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Autore: Mina_Von_Ess    08/01/2013    1 recensioni
Pochi giorni prima del proprio matrimonio, Mary fa una visita al cimitero.
"Odio e amore non sono due contrapposte pedine di due diversi colori, una pronta a mettere fuori gioco l’altra, incapaci di occupare la stessa postazione nello stesso momento.
Odio e amore sono due gocce dai colori cangianti, che a volte possono benissimo unirsi, mischiarsi fino a non farci più capire nulla."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Salut d’amour

 

 

Sono stata costretta ad odiare alcune persone che avrei invece dovuto amare.

Richard Carlisle. L’arrogante, volgare Richard Carlisle sembrava essere stato creato per venire odiato.

Resta il fatto che eravamo fidanzati. E il matrimonio –ormai lo ammettono tutti- dovrebbe essere basato sull’amore. Dovrebbe.

E poi mia sorella Edith. Non è proprio odio… Beh, non sempre. Ma sì, perché no, chiamiamolo odio- le parole vengono usate a sproposito così spesso che sto smettendo di farci caso.

 

In fondo, di questi due estremi esistono tante diverse sfumature! Odio e amore non sono due contrapposte pedine di due diversi colori, una pronta a mettere fuori gioco l’altra, incapaci di occupare la stessa postazione nello stesso momento.

Odio e amore sono due gocce dai colori cangianti, che a volte possono benissimo unirsi, mischiarsi fino a non farci più capire nulla.

 

Vedi, con te succedeva l’esatto contrario di quello che mi è capitato con Richard ed Edith.

Per quanto ripetessi a me stessa che avrei dovuto odiarti, l’unica cosa che provavo nei tuoi confronti era un’infinita tenerezza ed affetto.

Non sapevo se essere orgogliosa di me stessa per aver elevato la mia correttezza a un livello così nobile, per aver messo definitivamente da parte la mia gelosia, o essere invidiosa di te, che riuscivi a farti piacere a tutti senza nemmeno provarci.

 

Piccola fata lentigginosa dai capelli rossi e vestita di verde.

 

Ti vorrei ricordare così, come ti ho incontrata la prima volta. Timida, insicura, garbata, dolce, bellissima in quel vestito verde smeraldo, colore che sembrava essere stato creato apposta per valorizzare i tuoi capelli rossi e il tuo colorito di porcellana.

Non importava che tutti declamassero la mia superiore bellezza; penso lo facessero per farmi stare meglio, per evitare che la perdita di Matthew ferisse il mio ego viziato.

Tu per me eri bellissima. La classica fata, lo stereotipo della bambolina.

L’impersonificazione della bontà e della dedizione. Ancora prima che tu avessi affermato di essere pronta a passare tutta la vita senza figli, spingendo una sedia a rotelle.

 

Credo che uno dei miei tratti fondamentali, senza dei quali non sarei più Mary Crawley, sia volere sempre l’impossibile. O l’improbabile.

Tutti pensavano che io rivolessi indietro l’amore di Matthew. Era vero, ma assieme al suo amore volevo anche la tua amicizia. Un’altra sorella (come se Edith e Sybil non mi bastassero!).

Ma sarebbe stato come comprare un costoso pianoforte e tenersi anche i soldi.

Come al mio solito… Impossibile. Un impossibile, egoistico capriccio.

 

Non sono venuta in questo cimitero per pregare- almeno non nel senso in cui la maggior parte delle persone intende la cosa.

Più che altro penso di esserci venuta per sperare. Per sperare che ci sia qualcosa, oltre, dopo, per sperare che un Dio esista.

Altrimenti, cara Lavinia, non mi saprei spiegare tutta questa ironia. Eri la persona più disposta al mondo a sacrificare la propria felicità per quella delle persone amate- probabilmente avresti sacrificato anche qualcosa in più.

Ti eri preoccupata così tanto della vita degli altri, che alla fine hai perso la tua.

E, perdona la mia arroganza, ma mi rifiuto di ammettere che io sia stata responsabile. Non darò ragione a Matthew, non ammetterò che tu sia morta per il dolore che noi due ti abbiamo causato.

Perché se il tuo futuro fosse dipeso da me, ora non starei di fronte a questa lapide, immobile nel mio completo azzurro celeste, tenendo un ombrello che protegge la mia graziosa persona dalla pioggia.

Se il futuro di tutti noi fosse dipeso da una mia scelta, lo scenario sarebbe ben diverso.

 

Almeno Matthew è riuscito a parlarti prima che tu te ne andassi. Io no.

Per giorni e settimane, ogni volta che ci pensavo, sentivo le unghie conficcarsi nella carne dei miei palmi.

Poi ho capito che forse era meglio così.

Che cosa ti avrei detto sul letto di morte? Avrei chiesto disperatamente il tuo perdono, ti avrei baciato sulla fronte, ti avrei implorato fra le lacrime di non andartene, ti avrei baciato di nuovo, confusamente ti avrei detto che quello che era accaduto fra me e Matthew mentre ballavamo non era quello che era sembrato, e ancora lacrime, suppliche…

Sì, è meglio così. Almeno ora ho raccolto le idee e, lo ammetto, anche il coraggio che per un po’ di tempo mi è mancato. I morti mettono più soggezione dei vivi, il loro silenzio eterno è peggiore delle urla.

Difatti… Ho davvero fatto bene ad aspettare? Sul letto di morte mi avresti potuta sentire, ma ora? Quali garanzie ho?

 

Non mi piace rinfacciare alle persone il fatto di aver fatto loro un favore. Meno che meno farei ciò a una defunta, ma voglio che tu sappia.

Io ti ho difesa, Lavinia. Le altre donne della mia famiglia erano pronte a stanarti come dei cacciatori con dei segugi stanano un cerbiatto. Ero anche io uno di loro.

E se non ti ho rovinata, confessando a Matthew ciò che avrebbe potuto annullare il vostro fidanzamento, non è stata semplice, paternalistica pietà.

Non è stato nemmeno mero senso della decenza.

E’ stato…

Cosa dicevamo, poco fa? Che le parole vengono usate a sproposito? Che odio e amore non hanno dei confini stabili, mentre hanno una miriade di sfumature?

 

Vogliamo chiamarlo amore, quello che io provavo per te? Vogliamo fare questo passo, finalmente?

 

*

 

Alzo lo sguardo, sentendo dei rapidi passi che smuovono la ghiaia non lontano da me.

Corrugo la fronte, cercando di concetrarmi per essere sicura di aver riconosciuto la figura.

“Daisy..?”

La piccola, pallida Daisy si ferma, alzando la testa. Ha solo un cappellino in testa, niente ombrello.

Inizia a giocherellare con il mazzo di fiori che ha in mano,  cercando palesemente qualcosa da dire.

Ho la sensazione che perfino una formica le farebbe tale soggezione. Non ci vuole la fredda, alta lady Mary.

“Sarò a casa in tempo per iniziare a prepare la cena, milady, lo prometto, volevo solo…”

“Oh, per l’amor del Cielo, vieni qui sotto l’ombrello!”

Come un gatto che dopo aver dato una zampata a un giocattolo si convince che esso è innocuo, Daisy si avvicina, seppur fissandosmi con aria poco convinta.

“Se hai intenzione di ammalarti, beh, sappi che io di malattie e di morti ne ho avuti abbastanza, in casa mia”, le dico, scostandomi un poco per farle spazio.

“Grazie, milady”. Non è la voce di una ragazza, è il bisbiglio di un topolino.

Stiamo in silenzio per qualche istante, fissando la lapide di fronte a noi.

Lavinia Swire.

Lavinia Swire.

Non so esattamente cosa mi faccia venire in mente, il suono del tuo nome. Qualcosa di sontuosamente attoricigliato attorno a se stesso.

“Sei venuta a trovare il tuo William?” chiedo, più che altro per frenare la mia testa dalla formulazione di altri assurdi pensieri.

“Sì, milady. Il padre di William oggi aveva troppo da fare alla fattoria, così mi ha chiesto di fargli visita e di portare dei fiori anche da parte sua…”

Annuisco delicatamente. “Non è da tutti prendersi cura dei propri defunti. Non sottovalutare mai una visita al cimitero, Daisy”.

“Sì, milady”.

Ancora silenzio.

Dio mio, quanti giovani. Tu Lavinia, William…

 

La falce taglia ciò che le si para davanti. A noialtri che, per questa volta, per questa volta siamo stati solo sfiorati mentre trattenevamo il fiato, non rimane che aspettare che la routine si ripeta, all’infinito, con la consapevolezza che la falce prima o poi gli steli gli taglierà tutti. Chiedendoci, nel frattempo, cosa distingue uno stelo dall’altro, cosa rende li uni più meritevoli al trapasso rispetto agli altri che avranno un’ulteriore chance.

E il peggio non è ancora finito. Dove svolazzano gli steli, una volta tagliati?

 

Sospiro, portandomi una mano alla fronte.

“Siete sicura di stare bene, milady?”

“Sì… “ Sbuffo, cercando di contenermi. “Sì, sì, sto bene, è solo che a volte mi sembra di impazzire”.

Era proprio il caso di far spaventare Daisy ancora di più?

“E’ che ho paura. C’è differenza fra il sapere una cosa, pensare di esserne consapevoli, e… e… e poi la realtà ci travolge come un fiume in piena. C’è stata troppa morte, in troppo poco tempo e in luoghi troppo vicini a me”.

Volgo il mio sguardo verso le verdi colline deserte, confinanti con un cielo altrettando deserto. Tutta questa illimitatezza mi fa venire ancora più paura dell’infinito e dello sconosciuto.

“Il Titanic, il signor Pamuk, e poi la guerra, William, tutti quei soldati, Lavinia e per poco anche mia madre… E anche Bates l’ha rischiata grossa… Tu non hai paura, Daisy?”

Mi volto finalmente verso di lei, accorgendomi solo ora che la ragazza si sta mordendo l’angolo del labbro, i suoi occhi fissi per terra.

“Mi dispiace… Ti prego perdonami, è stato così incivile da parte mia nominare il tuo defunto marito con così poca delicatezza…”

Il topolino si affretta a scuotere la testa, e ad alzare nuovamente il viso verso di me. Questa volta sembra non avere timore.

“E’ tutto a posto, milady”. Prima che io possa dire altro, Daisy riprende la parola.

“Sa cosa, milady, sì, anche io ho paura. Ma poi penso… Se io non mai fatto del male a nessuno, che motivo ho di avere paura? Non dico di non avere mai sbagliato, sbagliano tutti, ma all’inferno non ci si va per gli sbagli, ma per i peccati, almeno da quello che so io… E se non andremo all’inferno, per forza di cose dovremo andare in paradiso, e anche insieme a tutti i nostri cari!”

 

Il mio viso accigliato sembra far fare a Daisy un passo indietro. Ma non era quello il mio scopo. La guardo accigliata perché sono sinceramente stupita della sua esuberanza, non per altro.

Mi volto dall’altra parte. Non riesco a non incurvare gli angoli della bocca leggermente all’insù.

“Farai meglio a trasformare quell’ “andremo” in “andrò”, mia cara ragazza. Dubito che per me ci sia qualche garanzia”.

“Oh, milady…” Ma guarda, perfino una risatina.

“Su, andiamo da William”, la esorto, incamminandomi.

Ora anche Daisy sorride, credo di gratitudine. Anche io sorrido con lei.

Ad un tratto, riesco solo a sorridere.

“Grazie, milady”.

“Sono io che dovrei ringraziare te”.

“Ma io non ho fatto niente…”

“E invece hai fatto molto di più di quanto tu creda”.

Daisy mi guarda, evidentemente aspettando una spiegazione, che però non arriverà.

Si stringe il mazzo di fiori al petto. E’ tutta sudicia, ma sembra che ora la cosa non la tocchi.

“Sono contenta di aver fatto qualcosa per lei, milady, qualunque cosa sia”.

 

Quello che ha fatto per me questo topolino è stato ciò per cui ero venuta qui.

Mi ha fatto ritrovare il sorriso, e ho ritrovato il sorriso perché ho ritrovato la speranza, seppur tramite argomentazioni ingenue, forse perfino infantili. Ma non stupide, non infondate.

Non so quanto durerà questo mio stato d’animo, ma per ora va bene così.

Se Dio vuole, fra pochi giorni mi sposerò. Altrimenti… Andrà bene lo stesso. Dovrà andarmi bene.

 

Mi volto verso la tua lapide un’ultima volta.

Matthew, quando mi ha fatto la proposta, ha detto di non potermi perdonare perché non aveva niente da perdonarmi. L’unica cosa che entrambi avevamo fatto era stato vivere le nostre vite.

 

Spero che tu la pensi allo stesso modo, Lavinia.

Lascia che io viva la vita anche per te, lascia che io sia felice anche per te. Io e Matthew intrecceremo le nostre vite e le nostre felicità anche in tua memoria, perché la vita e la felicità trionfano sulla morte.

 

Spero che Daisy abbia ragione.

 

E spero che tu possa ricambiare, o abbia già ricambiato, i sentimenti che ho provato, e che provo per te. Penso di aver accennato quali sono.

 

Ti mando un bacio, piccola fata.

 

Fine

 

 

 

Se siete arrivati a questo punto, GRAZIE! Commenti e critiche mi saranno di grande aiuto, visto che è da qualche anno che non scrivevo fanfiction, e del feedback mi aiuterebbe a decidere se riprendere la strada della scrittura o meno.

Non avevo grande ambizioni, nella stesura di questa piccola storia. Volevo solo dipingere un quadretto a proposito dei miei personaggi preferiti. Spero che almeno a qualcuno possa essere piaciuto.

 

Il titolo della fanfiction è preso dall’omonima canzone composta da Elgar ai primi del Novecento.

 

Grazie di nuovo, e a presto, spero!

 

Mina

 

 

 

 

  
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