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Autore: Melchan    07/01/2013    0 recensioni
Loki aveva cercato di distruggere il suo mondo, e la cosa più allucinante era che probabilmente lo aveva fatto per la solita, vecchia e barbosissima storia: nessuno mi ama abbastanza, e soprattutto non tu.
[Tony+Thor/Loki]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Loki, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Sweeter than heaven, hotter than heel

 
Tony è un genio da quando era alto così. Ha sempre capito un mucchio di cose prima di tutti gli altri, abbastanza da irritare molti dei suoi professori e farne gioire altri, almeno finché si parlava di scienza.
In compenso non ha mai avuto proprio niente di geniale nel trattare i sentimenti delle persone diverse da se stesso, e ci sono volute un paio di testate date bene per invertire la rotta da quel punto di vista. Adesso però qualcosa è cominciato a cambiare, e qualche volta (qualche) riesce a capire le cose un po’ prima degli altri anche in quel campo.
 
Mentre dalla cima della sua torre guarda New York che brilla come una lampadina da mille miliardi di watt potrebbe pensare a tante cose, ma finisce per ricordare un sogno che ha fatto la notte scorsa: nulla di trascendentale, un semplice replay di quando hanno salvato baracca e burattini dalla furia dei tormenti interiori di Loki.
Ha rivisto quel grandioso quarto d'ora di sbruffonate con Thor in mezzo al bosco, il fastidio di capire che il prossimo obiettivo del fratello più pazzo dell'universo era proprio la sua amata torre, ha sentito di nuovo gli occhi azzurrissimi e irritati di Cap e la sensazione di morte a un soffio che ha provato prima del gran finale.
 
In mezzo a tutto questo, però, non si è mai scordato l'aria di ripicca che luccicava come una moneta falsa negli occhi di Loki, dall'inizio fin quasi alla fine di tutta la storia.
 
Il baluginio della luce riflessa nel bicchierino di grappa che stringe glielo ricorda un po’. Tony conosceva gli occhi con cui Loki aveva guardato Thor mentre scomparivano stringendo il Tesseract, e aveva una mezza idea anche su un altro paio degli sguardi che aveva lanciato al suo biondo amico.
Quello a cui non riusciva ad arrivare era quanto li capisse Thor.
 
Loki ce l’aveva con lui, naturalmente, ma Tony era abbastanza sicuro che un dio con la passione per gli scherzi meschini non si sarebbe preso la briga di parlare dei cuori degli altri (lui e Hawkeye avevano fatto esperienza da quel punto di vista), se non fosse stato abituato a prestare una certa attenzione al proprio.
Guardava Thor come se fosse la causa di tutti i suoi mali, e la sua idea di crudeltà era zuppa di una vendetta così infantile da mandare in brodo di giuggiole qualunque psicologo con ambizioni da scienziato pazzo.
 
Loki aveva cercato di distruggere il suo mondo, e la cosa più allucinante era che probabilmente lo aveva fatto per la solita, vecchia e barbosissima storia: nessuno mi ama abbastanza, e soprattutto non tu.
 
Ce lo aveva scritto ovunque, se lo portava dietro come uno strascico sciccosissimo e pesante persino mentre cercava di apparire il conquistatore più cool del pianeta, così cool che intratteneva discussioni familiari su picchi di montagna raggiunti in volo, e… beh, Tony aveva visto le registrazioni dell’aliante. La scenetta dell’“ora mi ammazzo, guarda che ora mi ammazzo” con il finto passo verso il vuoto e il grido di disperazione mascolina di Thor, lo avevano lasciato a metà tra una risata poco composta e un “ditemi che sta scherzando”. Siccome in quel momento aveva del pubblico, aveva optato per la seconda. Più cool.
 
*
 
Quando il riflesso azzurrognolo del suo cuore nella finestra gli fece sbattere gli occhi, Tony capì di essersi incantato. Diede una sciacquata al bicchiere e lo mise a scolare (mai che facesse cose del genere quando c’era qualcuno disponibile a fargli i complimenti) e si lavò i denti pensando a Pepper, che era volata a Washington due giorni prima per una trattativa che avrebbe fatto risparmiare un sacco di soldi a tre compagnie diverse, e a una battuta del Capitano che non l’aveva fatto ridere.
 
Sputò il dentifricio e sollevò le sopracciglia vedendo la schiumetta verde e bianca che si depositava sulla curva del lavabo, due striscie con la base vicina che somigliavano tanto a delle corna.
Era una serata strana, se fosse stato un fatalista Tony avrebbe pensato che qualche strana forza ci teneva a imprimergli certi ricordi a fondo nella testa, come se temesse che potesse dimenticare.
 
Loki davanti al morso aveva perso parte della sua baldanza, ma non aveva rinunciato all’ultimo atto (troppo ottimista?) della sua personale e asgardiana tragedia greca.

Mentre Thor gli chiudeva la bocca, si era limitato a guardarlo come sapeva che lo avrebbe fatto soffrire di più.
Tony non aveva dubitato nemmeno per un momento che non fosse voluto, e su questo era certo che concordassero tutti. Sia lui che Rogers si erano offerti di farlo al posto di Thor o di qualsiasi agente S.H.I.E.L.D., praticamente parlandosi sopra quando l'idea della museruola era stata approvata.
Thor aveva risposto di no, che era una cosa che doveva fare lui.
 
Si era aspettato un sentito "mi dispiace, fratello" detto con l'espressione più bastonata del mondo, ma in questo specifico (e unico, gli piaceva pensare) caso, Thor era riuscito a stupirlo.
Anche mentre Loki lo fissava in quel modo, con gli occhi a metà tra l'oh tu non sai la sofferenza che porto dentro e il "ti odio, ti odio, ti odio", era rimasto zitto e si era limitato a chiudere le cinghie della maschera. Tony era riuscito a vedere le dita che esitavano un istante sulla chiusura ermetica, e non aveva commentato vedendo che le manette lasciavano una vaga libertà di movimento.
Si era detto che a uno così magrolino, limitato nei poteri com’era in quel momento, si poteva anche lasciare la possibilità di agitare inutilmente i polsi.
Lo sapeva che per colpa di quello specifico magrolino erano morte tante persone, ma la faccia di Thor mentre diceva “andiamo” senza guardare nessuno in particolare gli era bastata. La sua morale non era ancora sviluppata al punto di mettere tanti morti senza possibilità di appello davanti all’infelicità palese e profonda di qualcosa già spaventosamente simile a un amico. O un conoscente stretto, ecco. Tony non aveva tutta questa voglia di auto-indagare.

Sciacquò il lavandino con un getto troppo forte del rubinetto, poi disse a Jarvis di controllare che tutte le luci fossero spente.
S’infilò a letto pensando che il giorno dopo avrebbe continuato la ricerca per il sistema di comunicazione inter-universo Asgard/Terra, e si addormentò prima di riuscire a finire una battuta sugli asgardiani che di sicuro non avrebbe fatto ridere Rogers.



Note di Mel-chan:

Buon 2013 a tutti /o/ Ho iniziato e semi-finito questo cosino mesi fa, oggi l'ho riaperto, sistemato e ho pensato di inaugurarci il fanfic!anno nuovo <3 Non so bene cosa aggiungere, ho un po' paura che possa risultare noioso per il suo essere palesemente e al 98% *statistiche inventate sul momento* introspezione, MA! conosco almeno una persona che (giuro) non sono io a cui è piaciuto, quindi ho deciso di metterlo in account e andare in pace. Ah, il titolo l'ho fregato a Drum Song di Flower + The Machine (grazie anonimi montatori di gif-set a tema, ci fate anche conoscere canzoni da fic mentali e non! *_*).
Ovvio che se vi ha suscitato qualche emozione di varia natura sarei felicissima di saperlo XD quindi tanto amore chi potrebbe commentare e "grazie <3" sparsi a chiunque abbia letto fino alla fine <3

Auguri a tutti e incrociamo le dita per un avengeroso e indimenticabile anno! èwé
  
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