10/01/2013
3 recensioniGUERRIERA
7 anni.
Cerchi di strapparti via la gonna di velluto nero che tua madre ti ha costretto ad indossare.
La odi. La detesti profondamente.
Hai 7 anni e sai già che non hai intenzione di fare la vita di tua madre: un’esistenza prostrata ai piedi di un uomo. La stessa strada che toccherà alle tue sorelle.
Tu NON sarai usata.
Il tuo stesso nome, scritto nel cielo, lo dice.
Sei una guerriera.
14 anni.
Sei sdraiata per terra, accanto al lago.
Fai di tutto per ignorare il tuo fidanzato accanto a te.
Lo disprezzi anche più di quanto odiavi i vestiti di quando eri bambina.
Hai 14 anni e la pazzia che sembra pesare come una maledizione sulla tua famigliagià comincia ad intravvedersi nei tuoi occhi scuri e infiammati.
Ti piace comandare gli uomini intorno a te, così accecati dalla tua pericolosa bellezza.
E’ il tuo gioco preferito, spezzarli e illuderli.
Nessuno di loro riesce a vedere quello che sei veramente, sotto lo strato di trucco, sotto l’acconciatura perfetta.
Non sei come l’aristocratica e delicata Narcissa o come l’intelligente ed educata Andromeda.
Sei una guerriera.
21 anni.
Non vorresti fare altro che gettare via l’abito bianco che ti hanno costretta ad indossare e scappare via, il più lontano possibile.
Fissi l’uomo davanti a te e vorresti tanto spezzargli il collo. Strappargli quel sorriso disgustoso dalla faccia.
Come fa a non capire che non lo vuoi? Sapevi fin da piccola che gli uomini sono stupidi, ma non ti saresti mai aspettata che lo fossero così tanto. O che fossero così ciechi da non accorgersi dell’odio di una donna.
Hai 21 anni e ti sei appena sposata.
Tuo marito. Solo la parola ti fa schifo. Forse addirittura più di Babbano.
Ti avrà sposata, ma non sarai mai sua moglie.
Vuoi la tua libertà indientro.
E, nel frattempo, la tua pazzia peggiora di giorno in giorno, inghiottendoti in un vortice di ombre e oscurità.
E’ in quel momento che Lo vedi, e sai che d’ora in poi non avrai pace fino a quando non sarai vittima del suo dolce incantesimo assassino.
Lo sai che lui ti vedrà per quello che sei veramente.
Sei una guerriera.
28 anni.
Non riesci a smettere di ridere mentre il tuo braccio prende fuoco per l’ennesima volta.
Sai che il tuo Signore ti sta chiamando.
Con un tonfo, ti prostri di fronte a lui, la fronte quasi a sfiorare terra, gli occhi neri sbarrati in attesa sembrano più folli di quanto ricordassi.
Hai 28 anni e desso la tua infermità mentale è evidente a tutti. Persino tua sorella ti teme a volte.
Ma sei libera. Almeno, da tuo marito.
Non sei mai stata la moglie che Lestrange avrebbe forse voluto, ma non t’importa.
Alzi lo sguardo verso il tuo Signore, sottomessa, e uno strano pensiero ti attraversa la mente.
Non sei diventata come tua madre o tua sorella, giocattolini nelle mani dei loro mariti, ma sei comunque finita nella tela e negli intrighi di un uomo, anche se non è quello che hai sposato: quello che avevi giurato non sarebbe mai successo quando eri piccola ed eri tu a rigirare le tue pedine con uno schiocco delle tue dita perfette, o una smorfia sul tuo volto bellissimo.
Sei ancora una guerriera, ma sei anche una schiava.
E, per una volta, ti va bene così.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Salve, gente!!
Sono tornata con una nuova storia, che guarda caso, è una One-Shot, come un’altra ventina delle mie storie, escluse due o tre.
Questa, però, ha una particolarità.
I protagononisti non sono i Malandrini, come in metà delle mie storie, o Regulus Black, come nell’altra metà.
-.-
No, bella gente, stavolta la protagonista è una femmina ed è uno dei miei personaggi preferiti, anche se non ho mai scritto prima di lei.
Bellatrix Black in Lestrange.
Ho sempre amato questo personaggio, anche solo per la dose di pazzia e infermità mentale che la rende uno dei personaggi più complessi della storia, insieme a suo cugino Sirius Black.
Comunque, spero che la storia non sia troppo orribile.
Ho preferito arrivare fino ad una certa età e non continuare oltre la prima caduta di Voldemort, anche se in un primo momento avevo pensato di farlo.
Beh, non posso dire altro se non che le recensioni, anche quelle minuscole, fanno sempre piacere.
Manta