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Autore: MeSweetyMuffin00    08/01/2013    5 recensioni
-NO!- urlai, con la voce rauca.
Sorprendentemente, mi ascoltò.
Genere: Drammatico, Horror, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai, ma tenni gli occhi chiusi. Calma, dovevo rimanere calma. Inspirai con cautela. No, niente sangue. Ero tutta intera. Potevo muovere le dita, i piedi, la testa. Mi sentivo bene, a dirla tutta. Così piano piano aprii gli occhi, e mi stupii di trovarmi ancora in camera mia.

Be', di cosa mi stupivo? Era solo una leggenda metropolitana, no? Mi alzai, sempre con cautela, e corsi in bagno non appena toccai il pavimento.

Mi vestii, lavai e pettinai. Scesi le scale, e in cucina trovai sul tavolo un biglietto dei miei genitori.

Siamo a fare shopping con tua sorella, torneremo stasera tardi, verso l'1.

Oh mamma. Ero pure sola a casa. Pensai di uscire fuori, ma c'era un cielo nuvoloso, e la temperatura era calata vertiginosamente. Il termometro segnava -8 gradi. Uscire era impensabile.

Sospirai. Cosa diavolo potevo fare? Salii in camera per studiare un po' di algebra. Rimasi lì tre ore, fra esercizi e regole algebriche. Fatto ciò, mi buttai nel letto a riflettere.

A che ora avevo visto la videocassetta, la settimana prima? Le … Le nove di sera. Sì, circa le 21 e 15. Avevo ancora circa otto ore di vita. Scherzosamente, chiaro, ovvio che non ci credevo.

Accesi il pc, andai su Google e digitai per la centesima volta “videocassetta che fa morire dopo 7 giorni”. Apparirono una sfilza di blog e siti che trattavano l'argomento: li avevo visitati tutti e avevo letto gli articoli almeno due volte ognuno. Dicevano tutti che non c'era da aver paura, era solo una stupida leggenda metropolitana. Eppure, io non riuscivo a tranquilizzarmi. Non potevo non pensare al video che avevo visto. Di per se', non era nulla di spaventoso. Ma pensare alle immagini che conteneva … Erano immagini assurde, strane, paurose … Insensate ma allo stesso tempo collegate fra loro da un legame del tutto invisibile, o forse ben nascosto. Mah. Comunque, ero nel panico.

 

• • •

Ecco, sono le nove di sera. Manca meno di un quarto d'ora. Ho paura, inutile negarlo. Sono seduta sul divano di casa mia, col respiro affannoso e irregolare. Gli occhi spalancati, pronti a cogliere ogni cambiamento nella stanza e attorno a me. Il cuore batte un ritmo veloce, sembrava stesse per uscire dal petto. Il mio cellulare, di fianco a me. La mia mano pronta a scattare per comporre un numero, un qualsiasi numero.

Le 21,07. Oddio. Pensai a cosa avrei fatto sul momento. Perché ormai ero convinta che sarebbe successo qualcosa.

21,14. Diedi addio mentalmente a tutti i miei parenti e i miei amici. Iniziai a fare il conto alla rovescia, guardando l'orologio appeso al soffitto di fronte a me. 30 secondi … Dio, ti prego, fa' solo che muoia in fretta … 15 … Afferrai il cellulare … 8 … Chiusi gli occhi … 5, 4, 3, 2, 1 … 0.

La televisione si accese di scatto, mostrando un insieme disordinato di righe bianche, grigie, e nere. Sussultai. Deglutii, fissando lo schermo. Venne inquadrato un pozzo da lontano.

Ma che caz … ? I miei pensieri si zittirono non appena una creatura iniziò ad uscire dal pozzo.

Non appena fu del tutto fuori, iniziò a camminare. Una camminata lenta, traballante. Dai capelli corvini gocciolava acqua. Le braccia ossute pendevano quasi senza vita, ciondolando ad ogni movimento della creatura. Più si avvicinava, più mi sembrava una ragazzina.

Non so come feci a pensare a tutto questo. La mia mente era totalmente annebbiata dal terrore. Non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo di quel dannato televisore. Naturalmente, avrei dovuto afferrare il cellulare, alzarmi, spalancare la porta di casa e scappare. Ma chissà perché, non ne avevo voglia. Se dovevo morire, volevo che finisse in fretta.

Intanto la ragazzina si avvicinava sempre di più. Iniziai a ritrarmi sul divano, col cellulare in mano, gli occhi spalancati, e i muscoli tesi al massimo.
Rimasi di stucco quando la ragazza oltrepassò lo schermo, appoggiando una mano bagnata sul parquet. Un odore putrido iniziò a riempire la sala.

-Chi … Chi sei?- riuscii a balbettare. Non ottenni risposta. La ragazzina iniziò molto lentamente a coprire i pochi metri di distanza che ci separavano, a gattoni praticamente strisciando.

-NO!- sbraitai infine.

-Ti prego, ti prego ragazzina, non voglio farti del male! Non volevo vedere quella videocassetta, mi hanno obbligata! Non uccidermi!- urlai, scoppiando a piangere. La vidi esitare.

-Ah no, eh?- sussurrò alla fine.

Spalancai gli occhi. Oddio, calma. Dovevo prendere tempo.

-N...No- risposi.

-Eppure, non puoi negare che mi odi- continuò. - Mi odi. Daresti qualsiasi cosa per vedermi ritornare nel televisore, in quel pozzo freddo e umido, dove non mangio da anni. Lì ci sono solo acqua putrida e gelida, e una grande oscurità. Tu … Non puoi capire.-

-Io … Io posso capire, credo. Chi sei?- mormorai.

Nessuna risposta. La ragazzina se ne stava in piedi in mezzo alla stanza, con lo sguardo rivolto verso il basso e i capelli neri che le coprivano tutto il viso.

Alzò di scatto la testa, mostrando uno sguardo freddo e una faccia sfregiata.

-Sono Samara Morgan- disse.

-Samara … Io sono Sarah- le risposi, azzardando un mezzo sorriso.

Visto che rimaneva ancora zitta, continuai. -Samara, io ti posso e ti voglio essere amica, davvero. Vedrai. Non uccidermi. Pensa ai miei genitori, cosa direbbero se non ...-

-I miei genitori non mi vogliono bene.- mi interruppe.

Questa interruzione mi spiazzò. Cosa … Cosa aveva detto?

-La mamma mi ha annegata in quel pozzo ormai tre anni fa'. E' stato orribile, ma a te non interessa. A nessuno interessa.-

-Invece sì, mi interessa.-

-Non voglio parlarne con una sconosciuta. Ma … Sai, credo che non ti ucciderò. Sei l'unica ad essere stata almeno un po' gentile con me. Quando mi hai vista non sei fuggita fuori dalla porta, non hai urlato. E questo, nonostante per me sia strano, mi ha fatto piacere. Sarah, non ti ucciderò.-

-Grazie Samara, grazie- sussurrai.

Sorrise, mostrando una fila di denti marci. Cercai di non notarli, ricambiando il sorriso. Mi alzai, e con un certo timore le strinsi la mano. Era ghiacciata.

-Ciao Sarah- disse.

-Samara ...- gracchiai, con gli occhi pieni di lacrime. -Non uccidere nemmeno i miei amici, ti prego-

-No, non lo farò. Ma ora me ne vado, non … Non posso rimanere ancora. Forse tornerò, un giorno-

Trattenni il fiato, nel panico. -... A salutarti-. Sorrisi di nuovo, guardandola girarsi e ricominciare a ciondolare in direzione del televisore. Ritornò al pozzo, iniziò a calarsi, e scomparve.

Mi sedetti sul divano, con il cuore colmo di emozioni.

 

Angolo autrice

Ecco. E' finito. Ho deciso di pubblicare questa storia il giorno del mio compleanno, chissà perchè ahahaah. :) Nulla, è finita la storia. Spero vi sia piaciuta. Un bacio,

Silvia :*

  
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