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Autore: _Larryistheway    08/01/2013    5 recensioni
Ero caduto in un baratro, uno di quelli così grandi che ti ci perdi dentro, che non resci ad uscirne, ci provi, ma sei impotente. Come un coniglio davanti a un leone di trenta volte la sua stazza, è intrappola, solo un miracolo può salvare il coniglio, ecco, io sono quel coniglio e il mio miracolo è Harry Styles.
#LarryStylinson
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Ero caduto in un baratro, uno di quelli così grandi che ti ci perdi dentro,
dal quale non resci ad uscire, ci provi, ma sei impotente.
Come un coniglio davanti a un leone di trenta volte la sua stazza,
è intrappola, solo un miracolo può salvare il coniglio, ecco,
io sono quel coniglio e il mio miracolo è Harry Styles.




A diciasette anni caddi in depressione, non ho mai capito davvero per cosa, forse,
era per tutto quello che avevo tenuto dentro per diciasette anni e che cacciavo via dalla mia mente,
tutte le offese, le prese in giro, gli spintoni, gli amici che diventarono miei nemici, i miei genitori che divorziarono,
la depressione di mia madre che finse la felicità,
il mio coming-out non accettato dalla maggior parte delle persone a me care. 
Mi ricordo che un giorno mi guardai allo specchio, pensai solo una cosa: schifo
Ero troppo grasso, troppo basso, avevo la voce troppo acuta, il mio carattere era insopportabile,
tutto in me era semplicemente uno schifo, e io mi sentivo tale.
Forse l'unica cosa che davvero amavo di me stesso, guardandomi in quel momento, erano i miei occhi,
mi erano sempre piaciuti, un azzuro cielo che passava dal grigio chiaro e poi al verde prato
durante i cambi di stagioni o il cambio delle mie emozioni, erano così fino ai miei sedici anni,
poi si spensero totalmente, divennero cupi e privi di trapelare le mie emozioni, si spensero con me
Mi allontanai da tutti, cercai di crearmi una specie di 'recinto immaginario' per proteggermi da quello che poteva farmi male,
ma sorridevo sempre. Solo una persona stette sempre accanto a me, Stan, il mio migliore amico storico,
ma io ero troppo stupido per rendermene conto, rovinai l'amicizia con lui, ma lui in realtà non se ne andò mai.
Mi chiedeva sempre come stavo, a volte mentivo, a volte mi sfogavo con lui,
ma poi tornavo al mio baratro di solitudine e tristezza. 
Incominciai a tagliarmi quando non ce la feci più,
facevo tagli davvero profondi,
ma era l'unico modo per sfogarmi,
per sfogare l'adrenalina, la rabbia, il rancore verso me stesso,
ripensandoci ora mi urlerei in faccia 'non farlo, alzati Louis, combatti, non buttarti via così'
ma non ero abbastanza forte in quel periodo, fortunatamente il clima freddo di Doncaster mi aiutava,
indossavo sempre felpe o magliette a maniche lunghe per coprire i tagli. 
Ero dell'idea di non fare abbastanza per nessuno,
p
ensavo sempre di poter dare di meglio alle persone,
ma non ci riuscivo, facevo del mio meglio ma non riuscivo ad essere soddisfatto di me stesso, mai. 
 
Il 22 ottobre andai alla stazione dopo la scuola, stetti fermo lì per qualche ora,
per prendere una decisione: farla finita o no?
Ad un certo punto mi alzai, avevo deciso, dovevo mettere fine a tutto,
bastava un semplice salto al momento giusto. Non volevo essere felice, non ne avevo motivo.
Pensavo non esistesse la felicità, ero alla deriva, non sorridevo più, non ero lo stesso Louis di prima.
Ma forse era quella la mia fine, era già decisa, finire sotto le rotaie di un treno
e sentire come ultimo suono della mia vita gli urli della gente sconvolta.
Allora decisi di farlo stavo per prendere la rincorsa, per poi finire sotto le rotaie.
Lui mi vide, capì subito cosa volevo fare,
mi fissava da un po' e io mi accorsi subito di lui e pensai 'starà notando qualche mio difetto'
e quindi cercai di non pensarci, anche se lo trovavo davvero bello,
mi ricordo i suoi occhi verdi prato nei miei azzuri nel secondo in cui presi la rincorsa.
'Fermo, stai fermo Louis, cazzo' incominciò a correre anche lui verso di me,
mi buttò a terra con una spinta e in quel momento davanti a noi passò il treno.
Scoppiai a piangere per la disperazione, ero confuso, non sapevo cosa fare. 
'Ehi, calmo, ci sono qui io adesso' mi disse, stringendomi al suo petto muscoloso. 
Mi portò via dalla stazione e mi portò a casa sua, non distava molto dalla stazione.
Durante tutto il percorso io stesi in silenzio, a testa bassa, continuando a piangere silenziosamente. 
'Smettila di piangere, ti prego' disse il ragazzo, con voce tremante, prendendomi poi la mano.
La strinsi più forte che potessi. Era così puro e dolce che lo ascoltai,
tirai su col naso e con la mano libera mi asciugai le lacrime.
'Adesso va meglio' disse. E io sorrisi.
Pensai che fosse la prima volta che qualcuno mi stringesse la mano,
non conoscevo nemmeno quel ragazzo dai capelli ricci,
l'avevo notato in stazione per la sua rara perfezione.
Sì, perchè la sua perfezione era rara, la pelle candida e vellutata, gli occhi smeraldi,
la bocca perfetta coronata da un sorriso luminoso, i capelli fluenti e morbidi. 
Arrivammo davanti a una piccola strada che portava a delle villette a schiera,
erano accoglienti da quel che vedevo da quella posizone, non avevo mai notato quella piccola stradina,
anche se passavo spesso da lì, forse ero troppo impegnato ad essere triste per vedere le piccolezze del mondo.
Attraversammo la piccola stradina, fino ad arrivare alla terza villetta, era circondata da un ampio giardinetto con molti fiori,
tra cui delle rose bianche che attirarono subito la mia attenzione,
un viale di ciottoli si estendeva fino alla porta principale di color verde scuro,
la casa era costruita in mattoni, le finestre erano di un bianco neve che mi ricordarono la carnaggione chiara del ragazzo,
mi girai verso di lui e stava sorridendo.
'Entriamo, tranquillo, sono innoquo' disse ridendo lievemente.
'Sì, lo so' risposi io, sorridendo. Un sorriso puro.
Non lo conoscevo, ma si vedeva l'innocenza del suo animo al primo impatto.
Entrammo in casa sua, una casa davvero bella e moderna, la ricordo ancora,
l'ingresso aveva al centro una scala molto grande che portava al piano di sopra.
Mi fece accomodare nel soggiorno e sedere su un divano.
'Ti porto dell'acqua? Del succo di frutta? Da mangiare? Hai bisogno di qualcos'altro?'
mi fece scappare una piccola risatina, era goffamente preoccupato.
'Vorrei sapere il tuo nome, tu il mio lo sai già' dissi, sorridendo.
Lo conoscevo da nemmeno tre ore e mi aveva fatto sorridere un buon numero di volte,
fu una pillola di felicità fin dall'inizio per me, il mio rimedio, la mia forza.
'Harry, Harry Styles. Siamo nella stessa scuola, ma non penso che tu mi abbia mai notato prima d'ora'
disse abbassando lo sguardo e sorridendo.
'Non noto nessuno a scuola, scusami' dissi, ero davvero spiacente per non averlo mai notato prima,
avrei tanto voluto notarlo e conoscerlo.
'Lo so, ma io ho notato te, è questo che conta' disse. 
'Come sapevi di me? Insomma, di quello che volevo fare, come facevi a sapere che sarei stato alla stazione?'
chiesi, incuriosito.
'Non mi prendere per pazzo, ma oggi a scuola ti ho visto strano,
quindi ho preferito seguirti per assicurarmi che tu stessi bene,
ho visto i tuoi tagli nello spogliatoio una volta e non volevo che tu stessi ancora male,
quindi ho pensato di starti vicino, non facendotelo sapere,
stavi così lontano da tutti che pensavo di darti fastidio.
Sei un ragazzo così speciale che non riesco a non preoccuparmi per te'
disse.
Ero davvero stupefatto, si era preoccupato per me?
Non mi conosceva nemmeno e si era impegnato il pomeriggio per assicurarsi il mio benessere?
Che tipo di angelo era? Ero scioccato da tutta la sua bontà.
'Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me, grazie, Harry. Grazie davvero per oggi.'
risposi, cercando di impappinare qualcosa dalla politglia di idee che avevo in mente,
ero davvero riconoscente ad Harry. 
'Da oggi, ci sono io con te. Non ti mollerò, te lo giuro. Non so perchè, ma qualcosa mi tiene vicino a te, Louis'
Lo abbracciai e gli sussurrai un grazie, un grazie sincero, un grazie mai detto prima.
Qualcosa mi legava a lui, dio, ci conoscevamo da poche ore,
come potevo già sentirmi in sintonia con lui? Era qualcosa un legame speciale fin dall'inizio il nostro.
Iniziai ad osservarlo un po', per capire com'era fatto, dio, com'era bello.
Si vedevano appena i segni della pubertà grazie alla poca barba che aveva sul mento e sulle guance.
I suoi occhi erano leggermenti lucidi e pieni di vita, riuscivo a vederci il mio volto.
Le labbra rosee, leggermente screpolate nella parte inferiore.
Indossava una maglietta a maniche corte di cotone celeste con una piccola taschina sul petto destro.
I jeans a vita bassa di un blu molto chiaro faceano intravedere le mutande, cristo.
Era tenero e faceva sesso violtento, era impossiblie non fissarlo senza fare pensieri perversi.
'Ho qualcosa che non va?' disse, spostando il suo ciuffo dalla fronte.
Feci segno di no con la testa.
'Vuoi parlarne?' mi chiese, sedendosi accanto a me sul divano.
Incominciai a torturarmi le mani e abbassai lo sguardo, non ero certo della risposta che volevo dare.
Potevo fidarmi, ne ero certo, ma non mi consideravo pronto a dar voce ai miei pensieri.


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