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Autore: LittlepieceofAlibi    07/01/2013    2 recensioni
One Shot partecipante all'iniziativa "Babbo Natale delle fanfiction" del Gleeky Cauldron || Sebastian rischia da due mesi di uscire dalla sala prove con qualche dito rotto, data la propensione di Thad a usare i suoi piedi come pista da ballo durante i numeri di gruppo. Tuttavia, non ha ancora capito il motivo di tanto accanimento, ma presuppone c’entri qualcosa con l’episodio del bacio durante la festa di compleanno di Wes.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: LittlepieceofAlibi
Pairing:
Sebastian/Thad
Genere: Commedia (?), Fluff
Avvertimenti: One-Shot, Slash
Rating: Verde
Parole: 3.011
Note d’autore: Si dice meglio tardi che mai! Questa one shot che non consiglierei di leggere a nessuno è per Swichi e Matiux (l'intuito mi dice che siete due persone! xD).







Il Gatto e gli Stivali

Non che Thad ce l’abbia a morte con un certo Sebastian. No, per niente. Non che voglia gonfiarlo di sberle ogni volta che la sua figura rachitica irrompe nel suo campo visivo e successivamente scaraventarlo in qualsiasi angolo disponibile e-

 

No, Thad non è certamente così meschino.

 

Sarebbe corretto dire che, attualmente, nutre dei sentimenti non del tutto nobili nei confronti di suddetto soggetto rachitico.

            

E immensamente sexy.

 

E wow, ha delle labbra così baciabili.

 

E lo sa fin troppo bene, che sono baciabili. Può anche confermare che, baciarle, potrebbe essere annoverato tra le meraviglie del Mondo.

 

Thad sta pensando sempre più spesso che l’ideale sarebbe staccargli quella bocca, custodirla come il tesoro più prezioso, e nascondere il resto del corpo sotto quintali di letame.

 

Perché nessuno bacia Thad Harwood a tradimento, demolendo diciotto anni di eterosessualità, per poi piantarlo in asso con un mucchio di scuse.

 

Non sono fatto per le relazioni,

 

figurati con un ragazzo che frequenta la mia scuola,

 

ed è nel glee club.

 

Non voglio ferire nessuno,

 

e so che finiresti per soffrire.

 

Lo faccio per te, credimi.

 

E così, ripensandoci, marcia a passo serrato, con un enorme masso di rabbia pura gravante sulle spalle, lungo i corridoi della Dalton. Spalanca con una poderosa spallata la porta della sala dei Warbler , affonda nell’enorme cuscino di cuoio della poltrona e indirizza a Sebastian occhiate minacciose ad intervalli di cinque secondi per almeno due ore. Da due mesi.

 

Sebastian rischia da due mesi di uscire dalla sala prove con qualche dito rotto, data la propensione di Thad a usare i suoi piedi come pista da ballo durante i numeri di gruppo. Tuttavia, non ha ancora capito il motivo di tanto accanimento, ma presuppone c’entri qualcosa con l’episodio del bacio durante la festa di compleanno di Wes.

Lui sa, Thad sa, tutti sanno che quella sera ha ingurgitato tanto alcol che se qualcuno gli avesse piazzato un accendino davanti alla bocca avrebbe dato fuoco al locale.

 

Non che non gli piaccia Harwood, davvero, è solo che… be’, se da una parte ha sepolto gran parte della sua malvagità sotto una valanga di buoni propositi e sorrisi gentili e soldi di papà, non vuole nemmeno essere lo zimbello della Dalton.

La sua trasformazione da nuovo leader dei Warbler a zerbino è già in fase di avanzamento, purtroppo, da quando Hunter è sbucato dalla sua stupidissima accademia militare ed è stato eletto nuova guida del club.

 

Sebastian, eri un ottimo capitano – tralasciando il dettaglio della sconfitta alle regionali - , ma ora il tuo temperamento non è adatto a portarci fino alle Nazionali.

 

E ora se ne sta accucciato in un angolo di divano, sorbendosi le occhiatacce di Thad e le sfuriate da aspirante generale dell’esercito da parte di Hunter, il cui nome è tutto un programma.

 

 

 

 

“Vincere le provinciali è stato un gioco da ragazzi,” prorompe Hunter – o forse Thad ha iniziato ad ascoltarlo solo ora. “Grazie all’incidente delle Nuove Direzioni, ma non transigerò il comportamento negligente che avete assunto l’anno scorso. Ricordatevi che io non sono il vostro precedente capitano e non permetterò a nessun gruppo di femminucce in gonnella di impedire la nostra ascesa alle Nazionali” mentre lo dice, indirizza a Sebastian uno sguardo eloquente.

 

Tutti i componenti del gruppo ascoltano il loro leader con il capo chino, e solo Thad ha il fegato e le faccia tosta di annuire vigorosamente all’accusa non troppo celata di Hunter nei confronti di Sebastian.

 

“Harwood, fatti gli affaracci tuoi!” mormora tra i denti l’imputato, risentito.

 

Thad si adagia allo schienale della poltrona con disinvoltura, incrociando le gambe. “Hunter ha solo detto la verità.”

 

“Silenzio, voi due” ordina il capitano. “Da questo venerdì sera, fino alle Regionali, ci troveremo qui per delle prove extra. Non ammetto obiezioni.”

 

Nella stanza scoppia un brusio vivace, finché Sebastian non scatta in piedi con un’aria vagamente sconvolta. “Cosa!? Non siamo in un campo di addestramento militare! Io ho la mia vita, non puoi privarmi del venerdì sera così!”

 

Come se il concitamento dei Warbler non lo toccasse minimamente – perché la sua decisione l’ha presa, e stop -, Hunter va verso la poltrona ora rigorosamente riservata al suo regale gatto persiano, lo solleva stringendoselo al petto e lascia la stanza. “Puntuali” dice chiudendosi la porta dietro di sé.

 

“… È pazzo. Ditemi che sta scherzando” sussurra Jeff, facendosi piccolo piccolo, nella paura che Hunter possa sentirlo, perché, davvero, quel ragazzo sembra essere capace di tutto e nessuno si stupirebbe se avesse dei super poteri.

 

Quando tutti si accertano che il loro capitano sia ad una distanza di sicurezza, il putiferio scoppia, tra urla riottose e gemiti di sconforto, tra chi vorrebbe strapparsi le corde vocali per uscire dalla competizione e chi vorrebbe solamente uscire il venerdì sera.

 

Una decina di minuti dopo la riunione giornaliera del glee club si scioglie definitivamente.

 

La stanza si svuota tra il chiacchiericcio vivace di tutti i componenti del coro intenti a lamentarsi, e Thad fa per seguire Wes, Jeff e Nick nella caffetteria, quando, alzandosi, nota un cellulare abbandonato sul divano su cui prima sedeva Sebastian.

 

Non che Thad sia rinomato per essere propenso a farsi gli affari suoi in qualsiasi situazione. Lui, Nick e Jeff, due anni prima, hanno praticamente messo su una associazione a delinquere una volta accortisi che, sì, tra Blaine e Kurt c’era davvero una certa chimica.

Ma stavolta può dire di avere una scusante, ovvero quella di scoprire il possessore del telefono per renderglielo.

In meno di due secondi realizza che l’oggetto in questione appartiene senza ombra di dubbio a Sebastian. Chi altro potrebbe avere delle foto di drag queen allo Scandals e un modello in uno slip succinto, bianco e bagnato degno delle pubblicità di profumi più scontate?

 

Spinto dalla curiosità, poco autocontrollo e uno spirito da vera fidanzatina gelosa, si siede comodo sulla poltrona e inizia a scorrere tra i messaggi, finché la sua attenzione frena bruscamente su un certo Chad.

 

Chad.

 

“Chad?”

 

Chad?

 

“Ew, che nome orrendo” la sua faccia si contorce in una smorfia incredibilmente disgustata, mentre legge i messaggi che i due si sono scambiati.

 

Chad

Cosa fai questo venerdì sera?

 

Niente.

 

Il solito laconico.

 

Io sono dalle parti di Lima. Ti andrebbe una serata allo Scandals?

 

A casa mia ci si diverte di più ;)

 

Thad rischia di morire soffocato dalla sua stessa saliva. Tossisce e si batte un pugno sul petto, sgrana gli occhi incredulo alla realizzazione si quanto meschino sia il ragazzo per cui ha una dolorosa cotta senza precedenti.

 

Wow, Smythe, in fondo non sei cambiato come dicono. ;)

 

Cambiato? Sebastian Smythe? Ah, quante illusioni!

Non solo ha montato una farsa senza precedenti, gli ha anche rovinato la vita! Thad gli ha creduto così innocentemente, e si è ritrovato solo nella sua disperazione. E rabbia. Ora prova una rabbia così logorante che potrebbe scaraventare quell’idiota giù per la scalinata della Dalton.

 

Ma dal momento che Thad non vuole macchiarsi di sangue, e che comunque, nella migliore delle ipotesi, qualora Sebastian non abbandonasse questa dimensione, sfigurarlo sarebbe un vero peccato… be’, potrà fare follie con qualsiasi ragazzo, ma sicuramente si scorderà i suoi venerdì sera.

 

 



Non sa precisamente perché lo stia facendo. Cioè, sì. È che l’astio è cresciuto proporzionalmente al trascorrere del tempo da quando ha letto quei messaggi disgustosi, incrementato da ogni volta in cui si è imbattuto in Sebastian.

 

Fatto sta che ora si ritrova ad essere sgattaiolato furtivamente fuori dalla sua stanza, dopo avergli rubato il paio di anfibi che probabilmente costano più della sua macchina, e sente di aver fatto qualcosa di particolarmente illegale.

 

Sa che sta per fare qualcosa di profondamente infimo e meschino, più di quanto lo sia la persona a cui è indirizzato il gesto, ma tutto ciò che vede davanti a sé è il sapore frizzante della soddisfazione che proverà molto, molto presto.

Così, si ritrova ad imbrattare gli stivali del terreno fangoso che si trova ora nel cortile della scuola, per poi infilarseli in prossimità della stanza di Hunter.

 

Sa che se venisse colto sul fatto dal capitano dei Warbler potrebbe considerarsi al capolinea della sua breve esistenza, per questo ha osservato per qualche giorno ogni suo spostamento.

 

Controlla l’ora sull’orologio da polso, nascosto dietro un angolo, e sorride compiaciuto.

 

Sono le 17.34; significa che Hunter è in palestra ad allenarsi e a secernere almeno tre litri di sudore.

 

Appiattendosi al muro come una vera spia, si avvicina a passi felpati alla stanza di Hunter, aprendola con la chiave passe par tout che ha abilmente preso in prestito dalla signora delle pulizie senza ottenere propriamente il suo permesso.

 

La stanza è buia, illuminata solamente da qualche fascio di luce fioca filtrante dalle tende tirate, ma il suo obiettivo è lì. Sul letto. Molto coinvolto nel farsi un bidet.

 

Socchiude la porta e si avvicina furtivamente al gatto, ora vigile sulle quattro zampe. Dal momento che i suoi movimenti sono notevolmente rallentati da una zavorra di pelo e croccantini trasformatisi in ciccia, con uno scatto Thad riesce ad acciuffare il persiano e nasconderlo velocemente sotto la sua felpa rigorosamente nera, come tutto il resto del vestiario, sebbene sia giorno e i corridoi della Dalton siano illuminati dalla luce artificiale.

 

Il prossimi cinque minuti sono la confusione più totale: esce dalla stanza, la chiude, corre per tutta la scuola senza che nessuno lo veda e si fionda nella sua macchina, serrandocisi dentro con il cuore in gola perché, per Dio!, ha appena sequestrato il gatto di quel demonio di Hunter e l’ha fatto in modo che Sebastian passi per il malfattore.

 

Quanta crudeltà, Thad Harwood!

 

Con le mani tremanti, cercando di non far scivolare il cellulare, cerca il numero di Jeff nella rubrica e lo chiama.

 

“Pronto?”

 

“Jeff? Devi promettermi che saprai mantenere un segreto, e… devi aiutarmi.”

 

“Da quale stronzo ti sei fatto baciare stavolta, Thad?”

 

“N- no! Non era tua nonna quella che adorava i gatti?”

 

 

 

Be’, insomma.

 

Hunter è praticamente irrotto come una furia nella sala dei Warbler, urlando “Smythe! Li riconosco i tuoi stivali da figlio di papà!” e brandendo gli stivali in questione – nessuno sapeva come li avessi presi; probabilmente sfondando la porta della sua stanza con una spallata.

 

E ha afferrato Sebastian per la cravatta, sollevandolo dal suo posto.

 

Aveva davvero gli occhi iniettati di sangue, come se gli fossero esplosi tutti i capillari per lo sforzo di trattenere tutta la sua ira.

E poi gli ha urlato a due centimetri di distanza per mezz’ora, chiedendogli- ordinandogli di ridargli il gatto o- serie di terribili minacce.

 

E Sebastian ha ripetuto infinitamente che lui non ne sapeva nulla, del suo inutile gattaccio.

E siccome Hunter era ed è sicuro che il colpevole sia lui, ma non ha ottenuto ciò che ha richiesto, Sebastian è stato confinato a lucidare i trofei della Dalton ogni sera, tutta la settimana, finché il gatto di satana non tornerà al proprio padrone.

 

Thad si è sapientemente offerto come supervisore, dal momento che la sua presenza potrebbe essere una tortura aggiuntiva alla punizione di Sebastian, che a furia di lucidare trofei alti un metro e già limpidi, ora ha i calli sulle dita e delle occhiaie che farebbero concorrenza al marsupio di un canguro.

 

Ogni sera Thad si sdraia comodamente su un divano e blatera o semplicemente respira per dare fastidio a Sebastian, che non lo ammetterebbe mai, ma preferirebbe essere circondato da un centinaio di Thad Harwood piuttosto che lucidare trofei da solo.

 

Solo che da quando Sebastian ha smesso di ignorarlo e rispondergli male e sono passate due settimane da quando lucida trofei, è quasi Natale e… be’, la sua cotta… Thad si sente davvero molto in colpa per ciò che ha fatto. Ormai sa per certo che Chad non è mai stato a casa sua, alla fine, e che Sebastian vuole continuare ad agire come uno spirito libero, seppure sia più educato, più gentile e Thad sente caldo nello stomaco, nelle guance, nelle mani e nelle scarpe quando sta con lui.

 

Così, due settimane di lucidamenti dopo, si presenta da lui con un vassoio pieno di biscotti natalizi alla cannella e allo zenzero.

 

“Questi biscotti sono decisamente gay” commenta Sebastian mentre ne addenta uno e lo apprezza visibilmente, anche se non lo ammette.

 

“Se non ti piacciono o sono troppo gay, puoi anche continuare a lucidare queste coppe in compagnia della tua spiccata eterosessualità, Sebastian.”

 

Lui arriccia il naso e solleva le spalle, continuando col suo lavoro.

 

“Comunque Hunter è soddisfatto del tuo lavoro, ma rivuole il suo gatto” continua Thad, che sta pensando seriamente di ridare quella palla di pelo al suo padrone, ma la compagnia di Sebastian è comunque troppo piacevole per poter rinunciare ad un’opportunità simile.

 

Sebastian si volta di scatto, quasi stizzito. “Per la centesima volta: io non so dove sia il suo diavolo di gatto. E qualcuno ha usato i miei stivali per incastrarmi.”

 

Thad abbassa la testa, un’aria che sembra gridare ‘colpevole!’.

 

“Che c’è ora?”

 

“Chi è Chad?” sputa Thad tutto d’un tratto, nervoso come mai prima d’ora.

 

Sebastian sbatte le palpebre un paio di volte, prima di essere in grado di rispondere. “Cosa?”

 

“Chad… quel Chad che sarebbe dovuto venire a casa tua.”

 

“E tu come- cosa- oh, dio!” tutti i tasselli del puzzle sembrano andare al loro posto improvvisamente.

 

È impossibile che qualcuno abbia complottato contro di lui senza una ragione. Certo, non ha sempre adottato il più nobile degli atteggiamenti, ma nessun altro lo avrebbe incastrato e costretto a due settimane di inferno.

 

“Sei stato tu, Harwood!” asserisce veemente, più che sicuro.

 

Thad balza indietro, di riflesso. “I- io non so perché l’ho fatto! È solo che- ero così ferito e geloso!”

 

“Geloso di chi, di grazia?” Sebastian brandisce nel mentre un trofeo, terrorizzando ancora di più l’altro.

 

“Di tutti gli altri! Perché te ne vai sempre in giro a farti ogni essere vivente e- e sembra che neanche te ne accorga della mia esistenza!” dice duramente Thad. “Mi hai baciato e ti sei comportato come se non fosse successo nulla!”

 

“Mi sembra di essere stato chiaro a riguardo” risponde semplicemente Sebastian, appoggiato con la sua solita, snervante disinvoltura ad una teca.

 

“Non lo capisci, Sebastian? In quale altra lingua dovrei dirti che mi piaci?” sbotta Thad, ora alterato, gesticolando furiosamente.

 

Sebastian inarca un sopracciglio.

 

“Mi è piaciuto quando mi hai baciato e mi piacerebbero altri mille tuoi baci, okay?”

 

Si scosta dalla teca, facendosi più vicino a Thad con aria di sfida.

 

“Non riesci a capire come mi sento? Non è come quando Blaine ti ha rifiutato?”

 

Sebastian scuote leggermente la testa in dissenso.

 

“Perché non mi hai neanche dato una possibilità?” Esala Thad, provato dalla vicinanza dell’altro.

 

Sebastian riduce la distanza ancora di più, fino a trovarsi a veramente pochi centimetri dal naso del povero Thad – che, in fondo, se l’è anche cercata -, e con estrema crudeltà scivola via da lui, lanciando lo straccio con cui prima stava lavorando e uscendo dalla stanza.

 

“Prima assicurati di togliermi da questo casino, Harwood!” esclama ormai lontano.

 

Thad rimane pietrificato, e sente che potrebbero cadergli le rotule da un momento all’altro.

 

 

 

 

Alla fine, il gatto del diavolo torna al suo posto, sebbene abbia trascorso dei giorni da re con la nonna di Jeff, e Thad ha confessato segretamente il suo reato a Hunter.

Non ha dormito per almeno due notti, prima di svelare il misfatto, ma alla fine ce l’ha fatta, ed ha accettato la sua punizione.

 

Ora è l’addetto al lavaggio, alla stiratura e alla rimozione dei peli delle divise dei Warbler a tempo indefinito.

 

Almeno sa che se e quando vivrà da solo non dovrà andare in giro in mutande e calzini, rigirandoli per usare sempre gli stessi.

 

Anche se in realtà è un po’ abbattuto perché Sebastian non gli parla da quella sera. E ora non si aspetta proprio più nulla; è già meravigliato dal fatto che voglia ancora stare in una stanza in sua presenza. Ma forse è perché è in qualche modo costretto.

 

Ah. Basta.

 

Ormai è andata e deve farsene una ragione. Troverà qualcun altro, no? Il mondo non è solo pieno di Sebastian.

 

“Hai intenzione di lanciarmi il ferro da stiro in faccia o posso entrare?”

 

Thad molla all’istante l’aggeggio rovente che stava maneggiando e si volta in direzione della voce familiare.

 

“Sebastian?”

 

Sebastian regge due caffè dall’aspetto bollente in mano, si avvicina e ne appoggia uno alla tavola da stiro.

 

“Pensavo potesse farti piacere, dato che lavare la macchia di vino dalla mia camicia non deve essere stato facile” sorride arcuando appena gli angoli della bocca.

 

“Ecco chi è l’imbecille!” esclama Thad.

 

Sebastian si accomoda sul divano, lasciando leggermente sorpreso l’altro.

 

“Be’? Resti?” chiede lui, confuso. Pensava che Sebastian provasse il forte impulso di picchiarlo ogni volta che si incrociavano.

 

“Perché no?”

 

Thad sospira. “Dopo quello che ho fatto…”

 

Sebastian trae un sorso di caffè bollente dal suo bicchiere di carta. “Ho semplicemente pensato che ti avrebbe fatto piacere della compagnia. Sai, ho vissuto un’esperienza simile” insinua.

 

Thad rantola in imbarazzo e riprende a stirare un blazer, sorseggiando caffè, che datogli da Sebastian sembra avere un gusto ancora più piacevole.

 

“Comunque sei stato molto originale nella scelta del tuo piano.”

 

“Uhm… grazie?” mormora, sempre dandogli le spalle.

 

Sente i cuscini in pelle del divano scricchiolare mentre Sebastian si alza e si avvicina a lui. Quando la sua presenza è una percezione tremendamente vicina, inizia a formicolargli il corpo intero.

 

Sebastian si affianca a lui, perfido nell’esasperare la lentezza dei suoi movimenti, e si sorregge con una mano alla tavola da stiro, inclinandosi leggermente verso Thad.

Si prende qualche attimo per farlo soffrire, mentre lui annaspa con il cuore che pompa furiosamente nel petto e si sente tanto una ragazzina, ma tanto non importa.

 

“Sebastian?” soffia al limite della sopportazione.

 

Le labbra di Sebastian si stirano in un sorriso eloquente, e la sua espressione riflette interamente il piacere che sta provando nel soggiogarlo. “Mi stavo chiedendo… hai programmi per venerdì sera?”

 

Il caffè di Thad precipita in libera caduta, riversandosi sul pavimento e schizzando sulle camicie che ha appena finito di stirare.

 

 


Note:

Ovviamente questa one shot partecipa all'iniziativa "Babbo Natale delle fanfiction" del Gleeky Cauldron, seppure io sia, ovviamente, in ritardo.

Mi sento abbastanza imbarazzata a pubblicare questa storia, sia per il fatto che è la prima volta che scrivo Thadastian - e, ammettiamolo, meglio che io mi ritiri! -, sia perché è addirituttra un regalo. Avrei potuto scrivere una Klaine, dato che è il mio campo di battaglia, ma dal momento che la Thadastian è la vostra otp ho voluto osare. c: 

Spero di non aver scritto un totale fallimento, e che almeno un poco vi sia piaciuta.

Va be', basta con le lagne! Dato che ormai sono passate tutte le feste, auguro a Swichi e Matiux e a chiunque sia qui a leggere un bellissimo 2013!

 

 



   
 
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