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Autore: miseichan    07/01/2013    27 recensioni
- La smetti di urlare, André? Non vedi che tua madre è sconvolta? -
- Fai sul serio? -
- E’ in stato di shock, va bene? Dalle il tempo di realizzare la situazione. -
- Cos’è di preciso che dovrei realizzare, ragazzi? -
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ottime notizie
  



- Oh, mio Dio! -
- Mamma! -
- Signora Capeto! –
Un primo profondo respiro, un secondo, anche un terzo, perché no.
- Mamma! Cosa... perché non hai bussato?! -
- Signora, si sente bene? Vuole sedersi? -
Un quarto respiro, più profondo dei precedenti.
- Cosa stavate facendo? -
- Mamma, sant'Iddio, perché cazzo non hai bussato?! -
- Signora, sicura di non volersi sedere? E’ spaventosamente pallida. -
Quinto e ultimo respiro.
- Siete nudi. Siete entrambi nudi. -
- Mamma, esci fuori! Vattene immediatamente! -
- Ecco, signora, si accomodi qui. -
Sonia sorrise, ringraziando con un filo di voce Sebastiano: che ragazzo gentile.
- Mamma, ma che fai?! Non ti sedere! -
- La smetti di urlare, André? Non vedi che tua madre è sconvolta? -
Andrea sgranò gli occhi, incredulo:
- Fai sul serio? -
- E’ in stato di shock, va bene? Dalle il tempo di realizzare la situazione. -
- Cos’è di preciso che dovrei realizzare, ragazzi? -
Sebastiano sorrise apertamente, leggermente a disagio, una mano fra i capelli e l’altra a coprirsi i genitali.
Andrea scosse la testa, mugugnando imprecazioni.
Sonia guardò entrambi, lanciò un’occhiata al letto disfatto e ridacchiò.
- Mamma? -
- Signora? Sicura di sentirsi bene? -
- Oh, che cari che siete! - esclamò lei, massaggiandosi le tempie con due dita.
- Cari? Cari in che senso? -
- Mamma? Smettila di ridere, mi metti i brividi! -
- Oh, e pensa a tuo padre! Ci hai pensato? -
- Che c’entra papà, adesso? Mamma, per favore, esci dalla mia stanza! -
- Oh, eccolo! Lo sentite? Sta salendo le scale. -
- Cazzo! -
- Cazzo, cazzo, cazzo! Sebastiano! -
- Cosa?! Che vuoi da me?! -
- Le mie mutande! Dove cazzo le hai buttate?! -
- Certo, perché adesso è colpa mia. Come sempre. -
- Sebastiano, le mie mutande! -
- Non gridare con me, André, non ti permettere. E poi, se te la vuoi prendere con qualcuno, devi farlo con te stesso, okay? Sei tu che non hai chiuso a chiave la porta. -
- Sei stato tu a saltarmi addosso! Ho temuto che volessi violentarmi sulle scale! -
- Non dare la colpa a me, adesso! Non ti azzardare, siamo intesi?! - cacciò uno strillo acuto Sebastiano, puntandogli contro un indice accusatorio.
- Che diamine sta succedendo, qui? -
Si voltarono entrambi verso la porta: ansanti, arrossati e ancora totalmente nudi.
- Papà! Vattene immediatamente! -
- Signor Capeto, buonasera. -
- Amore, eccoti! Ti ho sentito salire. - sorrise Sonia, allungando una mano verso il marito.
Massimo sbatté ripetutamente le palpebre, l’espressione allucinata:
- Ho sentito delle urla, - mormorò, stringendo la mano alla moglie - mi sono preoccupato. Va... va tutto bene? Cosa... che sta succedendo? -
- Papà! Fuori! -
- Perché urli sempre, André? Non ti fa bene, lo sai? - lo riprese Sebastiano, accorato.
Andrea guaì, prendendosi la testa fra le mani e scivolando a sedere sul tappeto.
- Cerca di restare calmo, Massimo, va bene? - intervenne Sonia, mettendosi di fronte al marito.
- Sono calmo. Perché non dovrei esserlo? -
- E’ sempre tuo figlio, non è cambiato niente. -
Massimo scoppiò a ridere, allargando le braccia con fare noncurante:
- Certo che non è cambiato niente, Sonia! Per chi mi hai preso? Sono cose che si fanno fra ragazzi, lo so benissimo! E’ più che normale. -
- Più che normale? -
- Signor Capeto, ecco, vorrei dirle che... -
- Non avete niente di cui dovervi vergognare, ragazzi, state tranquilli. -
- Papà? -
- Amore, sicuro di aver capito che... -
Massimo si strinse nelle spalle, avanzando nella stanza per scompigliare i capelli del figlio:
- Ve lo stavate misurando, eh? Per vedere chi ce l’ha più lungo. -
- Oh, Signore, salvami tu! - gemette Andrea, raggomitolandosi su se stesso.
- Signor Capeto, cercavo di dirle che... -
- Amore, temo tu abbia frainteso la situazione. -
Sonia gli prese il viso fra le mani, cercando inutilmente di catturarne lo sguardo.
Massimo si guardò attorno freneticamente, sempre più confuso:
- Dov’è il metro, ragazzi? L’ho fatto anch’io ai miei tempi, sapete? Ma... dov’è il metro? -
- Amore. Devi restare calmo, siamo intesi? -
- Sono calmo, Sonia. Sono calmissimo. Calmo. Solo non riesco a trovare un fottutissimo metro in questa stanza! Un righello, qualsiasi cosa! Perché altrimenti non si spiegherebbe come hanno atto a misurarseli e... porca puttana. -
- Calmo, Massimo, calmo. -
- Calmo? -
- Calmo, amore. -
- Calmo? Calmo?! Calmo! Come dovrei fare a restare calmo?! Dov’è il metro?! -
- Non c’è nessun metro, signor Capeto. - s’intromise Sebastiano, pacato.
- Non è vero. Non è possibile. -
- Non c’è, glielo assicuro. -
- E io ti ripeto che non è così, figliolo, perché altrimenti non si spiegherebbe... -
Non concluse la frase, la consapevolezza che gli illuminava il volto. Si guardò ancora una volta intorno, la mascella contratta: squadrò il letto sottosopra, le lenzuola aggrovigliate, i vestiti gettati alla rinfusa in ogni dove... e infine i due ragazzi. Nudi. Completamente nudi. Oh.
- Noi non ci spogliavamo completamente. - mugugnò, crollando a sedere sulla poltrona più vicina.
- Signor Capeto, non salti a conclusioni affrettate. -
- Sebastiano, giusto? -
- Sì, signore. -
- Quello che gioca a calcio, giusto? -
- Sì, signore. -
- Da quant’è che conosci mio figlio? -
- Poco più di un mese, signore. -
- Poco più di un mese. -
- Poco più di un mese, sì signore. -
- Quali sono le conclusioni affrettate a cui non dovrei saltare? -
- Ecco, signore... -
- Stavate facendo un po’ di ginnastica orizzontale, o sbaglio? -
- Non esattamente orizzontale, ecco... -
- Non esattamente orizzontale, - brontolò Massimo, socchiudendo gli occhi - ma era ginnastica? -
- Un certo tipo. -
- Il certo tipo che... -
- Basta! Basta, vi supplico! - sbottò Andrea, alzandosi in piedi - Smettetela, vi prego! -
- Andrea, non credo sia il caso. -
- Quale caso e caso?! Stavamo facendo sesso, papà. Va bene così? Ora uscite, tu e la mamma?! -
- Chi è che stava facendo sesso? -
- E’ la fine. - singhiozzò Andrea, mentre Claudia oltrepassava la soglia.
Sonia si affrettò in direzione della figlia e le coprì gli occhi con una mano, bloccandola:
- Tu esci di qui, signorina. Non dovresti essere qui. -
- Perché no? Ci siete tutti! - esclamò lei, cercando di sbirciare attraverso le dita della madre.
- Claudia, vai fuori! - sibilò Massimo, senza distogliere lo sguardo dal figlio.
- Non ci penso proprio, papà. - sorrise la ragazzina - Ciao, Sebastiano! Tutto bene? -
- Sono stato meglio, temo. - sospirò lui, sorridendole con difficoltà.
- Ho visto bene, prima? Siete nudi come mamma vi ha fatti? - sghignazzò esilarata Claudia – Ci stavate dando dentro, eh? Ci avrei scommesso tutto, sapete?! -
- Tu lo sapevi? - balbettò la madre, lasciandola andare.
- Certo che sì. Era abbastanza palese, sapete? Come con Guglielmo. -
- Guglielmo? Chi è adesso questo Guglielmo? -
- Come, non ve lo ricordate? Il nuotatore. Bazzicava sempre da queste parti e... -
- Pulce, perché non ti tappi la bocca? - ringhiò Andrea, facendo per afferrarla.
Sebastiano lo bloccò sul nascere, costringendolo a voltarsi verso di lui:
- C’era un Guglielmo? - lo apostrofò, duro - Perché non me ne hai parlato? -
- Non è il momento, credimi. -
- E quando pensavi di farlo, sentiamo? -
- Sebastiano, per favore. -
- E c’è stato qualcun altro? Devo chiederlo a tua sorella, per caso? Sembra essere la più informata sull’argomento. Anche più informata di me. -
- Adesso sei arrabbiato. Perché sei arrabbiato? - piagnucolò Andrea.
- Perché non mi dici le cose?! -
- Ragazzi, basta. - intervenne Sonia, girandosi verso la figlia - Tu come fai a sapere certe cose, si può sapere? -
- La domanda è come fate a non saperlo voi! Gli indizi c’erano, eh? E pure tanti! -
- Tesoro, comincio a non sentirmi bene. - mugugnò Massimo, afferrando la mano della moglie.
- Ti avevo detto di restare calmo. - lo rimbrottò lei, nervosa.
- Guardo sempre polizieschi in televisione. - si lagnò lui - Perché allora non me ne sono accorto? -
- Accorto di cosa? -
- La miseriaccia nera! - sbottò Andrea - Questa stanza sembra la stazione centrale! Uscite tutti all’istante! -
- Accorto di cosa? - ripeté Francesco, imperturbabile, una sigaretta fra le labbra.
- Dell’omosessualità di Andrea. - si strinse nelle spalle Claudia.
- Oh, quindi è vero. -
- Mi devi un venti. - annuì la ragazzina, allungando una mano verso di lui.
Francesco le poggiò una banconota sul palmo e scosse il capo:
- Avrei giurato che se la intendesse con Rossella. -
- No, che dici? Lei gli serviva per i compiti di trigonometria. -
- Ah, ecco. Mi sfuggiva un tassello, vedi? -
Massimo scattò in piedi, fermandosi di fronte ai due con le braccia incrociate:
- Avevate scommesso? Voi due avevate scommesso sugli orientamenti sessuali di vostro fratello, ho capito bene? -
- Non c’è nulla di male, papà. -
- Una scommessa piccola piccola. -
- Così, giusto per smuovere un po’ la giornata. - si strinse nelle spalle Francesco, prendendo un’altra boccata di fumo.
- Io... io non riesco a crederci. -
- Amore, resta sempre calmo, va bene? Pensa al tuo cuore. -
- Il mio cuore sta benissimo! Sono i miei figli che non ci stanno più con la testa! -
- Signor Capeto, io... -
- Sebastiano! Scusa se non ti ho salutato, prima, ma era una telefonata importante. -
- Non preoccuparti, Checco. -
- Silenzio! - strillò Massimo, girando su se stesso e fissando uno a uno tutti i presenti - Silenzio. Silenzio. Silen... è una canna, questa? -
- Papà... -
- Oh, signore. E’ una canna. Ti stai fumando una canna. -
- Papà... -
- Signor Capeto... -
- Calmo, amore, calmo. -
- Dammi qua. -
E la scena congelò.
Massimo sospirò, appropriandosi dello spinello e inspirando profondamente.
- Ora va meglio. - annuì, chiudendo gli occhi.
- Papà! - si risvegliò all’improvviso Francesco - Stai fumando una canna! -
- Senti chi parla. - borbottò il padre, assestandogli uno scapaccione dietro la testa.
- Torniamo a Guglielmo. - disse invece Sebastiano ad Andrea - Ne parliamo? -
- Come ti salta in mente?! -
- Mi sembra il momento più opportuno. -
- Non credo proprio! -
- Restituiscimi lo spinello, papà, non ti fa bene. -
- Perché? A te fa bene? -
- In un certo senso sì - ridacchiò Claudia - gli frutta abbastanza bene. -
- Scricciolo, - ringhiò Francesco, strattonandole i capelli - Perché non ti cuci le labbra? -
- Frutta bene? - trasecolò Massimo - Nel senso che... no, non è possibile. Ti prego, no. -
- Papà, non giungere a conclusioni affrettate. -
- Io arrivo alle conclusioni che mi pare e piace, va bene?! Smettetelo di dirmi il contrario! -
- Massimo, calmo. Mi raccomando, amore. Non perdere la calma. -
- Come diamine dovrei fare, Sonia?! Il primogenito spaccia e il secondogenito se la intende con gli uomini! Come faccio a restare calmo, me lo spieghi?! E nostra figlia... la nostra piccolina, oh. Mi resti solo tu, tesoro. Sei sempre l’angioletto di papà, non è vero? -
A quelle parole il silenzio calò nuovamente, teso.
Andrea e Francesco si voltarono in contemporanea, un identico ghigno stampato in volto.
- Papà... - pigolò Claudia, il terrore negli occhi.
- Ha un tatuaggio sulla spalla, il tuo angioletto. - la interruppe Francesco, rapidissimo.
- E legge racconti pornografici, la sera, prima di andare a dormire. -
- E li scrive anche, se non vado errato. -
Claudia assottigliò lo sguardo, le labbra che scoprivano i denti:
- Ah, sì? - sibilò furente - Guerra sia. Francesco ha un piercing sul capezzolo e Andrea, due giorni fa, si è rinchiuso nel tuo studio con Sebastiano. A questo punto sappiamo perché. -
- Perché metti in mezzo anche me? - piagnucolò Sebastiano, arretrando inconsapevolmente.
- In guerra non ci sono prigionieri. - sillabò lei, facendo spallucce.
- Nel mio studio? - biascicò il padre, cereo - Tatuaggio? Capezzolo? E... Sonia? Sonia, forse non mi sento tanto bene. Forse... Sonia, la pistola è sempre nel primo cassetto? -
Sonia alzò gli occhi al cielo, le dita che giocherellavano svagate con la collana di perline:
- Adesso basta. - affermò sicura - Direi che per oggi abbiamo detto abbastanza, non credete? -
- Sonia! -
- Mamma! -
- Ho detto basta. Del resto, dobbiamo festeggiare. -
- Come? Amore, cosa stai... -
- Mamma, senti non... -
- Abbiamo avuto tante nuove, ottime notizie. Vanno celebrate. -
- Chiamo il 118? - sussurrò Francesco all’orecchio del fratello.
- Non saprei. Forse anche il 113. -
- Io direi anche la sicurezza nazionale. - intervenne Claudia - E gli assistenti sociali, perché no? -
- Tesoro, forse dovresti sederti di nuovo. -
- Sto benissimo, Massimo. E sono seria. Andrea ha finalmente fatto coming out... -
- Finalmente? - trasecolò quello, carezzandosi il mento.
- ... e Francesco ha trovato un lavoro che lo appassiona. -
- Sonia, amore mio... -
- Senza contare che la nostra Claudia non ha abbandonato la scrittura! - esclamò gioiosa la moglie, ignorandolo - E’ sempre stata così brava, non trovi? -
- Sonia, ascolta... -
- Mamma... -
- Ricapitolando. - fece lei, perentoria - Sono tutte ottime notizie. Dobbiamo festeggiare. Subito. Tutti insieme. -
La voce riecheggiò fra le quattro mura, insindacabile.
- Tanto più che ho cucinato l’agnello. -
- Mamma... -
- Veloci, su. Scendete. C’è anche il reverendo, a cena. -
Sonia girò su se stessa e uscì dalla camera, avviandosi verso le scale.
Massimo le corse dietro, una mano sul cuore.
Sebastiano si mise in ginocchio per rovistare sotto il letto, alla ricerca dei propri boxer.
Francesco guardò Andrea.
Andrea guardò Francesco.
Entrambi guardarono Claudia.
Lei fece un palloncino con la gomma da masticare e annuì soddisfatta:
- Sta facendo progressi con lo yoga. -
 
 
 
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