«E' tardi» le dico con il suo solito tono e dandole un bacio sulla guancia mi precipito in cucina dove, come tutte le mattine, c'è il mio caffè pronto da portare via.
Arrivo a scuola quando la campanella ormai è già suonata corro per i corridoi con i libri recuperati all'ultimo dall'armadietto, svolto l'angolo che mi porterebbe in classe se non fosse che qualcuno mi blocca la strada e gli vado prontamente a finire addosso ed il caffè che avrei dovuto bere si rovescia sulle nostre maglie.
«Oddio! scusami... » borbotto cercando un modo qualunque per poter rimediare al danno 'Non ti avevo visto io... »
Lui si mette a ridere 'Questo è poco ma sicuro»
Tiro fuori un fazzoletto e cerco di rimediare al danno senza riuscirci.
«Non credo serva a molto» dice lui indicando il fazzoletto.
«Già, scusa» rispondo abbassandolo.
Poi i nostri occhi si incontrano per la prima volta è più alto di me di qualche centimetro e ha una pettinata strana, che mi farebbe ridere se non fossi completamente persa dei suoi occhi, del suo sorriso, della sua voce e... di lui.
«Ehm senti forse è meglio che vada in bagno a pulirmi questa» dice indicando la camicia a quadri, ma io non posso e soprattutto non voglio lasciarlo andare.
«Vengo con te... è il minimo che posso fare» sorrido probabilmente della mia stupida scusa e insieme andiamo verso la toilette.
«Non è servito granché» dice uscendo dal bagno nello stesso momento in cui esco anch'io.
«Cavoli mi dispiace! » non so cosa dire né cosa fare.
«Allora, innanzitutto smettila di scusarti e poi mi hai dato un'ottima scusa per non entrare in classe oggi! »
«Test...? »
«Di Matematica» alza le spalle come scusa «Forse è meglio che vada a casa a cambiarmi e siccome non ti posso lasciare in quelle condizioni vieni con me! »
Tiro un sospiro, provo ad obbiettare ma non faccio in tempo perché lui mi tira per la manica e incomincia a correre. Io rido felice e corro con lui.
Poco dopo lo fermo, mi manca il respiro « Dove lo trovi tutto quel fiato?! » lui ride poi si volta verso di me «a proposito, piacere sono Liam»
«Mel» dico presentandomi a mia volta.
«Tieni» dice lanciandomi una felpa della Jack Wills verde acqua «puoi cambiarti qui io vado in bagno».
«Okey, grazie»
Mi siedo sul letto e cambio la felpa, non riesco a non notare il suo profumo ne è impregnata non solo la maglia, ma l'intera stanza.
«Fatto! » dice rientrando. Si butta sul letto anche lui e poi entrambi scoppiano a ridere senza un motivo preciso, mentre le chiacchere si susseguono l'une alle altre.
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Perché quando hai quindici anni ci credi nell'impossibile.