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Autore: CAMM    08/01/2013    3 recensioni
Era morto.
Il suo cuore aveva smesso di battere e di provare sentimenti.
In un momento tutto di lui era svanito, scomparso, per l’eternità.
Tutto questo era troppo per una ragazza di appena diciassette anni.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una ragazza dagli occhi di vetro e il cuore di cristallo.
Una ragazza dei capelli corvini e le guance rosate.

 
Il vento le accarezzava il viso e il gelo di quell’inverno le si iniettava nelle vene.
“Ciao, come stai?” Le aveva detto. Aveva rivolto la parola proprio a lei e non se l’era immaginato.
Sorrise al solo pensiero di quei suoi ricci sempre fuori posto, ai suoi occhi color del mare e le sue fossette con le quali amava giocherellare.
Continuava a camminare, passo dopo passo, lungo la spiaggia di sassi. Si fermò un istante, guardò la luna e tutto intorno a lei non aveva più senso in quell’istante, in quell’impercettibile secondo che sfuggì rapido e silenzioso.
Se lo ricordava in ogni minimo dettaglio, quel suo viso d’angelo che tante notti aveva sognato.
Quel suo profumo intenso che ancora era impregnato nei suoi capelli.
I ricordi erano troppi per riaffiorare e, sapeva bene, che se fosse successo le lacrime avrebbero preso il sopravvento del suo corpo, sarebbe stata costretta a fermarsi e questo era l’ultima cosa di cui Emily aveva bisogno.
Emily era il suo nome e non le era mai piaciuto, le pareva talmente scontato da renderla uguale a tutte le altre ‘Emily’.
Quella notte la ragazza restò sotto il pontile assieme ai tossici e ai barboni ad ascoltare il rumore incessante delle onde che si infrangevo alla deriva.
Quando il sole fu alto nel cielo, ecco, solo allora si alzò dai duri sassi e si dirise verso l’acqua, si bagnò i piedi e il gelo di quell’oceano le fece venire la pelle d’oca.
 
Fissava le sue gambe incrociate sul divano nel quale sedeva. Era da giorni che non riusciva più a parlare, non apriva bocca con nessuno, ma ora i due ragazzi erano davanti a lei e non poteva restare ancora zitta per molto.
-Em, lo sappiamo che è dura, lo è per tutti, ma non puoi andare avanti in questo modo- Le aveva sussurrato il moro all’orecchio continuando a massaggiare la schiena della ragazza.
 
-Vorrei chiederti, ecco, mi sto chiedendo se insomma avresti voglia di uscire con me un giorno di questi- le sue guance pallide si erano tinte di un leggero rossore. Perché mai un ragazzo così carino dovrebbe chiedere di uscire ad una ragazza così…così strana?
La risposta affermativa di lei fece brillare le pupille di lui illuminandole di una luce nuova, una luce di speranza, perché in fondo per quanto Harry fosse un donnaiolo, quella ragazza dalla camminata buffa e gli occhi di vetro, quella dannata ragazza dai capelli più neri della pece riusciva sempre a strappargli un sorriso dalle labbra, anche senza alcun motivo, l’aveva sempre ritenuta ‘la pace dei sensi’ quella ragazza.
 
Fissò negli occhi il moro al suo fianco, il moro dagli occhi liquidi e il ciuffo biondo.
-E cosa devo fare? Cosa mai potrei fare?- riuscì a sussurrare Emily, la sua voce era fragile come una piuma, ma ti colpiva peggio di qualsiasi altra arma.
I due ragazzi, si scambiarono un’occhiata furtiva, in effetti non si aspettavano una risposta.
-Esci con noi stasera!- Non era una domanda, ma una pretesa.
Emily scosse la testa velocemente, non aveva la minima intenzione di andare a bar e discoteche e vedere tutta la gente che aveva ricominciato, che era riuscita a metterci una pietra sopra e aveva ripreso a vivere la loro vita di tutti i giorni, non avrebbe retto a tutto quello che accadeva fuori dalla sua porta di casa. Usciva solo per le sue brevi passeggiate lungo la spiaggia e quello, per lei, era stato già un immenso passo avanti.
-Smettila Emily, finiscila, Harry è morto, ma non sei andata nella tomba con lui…Tira fuori le palle che avevi e reagisci, cazzo, reagisci, Em!- La stretta al cuore quando Louis pronunciò quelle parole fu talmente travolgente che Emily non riuscì a trattenere un singhiozzo e le lacrime, quelle che ogni secondo tratteneva, quelle che le provocavano un nodo alla gola che nemmeno riusciva a spiaccicare parola, le sgorgarono fitte dai suoi fragili occhi. Era consapevole che non sarebbe riuscita a interrompere quel fiume in piena facilmente, i singhiozzi si susseguivano e il ragazzo dagli occhi color del cielo, Louis, capì d’aver agito istintivamente e si sedette di fianco a lei, cingendole le spalle con un braccio, affondando la sua testa nella sua spalla, per infonderle un minimo di conforto.
Era morto.
Il suo cuore aveva smesso di battere e di provare sentimenti.
In un momento tutto di lui era svanito, scomparso, per l’eternità.
Tutto questo era troppo per una ragazza di appena diciassette anni che, inoltre, aveva mollato ogni amicizia più minima per lui, era stato tutto cancellato a causa sua, aveva chiuso rapporti ed era consapevole ch’era stata una decisione stupida ed infantile, ma l’aveva fatto perché non riusciva a pensare a nient’altro che al volto di Harry e non riusciva a fare a meno di lui.
Sparito nella nebbia della sera, della sera di quel 12 novembre.
La costrinsero praticamente a forza di alzare il culo dal divano e uscire con loro, si vestì distrattamente con il primo maglione ed il primo paio di leggins che le capitarono sotto mano, non si truccò, a dir la verità non lo faceva quasi mai, non sopportava il fatto di non potersi strofinare gli occhi.
Le sue occhiaie erano marcate, ma nessuno osava chiederle del suo stato d’animo, nessuno osava avvicinarsi a lei. I loro sorrisi stampati in faccia davano il voltastomaco ad Emily, non riusciva a capire come la gente potesse già tornare a far festa, a brindare e ridere fino a piegarsi in due.
Era avvinghiata al moro dagli occhi lucidi, Zayn, dall’inizio della serata, lui cominciava a scocciarsi di quella mano che si arpionava al suo braccio, in fondo Zayn era il classico ragazzo che aveva bisogno di sfogarsi ed annegare nell’alcol, specialmente in un periodo del cazzo come quello che stava passando.
Ad un certo punto, gli si avvicinò una ragazza alta come lui, bionda e dalla merce prosperosa, staccò gli artigli di Emily dalla sua pelle e se ne andò tra la folla, aveva la gola secca e troppa voglia di sentire l’alcol bruciare lungo l’esofago per restare ancora appresso ad una ragazza depressa.
Emily restò da parte, osservava quell’ammasso di ragazzi giovani, quell’ammasso di euforia incontenibile che si dilagava per il locale, cercò disperatamente con gli occhi Louis, doveva essere per forza da qualche parte. Perché l’avevano lasciata da sola? Non avrebbe mai dovuto accettare quello stupido consiglio, lo sapeva che sarebbe stato ancora peggio.
Uscì da quel frastuono, aveva un martello pneumatico al posto del cervello ormai. Tirò fuori dalla borsa rovinata un pacchetto di sigarette, ne accese una, più per passare il tempo che per la voglia in se di fumare. Il fumo che denso le usciva dalle labbra le dava un filo di sicurezza in più, si sedette sul marciapiede.
Una mano le sfiorò la spalla e un individuo non ben definito si sedette al suo fianco, anche lui aveva una sigaretta in mano e la cosa parzialmente la consolò.
Percepiva la sua presenza silenziosa, una presenza quasi familiare, ma il suo cervello era come andato in stand-by,non lo voleva riconoscere e restò con la testa china verso il basso. Aspirò ancora quello schifo, si sentì invadere i polmoni e proprio in quell’istante il ragazzo aprì bocca: -Ciao-
Quella voce, quel suono melodico, così diverso da quello di Harry, l’avrebbe potuto riconoscere in ogni dove. Era da così tanto tempo che non lo sentiva e le mancava, le mancava talmente tanto che al centro del petto sentì una stretta dolorosa stringerle le vie respiratorie.
Il suo cuore si dimenticò di un battito.
Si schiarì la voce con un colpetto di tosse, alzò il capo e disse calma: -Ciao-
Quegli occhi trasparenti che portavano con loro sempre un lieve sorriso abbinato, un sorriso che quella sera Emily non trovò.
-Em, ti volevo dire una cosa- E se lei non avesse voluto ascoltarlo? Aveva una tremenda voglia di alzarsi e cominciare a correre chissà dove.
Produsse un leggero mugolio come per dirgli di continuare a parlare.
-Lo so che sono stato un emerito coglione, non dovevo abbandonarti. Mi dispiace Em- Il suo tono di voce era roco e sommesso.
Niall, quel biondino dagli occhi perforanti, era sempre stato per Emily un punto di riferimento, una guida nella sua vita, il suo migliore amico dall’asilo.
Essere la sua migliore amica non è stato facile in alcuni momenti della sua vita, specialmente quando il biondo si è reso conto di essere diverso, omosessuale. Nonostante tutto lei c’era sempre stata, non lo aveva mai abbandonato, non era mai scappata. Lui invece era sparito proprio nel momento in cui Em aveva più bisogno.
Emily si strofinò gli occhi ed il viso.
Fissò le sue iridi trasparenti, la ragazza stava per dire qualcosa, ma fu interrotta da un brusco “Muovi il culo, Niall!” da parte del suo ragazzo, quel coglione di Liam. Ancora non poteva capire come Niall, un ragazzo dal cuore dolce e sensibile come il suo potesse riuscire ad amare un cretino patentato come quello.
Il biondo la fissò un momento, sussurrò all’orecchio di lei un dolce: -Ti chiamo, te lo prometto- e poi sparì, di nuovo, mano nella mano con Liam.
Lei restò lì, da sola come un cane con il cielo carico di pioggia che infuriava un vento del cazzo.
Terminato di fumare decise di andare nell’unico posto che le andava, la spiaggia, ci sarebbe arrivata in cinque minuti mantenendo un passo sostenuto, ma non aveva nessuna fretta quindi decise di camminare lentamente lasciando libero sfogo ai pensieri che veloci si rincorrevano.
Quando finalmente i sassi della spiaggia si spostavano sotto il suo leggero passo i suoi pensieri non poterono far altro che trasformarsi ancora una volta in lacrime. Si disse mentalmente che non poteva andare avanti così, che non riusciva più ad essere se stessa e non poteva continuare ad essere indifferente di fronte a tutti gli altri.
 
-Vieni dentro se hai coraggio!- le urlava il ragazzo tuffandosi nell’acqua gelida, era completamente pazzo. Cominciò a correre, lei non aveva paura di niente o, meglio, così credeva.
Si tuffò nell’acqua e il gelo le irrigidiva tutti i muscoli. Il riccio cominciò a spruzzarle l’acqua salata negli occhi per divertimento e la faccia di Emily era così buffa da scatenare in lui una risata stupenda, Emily amava la sua risata, amava le fossette che si creavano nelle sue gote  quando rideva, ma sopra ogni cosa amava essere l’autrice dei suoi sorrisi.
Emily afferrò in fretta i ricci di Harry e spinse con tutta la sua forza la sua testa sott’acqua. Stava bene con lui, si sentiva amata. Quando il ragazzo riemerse la prese in braccio e si gettarono insieme sott’acqua dove le fece una boccaccia, Emily tentando di ridere bevve l’acqua schifosamente salata e fu costretta a risalire in superficie seguita a ruota da Harry.
I loro occhi erano immersi l’uno nell’altro. Lo smeraldo e il vetro che si congiungevano, i loro sguardi erano talmente intensi che ad Emily sembrava ogni volta che anche la sua più segreta parte dell’anima potesse essere letta da quel suo sguardo cristallino.
Sentì le sue braccia calde avvolgerle le spalle, ma non riusciva più a capire nulla, i loro occhi erano come complementari e non riusciva a staccare quello sguardo sconfinato.
Il suo cuore si riscaldò in un attimo, la distanza tra le loro labbra si azzerò e il tempo per un secondo si bloccò.
Esistevano solo i loro due cuori pulsanti immersi nell’infinità dell’oceano.
 
Non poteva trattenere ancora l’emozione. Una cosa Emily l’aveva capita, di tante cose non aveva paura, ma la morte. La morte la terrorizzava. Ormai viveva con quel pensiero che le ronzava intorno giorno e notte. Sempre.
-Emily, Emily!- Si sentì urlare alle spalle.
Si girò lentamente asciugando gli occhi, vide una figura snella e impacciata correre in sua direzione. Louis.
Si bloccò di colpo di fronte a lei, i suoi occhi erano il ritratto dell’angoscia ed istintivamente le sue braccia si cinsero attorno alla magra figura di Emily in un forte abbraccio.
-Che cazzo di fine avevi fatto? Eri sparita- le chiese sciolto l’abbraccio.
-Non mi piaceva il locale- Disse la mora arricciando il nasino piccolo alla francese.
Si sedettero tranquilli, il vento del cazzo tirava ancora.
Emily prese coraggio, appoggiò la sua fragile testa alla spalla del ragazzo e disse: -Louis, è una situazione di merda, è tutta una completa merda. Harry, la mia famiglia, gli unici amici che mi siete rimasti siete solo tu e Zayn, anche Niall se n’è andato. Io non so più come andare avanti, sono stanca, Lou-
Louis non riusciva minimamente a capire lo stato d’animo dell’amica, ma era un ragazzo d’animo buono e desiderava farla star meglio possibile, le sussurrò parole dolci e consolatorie e dopo un’oretta i due infreddoliti si alzarono e camminarono per tornare a casa. Abitavano negli appartamenti del college ed Harry era sempre stato il compagno di stanza di Louis.
-Lou, posso dormire da te stanotte?-Questa domanda le uscì dalla bocca inaspettata, anche se in fondo era l’unica cosa che voleva veramente.
I suoi occhioni azzurri e grandi le sorrisero come in un gesto d’affermazione.
Il ragazzo girò la chiava nella serratura un paio di volte e dopo di che i due entrarono, Emily conosceva bene quell’appartamento sempre in disordine, tipico di due ragazzi pigri.
Non era più entrata in quel posto dopo la sera del 12 novembre eppure era tutto uguale a prima, le sue scarpe all’ingresso, il suo cappotto appeso nell’entrata, i suoi calzini nel corridoio ed un paio di birre finite nel tavolino di fronte alla tv.
Louis entrò in camera sua seguito dalla ragazza dai capelli corvini.
-Quanto mi manca il suo sorriso, solo Dio lo può sapere- Di solito alla fine di una frase Emily era solita metterci un’imprecazione, una bestemmia a volte, ma non quella volta. Il suo dolore, nemmeno le imprecazioni potevano raffigurarlo.
Il ragazzo dagli occhi azzurri si era tolto le scarpe ed era scivolato sopra al letto.
Anche a lui mancava terribilmente quel ragazzo dai riccioli perfetti e dalle fossette sulle guancie. Harry era il suo migliore amico.
-Dormiamo, Em?-Era una domanda stupida però lei aveva bisogno di essere rassicurata e questo Louis lo sapeva bene.
Louis prese sonno quasi subito, era sempre stato così, una volta si era pure addormentato seduto, con le gambe incrociate e le braccia che gli facevano da cuscino.
Per Emily, invece, quella fu una tortura, la testa le girava senza un palese motivo, i pensieri sgorgavano incessanti dalla sua testa e lei, impotente, non riusciva a fermarli, erano un fiume in piena che la travolgeva.
Erano più forti di lei.
Sempre i soliti pensieri.
 
-Non rivolgermi la parola in questo modo, Harry, sei un cretino, non ti voglio rivedere mai più, hai capito?-
Le aveva urlato in preda ad un attacco di rabbia e nervosismo.
Quella volta l’aveva ferita, profondamente.
-Ma chi cazzo ti credi di essere, Emily? Sei solo un’illusa, cazzo, una fottuta illusa. La vita non è solo rose e viole.-
-Che cazzo centra questo, Styles? Che cazzo centra? Non si riesce nemmeno a fare un discorso con te, cazzo.-
La rabbia le invadeva le vene, non riusciva a frenarla e si espandeva in tutto il corpo, rapida, silenziosa. Continuava ad urlare, i loro discorsi erano diventati solamente insulti ed imprecazioni.
Harry non riusciva più a trattenersi, si vedeva dagli occhi, le sue mani fremevano, le sue pupille dilatate erano iniettate d’odio.
Scese dalla macchina e tirò un calcio al primo lampione della luce.
Emily sentiva le lacrime formargli un groppo nella gola, non riusciva più ad urlare, i singhiozzi che continuava a reprimere la stavano uccidendo.
Nonostante la tremenda voglia di uscire anche lei dalla macchina e rincorrerlo, fermarlo. Baciarlo.
Restò immobile dentro la vettura mentre lui continuava ad imprecare, lo vide attraversare la strada di corsa.
I lampioni della luce erano spenti quella sera.       
Sentì solo il ronzio veloce di quella macchina che sfrecciava.
Poi il botto.
Tutto il resto erano ricordi appannati, frettolosi.
La corsa all’ospedale, il coma.
Il bip prolungato che segnò la sua morte.
 
Se solo non avessero litigato, se solo non gli avesse detto quelle cose orrende, lui non sarebbe morto.
Il terribile senso di colpa che si abbatteva sulle sue spalle era immenso ed insopportabile, si faceva sentire sempre presente, era sempre lì pronto a pesarle.
Non ne poteva più di continuare a restare in questo stato pietoso, ne aveva abbastanza della vita.
Una ragazza di soli diciassette anni come poteva portare sulle proprie spalle tutte quelle sensazioni? Come poteva riuscire a ricominciare tutto da capo? In che modo?
Emily questo proprio non lo sapeva.
Non riusciva più a vivere in quello stato.
I suoi pensieri la stavano lacerando, i suoi sentimenti la stavano consumando e, quella sera nebbiosa, Emily era stanca.
Stanca di essere al mondo.
Una ragazza di diciassette anni deve avere proprio uno schifo di vita per essere stanca di viverla.
Diciassette anni non sono nulla, un piccolo frammento di tempo, una minuscola parte di un immenso tempo che continua a scorrere inesorabile senza il nostro volere. La vita di Emily poteva finire e non avrebbe cambiato nulla, ci sarebbero stati un paio di pianti da parte dei familiari e degli amici più cari, ma non era nemmeno paragonabile al dolore che provava lei ogni secondo, ogni istante della sua esistenza.
Si alzò dal letto cercando di fare il minimo rumore possibile.
Il suo cuore accelerato le pompava il sangue in gola e poteva contare i battiti premendo il dito sulla giugulare.
Le gambe le tremavano e non riusciva quasi a stare in piedi.
Si diresse verso la porta arrancando.
‘Non puoi andare avanti così’ di disse dentro di se cercando di infondersi un po’ di coraggio.
Uscì dalla porta cercando di essere silenziosa.
O ora o mai più.
Cominciò a correre su per le scale del condominio.
Correva per non pensarci, se avesse fatto in fretta tutto sarebbe svanito, non avrebbe fatto poi così male.
Corri, Emily, corri!
Il suo fiato si faceva sempre più corto, le faceva male la testa.
Arrivò stramata all’ultimo piano. La porticina che collegava alla terrazza condominiale era sempre aperta, la tirò con forza.
Il vento gelido la inondò il viso e il suo corpo debole.
La paura ed il freddo.
Il freddo e la paura.
Corse fino al ciglio.
Si fermò.
Scavalcò il muretto basso.
Chiuse gli occhi e la prima immagine che il suo cervello proiettò fu Lui, era nitida e perfetta.
Aprì le braccia.
-EMILY!- urlò una voce alle sue spalle.
Louis.
Sentiva i suoi passi avvicinarsi, l’immagine di Harry era ancora fissa nel suo cervello.
-Davvero vuoi farla finita così? E’ difficile, Emily, lo è per tutti, sappi che stai facendo la più grande stronzata che tu potessi fare. Ma ci pensi, Emily? Ci pensi alla vita? Tutte le cose che potresti fare, Em? La tua amata fotografia, la tua famiglia, io, Zayn, Niall, hai una vita davanti, Em. Se la finisci qui, stasera, sei solo una vigliacca che preferisce scappare piuttosto di risolvere la faccenda. Emily, hai solo diciassette anni, come pretendi di avere capito la vita a diciassette anni? Nemmeno io riesco a capirle certe cose, ma stringo i denti perché sono certo che un domani realizzerò qualcosa. La vita, Emily, va oltre a quello che vediamo, oltre a quello che riusciamo a capire, oltre a quello che proviamo, va oltre. Se davvero vuoi perderti tutto questo, beh, salta, ma stai commettendo un grave errore. Se hai le palle di ricominciare tutto da capo, io sarò qui, Emily, a sostenerti.-
Ci fu un lungo silenzio nel quale Emily si rimpossessò della sua mente.
Aprì gli occhi e si guardò attorno, i lampioni accessi, i tetti delle case.
Si girò frastornata a guardare il ragazzo di fronte a lei.
-Va oltre?-
-Sì, Emily, va oltre.-
I due cuori accelerati cominciarono a diminuire la loro corsa quando la ragazza dai capelli corvini scavalcò nuovamente il basso muretto.
Si guardarono negli occhi, fissi,  due specchi che si riflettevano.
-Promettimi che tu ci sarai-
-Te lo prometto, Em-
I due corpi si unirono in un abbraccio, nessuna lacrima, nessun’altra parola.
 
Emily aveva capito, aveva capito che la vita non è uno scherzo, aveva capito di non aver capito.
 






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Ciao ragà,
ho messo questa gif per rallegrare un po' i cuori, dato che mi sono appena resa conto di aver scritto una cosa taglia vene  e pesantissima. 
Ok, se non recensirete vi perdono solo perchè sono un'emo-taglia-vene-per-lungo. 
Vabbè, a parti gli scherzetti burletti spero che vi piaccia e se lasciate un pensierino vi giuro che vi faccio un monuemento di bronzo laccato.
Bene, buona vita a tutti/e.
Much love, Cami
  
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