Bill und Tom
rapporto fra fratelli
so quanto questa fanfiction faccia orrore. Ma se non scrivevo non mi calmavo. E poi era da un po' che pensavo a questa scena.
Cos'è questo caldo? Perché sento tanto caldo?
Bill alzò la testa. Fuoco. Intorno a lui c'era
fuoco. Si coprì la testa nel sentire un'asse del soffitto crollargli vicino.
Lanciò uno strillò.
Ora ricordava. C'era stata una fuga di gas! E lui era svenuto, mentre cercava
Tom.
Provò ad alzarsi, ma la gamba gli faceva male.
Molto male. Non riusciva a muovere il ginocchio dal dolore. Ritentò e cadde
nuovamente a terra. Era terrorizzato. Sarebbe morto. Come un'idiota che non è
riuscito a uscire da casa sua.
La testa incominciò a girargli vorticosamente.
Ci mancava questa.
Una lacrima gli accarezzò il candido viso. Il trucco era tutto sbavato,
il suo corpo coperto di sudore. Come avrebbe fatto ora?
Non voleva morire. Aveva promesso a Tom che il
giorno seguente, il loro compleanno, sarebbe andato con lui a comprare quella
maglia che tanto gli piaceva. Era il suo regalo, il regalo di Tomi. Ci doveva
andare. Non poteva morire.
L'aveva promesso, e le promesse si rispettano.
Il fumo gli copriva la visuale, non sapeva dove si trovava, non lo
ricordava.
Aveva paura, come mai ne aveva avuta.
Era finita.
Il fuoco non si sarebbe spento da solo.
Pregò Dio che facesse venire dei pompieri. Pregò Dio che Tomas li stesse
chiamando. Ora. Perché lui non ce la faceva più.
Perché non voleva morire.
Spegnersi così.
Non si sa cosa si prova nel salire in cielo. Vuoto? Debolezza? Non lo si sa
spiegare. Ma se in quel momento una voce non lo avesse chiamato e salvato
probabilmente l'avrebbe scoperto.
- Bill! -
- Tomi! Tomi sono qui! Non riesco ad alzarmi! - urlò Bill disperato.
Quanto era debole, quanto era sciocco. Aveva diciotto anni, praticamente, e
faceva ancora il bambino.
Si aspettava di vedere Tom ridergli in faccia, perché stava piangendo come un
marmocchio di fronte alla paura.
Invece Tom era davanti a lui, preoccupato, immobile. Con le guance sporche che
facevano contrasto alle lacrime che gli scivolavano delicatamente. Non lo aveva
mai visto piangere da quando aveva compiuto quattordici anni. Era così tenero.
- BILL! - Tom corse incontro al gemello. Abbracciandolo.
- Tom... scusa io... volevo venire da te. Ma poi sono svenuto, ora mi fa
male una gamba, non riesco ad alzarmi - Disse piagnucolando Bill.
- Fratellino, non mi sembra il momento per scusarsi. Ti aiuto ad alzarti,
aggrappati a me - Bill non se lo fece ripetere. Le gambe gli tremavano in modo
pauroso. Il cuore gli batteva come un tamburo, e avrebbe potuto far concorrenza
alla batteria di Gustav.
Si sentì trascinare da Tom. Dondolando un po'.
- E' bello avere un fratello - disse Bill socchiudendo gli occhi.
- Che? - disse Tom ansimando.
- Sono contento di averti - ripeté Bill.
- Tom si girò verso il fratello, gli sorrise e gli stampò un bacio sulla
guancia grigia di fumo.
- Sai di fumo, che schifo - disse Tom. Bill ridacchiò. Si girò verso di lui e
gli baciò una guancia.
- Anche tu... - disse Bill sorridendo.
- Sempre uguali, eh? - rise Tom.
- Eh sì - rispose il gemello.
Il fumo copriva la visuale, non riuscivano a capire dove fossero, se in salotto, davanti alla porta, dalla parte opposta. Finché non videro una luce. Non era fuoco. Era la luce che Bill aveva acceso provocando l'esplosione. La lampada della cucina. Essa si trovava affianco alla porta, quindi se giravano a sinistra dovevano sbucare in salotto. Tom si girò, era vicino alla porta. La vedeva attraverso il fumo, che da così vicino diventava trasparente.
Girò per tutta il salone.
Sbattendo su divani, poltrone, mobili. Facendosi anche un gran male.
- Aaaiaa!! - strillò Tom.
- Che c'è? Il fuoco su una gamba? - chiese Bill preoccupato.
- NO! LO SPIGOLO DEL TAVOLO NELLE PALLE! - gridò Tom inorridito.
Bill scoppiò a ridere.
Tom si girò con la faccia blu dal dolore.
- Se vuoi ti faccio provare - disse sorridendo un po'.
- No no, non ci tengo - rifiutò Bill.
- Sicuro? Così, magari, rido un po' io - si assicurò Tom facendo un pugno con
le mani e sbattendolo contro le parti di Bill. Che si piegò.
- TI AVEVO DETTO DI NON VOLER PROVARE! - gridò con voce roca il vocalist.
- Ah davvero? Avevo capito di sì - rispose chitarrista facendo spallucce.
Tom si mise a correre.
- La porta! Se il mobile è qui allora la porta è davanti a noi! - disse
sorridendo.
Bill sbarrò gli occhi quando rivide la luce del sole.
Era salvo.
Non era morto.
Era con Tom.
Non aveva più la sua casa, la sua camera, ma non gli importava. Aveva Tom, e ciò era la cosa più bella del mondo.
Si girò verso la casa, guardandola crollare, due secondi e sarebbero rimasti dentro. Scoppiò a ridere. Senza capirne il motivo.
Abbracciò Tom, che ricambiò.
- Ti voglio bene, Tomi. Tanto - disse Bill
contento.
- Anch'io, Bill. Ma tu non lasciarmi mai. Non farmi preoccupare come hai fatto
oggi. Non svenire nel bel mezzo di un incendio - disse Tomas imbarazzato.
- Però ci sei tu. Che mi salverai sempre - disse Bill convinto.
- Ehi, aspetta! E a me chi mi salva?! - chiese Tom stupito.
Bill fece spallucce.
- Cosa?! Bene, allora la prossima volta ti lascio morire! - rispose Tom
sciogliendo l'abbraccio.
- Ma smettila, cretino! Certo che ti salvo! Sei uguale a me perché praticamente
sei me, siamo come una persona divisa in due. Ma questa persona non potrà mai
vivere senza l'altra sua metà. Non ti lascerei mai morire. Piuttosto morirei
io. O morirei con te - rispose Bill guardando il fratello.
- Preferisco la seconda ipotesi. Non potrei vivere col rimorso di averti perso
per colpa mia - disse Tomi sorridendogli.
Quelli erano i momenti in cui si accorgevano di volersi veramente bene. In cui si ricordavano di non poter vivere senza l'altro. Perché erano la stessa persona, ma divisa in due parti.
"sono contento di averti, Tomi..."
"sono contento di averti, fratellino"
Siamo un tutt'uno, non posso farmi male senza
ferirti.
E quindi non te ne farò, mai.