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Autore: Diadem    09/01/2013    1 recensioni
[Real life]
[Real life][Real life][Real life]“Ma lei ci pensava sempre. Un po' alla mattina, un po' al pomeriggio, un po' alla sera.”
Una storia ambientata nei secoli passati con personaggi di un gioco di ruolo completamente inventato, incastrati tra amori proibiti e famiglie rigide, tra costrizioni e tenacia.
«Non so che fare, da un lato vorrei dimenticarla, contemporaneamente ho la certezza che sia l'unica persona, l'unica dell'intero universo, in grado di rendermi felice.»
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP
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Il sole le inondò il viso mentre Roxie, la cameriera affidata alla figlia del Duca, apriva le tende di velluto, svegliando definitivamente la ragazza sdraiata sul letto a baldacchino.
«Signorina Kuran, la prego di alzarsi. Tra meno di tre ore dovrà incontrare il Signor d'Angelo.»
La ragazza, per tutta risposta, si girò a pancia in giù, mugugnando e venendo sommersa dalle voluminose coperte. Roxie sospirò e prendendo i lenzuoli, li tirò in fondo al letto, scoprendola completamente.
«Signorina Kuran, deve alzar-»
«Va bene!» Non le diede nemmeno il tempo di finire e con uno scatto si alzò dal letto, solcando a grandi passi la stanza, fino allo specchio rotondo appeso alle pareti immacolate.
I capelli biondissimi, quasi bianchi, erano così scomposti da sembrare un'informe cespuglio. Gli occhi azzurri ancora assonnati e lievemente cerchiati di viola per l'incubo di quella notte. Il naso piccolo e le gote rosse evidenziavano le labbra perfette e rosee.
Dallo specchio si riusciva ad intravedere anche il busto, perfettamente proporzionato alle gambe magre e lunghe. Le spalle piccole, dove a malapena si riuscivano a vedere le ossa, seni pieni e abbondanti, la pancia piatta e delle mani morbide, dove le dita lunghe della mano sinistra venivano messe in risalto da un'anello d'oro con motivi floreali incorniciati da un quadro a forma di rombo ed una pietra rossa al centro.
Un regalo di fidanzamento. Dal suo promesso sposo.
Si tolse quell'anello troppo sfarzoso e lo mise sul cassettone dove erano poggiati una brocca, un asciugamano e una bacinella di vetro. Prese la spazzola, iniziando a pettinarsi, tirandosi i capelli e ignorando il dolore.
«Signorina!» La cameriera lasciò le coperte che stava riordinando e corse dalla ragazza, prendendo la spazzola e pensando lei ai suoi capelli.
«Non chiamarmi così, Roxie.» Mormorò la ragazza con un sospiro.
«Come volete, Diadem.»
«E dammi del tu, almeno quando siamo sole.» Le regalò un sorriso per averla chiamata col suo nome.
«D'accordo.»
«Bhe, come si chiama?»
«Sham d'Angelo.E' davvero un bell'uomo, sei fortunata.»
«Non ricordarmelo Roxie, ti prego.» Sospirò nuovamente.
Diadem osservò il riflesso della cameriera nello specchio. Aveva i capelli neri completamente raccolti dentro la cuffia bianca, gli occhi marroni fissi sui suoi capelli e le labbra piene e rosse piegate in una smorfia.
Roxie era bella, aveva sempre avuto la sua stima ed era la sua unica amica da quando era piccola. Almeno prima di incontrare Lei.
Fece una leggera smorfia, mentre l'incubo ritornava nella sua mente come un fiume in piena.
«A cosa pensate?» Era tornata alle formalità e anche se ormai si era abituata, a Diadem dava fastidio.
«..A lei.»
«Non dovreste in un momento come questo.»
Ma lei ci pensava sempre. Un po' alla mattina, un po' al pomeriggio, un po' alla sera. Ma non disse niente, anche se Roxie sapeva.
«Lo so.» Si limitò a dire mentre si alzava.
Roxie prese il necessario per vestirla e poche ore dopo, Diadem fu pronta.
Era immobile, davanti allo specchio ad ammirare quella ragazza vogliosa di un cambiamento. I capelli erano stati raccolti sulla testa con un fermaglio, da cui qualche boccolo era sfuggito e adesso le incorniciava il viso, sfiorando il lungo collo, fino ad arrivare ai seni. Leggere spalline di velluto le ricoprivano la parte superiore dell'avambraccio e la scollatura a cuore le copriva ben poco per i suoi gusti ma non poteva far altro che rimanere in silenzio. La gonna voluminosa e dorata come il corpetto, le finiva su delle scarpette bianche, chiuse e col tacco basso. Era già alta e non doveva rischiare di essere più alta del suo promesso sposo. A completare l'opera erano stati aggiunti dei guanti bianchi, aperti sul dorso e ricamati con dei motivi floreali di pizzo.
Alzò la mano sinistra osservando il rubino incastonato.
Sospirò e mettendosi il cappuccio largo ed elegante dell'abito, si avviò alla carrozza dove la stava aspettando anche il Duca.
Salì su quella scatola che odiava per i troppi sbalzi e si sedette mentre il cocchiere le chiudeva dietro la porta e saliva al proprio posto per condurre i due cavalli neri.
«Non dirai niente. Parlerai solo quando verrai interpellata.» E con questo, Diadem sapeva che non era una richiesta, ma un ordine.
«Sì, padre.» Rispose ugualmente, come un bravo soldato.

  
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