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Autore: _The Darkness_    27/07/2007    2 recensioni
I streganti, maghi potenti ke si trasformano in vari animali, stanno per sconvolgere la vita di una giovane ragazza.. Alla ricerca di un potente talismano in grado di sconfiggere persino il malavagio Derkun.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap 1

Capitolo 1

Una vita impossibile

“Mark come hai potuto farlo?!!”

“Non è stata colpa mia! Le cose non funzionavano, e… Insomma era logico che sarebbe successo!”

“Non sei altro che un bugiardo, traditore!”

“Credevi davvero che ti avrei sposata? Che avremmo avuto tanti figli e che saremmo invecchiati insieme? Bhé, sai una cosa? Hai preso un granchio!”

Nella stanza echeggiò il tonfo della porta chiusa di scatto. Kate Jhonson fissava la parete bianca come la neve con aria incredula e al tempo stesso sbalordita.

Non può essere, non è così, non a me, non a me!!  Lei e Mark erano fidanzati da cinque lunghi anni ormai. Perché lui aveva buttato tutto all’aria per una stupida istruttrice di danza?! Ogni anno faceva spettacoli di ballo per divertire gli abitanti, Mark doveva averla conosciuta lì.

No! No! No!  Era solo uno scherzo, avrebbe chiuso gli occhi e appena gli avrebbe riaperti tutto sarebbe tornato alla normalità…… Ma purtroppo era sempre sola, davanti alla porta chiusa, nella sua squallida casetta. All’improvviso un’ondata di rabbia la travolse e le venne voglia di prendere a calci Mark e anche quella maledetta che era andata a letto con lui. Tutta la sua rabbia uscì fuori sotto forma di lacrime, calde lacrime che le rigavano il viso. Pianse così per mezz’ora, sempre piegata in due dalle lacrime e scossa dai singhiozzi. Dopodiché subentrò la calma che la costrinse a smettere e a riflettere su quanto era accaduto. Perché Mark aveva preferito una danzatrice da quattro soldi a una medica? È vero, erano passati due anni di fidanzamento, ma lui non sembrava essersi stancato. Forse non era abbastanza attraente? Si avvicinò allo specchio e cominciò a scrutarsi attentamente. Sulla liscia parete dello specchio la sua immagine appariva chiara e distinta. A parte il taglio dei capelli (fatti crescere lunghi fino alla schiena) e il colore della pelle (bianchissima perché era da un pezzo che non andava al mare), il resto era come lo ricordava due anni fa: i capelli erano sempre rossi, un rosso fuoco, acceso, che spiccava molto sui suoi occhi verdi. Gli occhi di Kate erano la cosa che si notava subito di lei; non erano di un verde comune che il più delle volte passa inosservato; ma erano luminosi, brillanti, con un verde bellissimo che ricordava il colore della natura. Kate diceva sempre che era la sua arma migliore per conquistare gli uomini. Il suo naso era normale, non tanto grosso, non tanto piccolo, medio insomma. Accettabile, diceva Kate. E per finire le sue labbra carnose erano rosse quasi come i suoi capelli ma più tendenti al rosa. Si diede una ravviata ai capelli, ricci e molto mossi, ma loro si ostinavano a non ubbidirle; impossibile convincerli a diventare più lisci. Bah! Sospirò Kate, e si buttò di slanciò sul suo vecchio divano ereditato da sua madre. Ora che ci pensava doveva assolutamente cambiarlo, non sopportava la vista di un qualcosa che le ricordava sua madre. I suoi genitori erano morti tutti e due, ed erano passati ben dieci anni prima che lei superasse il momento di crisi. Ancora adesso, appena ripensava a loro, le venivano le lacrime agli occhi.

No non doveva pensarci! Ormai aveva diciannove anni, doveva riuscire a controllare le lacrime! Tutto inutile. Stava proprio per ricominciare a piangere quando le venne in mente un pensiero che la consolò un po’:

Sono riuscita a non pensare a Mark per cinque minuti buoni. Mmm… un record. Chissà, forse avrebbero incollato una sua foto nel Guinness dei primati: Kate Jhonson, diciannove anni. Riesce a non pensare alla sua schifosa e vomitevole vita per cinque minuti. Ma a che diavolo sto pensando!  Si disse Kate imbestialita con se stessa, e per distrarsi un altro po’ si mise a guardare la casa. Il salone era tutto in disordine, come al solito, e un paio di scarpe sparse qua e là contribuivano a creare casino. Il pavimento di legno era tutto impolverato dato che Kate, troppo pigra  per pulire la stanza da sola, l’aveva completamente trascurato. Vicino al suo divano c’era un mobiletto dotato di un cassetto e sopra un telefono. Lei era l’unica in tutto il quartiere che ne possedeva uno. Strano, vero? Tutta colpa del loro re! Erano nel 21° secolo e nessuno si era degnato di formare una repubblica! In verità c’era stata una resistenza che combatteva la tirannia del re; però tutta l’organizzazione e chiunque tramava ai danni del sovrano era stato eliminato. Sicuramente dal suo esercito, un esercito formato da sei uomini che andavano in giro per l’Impero con lunghe palandrane nere e il volto coperto da una cappuccio. Questo pensiero la riempì di nuovo di rabbia: i suoi genitori erano nella resistenza ed erano morti proprio il giorno in cui quei loschi figuri erano riusciti ad eliminare le difese e a penetrare nel quartier generale. Da quel giorno Kate aveva deciso di vendicarsi. Ma non ne aveva mai avuto l’occasione; anche perché quei tizi le sembravano molto potenti, come se emanassero una strana energia: erano molto pericolosi. Da quando Derkun, il re, aveva preso il comando mezza Europa stava soffrendo molto sotto la sua egida. Il progresso si era degradato velocemente, la maggior parte della gente moriva di fame e tutti vivevano nel terrore e nella paura. Se facevi una cosa, soltanto una cosa che andava contro le leggi del re, ti ritrovavi subito davanti alla porta di casa uno di quegli uomini che ti zittiva per sempre. Per sopravvivere la gente aveva adottato diversi metodi: alcuni si erano dati all’accattonaggio; altri cercavano di rubare i pochi soldi che circolavano; altri ancora, come Kate, facevano un lavoro più onesto, sfruttando gli anni di scuola che li avevano preparati. Tornando alla casa, lei odiava trovarsi in uno spazio così ristretto: la cucina attaccata al salone, i mobili praticamente quasi del tutto inesistenti, e in cima alle scale, una camera (la sua) e un bagno che sembrava il buco che i topi usano come tana. Comunque, come ho già detto, Kate era fortunata a possedere quelle stanze e soprattutto un telefono, visto che quasi tutta la gente del quartiere non aveva nemmeno una camera da letto. Mentre era assorta nei suoi pensieri, lo squillo del telefono la riportò alla realtà.


  
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