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Autore: surreauhl    09/01/2013    12 recensioni
« Qualcosa non va? » chiede dolcemente mentre una piccola ruga gli si forma in mezzo alle sopracciglia.
Non saprei in che modo rispondergli, come fargli capire ciò che mi passa per la testa.
Non è lui a trovarsi nella mia situazione.
Non è lui ad aver perso l'amore della sua vita.
Ma soprattutto, non è lui che cerca disperatamente un morto perso chissà dove fra le nuvole coscienti.
« Pensavo a quanto il cielo possa essere bello, Zayn » rispondo semplicemente, tanto non capirebbe comunque.
{ ... }
« Vorrei poterti dare ciò che gli altri ragazzi potrebbero darti. » si lamentò sporgendosi da quel letto d'Ospedale per accarezzarmi una guancia e asciugarmi le lacrime sfuggitemi al controllo.
La voce stanca, il respiro costantemente affannato, i capelli che ormai avevano ceduto alle cure della chemio.
Non potevo perderlo, non allora.
Nè mai.
« Ti amo! » scoppiai infine in un pianto liberatorio mentre lui, con un sorriso malinconico dipinto sulle labbra, chiuse gli occhi.
Lasciandomi completamente sola.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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*oddio, già dal banner parto col pessimismo,
Justin è sfumato apposta :O


- in caso non si vedesse, immaginatevi un banner
fighissimo e trasgry *




My heart will go on










                18 Settembre 2013

    La leggera brezza di fine estate soffia leggermente mentre Zayn mi accarezza una spalla baciandomi i capelli.
    Mi rilasso, sistemandomi con la schiena contro il suo petto, tanto che così posso benissimo scrutare il cielo e in un batter d'occhio tutti i ricordi tornano, così come fa una corrente durante il suo ciclo di moto.
    Sospiro pesantemente, rattristandomi e suscito la curiosità di Zayn.
« Qualcosa non va? » chiede dolcemente mentre una piccola ruga gli si forma in mezzo alle sopracciglia.
« Pensavo a quanto il cielo possa essere bello, Zayn. È meraviglioso: tu lo guardi e lui ti si apre sotto gli occhi. È come un libro aperto, che però non capisci. È come... »
«  ... come un libro complicato? » tenta.
« Esatto » dico sovrappensiero. « Un libro così, necessita di una lettura attenta e di pazienza, se vai direttamente alla fine lo riesci a capire, ma non del tutto. Forse anche il cielo ha bisogno di essere osservato, e non guardato.  »
« Se lo guardi vedi l'essenziale, le nuvole ed i colori. Ma se ci fai attenzione, puoi vedere che le nuvole in pochi secondi assumono forme completamente diverse, che ha una vita. Per esempio, guarda » dice indicando verso l'alto, « quella sembra una ... balena? » ride.
« Più che altro a me sembra un Zayn! » rispondo ridendo anch'io.
« Eh no, Green. A me sembra una bellissima "Zayn-balena" » fa il labbruccio e gli do un bacio a fior di labbra. Semplice, dolce, ma bellissimo.
« Non dire stupidaggini, quella è brutta. Tu sei bello. » dico sul serio e lui mi sorride, felice del mio complimento.
   Torninamo a fissare il cielo e mi domando se davvero ci sia qualcosa di magico oltre quelle nuvole, se potrò mai rincontrare chi ho perso per sempre.
  La verità è che Zayn merita di meglio, qualcuna che sappia mantenere lo stesso stato d'animo con costanza e non una che appena guarda le nuvole comincia a pensare se potrà mai incontrare il ragazzo che ha perso, lassù.
  La verità è che sono affranta.
  La verità, è che io vorrei morire e mandare a fanculo tutte queste verità.
« Julie? »
« Hm? »
« Ti amo » dice tracciandomi piccoli segni lungo il braccio ed io sorrido, incapace di rispondere.


×



    Avevo notato Justin fin da subito, con il suo giubbino in pelle ed i capelli alzati in una cresta color miele. Seppur da lontano, mi era sembrato il ragazzo più bello che io avessi mai visto, ma la mia presunta reputazione non mi permetteva di parlare con uno che, dal mio gruppo e automaticamente da tutta la scuola, veniva considerato uno sfigato.
    La verità era che in Justin non c'era nulla che non andasse, se non la delicatezza - ma la decisione - dei suoi lineamenti e il silenzio che s'imponeva con tutti. Era bellissimo, e forse era anche per questo che i ragazzi avevano deciso di metterlo da parte appena giunto a scuola. Non aveva mai cercato d'integrarsi, nè dato retta alle troppo spesse provocazioni.
    Quel giorno, quando finalmente presi coraggio e andai a salutarlo, era appoggiato al suo armadietto e pensai che il mio cuore fosse sul punto di scoppiare.
« Ciao » avevo detto sorridendo e stringendo al petto il mio dizionario.
Lentamente aveva alzato lo sguardo squadrandomi dalla testa ai piedi. Aveva alzato un sopracciglio ed era tornato ad ignorarmi.
« I-io... Piacere, Julie. Frequentiamo lo stesso corso di Greco, non so se mi hai mai vista , ehm... piacere » allungai una mano.
Alzò di nuovo un sopracciglio e sbuffò. E automaticamente il mio sorriso si era spento, ritraendo la mano.
« È impossibile non vederti, Green» mi aveva detto prima di mettersi lo zaino in spalla e andarsene.


      « i think I found my boy,
if it's you then speak to me,
because I want us
to be together »
 




    Sin dall'inizo avevo capito che di lì a poco, Justin sarebbe diventato la mia più grande tortura.
Non riuscivo a spiegarmi il perché del mio bisogno di vederlo sorridere, di potergli parlare della mia giornata e delle varie cose che mi piacevano; non capivo il mio bisogno di conoscere la sua stagione e il suo cibo preferiti. Volevo sapere quale colore amasse, quale fosse quello che odiava; volevo conoscerlo.
La seconda volta che avevo provato a parlargli mi aveva detto che non avrei dovuto sprecare il mio tempo con lui, di andarmene per la mia strada. Ma più lui rifiutava di parlarmi, più io sentivo il bisogno di avvicinarmi e farmi stringere dalle sue braccia. 
In pochi giorni persi completamente la testa per quel ragazzo che se mi rivolgeva la parola, era per dirmi che i miei amici stavano per arrivare, che avrei fatto meglio a non farmi vedere con lui. Ma a me non importava proprio nulla degli altri e di quello che avrebbero potuto dirmi; perché volevo lui.
Era diventato una vera e propria fissa.
Sentivo che avrebbe costituito un problema, ma era come una calamita; il problema mi attirava sempre più.
    Fu quando il professore di Greco gli chiese di darmi qualche ora di ripetizioni che tutto cominciò a prendere vita.
Aveva accettato, ponendomi un'unica condizione: non avrei dovuto innamorarmi di lui. Faceva molto Sparks, ma fu la sua richiesta.
Le prime volte fu come se tutto quello che cercava di spiegarmi si cancellasse dalla mia testa subito dopo che aveva finito di parlare.
Spesso mi sorprendeva a fissarlo mentre parlava e dentro di me sentivo che i mezzi sorrisi che mi rimandava significassero qualcosa di molto più che semplice imbarazzo.
Forse era felice.
O forse era semplicemente gentile.
Fatto stava che cominciò a parlarmi, e non solo per Greco; quando suonavo alla sua porta si precipitava giù per le scale e si apriva in un sorriso, quando invece andavo via si offriva di accompagnarmi.
Justin, il ragazzo per cui avevo perso la testa, aveva finalmente cominciato a considerarmi.



    Ormai avevo capito che quella per Justin non era una semplice cotta.
    Ero perdutamente innamorata.
E poco mi importava delle occhiate che i nostri compagni mi lanciavano tutte le volte che tornavo a casa con lui ; ormai era diventato troppo importante per poter pensare anche a loro.
Avevo imparato ad amare i suoi occhi, troppo fuori dalla norma per essere umani, ed il suo sorriso che riempiva il mio cuore tutte le volte che poteva.
Avevo imparato che se c'era una cosa che io desideravo con tutta me stessa, quella era lui.






            2 Dicembre 2010

« Julie, stai più attenta. L'ablativo assoluto devi tradurlo in un altro modo, lo sai. » aveva detto dolcemente da sopra la mia spalla, cercando di indurmi a ricordare.
« Minchia Justin, non ce la farò mai! » sbuffai a braccia conserte appoggiandomi allo schienale della sedia e guardando male la versione.
« Non dire così, tu ce la fai benissimo. Pensaci, dai. »
« E invece è così, io non ce la faccio ad applicare quello che studio! Come faccio a passare il trimestre se ancora non riesco a tradurre l'assoluto? Odio sto corso della minchia. » sbuffai ancora.
« Julie... »
« Non ce la faccio, minchia. »
« E invece tu puoi benissimo farcela. Ricordi quando abbiamo iniziato? Non avevi neanche la più pallida idea di come si traducessero i vari complementi. Te lo ricordi? E invece ora? Ti manca tanto così per finire la versione senza neanche un errore. Continui a dire che non puoi farcela mentre invece io so benissimo che hai solo bisogno di un po' più di volontà, perchè sei intelligente, e quando ti applichi sorprendi persino me... Che cos'è una regola in più? Niente, giusto. Però ti serve, perché tu hai un sogno da realizzare davanti a te e ci riuscir- »
    Dopo quattro mesi, fu quella la prima volta che sentii il tocco delle sue labbra sulle mie. Inizialmente non realizzò che cosa stesse accadendo, ma poi si rilassò e ricambiò il mio bacio. Fu il migliore della mia vita, per il semplice fatto che vedevo in lui il vero amore.
    Mi ero innamorata talmente in fretta.
    Ma non avrei dovuto.







I giorni dopo quel bacio furono i migliori della mia vita, insieme a lui.
A scuola eravamo instaccabili, nella pausa pranzo stavamo abbracciati tutto il tempo sotto gli occhi indagatori di quelle che si erano reputate mie amiche. Tbh.
Mi regalava un garofano bianco tutte le volte che mi arrabbiavo con lui per qualche sciocchezza.
Mi accompagnava a casa, qualche volta andavamo direttamente da lui rimanendo sdraiati sul suo letto per ore.
Pensavamo entrambi, in silenzio.
Io a quanto forte fosse il mio amore per lui.
Lui, probabilmente, a come avrebbe potuto dirmi ciò che mi avrebbe tolto il sonno e rovinato la vita.
In tutto quello che faceva o diceva, coglievo sempre una nota del suo dolore, c'era sempre qualcosa che mi nascondeva.
Ma quando gli chiedevo se andasse tutto bene, si limitava a stringermi in un abbraccio.
Spesso lo sorprendevo a lasciare il piatto pieno di fronte a sè, appoggiato su un gomito, a fissarmi; la cosa terribile, era che mi osservava pensieroso, come se temesse che non mi avrebbe più rivisto.
Non potevo sapere che sarei stata io a non rivederlo mai più.
Non potevo sapere, allora, quante lacrime avrei pianto, quante volte avrei urlato il suo nome al cielo senza mai ricevere risposta.





                3 Febbraio 2011

    Quella mattina non era venuto a prendermi sotto casa.
    Non era neanche a scuola.
    E non mi aveva avvisata, nè chiamata. E quando cercai di chiamarlo, tutte le volte che potei, sentii solo la sua segreteria telefonica dirmi "Sono Justin, lasciate un messaggio." Forse lo chiamavo anche per poter sentire la sua voce in quel messaggio, non lo so.
    La parte peggiore non era il fatto che a scuola mi sentivo sola e indifesa senza lui; non poterlo sentire, nè baciare o semplicemente vedere mi annichiliva, facendomi sentire completamente vuota.
    Saltai l'ultima ora, troppo persa nel pensiero di vederlo aprirmi la porta di casa e tuffarmi fra le sue braccia.
 Percorsi a piedi il tragitto da scuola a casa sua.
Qualche volta cominciai a correre, presa dall'impulso di rincontrare i suoi occhi; poi mi calmavo e rallentavo il passo, cercando di convincermi che una spiegazione a tutto ciò c'era. Solo non riuscivo ad immaginarmi quale potesse essere.
    Bussai, più volte.
Accostai l'orecchio alla porta, nella speranza di sentirlo scendere le scale di fretta per venirmi ad aprire.
    Bussai ancora, con più forza. 
Come una stupida, buttai lì lo zaino e mi accasciai sulle scale d'ingresso, a piangere.
Quando realizzai che avrebbe potuto essere a casa mia, mi asciugai le lacrime e feci per andarmene, ma spuntò suo padre e io mi aprii in un sorriso che si spense non appena vidi il suo volto che era sempre stato gentile e felice, in una smorfia di dolore.
     « Julie...  » aveva detto cingendomi le spalle, con gli occhi rossi.
     « Justin...  l-lui non era a scuola. E non risponde alle mie chiamate! » spiegai, ignorando il perché del suo stato d'animo.
    « Entra, cara.   » mi aveva fatto strada, trattenendo qualche lacrima.
   « C'è qualcosa che dovrei sapere? » chiesi sperando di sentirmi rispondere che andava tutto bene, che le sue lacrime erano dovute a qualche ragione stupida, come le cipolle.
    « Julie... Se vuoi aspettarlo, io sono in cucina. Chiamami per ogni cosa. » disse tirando su col naso.    Ma non mi sarei mai
 immaginata che quello che avrei saputo qualche ora dopo, da Justin, mi avrebbe sconvolto la vita.





                   3 Febbraio 2011, h 21.oo ca


    « Justin! »  gli corsi incontro tuffandomi fra le sue braccia appena entrò dalla porta.
Rimase sul posto, stringendomi col viso nei miei capelli. Mi cullò, e poco dopo spuntò suo padre.
    Justin aveva annuito, in una risposta di conferma a qualche sua domanda visiva ; poi, ci lasciò soli.
   « Non mi hai risposto neanche una volta! Mi hai fatta preoccupare, scemo! » dissi buttandola sul ridere, scompigliandogli i capelli.
   Lui inclinò leggermente la testa, e inspirò pesantemente per poi posare le sue labbra sulle mie.
   Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare.
    « Dobbiamo parlare. » mi disse fissandomi negli occhi, pieni di lacrime. 


    Era malato.
    Lo era sempre stato, ma non me lo aveva mai detto.
    Sapeva che avrei pianto per ore intere, che mi sarei disperata.
    Temeva che avrei potuto commettere qualche pazzia, nell'impulso di tenerlo stretto qui per sempre.
    Quando venni a saperlo mi bloccai sul posto sperando che stesse scherzando.
    Ma le sue lacrime, che poi avevano dato il via alle mie, mi avevano fatto capire che Justin era davvero malato di cancro, che davvero gli sarebbe rimasto qualche mese, che davvero avrei passato la mia vita a piangerlo su una tomba.
   « Non ce la farò mai a continuare a vivere senza di te! » avevo urlato fra le lacrime. 
Lui mi aveva preso il viso fra le mani e cominciato a baciarmi con forza, piangendo.
    Avrei voluto appropriarmi delle sue labbra per sempre, e non lasciarlo mai andare, per renderlo mio per sempre.
Perché lo amavo, e sapevo che lo avrei amato per sempre.
Perché ero troppo giovane per sopportare la sua perdita.
Perché entrambi, eravamo troppo giovani per una sorte talmente ingiusta.
   
    Quando hai diciotto anni e devi passare la maggior parte del tuo tempo in un ospedale, non pensi a quello che verrà dopo, perché non riesci a darti pace, troppo impegnata a cercare di fermare il tempo per non perdere il ragazzo che ami.
    Non riesci ad immaginare una vita senza lui, e quando lo fai, sei sicura che presto o tardi morirai dal dolore per la sua perdita. Pensi che non riuscirai più ad amare nessun altro al di fuori di lui.
Pensi che il seguito sarà tutto la trama di un film drammatico, non pensi che hai una vita da mandare avanti.
    Non pensi che riuscirai a resistere.

    « Vorrei poterti dare ciò che i ragazzi normali possono darti... » disse accarezzandomi una guancia e asciugandomi le lacrime.
    « Tu mi dai già tutto anche solo respirando. » risposi fra i singhiozzi non rendendomi conto che ciò che avevo appena detto era troppo vero.
   « Ti amo, Julie. Ti amo come non ho mai amato nessuna, perché sei stato il mio primo e ultimo amore. » Si tirò a sedere sistemandosi il cuscino bianco dietro la schiena. « Mi dispiace se devi passare qui con me le tue giornate, se non posso portarti a cena fuori o se non posso permettermi di farti felice come meriti di essere. » cercai di interromperlo dicendogli che non pretendevo nulla, che a me bastava vederlo sorridere, ma continuò.
  « Devi credere sempre, Julie. Lui è fatto così, ma non è cattivo; se lo fosse, non  mi avrebbe dato te quando tutto mi sembrava finito. Sei arrivata nella mia vita e tutto mi si è illuminato davanti, sotto forma di Julie Green. Ti ho sempre amata, dal primo momento, dal primo secondo che ti ho vista. Già agli inizi io ti amavo, eri diventata un ossessione. Ma sentivo il bisogno di proteggerti, di tenerti lontana da tutto ciò. Non volevo che smettessi di sfoggiare quel bellissimo sorriso che hai, Julie. Mi bastava osservarti dal mio banco, mentre ti sistemavi una ciocca di capelli dietro un orecchio, e la scena mi faceva sorridere, perché m'immaginavo che un giorno l'avrei potuto fare io. Ma poi mi ricordavo della mia invalidità, ricordavo che non ero un ragazzo normale. Tu ce la farai anche senza di me, Julie. Sei... splendida. »
   « Parlare ti affanna, riposati, Justin. » dissi abbassando lo sguardo per nascondere quelle lacrime troppo calde, sfiorandogli la fronte con la mano; lui la prese e se la portò alle labbra.
   « Ti amo, Julie. »
   « Ti amo anche io, Justin. »

    Annuì sorridendo, e chiuse gli occhi.
    Tutte le volte che lo faceva, sorridevo amaramente, nella speranza di vederlo riaprirgli.
Sapevo che non ce l'avrei fatta, ma col tempo avevo imparato che sarebbe stato meglio non dirglielo. L'avrei solo fatto sentire il colpevole della mia sofferenza; invece, era la sua malattia ad essere colpevole della nostra.


    Non si sveglio più.
    Mai più.
Non avevo mai assistito ad un funerale, ma nonostante fossi ancora solo una ragazzina, mi ero contenuta tutto il tempo, anche quando chiusero la bara, ed io vidi il suo volto per l'ultima volta.
    I miei genitori, i suoi, i parenti e gli amici lo piansero donandogli ciascuno una rosa bianca.
    Persino i compagni di scuola si presentarono, anch'essi donando una rosa.
    Quando finì la cerimonia e fui sola, rimasi immobile a fissare la terra che mi separava dal suo corpo. Caddi sulle ginocchia, rannicchiandomi accanto alla lapide piangendo finalmente anch'io, e urlando il suo nome, nella speranza che mi potesse sentire. Chiusi gli occhi e mi immaginai di perdermi nei suoi occhi color miele. Li riaprii e accarezzai la foto con la punta delle dita ma mi accorsi di averla sporcata di terra e la ripulii subito dopo.
    Sorrisi amaramente e più tardi, posai il mio mazzo di garofani bianchi sulla lapide.
    Mi alzai salutandolo.
 « Ti amerò per sempre, Justin Drew Bieber. »



×



     Zayn mi posa un bacio sui capelli e mi offre una mano per aiutarmi ad alzarmi dal prato. 
Sorrido al cielo, e mi metto in piedi sospirando.
Sono pasati quasi 2 anni, ed io non ho ancora dimenticato quel ragazzo, nè lo dimenticherò mai. Rimarrà per sempre il mio primo amore, credo che non lo cancellerò mai. Anzi, ne sono certa.
    Ho un ragazzo adesso, e lui non ha nessun tipo di malattia.
    E' entrato nella mia vita quando ero rimasta completamente sola con la mia fede.
Lo guardo, e mi rendo conto di quanta strada abbia fatto negli ultimi anni. Penso che la vita voglia metterci sul giusto cammino, senza scorciatoie. Sono arrivata a Zayn, soffrendo prima per la perdita di un altro.
    Afferro la sua mano, obbligandolo a girarsi.
Ho capito che se voglio inseguire la mia vita, se voglio essere felice come mi ha chiesto Justin, devo prima dire la verità a me stessa.
Niente più visite al passato, solo qualche sguardo d'ora in poi.
    « Zayn... »
    « Sì? »
    Respiro, formulando la frase nella mia testa.
    « Ti amo anche io. »





AYEEEEEE ( premetto che sarà un AYEEEEE mooolto lungo )
Eh la Madddonna, Giuls ha fattoil primo passo con le OS, e ne ha
anche finita una (!)
Okey, come si può vedere ho aperto un allevamento di pensieri negativi; tutta
colpa di... *rulli di tamburi*...della mia prof di Matematica che ogni
due per tre riempie tutti di DUE!
se la pigliasse lei la malattia!



Non ho impiegato molto, anzi troppo, tempo a scrivere, e stranamente mi piace. Essendo
la mia prima OS, premetto che può non piacervi, ma io ci tengo tantissimo,
come a tutte le mie storie, e ne sono gelosissima. Non ho fatto in tempo
di finire le due long, che già mi venite a dire che vedete i miei capitoli su pagine fb.
No cioè,(parlo con chi copia) non pigliate per il culo la Giuls, che è come un PUMA! (?)
No, davvero meglio per te che non ti trovo perchè altrimenti ti sbrano (?!); però davvero,
minchia, che senso ha copiare le storie altrui?
Se siete anche voi belieber o directioner, sarete in grado di scrivere due righe messe
in croce e pubblicarle senza andare a pescare i miei capitoli, o quelli di altri.
DON'T STEAL, grazie .



Detto ciò, *Giuls  prende un respiro* grazie mille a chi recensisce sempre i miei capitoli, e altrettanto
grazie a chi recensirà qui, perché mi fa sempre piacere leggere per sapere che cosa ne pensate; in fondo,
è questa la parte più bella: essere ricompensata da tanti pensieri positivi. 
Sono felicissima di scrivere e poco dopo vedere scritte tante belle cose!



Vabbbbeine, ora io devo proprio andare, e scusatemi se non riesco mai a continuare "Le pagine della nostra vita"
ma vi giuro che ho cominciato tipo a schifarla, non voglioscrivere qualcosa tanto per fare, voglio farvi capire
bene tutti i passaggi, insomma, per quella ho davvero bisogno di tempo. Scusatemi per le tante richieste di continuarla,
ma vedrete che poi alla fine sarete contente di questa infinita (lo so) attesa.


Per quanto riguarda "fallen", temo che non riuscirò ad aggiornare sempre così presto, le idee sono tante,
ma poi è difficile esprimersi, e per rimanere sempre perfettamente io ci vuole davvero tantissimo impegno,
scusatemi ancora.
Mi farò perdonare, juro.

DAVVERO, ORA L'AYE STA  DIVENTANDO TROPPO LUNGO, SCAPPO.

PS. FACEBOOK : Roxana Gealapu
       TWITTER:     @surreauhl

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