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Autore: Suisei Lady Dragon    26/07/2007    3 recensioni
Con la calura estiva di questi giorni, cosa c'è di meglio di un gelato, magari al cioccolato?
Vecchissima traduzione dallo spagnolo riemersa dai meandri del mio pc.
(Per regolamento ho dovuto cancellare la storia dal mio account e ripubblicarla)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Philia Ul Copt, Xelloss Metallium
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Dai recessi del mio PC è emersa

Dai recessi del mio PC è emersa questa vecchissima traduzione (data di completamento 16 settembre 2005!). L'avevo già pubblicata da qualche parte, ma non so dove, quindi la ripubblico qui. Enjoy it!

 

 Gelato al cioccolato

 

 di Suisei Lady Dragon

 

 

 

 

I personaggi di Slayers sono © di Hajime Kanzaka e degli altri aventi diritto.

Titolo originale: Helado de chocolate (tratta dal sito www.fanworks.cl )

Traduzione dallo spagnolo di Mistral

 

 

Nota dell'autrice:

Questa fic è una Philia/Xelloss di contenuto dolce e adatto a tutti. Tranne a coloro che sono allergici al cioccolato e alle miscele mielose; lo dico di modo che siano avvertiti.

 

Nota della traduttrice:

Come probabilmente già sanno quelli che hanno avuto il coraggio di leggere altre mie fic, io non sono un’amate della coppia Philia/Xel, ma quando mi innamoro di una storia non bado più di tanto al paring su cui si basa. Con questa fic è successo esattamente così. L’ho scovata navigando in Internet qualche tempo fa, in un momento in cui avevo tanto bisogno di coccole e di dolcezza… e qui ci sono entrambe. Spero vi piaccia.

Dedicata a ValeMukka e agli altri soci del PEXTA

 

 

 

Philia passò ancora una volta il pettine tra i capelli dorati e si guardò allo specchio con indosso un abitino azzurro con delle margherite bianche, regalo della Principessina di Sailune per il suo ultimo compleanno. Soddisfatta dall’immagine che questo le rimandava, uscì dal bagno e scese in cucina. Lì, sopra il tavolo, c’era una borsa di vimini e un cappello di paglia.

Quello era un giorno festivo, per cui non avrebbe dovuto aprire il negozio e quindi aveva deciso di andare in città con Valgarv.

“Val, piccolo, sei pronto?” chiamò dalla cucina.

Dopo un paio di richiami, apparve una zazzera color acquamarina.

“Certo che sì, mamma” rispose un Valgarv sovraeccitato; aveva all’incirca cinque anni, o almeno, questa era l’età che dimostrava il suo corpo.

“E allora andiamo”

Philia raccolse la borsa e il cappello, prese Valgarv per mano e, chiusa la porta di casa, si mise la pamela e sorrise al piccolo.

“Dove vorresti andare?” gli domandò dolcemente.

“Al parco!” esclamò il piccolo drago, con entusiasmo e un luccichio negli occhi chiari.

“D’accordo e allora per prima cosa andremo lì”

E si incamminarono sotto un cielo azzurrissimo, punteggiato di morbide nuvole bianche.

 

Arrivati al parco, Valgarv si unì al resto dei bambini.

Su invito dal sindaco del paese per allietare la giornata di festa, era arrivato anche un piccolo gruppo di pagliacci che si erano sparpagliati lì attorno. La gente andava da uno all’altro come api di fiore in fiore e i bambini correvano e vociavano entusiasti per i giocattoli che i loro genitori avevano costruito per loro.

Philia stette un momento ad osservare Valgarv giocare con gli altri cuccioli.

L’atmosfera festosa l’aveva contagiata e aveva deciso di sfruttare ogni minuto passato lì, all’aria aperta e senza alcuna preoccupazione.

 

Passata qualche ora, vedendo che il piccolo drago ancora non era stanco di giocare, decise di avvicinarsi ad uno dei chioschi che erano stati montati lì attorno. La padrona di uno di questi aveva collocato alcuni ombrelloni con delle sedie per chi volesse approfittarne.

La ragazza-drago si avvicinò al banco e osservò per qualche istante le leccornie che vi erano esposte; infine si decise per un gelato alla fragola.

Prese il cono con cura e si sedette per godersi il gustoso refrigerio. Non erano passati che pochi minuti, in cui si era dedicata con tutta tranquillità al suo gelato, quando sentì un tremendo brivido percorrerle il corpo.

Sentì alle sue spalle una voce, ma non si rivolgeva a lei.

“Un gelato al cioccolato… con muffin al cioccolato e sopra sciroppo di cioccolato”

“Lo vuole con le nocciole?” domandò la gelataia.

“No, ma avete la granella di cioccolato?” chiese, speranzoso. La donna confermò. “Ne metta doppia razione”

Alla fine Xelloss, fatta la sua strana ordinazione, si diresse all’ombrellone dove si trovava Philia.

“Buongiorno Philia-san. Ti stai godendo la giornata?” esordì, mentre si sedeva e afferrava un cucchiaio.

Philia non riuscì a fare altro che osservare prima lui e poi la coppa che il cameriere aveva appena servito. Sentì lo stomaco rivoltarsi ma non riuscì a distogliere lo sguardo: non aveva mai visto tanto cioccolato in una volta sola.

“Che cosa c’è, Philia-san?” domandò il priest, con tutta l’innocenza del mondo.

La ragazza sbatté gli occhi e alla fine posò lo sguardo su Xelloss. Aveva gli occhi chiusi e il suo solito sorriso dipinto sul volto.

“Lo sai Philia che è maleducazione non rispondere quando qualcuno ti saluta?” le disse, piuttosto serio.

“Ah… buongiorno… mazoku” Philia si sentì mancare la voce nel salutare. Come gli era venuto in mente di dare il buongiorno a un demone? Ma cosa stava pensando?

Quando si rese conto di cosa aveva appena fatto, sollevò orgogliosamente il mento e chiuse gli occhi con alterigia, emettendo un suono disgustato e continuando a mangiare il suo gelato alla fragola.

Non avrebbe permesso a quel namagomi di rovinarle la giornata.

Xelloss si strinse nelle spalle e prese ad ignorarla, troppo felice per il suo dolce.

Prese il cucchiaio e lo tuffò nel gelato, poi lo portò alla bocca e lentamente lo fece scivolare fuori dalle labbra, assaporando la strana leccornia. Non aveva bisogno di zuccheri –tantomeno in quelle quantità industriali- ma, se Zelas poteva concedersi vino e sigarette, allora perché per una volta lui non avrebbe potuto permettersi un capriccio?

Infilò nuovamente il cucchiaio nella coppa e ne mangiò un altro po’.

Philia continuava a mangiare il suo gelato; la giornata era abbastanza calda da costringerla a leccare il gelato che si scioglieva e colava sulla sua mano, senza che lei riuscisse ad evitarlo.

 

Quando ebbe finito il suo gelato e stava per andarsene, la ragazza lanciò un’occhiata al priest. Si sarebbe congedata, ma non senza fargli sapere quanto lo detestava.

Ma ogni sua iniziativa si spense quando vide la scena che si stava svolgendo accanto a lei.

Xelloss stava gustando il gelato, lo sciroppo di cioccolato che, correndo lentamente lungo il bordo del cucchiaio, aveva lasciato una grossa goccia sulle sue labbra quando se l’era portato alla bocca. I suoi occhi non erano socchiusi come al solito, nella sua espressione più tipica… no, quella era un’espressione di estasi totale.

Philia dovette trattenere un’esclamazione di sorpresa quando il demone si passò la lingua sulle labbra per pulire lo sciroppo che vi era rimasto, una… due… tre volte.

Il mazoku appoggiò la mano sulla guancia e vi lasciò ricadere il capo mentre assaporava il più possibile il dolce, leccando perfino il cucchiaio. Era completamente estraniato da quel che gli succedeva intorno, concentrato solo ed esclusivamente sul buon sapore del cioccolato.

Philia abbassò gli occhi e guardò nella coppa di Xelloss. Era piena ancora per metà anche se il calore aveva sciolto un poco il gelato, facendolo diventare una massa informe e di un marrone scuro quasi nero.

La ragazza-drago deglutì con difficoltà: proprio non capiva come il demone potesse mandar giù quella roba senza che gli si rivoltasse lo stomaco.

Come ipnotizzata, seguì il movimento del cucchiaio che scendeva a raccogliere dell’altro gelato e lo portava alla bocca, dove spariva lentamente dentro quelle labbra setose…

Philia spalancò gli occhi appena razionalizzò il suo stesso pensiero. Cosa accidenti le stava succedendo? Per caso il sole le aveva dato alla testa nonostante il cappello?

Ahhh, però l’espressione sul viso del priest non aveva prezzo. Quell’aria per una volta serena e infantile. Un’estasi che la ragazza-drago associava alla felicità più pura e completa.

“Xelloss…?” lo chiamò incerta.

Sentendo il proprio nome, questi aprì gli occhi sorpreso; aveva dimenticato dove e con chi si era seduto a gustare il suo dolce.

“Ma cosa…?!” esclamò, mentre tentava invano di riacchiappare il cucchiaio che gli era scivolato di mano. La posata finì per terra e entrambi si sporsero oltre il bordo del tavolino, solo per constatare che ormai era sporca e inutilizzabile.

Xelloss assunse l’espressione più triste che Philia ricordava di aver mai visto sul suo viso e guardò il gelato lasciato a metà. Trasse un sospiro sconsolato e poi si voltò verso la draghetta. “Cosa c’è Philia-san?” le domandò con naturalezza.

“Io… volevo solo…” Philia si sentiva in colpa: le sembrava di aver interrotto uno dei pochi momenti felici del priest. Anche se non riusciva a capire come i demoni potessero godere di momenti del genere.

Improvvisamente si alzò. “Aspettami un attimo” gli disse, appoggiando la borsetta sulla sedia e il cappello sul tavolino. Si diresse al chiosco e, quando tornò indietro, in mano aveva un cucchiaio, che porse ad uno stupitissimo Xelloss.

“Philia non dovevi scomodarti!” disse lui in un tono che pareva sincero.

“È stata colpa mia se prima ti è caduto”

Il demone arrossì leggermente. Ammise che Philia lo aveva sorpreso e desiderò che per una volta la draghetta non sfruttasse l’occasione per prendersi gioco di lui. Sarebbe stato imbarazzante: Xelloss Metallium colto in flagrante da un Drago Dorato, e niente di meno che Philia Ul Copt, vestale del Re dei Draghi e attuale tutrice dell’unico Drago Ancestrale!

“Grazie” mormorò, con gli occhi rivolti alla coppa.

Ci fu un attimo di silenzio teso, che fu alla fine spezzato da Philia.  “Come fai a mangiare tanto cioccolato senza sentirti male?”.

La domanda strappò al demone un sospiro di sollievo. “Lo zucchero non può farmi male. E poi mi piace il sapore del cioccolato”

Philia lo osservò stranita, un’espressione sorpresa dipinta sul viso: Xelloss aveva risposto ad una sua domanda. Volontariamente e senza nascondere nulla. Quello era un avvenimento da ricordare.

“Io non ci riuscirei…” disse, storcendo la bocca nel vedere il demone che inghiottiva un'altra cucchiaiata piena.

“Non vuoi provarlo?” le domandò all’improvviso il mazoku. La ragazza dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per rifiutare, anche perchè Xelloss la stava guardando con un misto di speranza e attesa.

“Beh… non saprei. Forse tu lo puoi mangiare mentre io non sopporterei una quantità simile di cioccolato. Non penso reggerei… neanche un cucchiaio solo” rispose con sincerità. Lei non era amante del cioccolato; al massimo riusciva a mangiare quello al latte ma niente di più. “Magari se non fosse tanto…” Ahhh, di nuovo quel senso di colpa.

Adesso Xelloss aveva un’espressione semi-ferita, ma si limitò a chinare il capo e mangiare un’altra cucchiaiata.

Philia rimase un attimo ad osservarlo: in quel momento non si stava godendo il dolce come prima, lo stava semplicemente mangiando in fretta, quasi dovesse andarsene di lì a poco.

Una sensazione di agitazione le attraversò il petto, ma lei immediatamente la respinse.

Xelloss finì il dolce e con uno schiocco di dita la coppa e il cucchiaio finirono nel più vicino bidone della spazzatura. Il demone dagli occhi d’ametista si alzò e si sistemò appena i vestiti, benché non ce ne fosse bisogno.

“Bene, Philia-san, è stato un piacere passare qualche momento con te, ma adesso devo andare. Un peccato che tu non sia amante del cioccolato… ha un sapore davvero squisito” Sorrise col suo sorriso di sempre, gli occhi -con dispiacere di Philia- socchiusi come al solito.

Tutto quel che era accaduto sembrava così strano, come il fatto che, mentre mangiava il suo eccentrico dolce, non aveva tentato neanche una volta di farle saltare i nervi. Per la prima volta le era sembrato così sincero nei suoi atteggiamenti, così libero da secondi fini…

E quel cucchiaio colmo di gelato al cioccolato che, sparendo tra le sue labbra, le faceva pensare tante cose…

“Che cosa c’è Philia-san?” La sua voce morbida la distrasse dai suoi pensieri. Per la terza volta la stessa domanda. Che quel demone sapesse cosa le passava per la testa?

“Eh?” sussultò.

“È da un po’ che cerco di salutarti” le disse, a mo’ di rimprovero.

Philia arrossì. “Scusami, solo stavo pensando… al gelato che hai appena mangiato. Ancora non capisco come possa piacerti tanto” balbettò, tentando di nascondere il rossore sulle guance e l’imbarazzo per essere stata quasi smascherata nei suoi pensieri.

“È semplice, mia cara Philia” disse, accennando un piccolo sorriso e aprendo gli occhi “Lascia che te lo spieghi”

E, così dicendo, si avvicinò con tutta calma alla draghetta. Si chinò su di lei e, approfittando del gesto di muta sorpresa di Philia, posò le sue labbra su quelle della ragazza.

Molto delicatamente fece passare la lingua tra le labbra sorprese di lei e le accarezzò lentamente l’interno della bocca. A quel contatto, la ragazza si spaventò e dovette reprimere un gemito di stupore quando la lingua di Xelloss sfiorò la sua; in quel momento un dolce sapore le invase il palato.

Era cioccolato.

Xelloss sapeva di cioccolato… del cioccolato più dolce che avesse mai assaggiato. Di cioccolato e di qualcosa d’altro che non riuscì a riconoscere, qualcosa di dolce e caldo.

Philia chiuse gli occhi e reagì senza pensare, attirando la lingua del priest nella sua bocca e succhiandola dolcemente per rubarle ancora di quel sapore tanto dolce e sensuale che aveva.

Un gemito soffocato  sfuggì dal petto del mazoku sentendo che la ragazza aveva accarezzato uno dei suoi punti più sensibili. Quando finalmente Philia gli permise di riprendere possesso di quella parte della sua bocca, riluttante Xelloss si staccò da lei e prese un profondo sospiro.

La ragazza lo osservò per un istante, ancora assorta nelle sue sensazioni e il demone ne approfittò per fuggire.

“Alla prossima, Philia-chan!” esclamò mentre, bastone in pugno, scompariva in un lieve refolo d’aria.

Philia si portò una mano alle labbra. Prima che sparisse, le era sembrato di notare un lieve rossore sulle guance del priest…

 

Dopo un attimo, Valgarv arrivò correndo verso di lei, distraendola dalle sue elucubrazioni mentali. “Mamma, voglio un gelato al cioccolato!” piagnucolò, pur sapendo che a Philia non piaceva che facesse il goloso.

“D’accordo piccolo” rispose, alzandosi e dirigendosi verso il chiosco, dove chiese un gelato al cioccolato in una coppetta.

“Grazie mamma!” esclamò il cucciolo, con un enorme sorriso sul viso “Vuoi provarlo?” le domandò, offrendoglielo.

“No tesoro, ho già mangiato il gelato al cioccolato” sorrise, assaporando con piacere la sensazione che le provocava ricordare quanto accaduto.

Il piccolo si buttò immediatamente sul gelato mentre Philia, puntellati i gomiti sul tavolino e posata la testa tra le mani, ricordava il nuovo sapore del cioccolato che aveva appena provato.

 

  
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