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Autore: Eris Gendei    26/07/2007    4 recensioni
Tanto è sempre così. Una ragazza prima è l'apoteosi della tua felicità e poi la tua disastrosa rovina. P.s:mi perdonate se contiene una parolaccia vero? Stronzetta non è tutto questo che... ^^
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

Cominciava così, credo.
Era una canzone che ho ascoltato tante volte in vita mia; penso che la cantino ancora…non so chi e non so dove; ogni tanto mi sembra di sentire ancora nell’aria le note di questa melodia.
Segno che i metallari quelli veri non si sono ancora estinti.
E pensare che una volta ero anche io uno di loro.

Vodka!
Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

I miei 16 anni avevano segnato una svolta per me e una brusca e rivoluzionaria inversione di marcia per la mia vita: avevo scoperto per caso, grazie ad un “amico”, il famoso Metal, una musica che al tempo reputavo un’autentica schifezza, con tutti quei bussi, quel ritmo martellante, sparata ad un volume pauroso dallo stereo di quel mio vicino di casa.
Ora come ora non saprei se ringraziarlo o mollargli un pugno dritto nei denti.
Un giorno andai a casa sua, proprio quello del mio compleanno, per chiedergli di abbassare il volume.
Era chiuso come al solito in camera sua, o meglio, in quel lurido buco che aveva per stanza.
Non so come, aprii la porta e un’ondata di quella musica orribile mi avvolse, gettandomi in una specie di stato di trance: ancora non me ne capacito, ma per la prima volta quel caos inconsulto di suoni sembrò prendere senso, parlare…e mi piacque!

Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

Mi convertii devotamente al metallo nell’arco di una settimana: dopo notti insonni passate a rifletterci su decisi che quella era vera musica…altro che la dance, la disco e tutta la roba che avevo ascoltato fino a quel momento!
Il mio guardaroba diventò un tripudio di nero pece e di lampi accecanti di borchie argentee; la mia stanza diventò un rifugio spirituale tappezzato di poster e locandine di cantanti e concerti a coprire ogni centimetro del muro bianco e slavato che avevo osservato per tante notti, troppe, in preda all’insonnia che mi perseguitava.
Pensai di poter andare anche oltre, ma ero sempre cresciuto nella più totale igiene e il pensiero di indossare scarpe a tenuta stagna non lavate, girare a stretto contatto con palle di pelo (leggi cani) infangate e pulciose e dimenticare cosa fossero la doccia, il lavandino, il sapone e la mia amica vasca mi disgustò a tal punto da farmi rinunciare ai miei propositi.

Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

Ero diventato un vero guerriero del metallo per dirla alla maniera degli atroci.
Avevo pile e pile di cd, dei più svariati autori e generi: dark, gothic, sinfonico, heavy…
Ascoltare quel caos di suoni mi esaltava, e in breve il mio spirito di emulazione ebbe il sopravvento: i miei risparmi di non so quanti mesi e i vari soldi elargiti da parenti di mano larga in varie occasioni festose finirono sul fondo del registratore di cassa di un negozio di musica di prima scelta.
Tra le mie mani, al posto delle banconote e degli spiccioli, una favolosa chitarra nera con disegnate lingue di fuoco argentate.

Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

Dimenticai quasi del tutto cosa fossero i libri di scuola per imparare a suonare decentemente.
Il mio sogno era di mettere su una band.
Dovevo farcela!
Mi mancavano solo un co-chitarrista, un batterista, un bassista, un tastierista, un vocalist, tutti con i relativi stumenti…e soprattutto mi mancava l’esperienza.
Ma sapevo che ce l’avrei fatta prima o poi…e desideravo ardentemente che accadesse prima invece che poi.

Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

E, come da programma, il mio progetto prese vita.
Dopo un anno che mi era sembrato lungo un’eternità, dopo tante lacrime e tanto sudore, avevo messo in piedi un bel gruppo.
Affiatato, esperto, professionale.
Eravamo uno sballo!
La mia vita fece un’altra svolta importantissima quando per la prima volta assaggiai la frenesia del suonare su un palco di fronte a centinaia di persone.
Sentivo che avrei potuto fare qualsiasi cosa!
Ero al massimo delle mie forze, esaltato, troppo felice…mia madre diceva che nonostante sembrassi l’incarnazione della morte in terra ero spensierato.
Non sorridevo così da non so quanto tempo…

Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

Stava andando tutto alla grande ma, per una perfida legge di Murphi, la mia felicità ovviamente non poteva durare.
A meno di 18 anni facevo carriera nel campo della musica, la mia band si era fatta un nome, per i corridoi, al liceo, frotte di ragazze adoranti ci svenivano ai piedi per chiedere un autografo.
Al nostro passaggio era tutto uno scuotimento di lunghe chiome fluenti e colpi d’anca.
Finché un giorno non mi accorsi di lei.
Quando per la prima volta incrociai casualmente lo sguardo di quella ragazzina imbronciata e stizzita ancora non sapevo che sarebbe stata la mia prima scintilla.
E ovviamente, da brava esponente di sesso femminile, sarebbe stata la mia rovina.

Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

Quando la incontravo per I corridoi si allontanava in fretta, più stizzita che mai; durante il solito rituale a ricreazione della caccia all’autografo guardava le compagne con disprezzo, alzando il mento con superiorità quando se ne andava, impettita, dopo essersi accorta che la guardavo.
Nessun altra ragazza mi ha mai fatto girare la testa come lei.
Amavo il modo in cui mi detestava, mi evitata, mi snobbava apertamente, chiaramente soddisfatta dell’effetto che sortiva su di me.
Non furono in pochi ad accorgersi che mi interessava.
Dal canto suo una con un fisichetto in quel modo, con quell’aria da dura e che mi guardava per il solo gusto di ignorarmi quando me ne accorgevo, non poteva avere su di me un effetto passivo.
Non so come ma mi ritrovai sempre più spesso a pensarla, desiderarla, addirittura a sognarla!
Era la prossima tappa della mia esistenza.
Conquistare La Scontrosa.

Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

Ho mai detto che ottengo sempre ciò che voglio?
Bè, forse non proprio sempre…ma se si tratta del cuore dell’adorabile stronzetta mora posso assicurarvi di aver fatto pienamente centro!
A forza di caderle addosso apposta, buttarle i libri per terra per raccoglierglieli, fregarle la merenda per invitarla alla macchinetta e pagarle il cappuccino la portai all’esaspero finché, pur di farmi smettere, mi afferrò per il colletto della maglietta e, inchiodandomi tra il muro e il suo sguardo bruciante, sibilò che se quel pomeriggio non fossi uscito con lei mi avrebbe perseguitato come facevo io.
Bel modo di abbordare un ragazzo, no?

Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

Uno dei miei tanti successi fu proprio lei.
Io ero completamente partito per quella magnifica moretta che mi trattava male, cotto come una bruschetta, e sotto sotto dovette ammettere che anche lei dimostrava un certo interesse.
Fu una fortuna che la feci impazzire a forza di chiacchiere. Pur di farmi stare zitto fu disposta a baciarmi.
E che bacio!!
Questa si che ha stile, mi ricordo di aver pensato.
Quando esci con una ragazza, la baci (o ti bacia), la tieni per mano (o ti tiene per mano), la porti tutte le ricreazioni al bar e la veneri come una divinità che vuol dire?
Dopo una settimana stavamo insieme.

Vodka!
We need some vodka…
We need some vodka…
We need some vooodka!

Non posso ricordare quanto tempo ho passato con lei.
So solo che furono mesi bellissimi, straordinari, favolosi…
Eravamo entrambi innamoratissimi, al settimo cielo e camminavamo per mano 10 centimetri più in alto degli altri.
Magari fosse durato…

Ed ora eccomi qui.
Buttato come uno straccio sulla sedia di un bar, accasciato sul tavolo, infiniti bicchieri esalanti un vago aroma di limone acido davanti a me.
Me li sono scolati tutti.
Ogni sera, quando uscivamo, ci facevamo un bicchiere di Vodka al limone a testa.
Era la sua preferita.

Vodka.

E’ tutta colpa mia, lo so.
Sono debole, stupido, spero ancora che i fantasmi di sogno che ogni notte mi assillano possano davvero avverarsi. Mi sono lasciato avvincere dal mio tormento, dal rimpianto di non esserle corso dietro quando mi ha sputato addosso con tutto il veleno che possedeva che io non ero quello giusto per lei, di non averla fermata per sussurrarle “ti amo” un’ultima volta quando è fuggita mezza annegata dalle sue stesse lacrime.
E ora per colpa della mia debolezza sono rimasto solo, con il rimorso come sola compagnia.
E che altro posso fare se non pensare, pensare, svuotarmi della vita a poco a poco, cercando inutilmente di dimenticare, senza impegnarmi?
Una volta avevo sentito dire che è meglio essere dimenticati che dimenticare.
Lei di certo non ricorda già più chi sono mentre io non riesco a dimenticare lei.
Però vorrei dimenticarla.
O forse no?
Bah…meglio lasciare che la vita scorra senza farsi tante domande.
Intanto però qualcosa devo pur fare…non posso morire su questa sedia...anche se vorrei.
O forse no?
Non lo so.
So soltanto che ho bisogno assoluto della mia sola, silente amica che mi accompagna da quando se n’è andata lei.
Quindi…cameriere, un’altra vodka per favore.
Perché è la vodka la cosa di cui ho bisogno…se la mia lei non posso averla.

Because vodka is what we need!

Sulle note di “Vodka song” dei Sonata Arctica

  
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