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Autore: ChristinaFay    10/01/2013    1 recensioni
Hermione viene mandata indietro nel tempo e salvata da un giovane maestro di pozioni. Dopo aver scoperto tutti i suoi segreti, sarà difficile non innamorarsi dell'anima tormentata dietro la maschera. Non è una fanfiction ambientata all'epoca dei malandrini.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Hermione/Severus
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questa è la traduzione della storia 'the Final Forgiveness' pubblicata da ChristinaFay sul sito 'fanfiction.net'.Il link della versione originale è: http://www.fanfiction.net/s/7942959/1/The-Final-Forgiveness

The Final Forgiveness
“Non c’è amore senza perdono, e non c’è perdono senza amore”
H. Bryant McGill
 

 
 
 
Capitolo 1
 
Hermione Granger
Quando Hermione uscì finalmente dal pensatoio il mondo intorno a lei sembrava completamente sotto sopra. Piton! Severus Piton! La spia, il traditore, il freddo, il manipolatore e l’orribile professore che avevano odiato per così tanto tempo, in realtà era un loro alleato, rischiando la propria vita per loro per tutto questo tempo! Ma non avevano fatto nulla quando era stato attaccato, proprio di fronte a loro. Lo avevano visto morire! Le lacrime scorrevano sulle guance di Hermione mentre stava in piedi da sola nell’ufficio del preside, l’ufficio di Piton…
 
Solo mezz’ora fa,  Hermione aveva iniziato freneticamente a cercare Harry  intorno alla Sala Grande.Dopo aver cercato su e giù per il corridoio aveva finalmente capito che lui doveva essere andato a cercare il Pensatoio di Silente. I Weasley erano stati devastati dalla perdita di Fred. Hermione semplicemente non ha avuto il coraggio di allontanare Ron dalla sua famiglia. Allo stesso tempo, però, Hermione aveva una terribile sensazione riguardo a quello che Harry avrebbe fatto dopo. Che cosa aveva cercato di dirgli Piton? Porta… i suoi ricordi…al pensatoio? Che cosa voleva dire? Quello era un pentimento all’ultimo minuto?
 
Si sentì fortunata quando il gargoyle si spostò senza nemmeno lamentarsi mentre correva per i gradini verso l’ufficio del preside. Stranamente l’ufficio era tranquillo. La vista dei ritratti vuoti sulle pareti le mandò un brivido lungo la schiena. Harry se ne era già andato. Dove era andato? Guardando la sostanza argentea nel Pensatoio, Hermione sapeva che la risposta era dentro.
 
E fu così che la vita di Severus Piton si è ripetuta davanti a lei, rivelandogli i suoi segreti più profondi: il suo amore, i suoi errori, il suo coraggio, il suo sacrificio. Lei avrebbe voluto che lui avesse potuto raccontare loro prima, condividere con loro i suoi pesi, permettere loro di aiutarlo. A malincuore, Hermione uscì dall’ufficio del preside, l’ufficio di Piton… E a un tratto un pensiero la colpì…Harry! Stava per consegnarsi a Voldermort! Stava per sacrificarsi!
 
Hermione corse più veloce che poteva. Non vide Ron nella sua via d’uscita, e non perse tempo a cercarlo. Doveva raggiungere Harry. Ci doveva essere un altro modo. Non avrebbe lasciato morire il suo migliore amico!
 
Proprio quando Hermione raggiunse il limite della Foresta Proibita, una risata acuta e famigliare riempì le sue orecchie. Capì immediatamente che era una mancanza di tattica avventurarsi nel bosco da sola.
 
Bellatrix Lestrage, mostrando lo stesso ghigno malvagio, era proprio di fronte a lei.”Bene bene bene… guarda chi c’è! La piccola sporca spalla di Potter, la patetica mezzosangue che ha rubato la mia bacchetta! Dimmi! Dov’è Potter!” urlò.
 
Hermione rispose solo con fatture ed esagoni. Ma Bellatrix li bloccò tutti agilmente e rapidamente cambiò la difesa in attacco.
 
“Come ti permetti! Cercare di combattere contro di me! Avrei dovuto finirti settimane fa, se non fosse stato per Greyback che stava elemosinando per un assaggio del tuo sangue sporco!” urlò di gioia Bellatrix mentre avanzava verso Hermione.
 
Le luci verdi e rosse che uscivano dalla bacchetta di Bellatrix erano insopportabili. Ben presto Hermione trovò impossibile bloccarle tutti.
 
“Crucio” urlò Bellatrix. E un famigliare dolore urlando passò attraverso ogni fibra del corpo di Hermione. Cadde a terra bruscamente ma tenne stretta la bacchetta nella sua mano.
 
“Dimmi dov’è Potter e ti potrei concedere una morte rapida e confortevole” Bellatrix si diresse accanto a Hermione e gridò.
 
“No!” Hermione sibilò fra i denti: “Mai! Preferirei morire!”
 
“Crucio!” urlò di nuovo Bellatrix “Hai questa ultima possibilità, sporca ladra!”
 
“No!” urlò Hermione in agonia “Uccidimi ora”
 
“Oh no…” Bellatrix si mise a ridere istericamente, “hai perso la tua occasione, disgustosa mezzosangue! Non sarà così facile ora!”
 
Una luce viola uscì dalla bacchetta di Bellatrix. Istintivamente Hermione alzò la bacchetta e cercò di scagliare uno scudo protettivo. La maledizione passò attraverso la debole protezione e colpì Hermione in pieno petto. Hermione sentì ogni singolo osso del suo corpo minacciare di fermarsi come le sue orecchie si riempirono delle risate maniacali di Bellatrix.
 
Il mondo intorno a lei crollò e Hermione cominciò a cadere. Non sapeva cosa era peggio, il dolore che la annientava all’interno o il mondo che girava intorno a lei. Alla fine, tutto diventò nero come lei cadde su qualcosa di duro.
 
 
 
 
Hermione si svegliò con un ondata di dolore insopportabile. Era sicurissima di avere il corpo lacerato. Le ci volle un po’ di sforzo per aprire le palpebre pesanti, e si trovò sdraiata a faccia in giù in uno spiazzo erboso. Poteva vedere il suo braccio sinistro che era piegato goffamente accanto a lei. Ma provò un lieve sollievo quando sentì la bacchetta che teneva stretta nella mano destra. Il dolore urlava dentro di lei. Ma Hermione sorrise debolmente. Il dolore poteva significare solo una cosa, che era ancora viva, almeno per ora.
Harry…riusciva a pensare solo a Harry. Doveva dire a qualcuno di cercarlo, e di aiutarlo. Hermione si spinse verso l’alto, ma quasi subito cadde quando cercò di stare in piedi. Però il movimento le diede la possibilità di guardare in alto.  Non lontano da dove si trovava, in piedi accanto al lago, c’era qualcuno che pensava di non rivedere mai più.
 
Era vestito con il suo solito completo nero, con un lungo mantello nero svolazzante nel mite vento d’estate. La sua figura alta e magra era inconfondibile. Nessun altro avrebbe potuto sembrare così controllato e misterioso. Lui la vide mentre si muoveva e si mise a camminare verso di lei.
 
Piton! Il Professor Piton! Hermione provò un moto di speranza alla sua vista. Era vivo! Ed era dalla loro parte! Lui l’avrebbe aiutata! Avrebbe aiutato Harry!
 
Con grandissima difficoltà si alzò in piedi e cercò di correre. Inciampò più e più volte, ma continuò a cercare di correre verso di lui. La breve distanza fra loro diventò dolorosamente lontana poiché continuava a cadere. Con suo grande sollievo  lo vide incominciare a correre verso di lei.
 
“Professor Piton! Professore!” gridò mentre si muoveva verso di lui, “grazie a Dio lei è vivo!”
 
Quando finalmente riuscì ad avvicinarsi abbastanza, cercò di raddrizzarsi. Le sue ginocchia cedettero, ma fu rapidamente afferrata dalle forti braccia di lui.
“Professore! Per favore aiuti Harry! È andato nella foresta per consegnarsi a Voldemort! Non lo lasci morire! Per favore lo aiuti! Non lasci morire Harry!”
 
 
Fu l’ultima cosa che riuscì a dire prima che l’oscurità la riavvolse di nuovo. Con le lacrime che annebbiavano i suoi occhi, non si accorse nemmeno, che l’uomo  che l’aveva presa mentre cadeva, era molto più giovane di quanto non lo avesse mai visto.
 
 
 
Severus Piton
 
Severus Piton aveva sviluppato solo di recente l’abitudine di fare passeggiate in riva al lago di mattina presto. La foresta incantata sembrava in grado di offrire un po’ più di pace di quanta lui ne riuscisse a trovare all’interno del castello.
 
Il castello si era svuotato una settimana fa. Tutti gli studenti e la maggior parte degli insegnanti erano partiti per le vacanze estive. Ma non c’era ancora pace per Piton. I ricordi, i ricordi di Lily, i ricordi dei giorni trascorsi a Hogwarts insieme, come studenti, i ricordi delle loro discussioni, i ricordi della sua morte, tutto a causa delle sue azioni, lo perseguitavano ogni momento in cui la sua mente non era concentrata in un compito specifico.
 
La vita aveva da tempo perso significato per lui. L’unica ragione per cui era ancora in giro era a causa della promessa fatta a Silente: avrebbe protetto il ragazzo, il figlio di Lily. Questo sarebbe stato il minimo che avrebbe potuto fare, eppure non gli avrebbe mai dato pace. Lei non lo avrebbe mai perdonato. Suo figlio non lo avrebbe mai perdonato. Lui non si sarebbe mai perdonato.
 
L’insegnamento a Hogwarts negli ultimi due anni era diventato una routine. Era un lavoro che gli teneva la mente occupata, fornendogli una quantità limitata di distrazioni dalla distruzione di se stesso. Tale mentalità non lo ha aiutato a impedirgli di diventare il pungente e cupo maestro di pozioni che tutti, anche la maggior parte degli studenti della sua casa, temevano e odiavano. Ma a Severus Piton non importava. Lui non era lì per piacere agli altri. Non voleva essere amato. Non gli importava di essere odiato. Era una tortura che aveva scelto per sé, per ricordargli costantemente il proprio errore, il terribile errore che è costato la vita all’unica persona che avesse mai amato.
 
La sua mente vagante fu interrotta in questo particolare giorno d’estate, quando notò qualcosa che si agitava in uno spiazzo erboso non lontano da lui. In un primo momento pensò che fosse una creatura della foresta che veniva dall’acqua del lago. Ma ben presto si rese conto che era una persona, una giovane donna, una giovane donna che sembrava essere ferita! Quando cominciò a camminare verso di lei, sentì che lo chiamava “Professor Piton”. Eppure non riusciva a riconoscerla come uno dei suoi studenti. Si ricordava di tutti gli studenti, un rischio professionale di essere una spia. Ma non riusciva a ricordarsi di lei. E dopo averla sentita dire “grazie a Dio lei è vivo”, si è brevemente interrogato sulla sua stabilità mentale. Eppure non poteva fare a meno di camminare un po’ più veloce verso di lei perché lei aveva dei problemi ad alzarsi.
 
Quando finalmente si avvicinò a lui, le sue parole lo confusero. Che cosa voleva dire che Harry stava per consegnarsi a Voldemort. Piton si allarmò molto. Si spaventò ulteriormente quando lei continuò a ripetere “per favore lo aiuti” e “non lasci morire Harry”. Era quasi come se Lily stesse parlando e supplicando davanti a lui. Aveva una terribile sensazione che qualcosa fosse andato storto. Tenendo stretto fra le braccia il corpo inerte della giovane donna, Piton si mise a correre verso il castello. Aveva bisogno di consultarsi con Silente immediatamente.
  
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