Gli affreschi di quell'immensa chiesa erano illuminati da destra da un grigio fascio
di luce che sembrava spezzare i vetri colorati per voler partecipare meschinamente a
quell'orrendo rito. All'ingresso della bara, Tom era in piedi in prima fila tra sua
madre e la sua piccola sorellina e guardava con disprezzo quelle vecchie che si erano
imbucate senza alcun motivo apparente; se le immaginava qualche ora prima confabulare
tra di loro cose tipo "Ho sentito che oggi c'è un funerale, andiamo a vedere?", come
se si trattasse di una qualche festa di paese.
Fuori, il tempo era incerto: tirava molto vento ed il cielo alternava schiarite a
fasi di copertura assoluta, tanto da far sembrare fossero già scese le tenebre. Quasi
tutti avevano un ombrello, Tom no: non gli sarebbe importato nulla di bagnarsi o di
ammalarsi in un giorno così.
Sua madre era già scoppiata in lacrime e lui teneva la mano sia a lei che alla
sorellina, nonostante non avesse voglia di piangere. Ciò che provava maggiormente in
quegli istanti era rabbia, che stava reprimendo non sa neanche lui per quale motivo.
Forse per rispetto di suo padre, che stava adesso facendo il suo ingresso in chiesa
aiutato da quattro sconosciuti vestiti di nero.
Al termine dell'esercizio, Tom sapeva già che i giorni susseguenti sarebbero stati
coronati da strazianti silenzi casalinghi e ipocrite condoglianze scambiate da
coronati da strazianti silenzi casalinghi e ipocrite condoglianze scambiate da
persone che magari neanche conosceva.
"Perché sto subendo tutto questo?" pensava, "Cos'ha fatto mio padre di male da
meritarsi questa morte prematura?"
Era tormentato e straziato dalle domande e dai pensieri, tanto che un giorno,
camminando per strada, nemmeno ricambiò i saluti dei conoscenti che incontrava.
Questi ultimi facevano finta di nulla, o magari facevano finta di essere comprensivi,
mentre invece il loro cervello gli faceva pensare: "Che stronzo!"
In una freddissima sera di dicembre, Tom tornò a casa e trovò sua madre seduta sul
divano che fissava la foto del defunto marito accompagnata da una tetra penombra.
"Che succede, mamma?" le chiese il ragazzo.
"Tom, devo parlarti... Non posso andare avanti senza una figura maschile che sia al
mio fianco. Una figura maritale per me, paterna per voi."
"Mamma, non voglio che mi porti a casa uno sconosciuto. Mio padre sarà sempre e solo
l'uomo che adesso abita appena fuori città."
"Ma Tom, alla mamma serve un supporto! Come posso riuscire ad andare avanti?"
"Ci penso io, mamma... Nessuno deve più soffire qui dentro... Ci penso io."