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Autore: evenstar    06/01/2013    7 recensioni
Un raffreddore, tanta tachipirina e un goccio di alcol... e se per una volta non fosse Tony a mettersi nei guai?
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dopo una storia più triste, nell'attesa di proseguire con i loro sport virtuali, ecco i nostri due eroi alle prese con... i virus di stagione. Dedicata a tutti i medici che in queste due settimane invece che fare ferie si sono spupazzati la popolazione italiana malata, dubito che molti di loro leggeranno queste righe ma visto che una di loro le ha scritte penso che vada bene lo stesso come dedica.
Detto ciò, come al solito "Enjoy".
Ciao 
PS la parte iniziale riprende in parte l'inizio del secondo film con Pepper raffreddata, anche se poi i dialoghi sono diversi e la storia va tutta da un'altra parte.


- Etchiù!
- Signorina Potts, lei è infetta.
Si trovavano nel laboratorio di casa Stark a Malibu Tony, in abbigliamento sportivo jeans e maglietta neri, stava girellando cercando qualcosa da fare mentre Pepper, in un elegante tailleur grigio con una pila di documenti in mano, stava invece cercando di raggiungerlo e di ottenere la sua attenzione per due minuti.
- Don è vero. Sono solo un po’ raffredata – rispose.
- Scusi? Non si riesce neanche a capire quello che dice. E’ decisamente infettiva – ribatté l’uomo sfuggendole un’ennesima volta e scansando con un’abilità che gli derivava da anni di allentamento i fogli che lei gli stava tendendo.
- Ma non è vedo – tossicchiò Pepper.
- Sì che lo è. Dovrebbe mettere una mascherina, non mi va di ammalarmi!
- Questa è cattiva, signor Stark! – sbottò lei. Si era trascinata al lavoro febbricitante perché era perfettamente consapevole di essergli necessaria, e quello era il ringraziamento: trattata come un’appestata per un banale raffreddore.
- Pepper lo sa, io odio ammalarmi. Non mi ammalo mai, non lo potrei tollerare.
- E’ solo un virus influenzale, Tony. Non è lebbra. Penso che riuscirebbe a sopravvivere! – proruppe infastidita ma, d’altra parte, era un maschio e la ragazza sapeva per esperienza che non c’era niente di peggio di un uomo malato, se poi quell’uomo era Tony Stark… Pepper cominciò a pentirsi di non essersi presa un giorno di ferie.
- Ah ah – la accusò lui, girando a fissarla. – Allora ammette che è malata!
- Si, no, cioè… - balbettò lei. – Oh al diavolo, sto troppo bale per questi giochetti – rispose fissando con odio il sorriso di vittoria che era comparso sul volto di Tony.
-Beh, ormai i suoi virus stanno allegramente volteggiando per il mio laboratorio e quindi, a meno di una disinfezione globale, il danno è stato fatto. E’ pronta?
- Per cosa? – chiese soffiandosi il naso che cominciava a diventare rosso.
- New York, ovviamente – rispose lui finalmente fermandosi e girandosi a guardarla negli occhi.
- Scusi?
- Devo andare a New York, pensavo che potesse interessarle venire con me, potrebbe fare… non lo so. Quello che fa sempre quando siamo a New York – le disse Tony sventolando una mano, facendo chiaramente intendere che davvero non aveva idea di cosa lei facesse nel suo tempo.
- In genere io lavoro – sbottò. A parte il modo in cui quella proposta era stata fatta Pepper dovette ammettere che la prospettiva di New York l’allettava veramente, avrebbe potuto approfittarne per fare un salto al loro ufficio nella Grande Mela e sistemare alcune cose rimaste in sospeso dall’ultima volta che vi era stata.
- Sempre che ovviamente lei non stia troppo male – le disse Tony ironicamente.
- Do, do io sto benissimo. Gliel’ho già detto! – rispose in fretta. In realtà in quel preciso momento si sentiva veramente male: il naso che colava, la gola in fiamme e qualche linea di febbre ma non era nulla che un paio di aspirine e qualche grammo di tachipirina non potessero sistemare rapidamente. 
- Perfetto. Allora possiamo andare! – disse Tony tutto contento.
Durante il volo di andata sul loro jet privato Pepper ne approfittò per prendere un tè bollente accompagnato da un cocktail di antipiretici e antiinfiammatori che, nei suoi piani, avrebbero dovuto tenere sotto controllo la sua influenza per le prossime quarantotto ore. E la cosa funzionò piuttosto bene, in effetti: il naso smise di colare, la febbre scese e lei finalmente poté tornare a respirare normalmente. A fine giornata si sentiva meglio tanto che acconsentì ad accompagnare Tony ad una cena di beneficienza, che si sarebbe tenuta quella sera stessa.
- E’ sicura di stare bene? Ha l’aria un po’ sbattuta – le chiese Tony un preoccupato quando la loro auto si fermò davanti all’ingresso dell’albergo dove si teneva la cena e lui si volse a guardarla. La ragazza, sebbene avesse smesso di sternutire e tossire, aveva un colorito pallido e sembrava sul punto di svenire da un momento all’altro..
- Si davvero. Adesso sto decisamente meglio – rispose lei, convinta.
- Andiamo allora – disse Tony scendendo dalla macchina e porgendole la mano per aiutarla. Pepper l’afferrò con gratitudine visto che, per l’occasione, aveva indossato un vestito talmente attillato che muoversi le risultava decisamente scomodo.
- A parte il naso rosso, gli occhi lucidi e l’aria stravolta è stupenda questa sera – si complimentò Tony quando fecero il loro ingresso nel salone, facendole al contempo un sorriso malizioso e porgendole un bicchiere di vino preso al volo da un cameriere di passaggio.
- Grazie Tony, lei è sempre molto gentile – rispose Pepper con una smorfia accettando il calice che le veniva porto.
- E’ sicura di poter bere? Non è che l’alcol le fa qualche strana reazione con tutte le medicine che ha preso? – le chiese prudentemente Tony, ancora poco convinto.
- Ne bevo solo un sorso, al contrario di lei so quando fermarmi – rispose piccata Pepper iniziando a sorseggiare il vino. Sapeva che non avrebbe dovuto esagerare, ben conscia delle interazioni che l’alcol avrebbe avuto con i farmaci, ma era anche convinta che pochi sorsi non avrebbero fatto danni e lei ne aveva decisamente bisogno per smorzare l’ansia che sempre la prendeva quando si trovava ad eventi mondani con il suo capo. Era una sua impressione, o faceva stranamente caldo nella stanza?
Tony alzò le mani e le sorrise. – Se lo dice lei. Le va di ballare? – chiese ammiccandole.
- No, Tony, davvero non… - cercò di protestare mentre lui, non aspettando risposta, la stava già gentilmente guidando verso la pista. Come al solito le sue proteste caddero nel vuoto e qualche attimo dopo Pepper era tra le sue braccia a ballare un lento in mezzo alla pista quasi deserta. Un turbine di emozioni la invase: gioia, imbarazzo, inquietudine e una vaga sensazione di nausea. La testa iniziò a girarle vorticosamente e lei non riuscì a capire se per colpa dell’alcol o della mano di Tony appoggiata alla sua vita, scosse la testa appoggiandosi maggiormente a lui.
- Tutto bene? – chiese Tony, preoccupato dal cambiamento improvviso che percepì in lei e dal colorito del suo volto che da pallido stava virando al verde.
- Mi gira solo un po’ la testa, credo di aver bisogno d’aria fresca – rispose Pepper staccandosi a fatica dal suo abbraccio e allontanandosi a passi incerti verso la terrazza. Dopo due passi fu costretta a fermasi appoggiandosi ad un tavolo, in preda ad un capogiro.
- Pepper? – la voce di Tony, che l’aveva seguita da vicino, le arrivava ovattata come se lui fosse a chilometri da lei o come se le avessero appena messo la testa dentro una vasca piena d’acqua. Si girò verso di lui ma il movimento non fece che peggiorare il capogiro e vorticare i muri della stanza attorno a lei. – Pep…
Un ultimo sguardo preoccupato, rassicuranti braccia che la sorreggevano e poi tutto fu nero.
 
Pepper si svegliò confusa, batté le palpebre più volte cercando di mettere a fuoco l’ambiente estraneo che la circondava. Una pallida luce aleggiava nella stanza e la ragazza si rese conto che il paralume di fianco al letto era stato coperto in modo da filtrare il chiarore e creare una luminosità più soffusa. Si trovava in un letto enorme, coperta da una piumone candido in una stanza asettica che poteva essere solo una camera d’albergo. Ma non era la stessa camera in cui aveva lasciato tutte le sue cose solo qualche ora prima. All’angolo della stanza, ai limiti della pozza di luce, c’era una poltrona e seduto scompostamente su di essa vide Tony, apparentemente addormentato. Il suo sguardo si fermò ad osservarlo: aveva tolto la giacca e la cravatta e slacciato i primi bottoni della camicia in modo da stare più comodo, in trasparenza si vedeva la luce blu elettrica del reattore arc inserito nel suo torace. Nonostante il mal di testa Pepper sorrise, quella luminosità blu che l’aveva tanto spaventata prima, ormai era diventata parte della sua vita.
Forse sentendosi osservato Tony si mosse e, quando lui si accorse che lei era sveglia e lo stava guardando, fece un sorriso e si alzò avvicinandosi al letto.
 - Bentornata tra noi! Mi ha fatto prendere un colpo, lo sa? – le chiese piano, sedendosi accanto a lei.
- Che cosa è successo?
- Miss “io so quando fermarmi” è letteralmente crollata tra le mie braccia. Sbaglio o le avevo detto di non mischiare alcol e farmaci?
Pepper lo fissò confusa. – Ho bevuto solo un sorso, io non… non posso essermi ubriacata! – rispose sentendo le guancie in fiamme mentre sprazzi di ricordi le tornavano alla mente. L’ultima cosa chiara nella sua mente era lo sguardo preoccupato di Tony che la sorreggeva, le sue braccia strette protettivamente attorno a lei.
- Allora deve essere stato il mio charme a farla svenire, prima!
- Non esageri Tony, - sbruffò lei. – Non è così affascinante.
Tony rise. – Si che lo sono - affermò convinto. – Comunque sarebbe stato decisamente divertente se per una volta fosse stata lei ad essere ubriaca.
- Invece? – chiese Pepper.
- Ammetto che forse è stata la febbre a 40 farle perdere i sensi. Così almeno sostiene il medico.
- Oh – Pepper si portò una mano alla fronte, come se così potesse trovare una conferma a quello che era successo.
- Comunque pare che adesso stia decisamente meglio – le disse Tony mentre si chinava su di lei e, prima che se ne rendesse conto e potesse fare o pensare qualunque cosa, le appoggiò le labbra sulla fronte. Pepper fu sopraffatta dal suo profumo, dal calore della sua pelle e dalla morbidezza della sue labbra e si allontanò da lui, spaventata dal turbine delle sensazioni che stava provando. – La febbre è scesa – le disse sorridendo. - Credo che domani starà meglio.
- Dov’è siamo? – chiese cercando di riprendere il controllo del suo cuore, che aveva deciso di provare a schizzarle fuori dal petto, tanto per vedere com’era la vita all’esterno.
- In camera mia – rispose Tony, ridendo del suo imbarazzo. – Non mi guardi con quell’espressione - si difese con aria innocente. – Ho dovuto portarla qui di corsa e il medico ha detto che non doveva assolutamente restare da sola, che altro potevo fare. Giuro che, a parte scioglierle chili di cubetti di ghiaccio sulla testa, mi sono comportato da perfetto gentleman!
- Sono in pigiama – obiettò lei.
- Si beh, non potevo lasciarla con quel vestito, le pare? Ma mentre l’aiutavo a svestirsi ho tenuto gli occhi chiusi! – rispose alzando le mani in segno d’innocenza.
Pepper alzò un sopracciglio, poco convinta.
- Magari posso aver sbirciato una o due volte – ammise lui ridendo mentre lei gli tirava un leggero pugno sul braccio, cominciando però a sorridere, sebbene ancora imbarazzata. Mai avrebbe voluto crollare in quel modo e avrebbe fatto qualunque cosa per poter tornare indietro e cambiare le cose ma, non potendo farlo, tanto valeva accettare la situazione e prendere atto che lui aveva agito nel modo migliore possibile date le circostanze.
- Grazie – gli disse alla fine.
- E per cosa?
- Per essersi preso cura di me.
- Lei avrebbe fatto lo stesso, no? Anzi. Lo fa sempre – mormorò. - Adesso però dovrebbe provare a dormire un po’.
- E lei?
- Non sarà la prima volta che dormo su un divano – rispose alzandosi dal letto.
Senza pensarci Pepper gli prese una mano e lo fermò, la sua pelle era calda al contatto con quella di lei, ghiacciata. – Tony, io…
- Signorina Potts, lei è un ghiacciolo! – le disse tornando ad avvicinarsi a lei. – Freddo?
Pepper annuì non riuscendo a parlare, la voce bloccata da una tormenta di emozioni.
- Va bene. Non credo che ci siano altre coperte ma… possiamo arrangiarci. Su, si sposti – le disse Tony scostando le coperte e facendole segno di spostarsi dall’altra parte del letto.
- Non sono sicura che sia una buona idea, Tony – mormorò fissandolo dubbiosa.
- Coraggio, prometto che farò il bravo – le rispose lanciandole uno sguardo assolutamente puro e casto che le fece girare ancora di più la testa. Pepper si rendeva conto delle buone intenzioni dell’uomo ma lui rimaneva comunque Tony Stark, playboy di fama mondiale nonché suo capo e, sebbene avesse davvero freddo, non le sembrava proprio appropriato finire a letto con lui, sebbene entrambi fossero decisamente vestiti e per di più lei fosse sull’orlo di una polmonite. Lo fissò in cerca di una qualunque scusa le permettesse di obiettare ma poi lui fece lo sguardo, quello sguardo da cucciolo abbandonato in cerca di affetto che sapeva perfettamente far cadere ai suoi piedi qualunque donna, e lei non ebbe letteralmente la forza di opporre resistenza. Lentamente si scostò verso l’altro lato del letto e rabbrividì al contatto con le lenzuola fredde, Tony si stese di fianco a lei passandole un braccio sotto la testa in modo che lei potesse appoggiare il capo alla sua spalla.
- E’ così… caldo, adesso – mormorò Pepper sul punto di riaddormentarsi, accoccolandosi inconsciamente vicino a lui e godendosi la sensazione di sicurezza e protezione che le dava.
- Sono una fonte di energia autonoma – le rispose sogghignando Tony, dando un paio di colpetti al reattore arc che brillava discreto sotto alla sua camicia.
- Davvero? – chiese con solo più un briciolo di lucidità Pepper, la mente ormai quasi completamente nel mondo dei sogni.
Tony sorrise passandole lievemente una mano sui capelli. – No. E’solo la normale differenza termica tra maschi e qualunque esponente del sesso femminile. 
- E come la mettiamo con lo spargimento di germi? – mormorò.
- Ho una mascherina – rispose lui armeggiando con i pantaloni e tirando fuori da una tasca una sgualcita mascherina chirurgica.
- Tony! – sbruffò Pepper tirandogli un colpetto sul torace.
- Mi devo pur difendere – le disse stringendola un po’ di più mentre lei definitivamente crollava addormentata contro di lui. – Dormi adesso. Domani ti riporto a casa – mormorò posandole un lieve bacio sui capelli.  

  
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