Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Koe    29/07/2007    8 recensioni
Sarei potuto morire. In quel periodo ero impegnato a cercare gli horcrux insieme a Harry e Hermione, e il rischio di lasciarci le penne era da mettere in conto. Ma non avrei mai immaginato che sarebbe toccato a lei.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Christine

Non tutto è come sembra

La mia vita cambiò il giorno in cui incontrai Christine.

No, in realtà era già cambiata da tempo, da quel mattino del gennaio 1998, quando salutai mia sorella che si accingeva a ripartire per Hogwarts dopo le vacanze di Natale. Ricordo che mi abbracciò stretto, in un modo... non saprei come definirlo. Quando ero in vena ero molto affettuoso con la mia sorellina e lei, se non l'avevo fatta arrabbiare - cosa che capitava molto spesso -,accettava volentieri le mie coccole. Quindi non era strano che ci abbracciassimo, eppure quella volta fu... diverso. Non saprei dire perché, ma sentii nel suo abbraccio qualcosa di tragico, di definitivo. Certo, tutto quello che stava accadendo intorno a noi giustificava pienamente quella sensazione: oramai potevamo considerarci in guerra, con gli attacchi dei mangiamorte che si susseguivano sempre più frequentemente, e ogni volta che ci si separava da una persona c'era il timore di non rivederla mai più. Era la paura che leggevo negli occhi di mia madre ogni volta che qualcuno di noi usciva di casa. Fu per questo che non feci più di tanto caso a quella fastidiosa sensazione, la ritenevo naturale considerando che per sei mesi saremmo stati lontani, e in sei mesi poteva accadere di tutto. Sarei potuto morire. In quel periodo ero impegnato a cercare gli horcrux insieme a Harry e Hermione, e il rischio di lasciarci le penne era da mettere in conto. Ma non avrei mai immaginato che sarebbe toccato a lei.

Ricordo ancora perfettamente quel terribile momento. Era un assolato pomeriggio di giugno e io ero con mamma e papà ad attenderla sul binario della stazione, a casa ci attendeva il lauto pranzetto che la mamma aveva preparato per festeggiare il suo ritorno. All'improvviso, un brivido percorse la fossa di genitori in attesa, e poi fu il caos. Voci che si rincorrevano, notizie non confermate, urla, grida, svenimenti... l'unica, tremenda certezza, era che l'Espresso era stato attaccato sulla via del ritorno da un gruppo di mangiamorte.
Arrivò la notte senza che ci fosse comunicato niente, furono ore di angoscia insostenibile. Papà era stato fino a tardi al ministero, cercando di carpire una qualsiasi informazione, ma alla fine era stato costretto a ritornare a casa senza nessuna certezza, ed era rimasto per tutta notte seduto davanti al camino a fissare le fiamme, nella speranza che lì in mezzo apparisse qualcuno a dirgli che la sua bambina era sana e salva. La mamma era completamente distrutta, singhiozzava accasciata sulla tavola ancora apparecchiata, la testa fra le mani, mentre preghiere sconnesse uscivano senza sosta dalle sue labbra. Noi ragazzi non eravamo in grado di far niente per consolarla, troppo sconvolti noi stessi dalla situazione.

E poi, con il nuovo giorno, arrivarono le notizie: fu Kingsley a portarle, con una faccia scura che non prometteva nulla di buono. Tuttavia, a mano a mano che parlava, cominciammo a rincuorarci: disse che le uniche vittime erano state tra gli auror che avevano cercato di contrastare i mangiamorte, mentre la maggior parte degli studenti se l'era cavata solo con tanta paura e qualche graffio. Molti però, i figli dei mangiamorte, erano stati portati via dai loro genitori, non si sa quanto volontariamente; probabilmente, sosteneva il Ministero, lo scopo dell'attacco era stato proprio quello di rapire i ragazzi prima che finissero sotto la scorta che era già stata predisposta per loro. Ci sentivamo ormai sollevati, quando le ultime parole di Kingsley ci colpirono come una pugnalata: "Di Ginny non c'è traccia."

All'inizio pensammo a un rapimento, a una rappresaglia: anche se si erano lasciati,Ginny era pur sempre molto legata a Harry, e la nostra famiglia si era sempre apertamente schierata contro i mangiamorte; pensavamo che ci avrebbero ricattato proponendo uno scambio o, nella peggiore delle ipotesi, che ci sbattessero in faccia il suo cadavere martoriato. Eppure il tempo passava senza che ci arrivassero segnali di alcun tipo. Ci sono state ricerche, arresti, interrogatori, qualcuno è stato anche torturato, ma di Ginny non si è più saputo niente. Alla fine abbiamo dovuto rassegnarci a considerarla morta, perché quel pensiero era almeno più sopportabile di immaginarla tra grinfie di qualche mangiamorte sadico e violento. Anche la mamma, che per i primi tempi non faceva altro che piangere ogni volta che si imbatteva in qualcosa che le ricordava la sua unica figlia femmina, alla fine se ne fece una ragione: lei è una donna forte, e il fatto di avere altri sei figli di cui preoccuparsi certamente l'ha aiutata. In qualche modo la vita doveva andare avanti e così, sommersi da nuove angosce e preoccupazioni, piano piano superammo anche il dolore per la perdita di Ginny, o almeno lo nascondemmo nell'angolo più profondo del nostro cuore, in cui tutti serbavamo indelebile il suo ricordo. E così passarono i giorni, i mesi, gli anni.

Poi, in una luminosa giornata di primavera, incontrai Christine.

Eravamo da poco tornati a Londra dopo settimane di estenuante ricercatra i fiordi della Norvegia dove, seguendo quella che purtroppo si era rivelata una pista falsa, speravamo di trovare l'ultimo horcrux. Erano ormai passati cinque anni da quando avevamo cominciato la nostra ricerca, rinunciando anche a frequentare il settimo anno di scuola per portarla avanti, eppure fino a quel momento ne avevamo trovati solamente due. Poi c'era il serpente, ma quello doveva essere distrutto per ultimo, per non insospettire Voldemort anzitempo. Ne mancava soltanto un altro, ma nonostante tutti i nostri sforzi non eravamo riusciti a scoprire dove fosse nascosto.

Quel giorno camminavo senza meta poco lontano da Grimmauld Place, cercando di liberarmi dal senso di frustrazione che mi aveva assalito. Non era una cosa che facevo spesso, anzi, era una cosa che proprio non avrei dovuto fare: se Lupin avesse saputo che stavo passeggiando nei dintorni del Quartier Generale, con il rischio di attirare qualche mangiamorte nella zona, probabilmente mi avrebbe ucciso. Fu proprio mentre mi stavo immaginando la sua faccia furente che scorsi un'ombra nera che si infilava in un vicolo. Senza un motivo apparente, decisi di seguirla. Mi fu immediatamente chiaro che non poteva trattarsi di un mangiamorte, perché in quel caso si sarebbe subito accorto di essere seguito, ma la sua identità mi venne svelata solamente quando il cappuccio del mantello le scivolò involontariamente sulle spalle, facendo fuoriuscire una folta chiama di biondi capelli lucenti: Narcissa Malfoy.

Erano anni che non vedevo Narcissa Malfoy. Anzi, a pensarci bene, l'unica volta che l'avevo incontrata era stato in occasione dei mondiali di Quiddich, al nostro quarto anno. Me la ricordavo altezzosa, con la puzza sotto il naso, degna madre di quel viscido verme che era Draco Malfoy. Come era diversa dalla donna che avevo davanti a me in quel momento! Era pallida, scarmigliata, sembrava sconvolta, e procedeva in modo confuso tra i vicoli, con i movimenti ostacolati dal pesante fardello che sembrava nascondere tra le pieghe del mantello. Riflettendoci a posteriori, credo che stesse cercando di raggiungere il numero 12 di Grimmauld Place: probabilmente aveva intuito che la vecchia casa di Sirius era sotto il controllo dell'Ordine e i ricordi della sua giovinezza le avevano permesso di ritrovare il quartiere in cui era ubicata; i potenti incantesimi posti a sua protezione, però, le impedivano di ritrovare l'indirizzo esatto. Ancora oggi mi domando perché, tra tutte le possibili vie di fuga, avesse scelto quella che già di partenza le dava meno possibilità di salvezza, e perché avesse voluto portare con sé quell'ingombrante peso, ma nessuno potrà mai dare una risposta a queste domande.

In quel momento, comunque, non mi posi alcuna domanda e mi limitai a osservarla dal mio nascondiglio, senza pensare minimamente di andare in suo soccorso. Avrei potuto farlo, in effetti, ma se fossi intervenuto le conseguenze sarebbero state imprevedibili, forse avrei salvato lei condannando a morte molti altri. Probabilmente, a conti fatti, stato meglio che sia andata come è andata. Ma anche questo pensiero l'ho fatto più tardi.

In quel momento rimasi a osservarla senza particolari intenzioni, spinto più che altro dalla curiosità, e mi accorsi troppo tardi che l'angoscia sul suo volto si era trasformata in una maschera di puro terrore, mentre cercava goffamente di indietreggiare, con i movimenti impacciati dal suo pesante carico. Vidi apparire in fondo al vicolo una figura ammantata di nero, che avanzava lentamente, con calma, come se quello che si accingeva a fare non lo toccasse minimamente. La sua voce, strascicata e indolente nonostante la tensione del momento, mi giunse come dal profondo di un sogno: "Cissy, anche tu? Anche tu tradisci il tuo Signore, tradisci me? Non era sufficiente un figlio ingrato, ora anche mia moglie si mette contro di me? E tutto per cosa? Per quella sudicia sguardrina e per quella... quella... cosa," disse indicando con una smorfia disgustata quello che la donna nascondeva sotto il mantello. Lei continuava a indietreggiare, senza poter fare niente per difendersi. "Ma la pagherete, ma pagherete tutti! E tu sarai la prima. Avada kedavra!"

Fu tutto troppo veloce. Il fascio di luce verde partì dalla bacchetta dell'uomo e lei non fece niente per evitarla, soltanto si voltò per proteggere il suo carico. La maledizione la colpì alla schiena, e lei cadde morta davanti ai miei occhi. Solo allora mi resi conto di quello che stava accadendo e balzai fuori dal mio nascondiglio per affrontare Malfoy. Lui mi guardò prima sorpreso, poi disgustato; "bene, un altro Weasley," disse semplicemente e mi lanciò un anatema mortale. Ma non riuscì a eliminarmi facilmente come aveva fatto con sua moglie: gli addestramenti dell'Ordine e le numerose esperienze degli anni precedenti ci avevano fatto raggiungere una preparazione al combattimento pari a quella degli auror, anche se non avevamo potuto iscriverci all'Accademia. Facendomi guidare solo dall'istinto ribattevo i suoi attacchi colpo su colpo, senza fermarmi. Poi non so esattamente cosa successe, non so se lui commise un errore o se io feci una mossa particolarmente abile, so solo che mi ritrovai con il cadavere di Lucius Malfoy disteso ai miei piedi. Provai una strana sensazione. Non era la prima volta che uccidevo, credo, perché durante gli scontri con i mangiamorte si lanciano incantesimi a destra e manca, e avevo sempre dato per scontato di aver ucciso qualcuno. Ma non mi ero mai ritrovato con un uomo morto ai miei piedi, con la consapevolezza di essere stato io ad ucciderlo e di non provarne alcun rimorso. Era strano.

"Nonna, cosa succede? Svegliati!" Quella voce infantile così inaspettata in quel contesto mi riportò improvvisamente alla realtà. Lasciai Lucius lì dov'era e tornai verso Narcissa. Al suo fianco era inginocchiata una figurina sgusciata fuori dal mantello della donna: probabilmente era addormentata tra le sue braccia e si era svegliata con la caduta. Continuava a scuotere quella che chiamava nonna cercando di svegliarla, e non si era minimamente accorta del combattimento che si era svolto a pochi passi da lei. Mi avvicinai cautamente, per non spaventarla, ma il rumore dei miei passi la fece ugualmente sobbalzare, e si voltò di scatto verso di me.

E per la prima volta vidi Christine.

Rimasi paralizzato, non potrei dire chi tra noi due fosse più sconvolto. I capelli rossi e gli occhi castani erano gli stessi di Ginny, marca Weasley, ma il suo viso, pallido e privo di lentiggini, aveva un'espressione nobile, ricercata, molto simile a quella di Narcissa. Mille pensieri cominciarono a vorticare nella mia mente, e fu con immenso sforzo che riuscii a mantenere quel minimo di lucidità che mi permise di rendermi conto di dove ci trovavamo e di quanto era appena successo. Probabilmente lo scontro aveva attirato l'attenzione di qualcuno e presto sarebbero intervenuti gli auror, e sarebbe stato difficile spiegare la mia presenza tra due cadaveri; del resto, anche se si trattava di mangiamorte, l'omicidio restava sempre un reato. Mi avvicinai sorridendo alla bambina, cercando di non spaventarla, e la staccai dalla nonna dicendole di non disturbarla perché doveva riposare. Non sono sicuro che mi abbia creduto, ma in ogni caso mi seguì fiduciosa e si lasciò prendere in braccio da me.

Ci smaterializzammo nella stamberga strillante. Sì, lo so che non è un posto carino dove portare una bambina, ma in quel momento fu l'unica idea che mi passò per la testa, dato che al Quartier Generale non potevo farla entrare senza l'autorizzazione del custode, e non mi sembrava il caso di portarla a casa mia e di presentarmi a mia moglie incinta accompagnato da una bambina... inquietante. No, non era lei ad essere inquietante, era la situazione. Comunque, arrivati in quella catapecchia, la bambina scese a terra e cominciò a guardarsi intorno incuriosita e per nulla spaventata. Io intanto la osservavo cercando di riordinare le idee: come a ribaltare il senso comune, in quel caso di certo c'era il padre, visto che Narcissa aveva un unico figlio. L'incognita era la madre. Mica tanto incognita, quei capelli parlavano chiaro. Per la prima volta compresi davvero il motivo per cui ci auguravamo che fosse morta: nella mia mente cominciarono a scorrere come in un incubo immagini raccapriccianti di Draco Malfoy, con un ghigno diabolico stampato in faccia, che si divertiva facendo le cose più oscene con mia sorella, per il solo gusto di sbattersi la 'fidanzatina di Potter'. Non potevo più sopportare quell'incertezza.

"Come ti chiami?" le chiesi richiamando la sua attenzione.
"Christine."
"Quanti anni hai?"
"Così," rispose mostrandomi tre ditina sottili. Poteva essere, i tempi coincidevano, forse davvero mia sorella era viva in balìa di quegli esseri disgustosi. Non avevo il coraggio di chiederle ciò che mi premeva maggiormente, ma lei mi precedette: dopo avermi studiato con attenzione osservò seriamente: "Hai i capelli rossi come i miei. E come quelli della mia mamma."
"Come si chiama la tua mamma?"
"Mamma." Nonostante la situazione mi venne quasi da ridere per quella risposta così ingenua.
"Ma il tuo papà," pronunciai la parola con uno sforzo indicibile. "la tua nonna, come la chiamano?"
Lei corrugò la fronte intenta a riflettere, poi rispose: "La mia nonna la chiama Gine... Ginera... è difficile. Il mio papà la chiama Ginny."
Ginny, era davvero Ginny. Quella che avevo davanti a me era mia nipote, figlia di mia sorella e di quel... quel...
"Io però devo tornare a casa perché se no la mia mamma mi sgrida."
C'era qualcosa di strano che mi colpì in quella frase, anche se ci misi qualche secondo a mettere a fuoco di cosa si trattasse. La mia mamma mi sgrida, non il mio papà. Ginny era prigioniera ma aveva l'autorità di sgridare? C'era qualcosa che non quadrava... Ricominciai a farle domande, e a mano a mano che andava avanti mi convincevo che c'era qualcosa di strano: lei parlava della sua mamma e del suo papà di una famigliola felice, come era possibile? Alla fine crollò addormentata e io decisi che era giunto il momento di chiedere spiegazioni a chi poteva darmele. La avvolsi nel mio mantello per evitare che si impolverasse tutta e la deposi gentilmente su un divano semidistrutto, facendole un incantesimo perché non si svegliasse in mia assenza. Poi mi smaterializzai.

Entrai come una furia nello studio di Lupin, cioè nella stanza di Grimmauld Place che lui aveva eletto come suo studio, e chiusi violentemente la porta alle mie spalle. Lui alzò lo sguardo dalle carte che stava esaminando e mi guardò sorpreso.
"Cosa è successo a mia sorella? Cosa c'entra Malfoy? Lo so che lo sai. Voglio sapere tutto, adesso."
Lupin rimase per un attimo a bocca aperta, ma intuì immediatamente che se mi ero presentato in quella maniera era perché avevo scoperto qualcosa. Decise perciò che era inutile negare, mi fece sedere e mi spiegò tutto da principio. Mi disse che Malfoy, quando si era reso conto di ciò che comportava essere un mangiamorte, avrebbe voluto tirarsene fuori, ma non a= veva potuto farlo perché sapeva che gli avrebbero fatto pagare caro qualunque gesto avventato, e sua madre era un bersaglio troppo indifeso. Pensò quindi di sfruttare al meglio la situazione, si fece marchiare e divenne una nostra spia. Non sapeva come fosse nato il suo legame con Ginny, ma mi disse che l'idea di seguirlo era stata sua. Draco si era opposto e all'inizio anche lui era stato contrario a coinvolgerla, poi si era reso conto che al ragazzo sarebbe stato utile un sostegno morale, e l'aveva perciò convinto a inscenare il rapimento, facendo credere a suo padre che fosse una vendetta nei confronti di Harry e di tutti i traditori del sangue.

Ero sconvolto. Tutto avrei potuto immaginare tranne questo. Mia sorella innamorata di Malfoy, com'era possibile? Ed era stata proprio lei a decidere di seguirlo! All'improvviso mi tornò in mente il suo abbraccio: era davvero un abbraccio d'addio, e lei lo sapeva. Lei aveva deciso di abbandonare tutto, la famiglia, gli amici, e di andare nel covo dei mangiamorte per seguire l'uomo che amava. E quell'uomo era Malfoy! E avevano anche avuto una figlia!... già, Christine !
"Sua figlia è con me." Quest'affermazione lasciò Lupin un po' interdetto. Dovetti spiegargli tutto dall'inizio, beccandomi pure un'occhiataccia perché stavo passeggiando nei dintorni del Quartier Generale. Alla fine però, per mia fortuna, decise di lasciar correre e di concentrarsi sulla bambina. Farla tornare dai suoi genitori era impossibile, ma se l'avessimo tenuta con noi si sarebbe dovuta giustificare la sua somiglianza con Ginny, sarebbe venuta fuori tutta la storia e l'identità della nostra spia sarebbe diventata di dominio pubblico. Era una cosa che non potevamo permettere.

Tornai a casa che era ormai sera tardi. Hermione non era particolarmente preoccupata perché sapeva che non c'era nessuna missione in corso, tuttavia la trovai pronta a litigare sul fatto che avrei potuto avvertire che sarei mancato per cena. La mia espressione seria, però, frenò sul nascere la sua sfuriata, che rimase sospesa tra le sua labbra semiaperte in ansiosa attesa di una spiegazione. E io avrei dovuto spiegarle la situazione con calma, ma i discorsi non sono mai stati il mio forte, soprattutto se si tratta di discorsi complicati. Così me ne uscii con l'unica frase che probabilmente sarebbe stata da evitare avendo a che fare con una donna incinta.
"E' venuta a cercarmi una mia ex con cui ho avuto una storia qualche anno fa che mi ha detto che l'avevo messa incinta e adesso mi ha lasciato la bambina," sparai tutto d'un fiato.
Hermione non svenne, non partorì anzitempo e non fece nulla di quello che avevo pensato. Semplicemente mi osservò con uno sguardo indecifrabile e poi disse solamente:
"E' una palla."
Mi sentii stupidamente inorgoglito dalla sua risposta. Insomma, mia moglie si fidava così tanto di me da sapere che non avrei mai potuto stare con un'altra neanche quando non eravamo ancora sposati. Mi smontò in due secondi.
"Se fosse vero non avresti avuto il coraggio di dirmelo," precisò intuendo i miei pensieri.
A quel punto le spiegai tutto, come in realtà era già stato stabilito con Lupin, e lei, sconvolta dalla scoperta ma soprattutto felice di sapere Ginny ancora in vita, accettò di reggere la mia versione dei fatti. Dopo tutto quattro anni prima non stavamo neppure insieme, e lei non ci avrebbe fatto la figura della fidanzata tradita. Anzi, avrebbe fatto quella della donna dalle larghe vedute.

La mia famiglia la prese meglio del previsto. L'unica veramente sconvolta era mia madre, ma più per il fatto che il suo Ronnino avesse avuto rapporti prima del matrimonio, che per la loro conseguenza. Anzi, si innamorò immediatamente di quella nipotina inaspettata che le ricordava la figlia perduta. Papà e i miei fratelli accettarono la cosa di buon grado, l'unico problema furono Fred e George che ovviamente la sfruttarono come scusa per prendermi in giro e andarono avanti mesi a improvvisare filastrocche sulle 'avventure galanti di Ronald il conquistatore'. Harry non era molto convinto dall'intera vicenda, è sempre stato il mio migliore amico e quindi gli sembrava strano che non gli avessi parlato di una mia passata fiamma, ma intuendo che probabilmente c'era dietro qualcosa che non volevo far sapere, per una volta - stranamente - decise di lasciar correre e non indagare. D'altra parte, quello che gli interessava era che la nostra amicizia non ne risentisse, e visto che Hermione non sembrava turbata dal fatto che suo marito avesse avuto una figlia da un'altra, non c'era motivo per cui se ne dovesse preoccupare lui. Nessuno comunque sospettò mai la verità. Forse solamente Bill, che una volta mi fece una domanda che mi lasciò perplesso: stava giocando con Christine nella cucina della Tana, e all'improvviso mi chiese di sua madre. Non mi chiese chi fosse, dove l'avessi conosciuta, perché ci fossimo lasciati. Mi chiese soltanto "Sta bene?", e alla mia risposta affermativa sorrise sereno. Credo sia stato l'unico ad intuire la verità.

E poi finalmente la guerra finì. Trovammo e distruggemmo l'ultimo horcrux e ci decidemmo ad affrontare Voldemort nello scontro decisivo. Draco era stato incaricato di uccidere il serpente, e per evitare che qualcuno dei nostri potesse attaccarlo o anche solo ostacolarlo, Lupin decise di informare tutti dell'identità della nostra spia. Non disse però niente su Ginny, sia perché era inutile aggiungere nuove preoccupazioni in un momento già pieno di tensione, ma probabilmente anche per il timore che qualcosa potesse andare storto. Se per un malaugurato caso Ginny fosse rimasta vittima degli scontri, a cosa sarebbe servito illudere la sua famiglia? Perché dare false speranze prima di saperla davvero in salvo? E così restarono tutti nell'ignoranza finché non la riportai a casa.

Fu un caso che la incontrassi nel bel mezzo della battaglia. Anzi, fu una fortuna. Ero stato ferito ad una gamba ed ero caduto a terra senza riuscire più a muovermi, anche se avevo ancora la bacchetta in pugno con cui dare del filo da torcere al mio aggressore. Poi, all'improvviso, vidi un fascio di luce rossa puntare contro di me, sfiorarmi l'orecchio, e centrare un mangiamorte che mi era arrivato alle spalle. Senza che me ne accorgessi. Guardai davanti a me e vidi in fondo alla stanza, semi nascosta nell'oscurità dell'arco di una porta, mia sorella, la mia dolce sorellina indifesa. Si avvicinò a me evitando agilmente i colpi dei nemici e rispondendo con decisione ai loro attacchi, poi mi prese sotto il braccio e mi aiutò a trascinarmi in un posto più riparato. Solo lì ci guardammo a lungo negli occhi, increduli di poterci ancora riabbracciare. Stavamo per farlo, quando le urla di gioia provenienti dal piano inferiore ci fecero comprendere che la guerra era finita, Voldemort era morto. Ma i mangiamorte intorno a noi erano ora allo sbando, e privati della loro guida avrebbero potuto compiere dei gesti disperati che noi non eravamo nelle condizioni di affrontare. Le porsi quindi la passaporta che tenevo legata al collo e ci smaterializzammo.

Al nostro arrivo, il Quartier Generale piombò nel silenzio più totale. Il frenetico andirivieni di chi si occupava dei feriti si fermò improvvisamente, e tutti si volsero a fissare noi. Cioè, non me, che nonostante fossi ferito non destavo l'interesse di nessuno, ma Ginny. Gli occhi di tutti erano puntati su di lei, con l'espressione incredula di chi ha appena visto un fantasma; del resto, era naturale visto che la credevano morta da più di cinque anni. Poi un grido si alzò dalla folla, e la mamma si gettò sulla sua bambina perduta, stringendola forte come se avesse paura che scomparisse tra le sue mani, come in un sogno che aveva già fatto troppe volte. E finalmente tutti si riscossero, tutti si raccolsero intorno a Ginny in un mare di lacrime, sorrisi, frasi spezzate, pensieri sconnessi. E della mia gamba ferita non si interessò più nessuno.
"Mamma!" una testolina rossa fece capolino dalla cima delle scale e la bambina si gettò come un turbine tra le braccia di sua madre, che la accolse piangendo. Tutti fissavano la scena stralunati, mentre la mamma continuava a spostare lo sguardo da me a Ginny, cercando una spiegazione logica alla scena che aveva davanti. "Ma Ron ..."
"Beh, ecco, in realtà non ho detto esattamente la verità riguardo a Christine ..."
"Tu, tu lo sapevi, sapevi che tua sorella era viva e ce l'hai tenuto nascosto, tu..." E così la mamma trovò la vittima su cui sfogare tutta l'ansia accumulata. Forse era meglio essere ignorato.

"Ahio!"
Qualcosa di morbido, che dopo un attimo di incertezza identifico come un cuscino, mi è appena arrivato dritto in faccia. Al centro della sala Christine festeggia saltellando il bersaglio centrato, mentre Nicholas, seduto sul pavimento, ride divertito. Forse dovrei separarli, non vorrei che quella piccola peste avesse una cattiva influenza su mio figlio.
"Mi stupisco che con quella faccia imbambolata tu sia riuscito a far credere a tutti di avere un'amante."
"Non sono imbambolato, stavo pensando."
"Wow, Lenticchia che pensa!"
"Zio, ma perché tu e papà litigate sempre?"
Perché litigare come una volta è un modo di tornare alla normalità dopo l'orrore della guerra. Perché il nostro continuo battibeccare è in realtà un modo un po' contorto per dimostrarci reciproco rispetto. O forse perché, come dice sempre Hermione, siamo due bambini dispettosi, più infantili dei nostri figli.
"Perché è un viscido Serpeverde."
"Sempre meglio di un insulso Grifondoro."

* * * * * * * *

Ed ecco finita questa one-shot. In realtà l'idea mi era venuta mesi fa e doveva trattarsi di una storia a capitoli, poi però mi è mancato il tempo per elaborarla decentemente (è un periodo incasinatissimo), e poi ho sempre avuto problemi a scrivere Draco/Ginny perché temo sempre di uscire troppo dal personaggio. E così la storia è stata abbandonata finché qualche settimana fa, per una serie di circostanze comprensibili solo a una mente bacata come la mia, mi è tornata in mente e mi è venuta l'idea di raccontarla dal punto di vista di Ron, e dato che stavo aggiornando troppo spesso la mia long-fic (per chi non l'avesse capito ero ironica) ho pensato: perché non perdere tempo con un'altra storia? Ed ecco fatto! Cosa ne pensate? Lasciate un commentino, per favore! Koe

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Koe