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Autore: hanaemi_    10/01/2013    2 recensioni
"Era bello e temibile, come tutti i corsari. Aveva degli occhi grandi, rossi. Rossi come il sangue che sicuramente aveva visto scorrere a litri e che ti trapassano da parte a parte, tanto che ti sembra di non respirare più, quando ti guardano."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il principe e il pirata






{Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Prussia x Hungary
Pairing: Prungary
Parole: // }









C'era una volta, tanto di quel tempo fa che solo qualcuno può ricordare, un bellissimo principe che amava molto andare a caccia e combattere. Un giorno, passeggiando tra i boschi vicino al suo palazzo, incontrò un ragazzo seduto sul prato, intento a tormentare un filo d'erba: doveva avere più o meno la sua età ma, a differenza sua, era un pirata! Il principe cercò di non farsi notare, essendo l'altro occupato a giocherellare, e si limitò a osservarlo, socchiudendo gli occhi. Era bello e temibile, come tutti i corsari. Aveva degli occhi grandi, rossi. Rossi come il sangue che sicuramente aveva visto scorrere a litri e che ti trapassano da parte a parte, tanto che ti sembra di non respirare più, quando ti guardano.Quasi come se gli avesse letto nel pensiero, il pirata sollevò lo sguardo in sua direzione, restando un po' sorpreso da quella presenza improvvisa. Poi, dopo averlo scrutato dalla testa ai piedi, si alzò, un ghigno stampato in volto.  Il principe, prontamente, strinse la mano sull'elsa luccicante della spada che portava appesa alla cintola.

"Ehi, ehi, calmo! Non ho intenzione di attaccarti, tranquillo. Puoi lasciare la presa sulla spada, non ti farò del male."
"Chi è lei?" fece l'altro, incurante delle rassicurazioni del giovane, con l'arma già puntata contro la gola del pirata.
"Uuuh, come siamo suscettibili, mi perdoni! Io sono il capitano Gilbert Beilschmidt, al suo servizio...Altezza, suppongo." rispose sogghignando, per poi estrarre rapidamente la sua spada. "E lei chi è, di grazia?"
"Io sono il principe Daniel Héderváry, e questo è il mio territorio!" rispose costui, mettendosi in posizione da combattimento.
"Bene bene bene...beh, principe, allora avrà pane per i suoi denti!"

E detto questo il pirata attaccò come una furia, facendo incrociare le lame. Il principe non si trasse indietro e il duello ebbe inizio. Le loro mosse erano ben calcolate, come in una danza le loro lame si dibattevano, producendo di tanto in tanto scintille e bagliori, mentre le stoccate, gli affondi e le parate si succedevano in una sequenza di immagini straordinaria. L'uno non trovava impreparato l'altro, e questo aumentava ancor di più il desìo di entrambi di continuare, di sconfiggere l'avversario, di annientarlo. A un tratto, senza rendersene conto, si trovarono sul bordo di un burrone; e con una mossa non ben considerata, il principe perse la spada, che finì nel precipizio. Sul viso del corsaro spuntò un piccolo ghigno di compiacimento.

"Allora, principino...sembrerebbe che qui, ora, c'è un vincitore..." gli sussurrò all'orecchio, mentre gli teneva puntata al collo la spada.
"Ngh...giammai!"
"Ma qui colui che ha perso è lei, sua Altezza..." rispose, quasi con tono canzonatorio.

Il principe era ormai sull'orlo di spazientirsi sul serio. Gli afferrò il polso con una mano, stringendo forte e facendo, così, mollare la presa sull'arma all'avversario. Poi con un piede spostò la spada lontano, e ghignò a sua volta.

"Ora siamo pari..."
"Oh, principe, le sue tecniche di combattimento mi piacciono davvero. Complimenti. Ma non ha calcolato..." e con una rapida mossa lo stese a terra, stando lui sopra a tenerlo fermo "...questo."

Il ragazzo si guardò la mano che ancora stringeva il polso del pirata. Accidenti, non l'aveva previsto. Maledisse se stesso per quello stupido errore.

"E ora, dato che voglio essere misericordioso, la lascio andare. Non sia mai che la dignità della sua regale persona sia rovinata da uno come me!" fece, prendendo la mano del principe e facendo per spostarla. Ma proprio mentre lo stava facendo, ecco che si bloccò, osservandogli un anello che portava all'indice, quasi incredulo.

"Allora, mi lascia andare o no?!" esclamò il principe, ancora sdraiato sotto il corpo del pirata, abbastanza irritato.

"Questo anello....questo anello appartiene alla principessa Elizaveta. Glielo donai io stesso, anni addietro, quando eravamo solo due bambini..."

Il principe deglutì, stando all'erta, ora, e sperando che il corsaro non scoprisse chi si celasse dietro Daniel Héderváry.

"Come fa a possedere questo gioiello? La principessa lo custodiva gelosamente...non mi dica che l'ha derubata, o peggio, uccisa? Perché allora sarei costretto anch'io a eliminarla. Sa, tenevo davvero molto alla principessa..." mormorò, con tono nostalgico, forse rimembrando i tempi in cui frequentava la corte reale.

"Io...io..." non sapeva cosa rispondere, talmente era in preda all'ansia. Il pirata avvicinò il suo viso a quello del principe, scrutandolo ben bene. Aveva dei grandi occhi verdi, verdi come l'erba di un prato in una giornata primaverile, coronati da folte ciglia chiare, molto simili a quelli della principessa. E poi, proprio sotto l'occhio destro, il segno sottile ma indelebile di una cicatrice. Lo stesso punto dove la principessa, anni prima, si era procurata una ferita mentre andava a cavallo... Il corsaro sgranò gli occhi, posando le mani sulle spalle del principe e spalancando la bocca, senza però riuscire a emettere alcun suono.

"Principessa, l'ho trovata!" sussurrò soltanto, stupito.

Il principe, allora, non resse più, e cedette. "Sì, Gilbert, sì, sono io. Sono la principessa Elizaveta che tanto ama."
Il pirata si sollevò, arretrando per la meraviglia. Il principe, o meglio, la principessa, si rimise in piedi a sua volta, per poi giungere le mani e posarle in grembo.

"Ci si rincontra dopo tanti anni, eh? Ho saputo che è diventato un pirata, dopo che è stato costretto all'esilio dal Regno a causa della nostra relazione..."
"Sì, principessa. Ma ho continuato ad amarla, per tutto questo tempo. Nessuna donna avrebbe mai potuto rimpiazzarla. E lei, lei perché si finge uomo?"
"Perché, dopo l'esilio dal Regno, mancava l'erede a corte. Allora mi sono finta un principe proveniente da terre lontane, pronto a prendere le redini al posto della principessa. E anch'io ho continuata ad amarla, incondizionatamente, Gilbert."
"Principessa...ma ora? Che ne sarà di noi?"

"Ora io sono a capo del Regno, quindi le leggi le stabilisco io. E quella che impedisce a due giovani di rango diverso di sposarsi è stata abolita subito dopo il mio insediamento."
Gilbert sorrise, radioso, felice come non mai. Si grattò la nuca, imbarazzato, e si inginocchiò davanti alla ragazza. Ella rimase immobile, un sorriso stampato in volto.
"Ehm ehm...dunque." Si sfilò il suo amato anello, con incastonato sopra un rubino, e riprese a parlare.
"P-Principessa...mi concede l'onore e il privilegio di diventare mia moglie?"

La ragazza ampliò il suo sorriso. E proprio quel sorriso dolce, che si schiuse sulle sue labbra come un bocciolo di rosa appena sbocciato al sole, gli ricordò ancora una volta perché se ne era innamorato.

"Non desideravo altro." rispose semplicemente lei, porgendogli la mano. Il giovane si alzò in piedi, col cuore che palpitava forte, e le infilò l'anello all'anulare.
Splendeva, sulla pelle candida della fanciulla.
"Così, quando lo guarderò, penserò sempre ai suoi grandi occhi in cui ogni volta mi perdo." gli bisbigliò, facendolo arrossire appena.

E così, dopo qualche giorno, si celebrarono in pompa magna le nozze della principessa (che poi rivelò al popolo la sua vera identità) e del capitano Gilbert Beilschmidt, e fu una grande, bellissima festa, che durò sette giorni e forse anche più.

E poi, com'è che si suol dire, alla fine di una favola?

E poi....vissero tutti felici e contenti.

   
 
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