU!” Alzo lo sguardo di scatto e mi ritrovo la vipera sexy di fronte.

“Vi conoscente?” James ci fissa confusi alternando lo sguardo da me alla meravigliosa donna che ho di fronte. I miei ricordi non le rendono giustizia, ed anche la mia erezione se n’è resa conto.

Mi tornano in mente le dolci e amorevoli parole che mi ha rivolto l’altro giorno e mi infurio.

“Cosa ci fa la scaricatrice di porto nel mio ufficio James?”

“Io una scaricatrice di porto? Ma ti guardi allo specchio pinguino?” Ho un tic nervoso all’occhio destro. Pinguino? Io?

“Mi spiegate per favore?”

“Certo. Questo damerino l’altro giorno ha preteso che gli lasciassi il posto auto, anzi me l’ha ordinato, come se fosse il re del mondo.”

“Tecnicamente l’azienda è mia, di conseguenza anche il parcheggio mi appartiene e quello è sempre stato il mio posto. Ma non ti preoccupare, ho risolto tutto facendo mettere un cartello con su scritto RISERVATO. Ah e non sono un pinguino, questo è un completo Gucci che costa più di un anno del tuo stipendio.”

“Pomposo, arrogante, presuntuoso, stronzo. Sai a quanto ammonta lo stipendio che mi spetta in un anno? Mi avete chiamata, mi avete supplicata di venire a lavorare per voi, qualsiasi fosse stato il compenso richiesto da me. Ho avuto carta bianca e grazie ai tuoi soldi sguazzerò nell’oro, quindi tu e il tuo Gucci potere andare a farvi fot…” Una mano di James copre quelle labbra di fuoco e quella lingua tagliente. Ma chi si crede di essere?

“Bella, forse è meglio calmare i toni. Non è vero Edward?” Fisso il mio amico con astio.

Lei prende un enorme respiro e annuisce mentre io sono ancora fermo nella mia posizione. In piedi, con i capelli sparati in tutte le direzioni, la vena del collo che sta per esplodere, il tic all’occhio destro e le mani sulla scrivania.

“Bene, dopo i vostri amorevoli saluti è bene passare alle presentazioni. Isabella, ti presento Edward Cullen, l’altro proprietario della baracca. Edward, ti presento Isabella Marie Swan, il nostro ingegnere, il nostro gioiello, il cervello che in molti hanno corteggiato ma che solo noi siamo riusciti ad accaparrarci.”

“Dacci un taglio James. Allora Isabella...”

“Miss Swan.”

“Prego?” La guardo confuso.

“Devi chiamarmi miss Swan, non voglio confidenze.” Stringo i denti. Ricorda Edward quella donna è un fenomeno, serve alla tua azienda, non puoi licenziarla.

“Bene. Miss Swan benvenuta alla Cullen&Smith Corporation. Siamo onorati di averla nella nostra equipe.” Dico il tutto digrignando i denti mentre lei sorride perfida, perfida e sexy.

“Oh signor Cullen anche io sono lieta di esser qui, credo che mi divertirò molto.” Sto iniziando a sudare.

“James mi stava sottoponendo la sua idea e devo dire che la troviamo estremamente interessante.”

“Ovvio.” Supplico James con lo sguardo, posso ucciderla? Lui nega questo mio desiderio e la vena sul collo torna a pulsare. Ho bisogno del mio sacco, devo dare due cazzotti, altrimenti li do a James.

“Modesta.” Sussurro ma la strega mi ha sentito e assottiglia gli occhi mentre James cerca di uccidermi con la forza del pensiero.

“Realista direi.” Un ultimo sforzo Edward e poi ci sarà la pausa pranzo e potrai rilassarti scolandoti una bella bottiglia di pregiato vino rosso.

“Bene, vorrei che esponesse nel dettaglio la sua idea…”

“A pranzo. Bella è quasi ora di pranzo, io ed Edward stavamo per andare via, vuoi unirti a noi? Ovviamente paga Edward.” Ma è stronzo o cosa? Oltretutto oggi tocca a lui pagare e poi perché ha invitato l’arpia? Vuole che la mia erezione prema dolorosa per tutto il pranzo? Io volevo rilassarmi e magari anche parlar male di lei con il mio migliore amico.

“Certo,ti ringrazio,  voglio proprio vedere dove, cosa e come mangiano uomini come voi.”

“Uomini come noi?”

“Intelligenti, ricchi e imbellettati come pinguini.”

 

Arriviamo al ristorante e sento uno sbuffo, ovviamente non può che essere la principessa sul pisello.

“Siete monotoni, credevo veramente che mi avreste stupito pranzando in una tavola calda ed invece pranzate, come tutti i ricchi, al Plaza.”

“Se vuole, miss Swan, può pranzare qualche isolato più avanti, se non sbaglio c’è quel famoso fast-food, il McDonald’s, o meglio all’angolo sicuramente troverà un carretto che vende hot dog, non vorrei che si sentisse fuori luogo qui al Plaza.” Una gomitata alle costole da parte di James mi mozza il respiro ma nulla trapela dal mio viso.

“Oh la ringrazio per la cortesia Mr Cullen e credo proprio che ne approfitterò nei prossimi giorni, ma non si preoccupi riesco a adeguarmi a tutto.” Ma ha sempre la risposta pronta?

Ci avviciniamo al maitre di sala e faccio aggiungere un posto al nostro solito tavolo.

“Per scusarci dell’attesa saremo lieti si accettaste un aperitivo al bar.” Annuiamo e ci dirigiamo verso il bar.

“Prima le signore. Cosa prendi Bella? Del vino o qualcosa di più forte?” James cerca di stuzzicarla e ci sta provando spudoratamente anche se credo abbia trovato un osso duro. Sinceramente mi infastidisce un po’ il fatto che lui ci provi, ma sono sicuro che è tutta colpa dell’irritazione che mi provoca, anche se noto che James spesso lancia occhiatine al mio basso ventre e ridacchia come un cretino. Vorrei strozzarlo.

“No grazie, prendo un analcolico, non so tu ma io nel pomeriggio lavoro e voglio avere la mente lucida.” Ecco questo mi piace molto. È professionale e attenta. Un punto a tuo favore miss Swan.

Consumiamo il nostro aperitivo parlando del più e del meno, almeno loro parlano io rispondo a monosillabi alla domande di James.

Finalmente il tavolo è pronto e posso nascondere la mia…ehm…protuberanza con la tovaglia.

Faccio l’enorme errore di far passare prima lei e incollo lo sguardo al suo sedere.

Cazzo mi sta chiamando. Lo fisso spudoratamente e credo anche che mi coli un po’ di bava.

Una gomitata tra le costole mi fa riprendere. Mi ricompongo e ringrazio mentalmente James anche se probabilmente avrò un livido, ecchecazzo non può fare più piano.

“Sembri un sambernardo con l’erezione di un cavallo.” Fine come un camionista, ma ha reso l’idea del mio stato.

“Sii più partecipe, altrimenti penserà che sei uno scemo e come te la sposi?” Per poco non mi strozzo con la saliva.

“Non dovevi sposartela tu?” Gli chiedo inarcando un sopracciglio.

“Questo prima di sapere che lei è la first lady.” Sbuffo alzando gli occhi al cielo e ci avviamo al tavolo di gran fretta proprio mentre un cameriere l’aiuta a sedere e ricevo l’ennesima gomitata alle costole.

“Sbrigati ammoscia palle, fai il galantuomo.” Ma che posti frequenta per avere la proprietà di linguaggio degna di un re delle cantine?

Faccio cenno al cameriere e si allontana mentre prendo il suo posto.

Vedere come quella gonna aderisce perfettamente ai suoi fianchi e al suo sedere mi sta mandando in pappa il cervello, ho bisogno di bere.

“Grazie.” Mi ringrazia con un sorriso che è a metà tra il grato e il diabolico, ma questa è la figlia del diavolo?

“Gradite del vino?”

“Cosa ci consiglia?”

“Io consiglierei un Merlot italiano, il migliore, è il Masseto, prodotto nelle Tenute dell’Ornallaia presso Bolgheri. Si apre con sentore di frutti di bosco, mirto e…”

“Timo, è un ottimo vino, credo uno dei migliori. Adoro quel vino. Semplice ed elegante. Ottimo in qualsiasi circostanza.”

“Miss Swan lei resta una delle migliori intenditrici di vino che io conosca.” L’adula il somelier mentre io e James la fissiamo sbalorditi e annuiamo alla scelta del vino.

“Perché mi guardate in quel modo?”

“S intende di vini?”

“Conosci il somelier?”

“Sì e sì. Adoro il vino e sono un’intenditrice accreditata, ho una cantina fornita dei più pregiati e introvabili vini esistenti. Conosco il somelier perché sono spesso ospite del Plaza, sin da bambina.”

“Allora non siamo solo noi i monotoni.” Sono stupito e anche curioso, voglio sapere tutto di lei.

“Infatti non ho mai detto che non sono monotona come voi.”

“Quale è il tuo vino preferito?” Per soddisfare la mia curiosità non mi sono reso conto di esser passato al tu.

“Il Romanèe Conti del 1990, nella classifica dei top ten è al settimo posto come vino più costoso.” Deglutisco a vuoto, io e James sappiamo quanto costano quelle bottiglie. Volevamo accaparrarcene un paio ma non ci siamo riusciti. Una leggenda metropolitana sostiene che nel 1996, ad un’asta londinese sono state vendute otto bottiglie al costo di circa 225.000 £. Deglutisco mentre lei sorride sorniona*.

“Se pensate che l’asta del 1996 sia solo una leggenda credo proprio che sarete delusi. C’è stata veramente quell’asta e le bottiglie sono state veramente vendute a quel prezzo.”

“Come fai ad esserne sicura? Anche io e Ed volevamo un paio di quelle bottiglie ma sembrano introvabili.”

“Più che introvabili vi servirebbero le giuste conoscenze. Comunque ne sono sicura perché conosco il compratore di quelle bottiglie e prima che me lo chiediate non sono io.”

Durante il pranzo mi lascia di stucco quasi sempre.

“Sta dicendo di avere un alto q.i.?” La fisso sfrontato. Ho un q.i. di 170, sono consapevole che al mondo ci sono dei geni più geniali di me, ma non abbiamo mai conosciuto qualcuno che anche solo si avvicinasse al mio livello. Mi fissa sadica.

“Mister Cullen il mio q.i. è di 190 perciò sì mi reputo un genio. Riesce a fare meglio di me?” Non riesco a fermarmi e mi esibisco in un poco elegante verso spalancando la bocca dalla sorpresa mentre James mi sputacchia il suo caffè in faccia balbettando qualcosa di incoerente su come si trovi circondato da fottuti geni.

 

Ho sbagliato tutto con te, sin dal principio, ma tornando indietro rifarei tutto nello stesso identico modo, anzi cambierei qualcosa. Ti salterei addosso già al nostro primo incontro nel parcheggio, ti corteggerei come ho fatto fino a che non sei caduta tra le mie braccia, ma non ti rivelerei i miei sentimenti.

 

Sono sette mesi che l’ingegnera sexy lavora per noi ed io sono al limite. Non riesco più ad andare con nessuna perché vedo lei ovunque e se le prime volte mi serviva per eccitarmi al massimo, poi ho capito che non sono così bastardo da comportarmi in modo così vile con le mie amanti. Non potevo più fingere, la ladra di parcheggi mi era entrata sotto la pelle.

Ogni giorno cerco una scusa per incontrarla e anche se ogni nostro incontro finisce con furiose litigate, ne esco sempre soddisfatto.

Lo vedo che non ti sono indifferente. Credi che non mi accorga di come fissi le mie spalle, di come incolli lo sguardo sul mio sedere o sulla mia schiena? Sento i tuoi occhi su di me e mi piace, mi piace da morire.

Oggi è un giorno no. James è a Los Angeles per un convegno, è da una settimana che io e la sexy cervellona non facciamo altro che litigare e sono arrivato al limite. Sono incazzato a morte ed eccitato fino all’inverosimile, per colpa tua non faccio sesso da circa 3 mesi.

“CULLEN!” Tuoni entrando nel mio studio e sbattendo la porta alle tue spalle.

“Non sa più come si fa a bussare miss Swan?” Chiedo ironico mentre il suo viso assume strane tonalità rosse.

“Il suo quoziente intellettivo sta regredendo e tornando alla prima infanzia?” Arriva come un missile e pensavo che si sarebbe fermata alla mia scrivania, invece l’aggira, sposta la mia sedia indietro e appoggia le mani ai braccioli piegandosi verso di me. Cazzo ha annullato la distanza di sicurezza. Il mio cervello grida al pericolo. Non deve avvicinarsi in questo modo se vuole avere tutti i vestiti addosso.

“Che diamine sta facendo?” Le respiro praticamente sul viso. Respira il mio stesso respiro, la vedo leggermente stordita mentre passa la lingua sulle labbra e allora non ce la faccio più.

Scatto in piedi e la spingo contro il muro addossandomi a lei. Le faccio sentire tutta la potenza della mia erezione e le mie labbra, come fossero un predatore, sono sulle sue. Non c’è dolcezza, non c’è romanticismo, neanche tenerezza, ma irruenza, passione, desiderio. Le tue labbra sono morbide, ma non ho il tempo per saggiarne la consistenza, devo entrare con la lingua nella tua bocca e sentire il tuo sapore.

Mi schiaccio di più sul suo corpo fino ad intrappolarla completamente, la stringo per la vita mentre le sue braccia stringono le mie spalle ed è magia. La sua lingua danza con la mia, il suo corpo aderisce perfettamente al mio, i suoi gemiti sono eco dei miei, le sue…

SPLASH

“Ma che diavolo stai facendo?” Porto una mano sulla guancia. Cazzo mena forte la bambina. La guardo allucinato mentre cerco di capire perché mi ha schiaffeggiato, eppure lo voleva anche lei.

“Provaci di nuovo Cullen e ti farò cantare in un coro di voci bianche, se hai capito cosa intendo.” Mi allontano di un altro passo, ho frainteso tutto, lei non mi voleva come la voglio io. I suoi sguardi non erano ciò che credevo.

“Mi dispiace miss Swan, non so cosa mi sia preso ma le posso assicurare che non ricapiterà più.” Mi volto per non farle notare il mio turbamento, non riuscirei a tenere una maschera di gelida cortesia ora.

Sento i suoi passi avvicinarsi alla porta e il mio cuore andare via con lei.

Si ferma prima di uscire.

“Certo se mi corteggiasse come farebbe qualsiasi altro uomo, sarebbe più apprezzato di questi assalti, non che mi sia dispiaciuto si intende.” Non faccio in tempo a voltarmi stupito e con un sorriso enorme che lei è andata già via.

Il piano corteggiamo l’ingegnera sexy per renderla la first lady è la mia priorità oggi.

Sarai mia miss Swan.

 

Ripenso a quei sei mesi di corteggiamento con un enorme sorriso. Mi ha fatto sudare sette camice, forse otto però rifare tutto nello stesso identico modo. Ricordo come fu sorpresa di vedermi appoggiato alla sua macchina con un sorrisino irriverente in viso.

 

“Mister Cullen è qui per qualche dritta?”

“Simpatica ma no, so come muovermi e come giocare le mie carte.” Aggrotta le sopracciglia e si morde il labbro, cazzo quanto vorrei passarci la lingua sopra ma devo darmi un contegno.

“Non è a suo vantaggio sottintendere che è un latin lover, lo so da me.” Oh no, non volevo intendere questo.

“Io…non…non…non sei come le altre Bella, te lo dimostrerò e ti conquisterò. Si aspetti di tutto miss Swan.” Scappo prima di ricevere un’altra cinquina in viso dato che le ho rubato un veloce bacio a fior di labbra.

“Ehi, non vale, non è onesto.” Mi urla dietro.

“Non ho detto che sarei stato onesto e poi è il risarcimento per lo schiaffo.”

 

Il giorno successivo fu sorpresa di vedermi fuori il cancello della sua villa mentre l’aspettavo per accompagnarla al lavoro. Eh sì, la cervellona sexy è la figlia del magnate Charlie Swan e della scrittrice Renèe Dwight. Il grande capo della catena di alberghi famosi in tutto il mondo, Plaza hotel, e l’intramontabile scrittrice di thriller a sfondo erotico, ci credo che da una coppia di intelligentoni è uscita un genio, con i geni che si ritrova.

Sono stati i mesi più duri, più belli e più movimentati della mia vita. James ha detto che neanche nel mio lavoro ho mai messo tanta passione.

Ho lavorato sodo, ho avuto un sacco di rifiuti da parte sua, ma altrettanti ringraziamenti sempre più focosi e inaspettati, fino ad averla completamente tra le mie braccia.

L’ho stupita con sorprese inaspettate, regali insoliti, gesti romantici che credevo non avrei mai fatto e alla fine sono stato premiato.

 

“Bella io non so più che fare per te. Probabilmente in questi mesi ti sei resa conto che da parte tua non ci potrà mai essere nulla e non sai come liquidarmi, ma non preoccuparti, sono io che alzo la bandiera bianca e mi faccio da parte.” Fisso tristemente il mio volto riflesso nello specchio del bagno del mio ufficio. Sono passati sette mesi e a parte qualche bacio, focoso e meno focoso, da parte sua non c’è stato alcun passo verso di me e questo fa capire solo una cosa, non mi vuole. Ho cercato di rimandare il più possibile questo triste giorno, ma devo guardare in faccia la realtà, non mi reputa degno di essere al suo fianco. Stringo i bordi del lavandino mentre sento la porta aprirsi. È James, solo lui entra senza bussare e sicuramente non vedendomi è venuto direttamente nel mio bagno privato.

“Parla da solo Mister Cullen?” Mi volto di scatto, non è James. Il momento dell’addio è arrivato, non pensavo che sarebbe arrivato tanto presto, credo che avrei tirato per un altro mesetto cercando sempre di rimandare, ma forse è meglio così.

Non riesco a guardarla negli occhi mentre sento i suoi passi che si avvicinano. Le sue mani scorrono sulle mie braccia. Non fare così, renderai il mio addio ancora più doloroso.

“Cosa succede Edward? Perché non mi guardi?” Perché non voglio dirti addio, perché sono innamorato di te, perché ti voglio nella mia vita per sempre, perché tu non mi vuoi.

“Bella io…io credo di aver capito. Non devo sforzarti ulteriormente.” Mi lascia andare di scatto, già mi lasci? Non vuoi stringermi un altro po’? Ti faccio così ribrezzo?

“Cosa avresti capito Edward? Hai capito che non riesco più a resisterti? Hai capito che ti voglio al mio fianco? Hai capito che ho occhi solo per te? Hai capito che occupi tutti i miei pensieri tanto da non riuscire a concentrarmi sul mio lavoro? Hai capito che stasera volevo andare a cena con il mio compagno e non con il mio corteggiatore? Se non hai capito tutto questo Edward, allora terrò bene a mente le parole che hai rivolto prima allo specchio e la chiudiamo qui.” Alzo la testa di scatto, il tempo di vedere il suo sguardo ferito mentre cerca di andare via.

Chiudo la porta del bagno con un tonfo sordo bloccando la sua fuga. L’abbraccio da dietro.

“Sono un idiota.”

“Sì lo sei.” Ridacchio divertito.

“Non dovresti dirmi il contrario?”

“Non riesco a mentire, almeno non con te.” È vero.

“Scusa.” Mormoro tra i suoi capelli mentre il suo odore di fresia mi invade e la stringo di più a me.

“Solo se mi baci.” La volto velocemente verso di me e mi incanto a guardare i suoi splendidi occhi.

“Ciao Miss Swan.”

“Ciao Mister Cullen.” Non c’è spazio per altre parole. Le mie labbra sono sulle sue e il nostro abbraccio è più serrato. Le nostre mani sono ovunque, l’erezione preme sul suo ventre e lei si struscia su di me come una gatta in calore.

“Ti prego Edward, ti voglio…”

“Non così Bella, non in uno squallido bagno…”

“Edward, stasera saremo romantici, saremo perfetti, ma ora ti pretendo, ti voglio da quel primo giorno nel parcheggio, non mi rifiutare.” La sua è una supplica, una preghiera e io non resisto più.

“Stasera ti prometto che sarà diverso, ma ora anche io ti desidero e non ho alcuna intenzione di resisterti.” La sbatto contro il muro, le apro la camicetta senza toglierla, sposto malamente il reggiseno e afferro quelle dolci colline. Strappa tutti i bottoni della mia camicia, poco male, ho un cambio, accarezza lentamente ma con passione ogni muscolo del mio torace e delle spalle. Una sua gamba mi cinge il bacino e finalmente posso accarezzare quelle cosce su cui ho tanto sognato. Una mia mano arriva dritta al suo centro scostando gli slip madidi di umori e alzandole così la gonna fino in vita.

Mi slaccia malamente i pantaloni e li abbassa insieme ai boxer.

“Edward, per favore.” Impugna la mia erezione causandomi una forte scarica elettrica e pompo come un pazzo dentro di lei con le dita.

Scosto le dita poco prima che il suo orgasmo esploda, lecco con avidità i suoi umori dalle mie dita, la prendo malamente in braccio mentre allaccia le gambe al mio bacino, la sbatto contro il muro probabilmente facendole male, ma dalle sua labbra escono solo gemiti. Devo averla, devo entrare dentro di lei, non ce la faccio più.

“Non ho un preservativo.” No, non posso bloccarmi ora.

“Prendo la pillola.” Sentite le parole magiche entro in lei con un’unica, poderosa spinta. Entrambi gemiamo. È bellissimo essere dentro di lei, meglio, molto, molto meglio di come ho sempre immaginato.

“Cristo Bella, sei…sei favolosa…”

“Spingi Edward…spingimelo più dentro, voglio sentirti tutto…”

“Oh cazzo…non durerò molto…non puoi dirmi così…”

“Anche io non…ahhhh sìììì…non durerò…così Edward…spingi…” Altre poche e poderose spinte e sento le sue pareti contrarsi mentre i miei addominali si contraggono ad ogni spinta e le sue labbra mi baciano violentemente.

“Edward…” Urla il mio nome mentre l’orgasmo la travolge in pieno ed io la seguo urlando il suo.

“Bella…” Le mie gambe non ci reggono più e scivoliamo sul pavimento mentre lei affonda la testa sul mio petto ed io tra i suoi capelli.

“Avete finito?” Sento la voce di James dall’altra parte della porta e mi imbarazzo mentre lei ridacchia sommessamente. Alza lo sguardo verso di me ed è bellissima.

“Abbiamo appena iniziato.” E non si riferiva al sesso ma a noi.

 

La nostra storia ha conosciuto alti e bassi, non ho mai creduto nell’amore perfetto, ma l’amore imperfetto è quello che ti fa sentire vivo, amato, desiderato. Abbiamo litigato, ci siamo ignorati, ci siamo urlati addosso, ma la sera eravamo sempre uniti. Abbiamo sempre fatto pace, nel letto, fuori dal letto, con un cioccolatino, con un fiore, con una carezza, ma io sono sempre tornato da lei e lei è sempre tornata da me. Mai nessuno ha intralciato il nostro rapporto, che siano ex o spasimanti. Lei si è sempre fidata di me pur conoscendo il mio passato di latin lover, ed io mi sono sempre fidato di lei pur sapendo che ha avuto molti partner ed è morto corteggiata, certo alcuni oggetti di valore ne hanno risentito visto la brutta fine che hanno fatto, ma in genere sono sempre stato in grado di tenere a bada la mia gelosia e il senso di possessione che sento verso di lei. Non pensavo sarei mai stato tanto geloso, anzi non pensavo proprio che sarei stato geloso, per una donna poi.

Non vivevamo insieme ma in pratica era come se lo facessimo, passava più tempo nel mio attico che nella sua villa. Come erano le mie ultime parole famose? “Mai una donna entrerà nel mio letto.” Lei non solo ci è entrata, ma ci sta davvero bene nel mio letto e ne è diventata la padrona incontrastata. La padrona del mio letto, della mia casa, del mio cervello, del mio cuore.

La stessa cosa non si può dire per me.

Non abbiamo mai parlato di amore in quasi un anno di relazione, ma ho fatto l’errore di espormi e l’ho persa, però non avrei resistito un altro giorno senza dirle di amarla follemente.

 

Siamo sul divano, non abbiamo fatto l’amore, per quanto ci piaccia non siamo dei ninfomani. Abbiamo passato una serata all’insegna del relax. Lei ha cucinato prelibatezze e ovviamente James ha scroccato la cena prima di cercare una donzella da far cadere nella sua rete da seduttore incallito. Abbiamo visto un film demenziale sorseggiando una deliziosa bottiglia di vino rosso. Da quando c’è lei apprezzo di più il vino rispetto ai super alcolici. È stretta al mio corpo mentre le accarezzo dolcemente i capelli, dal suo respiro calmo e regolare capisco che si è addormentata. Piccola mia, in questi giorni è stata male, ha avuto diverse nausee, spesso era pallida, aveva giramenti di testa continui e sembra anche dimagrita. Probabilmente l’influenza dello scorso mese deve aver lasciato strascichi. Spengo la tv e la porto a letto, è un fruscello. La copro per non farle prendere freddo, la casa è sempre calda, ma è dicembre, fuori c’è la neve e lei sta male.

“Ed…il film…” Mi avvicino a lei e l’abbraccio.

“Tu sei più importante di uno stupido film.” Le si mozza il respiro, ha capito che ho qualcosa di importante da dire. Dai Edward fuori le palle e parla.

“Io ti amo Isabella. Ti amo di un amore profondo, puro, tenero. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di te. Mi sei entrata nel sangue, nella testa e nel cuore. Sei tutto per me.” L’aria intorno a noi si è cristallizzata.

“Edward…io…” L’abbraccio stretta a me, non ricambia, non è importante, semplicemente ancora non si è accorta di amarmi.

“Sshh amore, non devi dire nulla.” Si scosta da me e sento il gelo tra le mie braccia.

“Sarà meglio che vada a dormire nella camera degli ospiti.” Non riesco a parlare, non riesco a muovere un muscolo, sono congelato.

Che cazzo ho fatto? La sto perdendo? Perché diavolo dovevo parlare dei miei sentimenti?

Lei non mi ama.

La verità mi piove addosso come un secchio di acqua gelata.

Non chiudo occhio per tutta la notte. Sento anche lei agitarsi, sento dei passi per il corridoio, sento che è dietro la porta della mia, credo non più nostra, camera da letto, un sospiro e i passi si allontanano. La porta dell’ingresso si apre e si richiude.

L’ho persa.

 

Alzo lo sguardo verso la città, forse ha ragione James, devo prendermi una vacanza, domani è Natale e magari potrei andare da qualche parte fino dopo Capodanno.

Dopo quel giorno mi sono gettato anima e corpo nel lavoro. Lei non si è più presentata, ha chiesto delle ferie, almeno non si è licenziata. Sono tornato poco e niente a casa. Lì tutto mi ricorda lei, ovunque c’è il suo odore, ovunque c’è lei.

James ha lasciato perdere tutto e mi è stato vicino ogni momento della giornata. Ha capito che non volevo tornare a casa ed era lui che andava a recuperare i miei cambi. È un grande amico, non mi ha proposto serate a tutto alcool e a tutte donne, no è stato semplicemente al mio fianco e non ha neanche cercato di farmi ridere, è semplicemente stato al mio fianco e mi ha sostenuto, ha fatto in modo che non cadessi nel baratro della disperazione. Lui crede che tornerà.

 

“Edward voi siete anime gemelle, lei ti ama. Dovresti guardarti con i suoi occhi. Ti guarda come se fossi il suo tesoro più prezioso.”

“Non sarebbe andata via.”

“Secondo me è stata presa in contro piede e si è spaventata.”

“Dovevo mandarle un avviso per dirle che le avrei parlato dei miei sentimenti? Non raccontiamoci stronzate James, siamo adulti, non mi ama, mi vuole bene, te lo concedo, ma non mi ama.”

 

Torno a casa, è la vigilia di Natale e James mi ha costretto ad andare a cena dai miei zii insieme a lui, poi ci spariamo una notte di play station, salatini e birra, la serata ideale di ogni giovane uomo.

Sistemo la scrivania e mi avvio verso il parcheggio.

In pochi minuti sono a casa mia e devo anche sbrigarmi se non voglio una strigliata da parte di mia zia.

Arrivo alla porta del mio attico con una strana sensazione. Scrollo le spalle, sicuramente è dato dal fatto che sono tre giorni che non ci torno.

Entro e vengo avvolto dal suo odore di fresie, fresco, intenso, come se fosse ancora qui.

Accendo la luce e mi blocco all’ingresso. Lei è veramente qui, è rannicchiata sul divano in posizione fetale e sta dormendo. È bellissima, senza trucco, con la tuta che aveva comprato per venire a fare jogging con me ma che non ha mai visto la luce del sole, con una coda scomposta e con i capelli raccolti in una coda disordinata. Noto il suo pallore, le sue occhiaie e il volto scavato. Sei stata male anche tu come me?

Mi avvicino lentamente abbassandomi. Non posso avercela con te se non mi ami amore mio, al cuor non si comanda.

Sei bellissima mio piccolo fiore. Lascio una carezza leggera sulla tua guancia, non voglio svegliarti, non voglio che l’incanto finisca e tu vada nuovamente via da me.

Non so perché sei qui, forse per recuperare qualcosa di tuo, ma non importa, voglio godere di questi pochi attimi che mi restano.

Non sono stato delicato come credevo e infatti i tuoi occhi si aprono. Resto senza parola davanti i tuoi splendidi occhi da cerbiatta. Ci fissiamo senza parlare.

Ti amo mio piccolo fiore.

Un sorriso spunta sul mio viso.

“Ciao.” Ti dico dolcemente mentre tu abbozzi un sorriso e ricambi il saluto. La tua mano si posa delicata sulla mia guancia e io sono di nuovo a casa.

“Ciao.”

“Sei dimagrita ancora.” Il tuo sorriso diventa più luminoso.

“Anche tu sei dimagrito e sembri un barbone.”

“Non ho passato molto tempo a casa ultimamente.” Il suo volto si scurisce.

“Lo so, sono qui da due giorni e non sei mai comparso.” La fisso stupito e stralunato.

“Hai dimenticato qualcosa?”

“Sì, te.” Ora sono senza parole.

“Perdona il mio comportamento, sono stata una sciocca, ma ho avuto paura. C’è una cosa che non ti ho mai raccontato. Mia madre e mio padre, loro sono la causa in un certo senso. Sin da bambina li ho sempre visti affiatati ed innamorati, uniti e sinceri. Mi hanno sempre decantato l’amore, la dolcezza, la tenerezza, credevo che fossero la coppia perfetta. Lei ha sempre urlato il suo amore per lui e lui ha sempre fatto gesti romantici per lei. Credevo che fosse questo l’amore, ma ho capito che era solo l’amore per i media, per il gossip, per gli affari, davano al mondo ciò che volevano vedere. Certo si vogliono molto bene, però sono una coppia aperta se così possiamo dire. L’ho scoperto prima a sedici anni, mio padre si stava furiosamente scopando la cameriera sulla scrivania del suo studio, la prendeva da dietro e diceva un sacco di porcate. Sono stata malissimo, ho cercato di dirlo a mia madre, ma non ci sono riuscita. Un giorno però stato per svuotare il sacco, avevo quasi diciassette anni e l’avevo nuovamente sorpreso con un’altra donna sempre nel suo studio, questa volta contro la libreria. Mi ha fatto schifo e continua a farmi schifo, anzi detesto entrambi. Sono corsa da mia madre, stava facendo un idromassaggio nel bagno della sua camera, c’era musica di sottofondo, non mi aveva sentito, la porta del bagno era socchiusa e dei gemiti mi hanno bloccata. Stata facendo un servizietto di bocca al mio ex migliore amico, Jacob Black, sì il noto avvocato. Tutto il mondo mi è crollato addosso.” Le asciugo le lacrime e la prendo tra le braccia. Piccolo angelo cosa hai dovuto subire.

“Ne ho parlato con entrambi e mi hanno risposto che l’amore dei principi e delle principesse non esiste e bisogna scendere a compromessi per essere sempre sulla cresta dell’onda. Da allora non parlo più con loro, però nelle occasioni di gala sono costretta, sono l’erede dell’impero.” Prende un enorme respiro.

“Quando hai detto di amarmi ho subito pensato a loro. Ho pensato che anche io sarei diventata come mia madre, anche io avrei dato ai media ciò che volevano vedere, sono figlia loro infondo.”

“No Bella, non ti permetto di dire una scempiaggine del genere. Tu sei migliore di loro, tu non sei Charlie o Renèe, tu sei Isabella, l’ingegnera sexy, la cervellona con due gambe chilometriche e sei solo mia. Io so che tu sei mia e non potrai mai essere di nessun altro. Non è presunzione, è una cosa che sento a pelle. Tu sei la mia anima gemella. Perché sei scappata amore? Perché non mi hai parlato subito?”

“Avevo paura di vedere il disgusto sul tuo viso.”

“Sciocca, tutto provo per te tranne che disgusto, puoi esserne certa. Perché non sei venuta prima?”

“Io…non mi hai mai cercata, pensavo non volessi più vedermi e avevo paura che mi avresti scacciata, se così fosse stato preferivo avere come ultimo ricordo te che dici di amarmi invece che la rabbia sul tuo viso. Io ti amo Edward. Non credevo fosse possibile amare in tal modo qualcuno, ma mi sono ricreduta. Il nostro non sarà l’amore dei principi e delle principesse, sicuramente è l’amore meno perfetto che esista viste le volte che ci scontriamo e che litighiamo, ma è un amore puro, un amore vero, un amore indelebile, che entra nel cuore e non esce più. Noi siamo anime gemelle.” Emozionato poggio le mie labbra sulle sue. Ciò che provo è un caleidoscopio di emozioni e sento anche le campane suonare.

“Ed il tuo telefono.” Mi sussurra ansante. Non erano le campane,  peccato.

È James, rifiuto la chiamata e gli mando un messaggio.

 

Avevi ragione, è tornata da me e mi ama.

 

Spengo il telefono per non essere interrotto.

“Avevi impegni per questa sera?”

“Oh si, impegni degni di un re con quello scroccone di migliore amico che mi ritrovo. Era in programma una cena a casa Cullen e una nottata di bagordi alla play station con tanto di salatini e birra.”

“Oh i tuoi zii ti aspettano, devi andare, io ti aspetto qui.”

“Miss Swan non hai capito che non farò mai più un passo senza te? I miei zii saranno felici di questo mio cambio di programma e anche lo scroccone, non immagini poi quanto sia felice io, vieni qui amore. Mi sei mancata e ti amo da morire.” Mi blocco come se mi si fosse illuminata la lampadina.

“Bella vuoi passare il resto della vita con me?” Strabuzza gli occhi e scoppia a ridere.

“Mi stai chiedendo di vivere con te o di sposarti? Non è chiara la richiesta.”

“Diciamo che la seconda include per forza la prima, inoltre praticamente viviamo insieme…Isabella Marie Swan…”

“Aspetta.” Il mio memorabile discorso per la richiesta di matrimonio è interrotto da una sua mano.

“Edward Cullen, so di essere praticamente perfetta e più intelligente di te e non mi trucidare con lo sguardo, so che litighiamo praticamente sempre però è anche vero che il muso non ti dura più di una giornata, io non metto il muso perciò questa è rivolta a te, e tutte le sere andiamo a dormire con il sorriso sulle labbra e uno fra le braccia dell’altro. Ogni mattina ci risvegliamo abbracciati e sorridenti. Adoro prendermi cura di te e adoro che tu ti prenda cura di me. Io voglio passare il resto della mia vita con te. Edward Cullen, vuoi sposasrmi? Non ho un anello ma ho questi, spero ti piacciano.” Dalla tasca della sua tuta compare una scatola di Tiffany, io sono ancora senza parole. La apre ed escono due gemelli in oro rosso. Sono bellissimi.

Alzo lo sguardo su di lei che aspetta. Sorrido anzi scoppio a ridere. LEI ha chiesto a ME di sposarla? L’abbraccio prima che i suoi occhi lancino saette.

“Aspetta un attimo, arrivo subito.” Vado nel mio studio, sposto l’enorme ritratto della mia amata, inserisco la combinazione e la cassa forte si apre. Non c’è nulla oltre che una scatolina di velluto blu. È il mio unico gioiello ma credo che presto altri verranno a fargli compagnia, è l’anello di mia madre, me l’ha dato mio zio quando ho compiuto 21 anni.

Torno da lei tutto contento.

“Accetto di sposarti ad una condizione.” Mi guarda curiosa.

“Isabella Marie Swan, io ho un anello, e sono in ginocchio davanti a te. Ti sto donando il mio cuore, prenditene cura come io mi prenderò cura del tuo cuore. Vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie?” Non guarda neanche l’anello che mi salta addosso urlando ripetutamente di volermi sposare.

Rotoliamo sul pavimento ridendo come due bambini.

“Non vedo l’ora di sposarti ingegnera, voglio una famiglia numerosa.” Si blocca di scatto, forse non vuole bambini.

“Li vuoi in questo ordine?” La guardo confuso, può essere un genio ma a volte non la capisco.

“Non capisco.”

“Matrimonio e figli, li vuoi in questo ordine o va bene se invertiamo?” Aguzzo l’olfatto.

“Devi dirmi qualcosa?” Un sorriso luminoso compare sul suo viso. Il sorriso di una madre.

“Un figlio in cantiere già c’è, quindi ci resta solo il matrimonio, io vorrei sposarmi dopo il parto, non per la linea, ma voglio il frutto del nostro amore con noi quel giorno.”

“Aspettiamo un bambino. Aspettiamo un bambino. Aspettiamo un…ahio…ma perché devi sempre picchiarmi?” Massaggio la guancia indolenzita.

“Sembravi un disco rotto. Sì aspettiamo un bambino. L’influenza del mese scorso ha fatto perdere l’efficacia della pillola e i malori di qualche giorno fa erano i primi sentori della gravidanza.”

“Quando…quando…l’hai saputo?” Sono emozionato, no sono al settimo cielo.

“Poco prima che tu rientrassi, il test è ancora in bagno.” Mi tuffo tra le sue labbra senza ascoltare altro. Lentamente riprendiamo confidenza con i nostri corpi. Ci spogliamo a vicenda ma non ci ritroveremo su questo tappeto. La alzo e sotto le sue proteste la porto in camera da letto.

“Ora c’è anche il nostro bambino a cui pensare.” Mi guarda emozionata.

“Ti amo Edward e amo nostro figlio.”

“Vi amo Bella. Vi amo immensamente.”

Torno su di lei e con una dolcezza e una tenerezza che credevo non mi appartenessero l’amo, l’amo per tutta la notte, l’amo fin dopo l’alba, l’amerò per tutta la vita.

“Buon Natale Mister Cullen.”

“Buon Natale Mrs Cullen e anche a te baby Cullen.”

Il telefono di casa squilla facendoci sobbalzare.

Afferro il cordless che è sul comodino mentre il mio piccolo fiore si sistema meglio sul mio petto nudo.

“Pronto?”

“Ah sei ancora vivo Cullen.”

“James…” Sospiro, sapevo che era lui.

“Metto il viva voce.”

“Ciao James.” Esclama la mia dolce compagna.

“Oh come siamo allegri e soddisfatti stamattina, porcellini. Comunque ho chiamato da parte di Esme, ci sarai a pranzo?” Oh non sarò solo, ma la mia famiglia verrà con me.

“Ovvio che ci saremo James.” L’osservo mentre il suo anello di fidanzamento crea giochi di luce per la stanza. Mi sorride dolcemente, è bellissima.

“Saremo? Vuol dire che finalmente l’igegnera sexy diventerà la fist lady?” Scoppiamo a ridere come pazzi.

“Sì James, l’ingegnera sexy diventerà la first lady e ti dico di più…” Faccio una pausa per aumentare la sua curiosità.

“Parla stronzo o vengo lì e me ne fotto delle vostre nudità.” Che linguaggio forbito e invidiante.

“Puoi dire a mia zia che saremo in tre, oltre alla first lady ci sarà anche il first baby.”

“Oh cazzo, divento zio? Divento ziooooo!!!” Le sue urla ci spaccano i timpani.

“Non posso credere che un piscione come te diventa padre, in quinta elementare ti facevi ancora la pipì nel letto perché avevi paura dei mostri.” Imbarazzato elimino il viva voce.

“Sei uno stronzo James, ora chiudo.”

“Divento zio. Divento zio. Divento zio.”

Mentre chiudo la conversazione un urlo mi ferma.

“Cosa c’è ancora?”

“Buon Natale scemotto.” È uno stronzo ma non lo cambierei con nessuno.

“Buon Natale anche a te scroccone.” Chiudo il telefono e la mia futura moglie mi scoppia a ridere in faccia.

Sarà un lungo matrimonio, ma credo che non mi annoierò mai.

 

 

 

 

Ciao ragazze è da un po’ che non ci vediamo, o meglio scriviamo, vero? Ho scritto questa os tra ieri e oggi, in un momento di noia dallo studio. Nella mia mente si era delineata diversamente, mi piaceva di più ad esser onesti, ma sono riuscita a sfornare questo. Allora tanti auguri anche se in ritardo, la scopa vi ha dato problemi questa notte? Ma vi siete dimenticate di me? Ora vi lascio e spero che la storia vi piaccia. Non posso rispondere subito alle recensioni perché ho problemi con il modem e fino a che non vengono a cambiarlo non ho la rete internet, ora posto da casa di una mia amica ma non mi posso accampare qui, anche perché ho da studiare. Prometto che appena mi sistemano il modem rispondo. A presto, bacio Mary.

 

 

*http://www.myluxury.it/articolo/i-vini-piu-costosi-al-mondo-foto/36737/

   
 
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