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Autore: avalonne    10/01/2013    4 recensioni
“- Mi sono innamorata di te. - Albus si fermò di scatto e si voltò: il volto di sua cugina Rose era semi nascosto dai capelli, ma la voce che aveva parlato era inequivocabilmente la sua.” Rose non scoprì dall’oggi al domani di essere innamorata di suo cugino, nonché migliore amico Albus Potter, ma per lungo tempo mentì anche a se stessa, finché un venerdì di aprile esplose e gli confessò i suoi sentimenti.
Ebbene sì, anche io sono caduta nelle Albus/Rose e, contrariamente al mio solito, qui abbiamo un Albus Serpeverde e tanta, tanta malinconia.
Il titolo è rubato a una canzone di Battisti "Io vivrò (senza te)" che mi sembra risponda perfettamente all'idea della coppia che mi sono fatta.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Rose Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Oggi mi sentivo un po' malinconica, quindi ho deciso di postare questa fic che da un po' d tempo stazionava sul mio computer. E' stata scritta per il contest "I just can't stop loving you" ed è in attesa di giudizio.



Che non si muore per amore

 
 
NICKNAME forum, NICKNAME EFP: avalonne
PERSONAGGI E PAIRING: Albus Potter/Rose Weasley
GENERE: Sentimentale, Malinconico, Triste
AVVERTIMENTI: One-shot, song fic
RATING: giallo
INTRODUZIONE: “- Mi sono innamorata di te. - Albus si fermò di scatto e si voltò: il volto di sua cugina Rose era semi nascosto dai capelli, ma la voce che aveva parlato era inequivocabilmente la sua.” Rose non scoprì dall’oggi al domani di essere innamorata di suo cugino, nonché migliore amico Albus Potter, ma per lungo tempo mentì anche a se stessa, finché un venerdì di aprile esplose e gli confessò i suoi sentimenti. Quando Albus le rispose che per lui era solo un’amica, lei si stupì di non essere morta, perché il suo cuore bruciava come se avesse preso fuoco.
NDA: Ho messo l’avvertimento song-fic perché saranno presenti nel testo delle citazioni della canzone “Io vivrò (senza te)” di Lucio Battisti. Giusto per far capire quanto sarà triste la storia che andate a leggere!
Come poi si capirà dal testo Albus è Serpeverde, come anche Andrew Nott, personaggio da me inventato e coetaneo dei protagonisti, mentre Rose è Corvonero. Roxanne Weasley, invece, è Grinfondoro come James e ha la stessa età del maggiore dei Potter. Per quanto riguarda Durmstrang mi sono attenuta alla versione del libro che non specifica che sia una scuola solo maschile.
 
 
 
 

Che non si muore per amore 
è una gran bella verità  

 
- Mi sono innamorata di te.
Albus si fermò di scatto e si voltò: il volto di sua cugina Rose era semi nascosto dai capelli, ma la voce che aveva parlato era inequivocabilmente la sua.
Il ragazzo cercò nel suo repertorio le migliori parole per replicare, ma dalla sua gola strozzata uscì solamente un: - Io … tu sei mia cugina e la mia migliore amica. Mi dispiace. – Molto codardo, si sarebbe rimproverato poi. Maledetto Cappello Parlante che aveva avuto ragione a smistarlo a Serpeverde.
- Lo so.
Rose, da brava Corvonero, sapeva che non si può morire per amore, che il cuore spezzato era solo una metafora, ma in quegli interminabili secondi passati tra la sua confessione e la risposta di Albus aveva davvero creduto di morire. Non era possibile, aveva pensato, sentire un dolore così grande al petto e continuare a vivere. Ma che non si muore per amore è una gran bella verità, perciò il suo cuore continuò a pompare sangue e continuò a bruciare.
 
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Albus Severus Potter e Rose Weasley non erano solo cugini coetanei, erano da sempre migliori amici.
Sebbene il ragazzo avesse numerosi amici, un gran numero di cugini, un fratello rompiscatole ma leale e una sorella che lo adorava, sapeva che avrebbe sempre potuto contare su di lei.
Per Rose, d’altro canto, suo cugino era un punto fisso, la stella polare che guidava le sue scelte, da cosa fare un’uscita a Hogesmeade alle vacanze estive.
Neppure lo Smistamento in Case diverse, Serpeverde per Albus e Corvonero per Rose, li aveva divisi, anzi si erano ritrovati uniti nella diversità con i loro genitori.
Arrivati al loro quinto anno, però, qualcosa aveva iniziato ad incrinarsi.
 
Rose non aveva mai avuto una migliore amica, solamente Albus. Certo c’era Roxanne, sua cugina, l’unica della famiglia ad essere abbastanza Grifondoro per essersi insinuata nel nido del corvo e avervi posto la sua tana. In altre parole era riuscita a conquistarsi l’amicizia e parte della confidenza di Rose Weasley, che dispensava facilmente un sorriso agli altri, ma raramente apriva il suo cuore. Rox era riuscita a penetrare il primo strato di corteccia, ma non poteva essere al livello di Albus.
Il Serpeverde, invece, oltre a sua cugina, aveva altri due migliori amici, maschi, con cui condividere ciò che non si sentiva di raccontare a Rose e, una volta compiuti i fatidici quindici anni, le cose che non si volevano raccontare a un’amica femmina erano aumentate e lei si era sentita messa da parte.
E poi era arrivata Angela Zabini, la prima ragazza di Albus. Che i due non fossero fatti l’uno per l’altra sarebbe stato evidente anche a un cieco, persino James se ne era accorto, ma era stato in quel frangente che  Rose aveva scoperto la gelosia. All’inizio l’aveva attribuita al fatto che il suo migliore amico non avesse più tempo per stare con lei, neppure durante le vacanze di Natale alla Tana (il suo tentativo di presentare Angela alla famiglia si era concluso con un’indigestione di Merendine Marinare per la ragazza, a quanto pareva Roxanne, Freddy, Rose e Lily avevano avuto tutti la stessa idea), solo successivamente aveva capito che nascondeva qualcosa di più profondo.
 
Non si scopre da un giorno all’altro di essere innamorati del proprio migliore amico, per Rose era stato un passaggio graduale, pieno di contraddizioni e costellato di menzogne a se stessa.
La prima avvisaglia era avvenuta d’estate, quando la strega si era accorta di passare davvero troppo tempo con il suo migliore amico, anzi di aspettare con ansia ogni attimo condiviso. Non appena era riuscita a razionalizzare quel pensiero si era fatta prendere dal panico. La solita vecchia Rose, quella che, se tutto andava bene, controllava che non ci fosse un troll di montagna nascosto dietro l’angolo pronto a rovinarle la felicità. Sua madre diceva che era colpa dei loro racconti, delle sue avventure con suo padre e con lo zio Harry, se sua figlia temeva la pace.
Così, in un giorno di luglio, Rose aveva consapevolmente deciso di tenere a freno la felicità.
- Ehi Rosie, ci vediamo oggi pomeriggio? – le aveva chiesto Albus, sicuro di ricevere una risposta affermativa.
- Non posso Al, io … devo studiare!
- Possiamo studiare insieme se vuoi.
- Io … mi concentro meglio da sola! – Aveva mentito Rose.
Albus aveva aggrottato le sopracciglia e si era grattato pensieroso la fronte, un tic rubato a suo padre: - Va bene, allora ci vediamo stasera?
- Io credo che sarò stanca …
- Rose, mi stai evitando per caso? Ho fatto qualcosa di male?
Inutile, non era possibile mentire ad un Serpeverde e così la Corvonero si era trovata con gli occhi azzurri fissi in quelli verdi del cugino a confessargli la verità.
- Non pensi che passiamo troppo tempo insieme?
- Troppo tempo insieme? Che vuoi dire? Siamo cugini e siamo migliori amici, perché non dovremmo passare del tempo insieme?
Rose aveva sorriso e aveva inghiottito i suoi dubbi: - Hai ragione. Allora ci vediamo questa sera?
La sera l’aveva passata davvero insieme, seduti spalla contro spalla sotto un albero della Tana, senza bisogno di dirsi nulla. Se a Rose avessero chiesto la definizione di felicità non avrebbe avuto dubbi: stare accanto a Albus in silenzio a guardare le stelle.
Con il senno del poi avrebbe capito di essere già fottuta.
 
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Così il tempo era passato e i due cugini avevano iniziato il loro sesto anno.
Dopo un’estate passata fianco a fianco, la separazione nelle due Case era sembrata più dura del solito, tanto più che Albus sembrava che avesse deciso di seppellire l’ascia di guerra con James (che pur adorandolo come fratello non gli aveva mai perdonato di essere finito nella Casa di Salazar) e i rari momenti che non passava con i Serpeverde li condivideva con i Grifondoro. Rose si sentiva esclusa.
 
L’esplosione avvenne un venerdì di aprile. Albus le aveva inviato un gufo a colazione, dicendo che le voleva parlare. Appena lette le poche righe Rose aveva sentito le viscere attorcigliarsi: quelle parole significavano che suo cugino si era preso una nuova cotta. Dall’inizio dell’anno Rose l’aveva consigliato e consolato fin troppe volte, sentendo ogni volta un peso nel petto e un colpevole senso di sollievo quando le cose non andavano come il suo migliore amico sperava.
Nonostante ciò aveva inghiottito il magone e lo aveva raggiunto sulle sponde del Lago Nero, sebbene qualcosa le facesse presagire che avrebbe udito qualcosa di estremamente spiacevole. Dopotutto, al contrario di sua madre, Rose non aveva ancora abbandonato il corso di Divinazione.
 
- Raccontami – Gli aveva detto la strega, mentre passeggiavano sulle rive fortunatamente deserte.
- Si tratta di Julie, Julie Walters, non so se hai presente … - Rose annuì. Una Grifondoro, c’era da scommetterci. Dopo la breve storia con la Serpeverde Zabini, Albus si era innamorato solo ed esclusivamente di Grifondoro: ragazze appariscenti, all’apparenza sempre allegre e totalmente inadatte a lui. La Corvonero aveva rinunciato a contare le volte in cui aveva chiesto a suo cugino perché si prendesse sempre le cotte per delle ragazze che inevitabilmente gli avrebbero spezzato il cuore. Non poteva interessarsi a qualcuna più simile a lui, più riflessiva, meno impulsiva … più Corvonero insomma?
- Sì, ha un anno meno di noi, giusto?
- Esatto. Ecco noi ci siamo visti ieri sera, lei è venuta nella nostra sala comune – Rose maledisse con tutta se stessa che la rivalità tra le Case di Hogwarts si fosse estinta – e siamo rimasti un po’ a chiacchierare e …
- E?
- E alla fine è rimasta a dormire da me. Cioè non è che abbiamo proprio dormito a dir la verità! C’è un Incantesimo molto utile, sai di Imperturbabilità e …
Lo stomaco di Rose si strinse dolorosamente, alzò una mano per fermare suo cugino: non voleva sentire più niente a proposito di Julie Walters o di qualsiasi altra ragazza, il solo pensiero le procurava un dolore che dal petto si estendeva ad ogni fibra del suo corpo. Fu così, con la forza di un fulmine ciel sereno che la verità che tanto aveva cercato di eludere le di palesò di fronte: lei era innamorata di suo cugino, Albus Severus Potter.
- Al, - mormorò – ti prego, non voglio sapere altro.
Il ragazzo non replicò, aspettando il seguito, ma mai avrebbe immaginato ciò che Rose avrebbe pronunciato.
- Mi sono innamorata di te.
 
Non che Rose avesse un piano, nel momento in cui aveva pronunciato quelle parole, ma sicuramente non si sarebbe mai aspettata che lei, quella con il cuore infranto, si sarebbe trovata nella scomoda posizione di tranquillizzare il suo migliore amico, quello che le aveva spezzato il cuore.
Dopo dieci minuti Albus era ancora seduto di fronte a lei, con l’aria di chi sia appena sopravvissuto all’Anatema Che Uccide. “Dannato geni Potter” pensava Rose, in piedi di fronte a lui, gli occhi rossi e le lacrime che non ne volevano sapere di fermarsi.
All’improvviso la teoria di Lily secondo cui i suoi fratelli, il giorno in cui erano caduti dalla scopa su cui erano forzatamente saliti in due, avessero perso metà del loro cervello non le sembrava più così campata per aria.
Suo cugino la stava guardando, sgranando i suoi occhioni verdi fissi sulla domanda: - Perché non me l’hai mai detto?
- Perché non me ne ero mai accorta, fino a pochi istanti fa. O forse l’ho sempre saputo, ma ho preferito negarlo anche me stessa. Mi dispiace!
- No, non devi dispiacerti. Dispiace a me, Rosie, io ti voglio bene, ma come ad un’amica.
Rose annuì, incapace di parlare per il groppo alla gola che le si era formato. Finalmente riuscì ad inghiottire le lacrime e a schiudere nuovamente le labbra.
- Io ora vado, credo che per un po’ sia meglio prendere le distanze.
Albus annuì con le labbra contratte. Sapeva che sua cugina stava soffrendo molto, ma anche per lui l’idea di separarsi, anche se per il bene di lei, riusciva dolorosa.
- Rose? Posso darti un ultimo abbraccio?
No! Avrebbe voluto strillare lei, invece annuì e si ritrovò stretta tra le braccia del cugino che le sussurrava all’orecchio: - Prenditi tutto il tempo che vuoi, ma sappi che io ci sarò sempre.
Per la seconda volta Rose si chiese come fosse possibile sopravvivere al drago che sputava fuoco nel suo cuore.
Se ne andò così, con le spalle curve e le lacrime che le scendevano copiose dalla guance, come in un pietoso film babbano di serie B.
 
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Che non si muore per amore  è una gran bella verità  
perciò dolcissimo mio amore  ecco quello quello che  da domani mi accadrà  
Io vivrò senza te  anche se ancora non so  come io vivrò  senza te 
io senza te  solo continuerò  io dormirò  mi sveglierò  camminerò  lavorerò  qualche cosa farò 
qualche cosa farò  sì qualche cosa farò  qualche cosa di sicuro io farò 
piangerò  si io piangerò 

 
Roxanne si stava allenando a Quidditch quando vide sua cugina che camminava senza meta con le spalle basse. La raggiunse in volo e solo quando fu abbastanza vicina si accorse che piangeva copiosamente.
- Rose? Che cosa è successo?
- Ho detto ad Albus che sono innamorata di lui, ma lui non è innamorato di me!
Se la notizia la sconvolse Rox non lo diede a vedere, scese dalla scopa e allargò le braccia: - Vieni qui, piccola!
E Rose si tuffò tra le braccia di sua cugina, finalmente pronta a raccontare a qualcuno quello che da troppo tempo si teneva dentro.
 
Il giorno dopo, a colazione, Albus sbirciò preoccupato il tavolo di Corvonero. Rose era là e, nonostante fosse sabato, aveva la testa china sul libro di Pozioni. La stessa scena si presentò anche la domenica e i giorni successivi. La giovane Weasley aveva ereditato la propensione allo studio da sua madre, ma dal padre aveva anche preso l’odio per quella materia. Quel giorno, tuttavia, Rose scoprì nell’antipatico tomo un’ancora di salvezza: fintanto che si concentrava sugli ingredienti di una pozione sconosciuta riusciva ad alleviare la tristezza che, altrimenti, aveva preso possesso del suo cuore e della sua testa. Pagina dopo pagina cercava di relegare in un angolo della sua mente i ricordi felici legati ad Albus e, due settimane dopo, riuscì anche a guardare la nuova coppietta di Hogwarts, Julie Walters ed Albus Potter, a testa alta e con un Eccezionale in Pozioni che aveva fatto guadagnare venti punti alla sua Casa.
Se le giornate passavano bene non si poteva dire lo stesso delle notti, quando il sonno tardava ad arrivare e il cuscino di bagnava inesorabilmente di qualche lacrima.
 
Un mese dopo quel fatidico venerdì la strega stava uscendo dall’aula di Incantesimi quando fu fermata da qualcuno che la chiamava.
- Ciao Rose.
Si voltò e si trovò davanti Andrew Nott, compagno di Casa di Albus e l’unico tra i suoi amici che la chiamasse per nome e non genericamente Weasley.
- Ciao Andrew.
- Come va?
Rose si chiese quanto Albus si confidasse con lui e preferì rimanere sul vago: - Diciamo che va.
Nott sorrise.
- Ti andrebbe di prenderti una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa questo sabato? C’è l’uscita a Hogsmeade.
Rose rimase di sasso: tra le mille cose che avrebbe potuto immaginare un invito da parte di Nott era proprio l’ultima che avrebbe pensato. Andrew era quanto di più dissimile da lei e Albus potesse immaginare. Era intelligente, ma non perdeva mai troppo tempo sopra i libri, accontentandosi di portare a casa una buona dose di Accettabile e qualche Oltre Ogni Previsione. Passava buona parte del suo tempo libero con i suoi amici di Serpeverde, ma a volte si ritirava in un cupo silenzio, dove solo Albus era ammesso. Il giovane Potter diceva che sebbene giocasse tanto a fare il cattivo ragazzo veniva sempre fregato dal fatto di essere una brava persona. Con Rose era sempre stato gentile e, durante qualche rara conversazione, la ragazza aveva anche apprezzato il suo sottile senso dell’umorismo e le sue note caustiche.
Così la Corvonero si trovò ad accettare quell’invito bizzarro, senza davvero sapere cosa aspettarsi.
 
Nonostante il nervosismo della ragazza, quel sabato si rivelò davvero un bel pomeriggio. Lei e Nott parlarono a lungo dei più svariati argomenti, riuscendo in qualche modo a non nominare mai Albus nei loro discorsi. Non accadde nulla di strano, si salutarono all’ingresso del castello come buoni amici ma, per la prima volta dopo tanto, Rose si accorse di non aver versato neppure una lacrima durante tutta la giornata.
Era passata quasi una settimana, durante la quale non aveva mai parlato né con Albus né con Andrew, quando venerdì sera, Nott la affiancò mentre usciva dalla Sala Grande dopo cena.
- Ti andrebbe di fare quattro passi?
Uscirono fuori, nell’aria tiepida di maggio finché un improvviso temporale non li costrinse a rientrare di corsa. Ridendo come due bambini si rifugiarono in un’aula vuota per scappare dal custode che si stava già lamentando a gran voce delle pozze d’acqua lasciate lungo i corridoi. La situazione si fece improvvisamente silenziosa. Nott le si avvicinò piano, pose una mano dietro la sua testa e la baciò dolcemente. Rose si ritrovò con il cuore a mille e gli occhi chiusi a rispondere al bacio.
- Sei bellissima Rose ed era tanto che volevo baciarti.
- Davvero?
- Sì, ma non sapevo se sarei finito schiantato!
Nott le sorrise, mettendo in mostra i denti bianchi, leggermente predatori.
Per tutta risposta Rose arrossì e chinò il capo, ma Andrew le riprese il viso tra le mani e la baciò nuovamente, con più passione. Le sue mani corsero sotto il maglioncino della strega, sfiorando la pelle nuda e provocandole brividi che poco avevano a che fare con il freddo. Timidamente anche Rose gli sfilò il maglione dai pantaloni e insinuò le dita fredde sotto la camicia, timorosa ad ogni nuovo passo. Nott la baciò ancora, facendola stendere su un banco e iniziando a sollevarle la gonna. Fu a quel punto che Rose lo fermò.
Andrew le piaceva, le piaceva davvero molto, ma non si sentiva ancora pronta. La ferita di Albus bruciava ancora.
- Scusami, - disse al ragazzo – questo è per me il momento più giusto e più sbagliato allo stesso tempo, ma io non credo di sentirmela.
- Non voglio obbligarti a fare nulla che non voglia anche tu. – Rispose Nott, lasciando stare la gonna e stringendole invece le mani.
Passarono il resto della serata sdraiati vicini, a parlare fino allo sfinimento e a scambiarsi solo casti baci sulle labbra.
Si separarono con un “arrivederci” che sapeva d’addio.
Rose tornò al suo dormitorio, facendo ben attenzione a non incappare in Gazza o in qualche insegnante, con il cuore leggermente più leggero, ma con la consapevolezza che non avrebbe mai amato nessun altro come Albus.
 
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Il rapporto tra i due cugini si mantenne in un precario equilibrio fatto di distacco e cortesia per tutta l’estate, fino alla notizia che avrebbe cambiato il loro settimo anno. Proprio loro erano stati scelti per un semestre di scambio culturale, rispettivamente a Durmstrang, che dopo la scomparsa di Karkaroff aveva aperto le sue porte anche ai Nati Babbani, e a Beauxbatons.
Rose prese al volo l’occasione per rimettere ordine nella sua vita e accettò l’invito per Durmstrang dove, con sommo sconcerto di suo padre, ebbe una fugace storia d’amore con Edgar Krum, il figlio del famoso Victor.
Stranamente anche Albus decise di partire, alla volta di Beauxbatons nel suo caso. Rose non riuscì mai a scoprire il motivo della sua scelta, e per la verità neppure Albus fu mai certo del perché avesse accettato, tanto più che la sua partenza portò alla rottura della sua relazione con Julie Walters.
I due cugini, durante il soggiorno all’estero, iniziarono a spedirsi qualche lettera e, a poco a poco, riuscirono a ricostruire la loro amicizia. Rose non lo confessò mai ma rimase sempre innamorata di Albus. Ebbe alcune storie d’amore negli anni, ma nessuno le fece mai battere il cuore come il suo migliore amico.
La fine della relazione con Julie Walters distrusse psicologicamente Albus, che impiegò due anni prima di riprendersi completamente. Ebbe anche lui diverse relazioni, tutte con ragazze, e poi donne, che assomigliavano molto caratterialmente a Julie, ma non funzionò con alcuna. Non riuscì a trovare con nessuna la complicità che aveva con Rose. Non si sposò mai.
 
Albus e Rose morirono all’età di centosette anni, a pochi minuti di distanza l’una dall’altro. Quando ad Albus prese un ictus Rose lo andò a trovare in ospedale, accompagnata da Hugo e dai suoi figli. Suo cugino si spense serenamente in un letto del San Mungo. Quando gli infermieri gli chiusero gli occhi Rose si alzò e uscì nel corridoio, con le lacrime che le rigavano le guance come quel lontano venerdì di aprile. Ebbe un infarto fatale prima di arrivare all’ascensore.
Che non si muore per amore, per Rose, era stata solo una dolce bugia.
 

 
  
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